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IL
PARCO DEI NEBRODI
(Mer
maggiori approfondimenti sul Parco visitare il sito cliccando sul'immagine)
ISTITUZIONE
DEL PARCO - CENNI
STORICI - FLORA
E FAUNA - ATTIVITA'
AGRICOLE E PASTORALI - INTERVISTA
AGLI ARTIGIANI:
Francesco
Ribaudo e Giovanni Mentesana
(Notizie
tratte dalla pubblicazione del Comune di Mistretta: "Mistretta Comune
del Parco dei Nebrosi"
ISTITUZIONE
DEL PARCO
I
Nebrodi, catena montuosa al centro dell'Appennino siciliano tra i
Peloritani a est e le Madonie ad ovest, costituiscono una riserva
naturale che si estende a ridosso della costa settentrionale della
Sicilia, I centri che circondano l'area del Parco sono delle autentiche
porte: Mistretta e Caronia ad ovest, Alcara Li Fusi, S. Fratello e
Tortorici a nord, Floresta ad est, Cesare, Troina e Capizzi a sud.
In
seguito alla L.R. 6 maggio 1981 che prevedeva l'istituzione di tre
riserve naturali in Sicilia, viene istituito, con D.A. 4 agosto 1993, il
Parco dei Nebrodi con una estensione di 85,686 ettari di cui 50.000
superficie boscata. Esso comprende 21 comuni ed è la più vasta riserva
naturale d'Europa. |
Il
piano di attuazione del Parco prevede la divisione del territorio in
quattro zone, differenziate nelle finalità e nella gestione:
-
Zona
A (Ha 24.546) «riserva integrale» con divieto assoluto di alterare
l'integrità ambientale e la tranquillità dei luoghi e di effettuare
alcuna trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio. Si può
praticare l'escursionismo, la raccolta dei funghi e dei frutti di bosco.
-
Zona B
(Ha 46.879) «riserva generale» dove si possono praticare",
qualsiasi forma di escursionismo, raccolta di funghi, di frutti di
bosco e attività silvo-culturali e zootecniche.
-
Zona C (Ha
568) e Zona D (Ha 13.693) che sono definite rispettivamente «zona
di protezione» e «zona di controllo». Vi si può praticare il bivacco
e il campeggio. E possibile inoltre realizzare strutture
turistico-ricettive e culturali.
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I
NEBRODI: CENNI STORICI
I
Nebrodi s'innalzano con vette che variano tra i 1.000 e 1.800 m. di
altitudine (Monte Soro), nel cuore di quella zona boschiva un tempo
conosciuta con il nome di Val Demone. Tale denominazione si ritiene sia
dovuta alla credenza popolare che fosse l'abitazione dei demoni, mentre
il termine Nebrodi deriva verosimilmente dal greco-attico «nebros»
che significa cerbiatto. Si presuppone quindi che un tempo i Monti
Nebrodi fossero popolati da cervi, daini e caprioli. Essi si
differenziano dalle calcaree Madonie e dai cristallini Peloritani
perché ricchi di rocce sedimentarie del terziario, sovrapposte
variamente per il susseguirsi di numerose vicende tettoniche. Lungo i
pendii scorrono corte fiumare e veri e propri fiumi quali il Simeto e l'Alcantara.
Il
clima rigido montano e le scarse vie di comunicazione hanno contribuito
a che venissero conservati, tra l'altro, antichi culti di origine
pagana le cui tracce sono riscontrabili in alcune forme di religiosità
popolare |
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FLORA
E FAUNA
La
catena montuosa dei Nebrodi, considerata la continuazione ideale
dell'Appennino, ricca di un folto manto boschivo, muta colore col variare
dei tipi di vegetazione e delle condizioni climatiche stagionali. Delle
antiche foreste sopravvivono vasti lembi che costituiscono un rigoglioso
paesaggio vegetale. Nel piano supra-mediterraneo fanno la loro comparsa
querce caducifoglie, quali la roverella e il cerro, boschi di castagno e
di sughero, fino a 700 metri di altitudine, i quali costituiscono un
esempio di rara vegetazione in Sicilia. Sul piano montano si localizzano
pascoli, arbusteti e boschi di cerro, di querce e soprattutto di faggio.
Quest'ultimo
copre tutta quella parte montuosa che da Serra del Re giunge fino ai
Monti Castelli, nel territorio di Mistretta, ma le faggete più estese
si trovano intorno al Monte Soro (1.847 mt.). |
Agrifoglio |
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Il
sottobosco è ricco di pungitopo, acero campestre, biancospino,
laureola, daphne e agrifoglio. Nelle zone dove l'ambiente non è
troppo umido cresce il tasso, pianta molto longeva che costituisce una
rarità botanica per la Sicilia. Per quanto riguarda la fauna, fra i
carnivori numerosi sono: la volpe, la donnola e il furetto, mentre
sono presenti in minor numero la martora e il gatto selvatico, unico
felino selvatico in Italia. Tra i roditori sono molto diffusi l'istrice,
il ghiro, il topo quercino, il moscardino, la lepre, il coniglio
selvatico e altri piccoli roditori. Tra i rapaci sopravvivono il nibbio,
lo sparviero, e l'aquila reale, di cui è presente una coppia sulla
Rocca del Crasto. Il gufo reale che un tempo popolava i boschi dei
Nebrodi è ormai scomparso, mentre è facile vedere barbagianni,
civette e assioli. Fra gli uccelli sono molto comuni i corvi, le gazze,
le cornacchie, le taccole, le cince, gli zigoli, le coturnici e le
quaglie migratorie, che arrivano in primavera, nidificano e ripartono
in autunno. Sugli specchi d'acqua si avvistano folaghe, gallinelle
d'acqua e germani reali, bisce d'acqua e testuggini palustri. Infine
tra i rettili è molto conosciuta la vipera hugyi assieme al cervone e
alle tartarughe di terra. |
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ATTIVITA'
AGRICOLE E PASTORALI
Sui
Monti Nebrodi sopravvivono attività ormai altrove quasi scomparse.
Largamente diffusa è infatti la pastorizia, praticata prevalentemente
secondo l'antico sistema della transumanza. È facile incontrare, nei
mesi caldi, mandrie di ovini, caprini e bovini che forniscono la materia
prima per la produzione di ricotta, formaggi, provole, salumi e infine
carni di genuinità e qualità indiscusse. È vivamente consigliato fare
una visita di buon mattino in uno dei «marchiti» per assistere alla
lavorazione dei latticini e degustarli ancora caldi.
Altri
animali, quali il cavallo sanfratellano ed il suino nero, vengono
allevati invece allo stato brado. Collegate all'allevamento del bestiame
sono le colture cerealicole, quali avena, orzo, fave, fieno e triconella
che dominano il piano altitudinale inferiore accanto a sparuti
mandorlati, uliveti e vigneti.
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DEL PARCO - CENNI
STORICI - FLORA
E FAUNA - ATTIVITA'
AGRICOLE E PASTORALI
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