Fare orientamento significa
aiutare le persone a costruire percorsi pienamente soddisfacenti in ambito
formativo e professionale, durante tutto l'arco della vita.
Pienamente soddisfacenti
è riferito al cliente, qualunque siano i suoi desideri.
Esistono vari modi per
favorire la costruzione di percorsi formativi e professionali soddisfacenti.
Ad esempio:
attivare corsi scolastici
e di formazione
svolgere attività
di tutoraggio (cioè dare assistenza) a chi è impegnato
in percorsi formativi
promuovere tirocini
promuovere l'incontro
fra domanda e offerta di lavoro attraverso apposite banche dati
dare informazioni
sulle alternative scolastiche e professionali
dare informazioni
su vari ambiti di vita: salute, sessualità, affettività,
invecchiamento, lutto, spiritualità, etc. (nell'ipotesi che difficoltà
in questi ambiti di vota possono impedire il perseguimento di obiettivi
professionali soddisfacenti)
fare consulenza (cioè
dare consiglio e sostegno) su scelte formative e professionali
fare consulenza (cioè
dare consiglio e sostegno) su scelte e problemi di vita (di nuovo, nell'ipotesi
che difficoltà nei vari ambiti di vota possono impedire il perseguimento
di obiettivi professionali soddisfacenti)
promuovere la maturazione
personale e l'autonoma capacità di scelta attraverso attività
di vario tipo (es: a. psicoterapia/counselling, b. meditazione, c. assistenza
religiosa, d. insegnamento di materie scolastiche e formazione)
promuovere l'autonoma
capacità di scelta attraverso attività focalizzate sulle
scelte formative e professionali (es: analisi di casi a sfondo formativo
e professionale)
Il termine orientamento è normalmente riferito alle attività
ai punti 5, 7, 10. Le attività ai punti 1, 2, 9d rientrano invece
nell'educazione e formazione, quelle in 3 e 4 nell'inserimento lavorativo,
quelle ai punti 6, 8, 9a, b, c nella categoria un po' generica di educazione
alla vita.
Negli ultimi anni stiamo
assistendo a un allargamento del concetto di orientamento. Il termine
orientamento viene infatti utilizzato per indicare anche
attività scolastiche
e formative (9d) e
attività di 'educazione alla vita' (6,
8, 9a, b (
nota
1 ), c (
nota 2 )).
le attività
di orientamento possono riguardare le scelte scolastiche o formative
al termine o durante i diversi cicli scolastici (medie inferiori e superiori,
università, corsi di formazione), le modalità di ricerca di lavoro
(ad esempio al termine di percorsi formativi o a seguito di licenziamento,
o quando si desidera reinserirsi sul mercato del lavoro dopo assenza
dovuta a scelta o accadimenti personali -divorzio, figli, tossicodipendenza,
detenzione-), le strategie per inserirsi nelle professioni e, quando
già occupati, per continuare a crescere professionalmente.
Anche se fra personale
e formativo/professionale non esiste una cesura netta, deve essere evidenziato
che, secondo la concezione classica:
fare orientamento
non significa fare psicoterapia o counselling psicologico. Quando si
trova davanti a clienti con problemi di personalità o disagio
psicologico che influenzano negativamente e costantemente i loro percorsi
formativi o professionali, il buon consulente di orientamento li indirizza
a uno specialista. Lo specifico professionale del consulente di orientamento
è diverso, e i Centri per l'impiego (dove oggi sono svolte la
gran parte delle attività di orientamento) non sono le strutture
deputate al trattamento di persone con problemi di personalità
o disagio psicologico.
fare orientamento
non significa prestare un'assistenza in ambiti esterni alle scelte e
i percorsi formativi e professionali (ad esempio salute, sessualità,
rapporti amicali, invecchiamento, lutto). L'assistenza in questi ambiti
richiede professionalità diverse. Anche in questo caso, i Centri
per l'impiego non sono le strutture deputate ad affrontare questi temi.
L'attività di
orientamento può essere svolta attraverso l'erogazione di informazioni,
colloqui individuali (cosiddetto counselling), bilancio di competenze,
corsi brevi o incontri dedicati alla ricerca di lavoro, alle scelte professionali,
alle scelte formative, al mettersi in proprio.
In genere l'attività
di raccolta e erogazione di informazioni è svolta da operatori
specializzati (i cosiddetti operatori di sportello) e può
costituire un training necessario nella carriera di consulente di orientamento.
Le restanti attività
vengono svolte dai consulenti di orientamento veri e propri,
sulla base delle metodologie di lavoro preferite e delle necessità
dei clienti.
Attività di
orientamento possono essere svolte anche da altre figure professionali,
quali insegnanti, educatori, assistenti sociali, etc. all'interno della
loro professione.
A nostro avviso la professionalità
di chi opera nell'orientamento ha una struttura a piramide. Cioè
anche chi opera nelle attività più 'sofisticate' collocate
al vertice (bilancio, conduzione di gruppi, counselling) deve avere innazitutto
tutte le conoscenze che caratterizzano un operatore di sportello. In più,
chi opera al vertice deve essere in grado di svolgere (meglio se ha effettivamente
svolto, durante il suo iter formativo) le attività dell'operatore
di sportello.
Vedi il profilo del consulente di
orientamento secondo l'
ISFOL
Vedi
il codice etico di attività elaborato dall'AICO, Associazione Italiana
Operatori e Consulenti di Orientamento
2. In cosa consiste l'aiuto del
consulente di orientamento?
Il consulente di orientamento
aiuta il cliente a:
riconoscere e valutare
le proprie capacità e aspirazioni
capire quali sono
gli strumenti migliori per la ricerca di lavoro
conoscere e scegliere
fra le possibili alternative formative o le diverse possibilità di impiego
affrontare psicologicamente
i processi di transizione formativa e/o lavorativa (licenziamenti, passaggio
a cicli scolastici diversi, avvio della ricerca di lavoro, etc.)
in generale a mettere
a punto e realizzare strategie di professionalizzazione e inserimento
professionale nella vita attiva.
3.
Perché la richiesta di consulenza di orientamento è aumentata?
I fattori sono diversi:
la fine dell'impiego
a vita. La possibilità di trovarsi più volte disoccupati nel proprio
percorso di vita costringe a imparare le tecniche di ricerca di lavoro
e adottare costantemente strategie per accrescere la propria impiegabilità
la maggiore difficoltà,
dall'inizio degli anni '80, di trovare lavoro per persone giovani che
cercano attività come impiegati o quadri.
l'importanza che ciascuno
di noi assegna oggi al lavoro per la propria soddisfazione personale
l'accresciuta richiesta
di lavoro da parte delle donne
la recente riforma
dei servizi per l'impiego (Novembre 1999) che prevede che tutti gli
iscritti ai Centri per l'Impiego possano ottenere consulenza di orientamento.
4. Dove vengono svolte attività di
orientamento e come è inquadrata l'attività del consulente di
orientamento?
A seguito della riforma
dei Servizi per l'impiego (avvenuta nel 1999, ma in alcune zone d'Italia
ancora in fase di attuazione) la gran parte delle attività di orientamento
viene oggi svolta presso i Centri per l'impiego, in parte con personale
dipendente dei centri, in parte con personale esterno. Il personale esterno
viene reperito o con incarichi diretti libero professionali sulla base
di graduatorie appositamente costituite o attraverso convenzioni con società
che concorrono alla gestione dei servizi sulla base di bandi FSE (e che
è pertanto necessario contattare direttamente).
Attività di orientamento
vengono svolte anche all'interno di scuole, università, centri
di formazione professionale, sportelli di associazioni di volontariato
(come sono ad esempio molti Informagiovani).
Attività di orientamento
possono anche essere svolte da selezionatori del personale (per quanto
riguarda incontri sulle tecniche e gli strumenti per la ricerca di lavoro),
insegnanti, docenti universitari e esperti di comunicazione.
5. Quali conoscenze e capacità deve
avere il consulente di orientamento ?
In generale il buon
consulente di orientamento ha una preparazione multidisciplinare che comprende
da una parte una serie di conoscenze e capacità in ambito psicologico
(in particolare la capacità di gestire le dinamiche del colloquio
individuale e di gruppo), e dall'altra una serie di conoscenze in campo
educativo, sociologico, economico, giuridico.
In maggior dettaglio,
il consulente di orientamento deve essere in grado di:
mettere a loro agio
i clienti, favorendo la comunicazione
capire le loro richieste,
anche quando sono inespresse, e renderle manifeste
comunicare in maniera
chiara ed efficace
Il consulente di orientamento
deve conoscere:
il sistema formativo
italiano ed europeo
la legislazione del
lavoro (tipi di contratti, modalità di assunzione, sgravi per le assunzioni)
l'uso dei diversi
strumenti per la ricerca di lavoro (curriculum, consorsi, collocamento,
etc.)
le tecniche del colloquio
individuale e della conduzione di gruppi
tecniche per favorire
l'autovalutazione e la progettazione e il perseguimento di percorsi
personali di carriera.
Poiché normative e
regolamenti cambiano continuamente, è fondamentale tenersi costantemente
aggiornati.
Con clienti motivati
e di buona impiegabilità l'attività di orientamento è in genere
focalizzata sugli strumenti di ricerca e le informazioni su percorsi
formativi (punti 1, 2, 3); con clienti poco motivati e di scarsa impiegabilità
è essenziale anche un'attività di supporto psicologico (punti
4 e 5).
Per i clienti con
scarsa impiegabilità (disoccupati adulti, disabili, ex tossicodipendenti)
la disoccupazione è statisticamente più lunga, e dunque più facile la
demotivazione. Per clienti demotivati è difficile progettare e impegnarsi
continuativamente nella realizzazione dei propri progetti professionali.
Per svolgere bene attività
di orientamento con persone con queste caratteristiche è necessario
anche attivare le loro risorse personali e accompagnarli nella messa
in atto del loro percorso professionale e di vita.
Vedi
il test di autovalutazione contenuto in questo sito.
In Italia la professione
del consulente di orientamento non è riconosciuta, vale a dire che la
legge non stabilisce percorsi formativi specifici o requisiti minimi;
chiunque la può svolgere. Poiché le capacità e conoscenze
richieste al consulente di orientamento si trovano a cavallo di aree disciplinari
diverse e eterogenee le vie di accesso alla professione possono essere
più d'una.
E' possibile inziare
formarsi per questa professione attraverso vari percorsi, che vanno poi
integrati con opportune esperienze o formazione ulteriore:
corsi di laurea a indirizzo
psicologico o pedagogico.
La laurea a indirizzo psicologico sta progressivamente diventando
il titolo preferenziale richiesto dalle Pubbliche amministrazioni. Su questo punto vedi anche
Ma il consulente di orientamento deve
essere uno psicologo?
in questo
sito.
pratica (apprendimento
sul campo, in affiancamento) presso sportelli di orientamento, in genere
dopo alcuni anni di esperienza come operatore di sportello
pratica (apprendimento
sul campo, in affiancamento) a partire dall'attività di insegnante
corsi di specializzazione
organizzati da strutture quali Centri di Formazione Professionale, Provveditorati
agli Studi, Facoltà universitarie (Psicologia o Scienze della formazione),
soggetti privati. Corsi di specializzazione sono organizzati da:
1. Si veda l'intervento Approccio olistico all'orientamento
tenuto da Federico (Nitamo) Montecucco all'interno della sessione tematica
dedicata a Orientamento: funzioni, metodi e strumenti nei diversi modelli
di riferimento al Convegno 1' Forum Nazionale dell'orientamento,
Dalle esperienze al sistema, Genova 14-18 Novembre 2001. Montecucco ha
citato come esempio di approccio olistico all'orientamento le attività del
Villaggio Globale
di
Bagni di Lucca, che dirige.
2. Sull'inclusione della spiritualità si veda Hansen S.L.
Organizzare il proprio lavoro, la propria famiglia e la propria vita
comunitaria attraverso un processo di pianificazione olistica della propria
vita, e la bibliografia là citata, su GIPO, Giornale Italiano di
Psicologia dell'Orientamento, volume 1, dicembre 2000,
pag. 5.
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Ultima modifica dicembre 2001.