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Dopo
lo scioglimento di Potere Operaio al
convegno di Rosolina (Rovigo, 31 maggio – 3 giugno 1973) la maggioranza dei
militanti veneti di questa organizzazione – ad eccezione delle sezioni di
Venezia e Verona – danno vita ad un dibattito che porta, tra il 1974 e il
1975, ad aggregare una nuova area politica: i Collettivi
Politici del Veneto per il Potere Operaio (CPV). L’impianto
politico-organizzativo dei CPV ruota
intorno ad alcuni temi fondamentali: -
priorità del radicamento nel territorio locale; -
antifascismo militante; -
unità politico-militare della militanza; -
necessità del ricorso alla forza; -
agire da partito; -
confronto dialettico con le organizzazioni politico-militari. All’interno
di questo impianto viene riservata attenzione particolare al precariato inteso
come forma-lavoro del nuovo ciclo produttivo e vengono elaborati i concetti di
“zona omogenea”, di “fabbrica
diffusa” e di “territorio
liberato”. Tra
il 1977 e il 1978 l’intervento si rivolge contro la ristrutturazione ed il
comando sul lavoro, in fabbrica e nel territorio e contro le infrastrutture
dell’università. In questo quadro maturano i ferimenti: -
del giornalista Antonio Granzotto
(Abano Terme (PD) 7-7-77); -
del direttore dell’Opera universitaria Giampaolo
Mercanzin (Padova 20-10-78). Come
pure i numerosi sabotaggi, ad esempio, ai vagoni ferroviari della Zanussi-Rex
(Pordenone 30-6-77) o gli attentati incendiari alla sede dell'Ispettorato
regionale veneto delle Case di reclusione e pena (Padova 20-10-77). La
forte internità al Movimento del '77
porta i Collettivi Politici Veneti,
dopo il convegno di Bologna del settembre 1977, a promuovere il Movimento
Comunista Organizzato (Veneto) (MCO)
che risponde alla duplice esigenza di formare una forza politica nazionale (Autonomia
Operaia Organizzata) e di salvaguardare la specificità territoriale. La
cosiddetta “notte dei fuochi”
attua a livello locale il disegno politico del MCO.
Nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 1978 vengono colpite: -
la sede dell’Associazione Industriali di Schio; -
l’abitazione del presidente dell’Associazione Industriali di Rovigo; -
la sede dell’Intersind di Venezia; -
la sede dell’Associazione Industriali di Vicenza; -
la Federazione Regionale Industriali del Veneto a Mestre; -
l’Associazione Artigiani di Rovigo. Nell’autunno
del 1978 nasce il giornale Autonomia,
ospite nei locali di Radio
Sherwood, a Padova, per dare voce all’area aggregatasi attorno ai CPV.
Nello stesso periodo “matura un più
profondo rapporto politico-organizzativo con collettivi autonomi milanesi e
torinesi che editano il giornale Rosso che, proprio per palesare la ricerca di
una nuova omogeneità ed una modificazione della linea politica ed editoriale
verrà denominato Rosso per il Potere Operaio”. In
risposta all’ondata di arresti seguita all’istruttoria del processo noto
come 7
Aprile, nella notte tra il 29 ed il 30 aprile 1979 vengono compiuti una
ventina di attentati contro caserme dei carabinieri del Veneto. Nel
contesto di questa campagna l’11 aprile 1979, a Thiene (VI), mentre manipolano
un ordigno esplosivo, perdono la vita tre militanti del CPV-Fronte
Comunista Combattente: Maria
Antonietta Berna, Angelo Del Santo
e Alberto Graziani. Un quarto
militante, Lorenzo Bortoli,
arrestato, morirà suicida in carcere. Nell’ottobre
del 1979 i CPV portano a termine
diversi di attentati contro Filiali della FIAT (Padova 30-10-79) per protestare
contro il licenziamento di 61 operai alla casa madre di Torino. Il
3 dicembre 1979 circa ducento militanti armati del CPV
bloccano gli snodi viari di Padova. Nel
corso del 1980 e del 1981 la forte repressione poliziesca, i conflitti politici
interni ai collettivi, il crollo dell’ipotesi politica intorno a cui era nato
l’MCO, portano all’esaurimento
dell’esperienza dei Collettivi
Politici Veneti che può essere indicato nel Convegno Internazionale di
Venezia, svoltosi nell’autunno del 1981. In
quest'ultimo periodo vengono rivendicati: -
attacco alla caserma del 4° Btg. Carabinieri con razzi bazooka (Mestre
17-4-81); -
incursioni in agenzie immobiliari (Padova e Venezia 7-10-81); -
sequestro dell’ing. Luigi
Strizzolo, capogruppo dello stabilimento Montedison peltrolchimico di Porto
Maghera (VE). La sua fotografia, con al collo un cartello con la scritta “sono
uno sfruttatore della classe operaia”, viene distribuita ai giornali
(Venezia 22-10-80); -
ferimento del medico carcerario Antonino
Mundo (Vicenza 1-12-81); I
Collettivi Politici Veneti nel corso
della loro storia hanno utilizzato varie sigle. Tra esse: -
Organizzazione
Operaia per il Comunismo; -
Proletari
Comunisti Organizzati; -
Ronde
Proletarie; -
Fronte
Comunista Combattente Il
9 marzo 1985, a Trieste, il militante dei CPV
Pietro Maria Greco, latitante, individuato da un gruppo misto di agenti
della Digos e del Sisde, viene ucciso mentre rientra nell'alloggio presso cui
era ospitato. Per
i Collettivi Politici Veneti sono state inquisite 205 persone
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