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LA NOTIZIA DELLA SETTIMANA

   

POLEMICHE  SULL’OSPEDALE DI MESAGNE

Chiusi alcuni reparti ospedalieri. Le forze politiche si confrontano

 

Amarezza, delusione e rabbia. Tre sostantivi per esprimere il clima che si registra in città all’indomani del provvedimento che chiude il reparto di Ortopedia dell’ospedale “San Camillo de Lellis” di Mesagne ed istituisce otto posti letto di day surgery.

Vanno avanti senza incertezze, dunque, i tagli previsti dal piano di riordino ospedaliero varato dalla Giunta regionale nonostante i ricorsi presentati al Consiglio di Stato, al Tar e alla conferenza dei sindaci da parte del Comune di Mesagne.

L’obiettivo sembra essere sempre lo stesso: chiudere presto e a qualsiasi costo l’ospedale di Mesagne.

Una delusione che diventa politica giacché diversi esponenti del centro destra cittadino, ufficiosamente, hanno manifestato il loro dissenso e malessere verso una soppressione sanitaria divenuta incomprensibile nei termini con cui si sta attuando.

Così, la chiusura del reparto di Ortopedia, disposta con apposita delibera, segue a ruota le soppressioni e ridimensionamenti che hanno interessato nei mesi scorsi i reparti di Oculistica, Otorinolaringoiatria e Chirurgia fino ad arrivare allo smembramento di funzione degli stessi laboratori clinici, patologici e diagnostici.

Un reparto di Ortopedia, quello mesagnese, che solo un anno addietro ha inaugurato due sale operatorie di nuova concezione che adesso rimangono inutilizzate. Eppure il primario di origine barese, Antonio Bozzi, ha effettuato diversi interventi  importanti che hanno qualificato il reparto richiamando in ospedale pazienti anche da fuori regione.

Adesso, in attesa di leggere i particolari del provvedimento riportati nella delibera emessa dal direttore generale dell’Ausl Br/1, il primario Bozzi e la sua équipe dovrebbero mantenere la loro autonomia presso l’ospedale “Perrino” di Brindisi cui sono stati accorpati.

Sull’argomento il responsabile sanitario del presidio mesagnese, Antonino La Spada, ha la bocca cucita. Chi parla è invece il sindaco Mario Sconosciuto il quale esprime il disappunto per un provvedimento inatteso: «Ho saputo della nuova deliberazione dell’Ausl che prevede la chiusura del reparto di Ortopedia e mi sembra alquanto scorretta nei nostri confronti, e nei confronti della città, giacché di questo argomento se ne sta tuttora discutendo nella conferenza dei sindaci. Ne abbiamo parlato serenamente a maggio e ne avremmo riparlato il 18 giugno. Mi sembra davvero ingiustificabile questo provvedimento giacché dell’argomento se ne stava discutendo nella sede istituzionalmente preposta per trovare possibili soluzioni. Credo che è del tutto inopportuno applicare il piano di riordino ospedaliero mentre c’è in atto un ricorso presso il Consiglio di Stato».

E del ridimensionamento dell’ospedale mesagnese si sono intraprese importanti battaglie civili che hanno fatto giungere in città anche il presidente Raffaele Fitto per spiegare direttamente ai cittadini i particolari del piano sanitario. Intanto le forze politiche di centrosinistra si preparano a intraprendere nuove battaglie per difendere l’ospedale.

 

 

  

 

 

 

IL REPARTO DI ORTOPEDIA CHIUSO DAL DIRETTORE GENERALE

Contrariato il Sindaco Sconosciuto

 

Il reparto di Ortopedia dell’ospedale San Camillo de Lellis di Mesagne è stato chiuso per «lo stato di stress lamentato e denunciato» dai medici che in esso ci lavorano i quali hanno chiesto all’Azienda sanitaria locale Br/1 il “risarcimento dei danni” subìti.

Una giustificazione che non è il frutto della fantasia popolare ma che è scritta, nero su bianco, nella delibera dell’Ausl di Brindisi, redatta dal direttore generale Bruno Causo, con la quale ha soppresso il reparto ed ha istituito cinque posti di day surgery.

Contrariato anche il sindaco Mario Sconosciuto il quale dice chiaramente che la chiusura del reparto “è uno scatto d’ira del direttore Causo verso quei medici che hanno promosso un’azione legale nei riguardi dell’azienda” e promette nuove iniziative a difesa dell’ospedale. Intanto il centrosinistra di Mesagne ha indetto, per il 20 giugno, una manifestazione pubblica di protesta.

Il prologo della vicenda è da ricercare alcune settimane addietro quando due medici del reparto di Ortopedia di Mesagne hanno promosso un’azione legale verso l’Ausl, per violazioni del Contratto di lavoro, ed hanno chiesto, pertanto, un risarcimento dei danni ricevuti.

Così, il 9 giugno scorso il direttore Bruno Causo, con delibera n. 1888, ha chiuso il reparto di Ortopedia e Traumatologia di Mesagne e lo ha unificato a quello del “Perrino” di Brindisi.

Nella delibera, tra l’altro, è scritto: «Veduto che sono stati notificati, rispettivamente in data 16/5/2003, il ricorso del dr. Pasquino Vincenzo e in data 28/5/2003 quello del dr. Buccolieri Vincenzo, entrambi dipendenti in servizio presso l’ex P.O. di Mesagne – U.O. di Ortopedia e Traumatologia, con i quali i ricorrenti lamenterebbero l’illegittimo comportamento posto in essere da questa Amministrazione, a partire dal febbraio 2001 a tutt’oggi, per violazione dell’art 20 del Ccnl applicabile al comparto Sanità e di alcuni articoli della Costituzione, con conclusiva richiesta di risarcimento danni per le motivazioni di cui innanzi e in quanto, sempre a parere degli istanti, “costretti a sopportare un carico di lavoro che va ben oltre quanto stabilito dalla contrattazione collettiva e che vede notevolmente lesa la propria integrità psico-fisica nonché la propria libertà ad esercitare liberamente quelle attività che consentono la realizzazione della personalità”». Da qui la decisione: «Visto che le normative regionali impediscono di impinguare il personale in servizio, visto l’aumento nel periodo estivo della traumatologia e l’impossibilità a far usufruire al personale medico un minimo di ferie, la qual cosa aggraverebbe lo stato di stress lamentato e denunciato, delibera l’unificazione delle Unità operative di Mesagne e Brindisi attivando n. 2 unità operative con gli organici e il personale in servizio presso le medesime unità di provenienza».

Una decisione che non va bene al sindaco Mario Sconosciuto il quale sottolinea: «Mi sembra che la delibera è determinata da un fattore contingente che danneggia la collettività e che non può avere, come risposta, la chiusura di un reparto. Come si fa a chiudere un reparto quando nella conferenza dei sindaci non si è ancora discusso dell’atto aziendale che deve dare il via al piano di ridimensionamento. Le regole di partecipazione debbono essere rispettate da tutti».

 

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Aggiornato il: 21 giugno 2003