1.a. La professione del consulente di orientamento



Vedi in questa pagina informazioni su:

1. Cosa significa fare orientamento?

Fare orientamento significa aiutare le persone a costruire percorsi pienamente soddisfacenti in ambito formativo e professionale, durante tutto l'arco della vita.

Pienamente soddisfacenti è riferito al cliente, qualunque siano i suoi desideri.

Esistono vari modi per favorire la costruzione di percorsi formativi e professionali soddisfacenti. Ad esempio:

  1. attivare corsi scolastici e di formazione
  2. svolgere attività di tutoraggio (cioè dare assistenza) a chi è impegnato in percorsi formativi
  3. promuovere tirocini
  4. promuovere l'incontro fra domanda e offerta di lavoro attraverso apposite banche dati
  5. dare informazioni sulle alternative scolastiche e professionali
  6. dare informazioni su vari ambiti di vita: salute, sessualità, affettività, invecchiamento, lutto, spiritualità, etc. (nell'ipotesi che difficoltà in questi ambiti di vota possono impedire il perseguimento di obiettivi professionali soddisfacenti)
  7. fare consulenza (cioè dare consiglio e sostegno) su scelte formative e professionali
  8. fare consulenza (cioè dare consiglio e sostegno) su scelte e problemi di vita (di nuovo, nell'ipotesi che difficoltà nei vari ambiti di vota possono impedire il perseguimento di obiettivi professionali soddisfacenti)
  9. promuovere la maturazione personale e l'autonoma capacità di scelta attraverso attività di vario tipo (es: a. psicoterapia/counselling, b. meditazione, c. assistenza religiosa, d. insegnamento di materie scolastiche e formazione)
  10. promuovere l'autonoma capacità di scelta attraverso attività focalizzate sulle scelte formative e professionali (es: analisi di casi a sfondo formativo e professionale)


Il termine orientamento è normalmente riferito alle attività ai punti 5, 7, 10. Le attività ai punti 1, 2, 9d rientrano invece nell'educazione e formazione, quelle in 3 e 4 nell'inserimento lavorativo, quelle ai punti 6, 8, 9a, b, c nella categoria un po' generica di educazione alla vita.

Negli ultimi anni stiamo assistendo a un allargamento del concetto di orientamento. Il termine orientamento viene infatti utilizzato per indicare anche

  • attività scolastiche e formative (9d) e
  • attività di 'educazione alla vita' (6, 8, 9a, b ( nota 1 ), c ( nota 2 )).

Sui limiti di queste impostazioni si vedano gli articoli Socrate operatore di orientamento? e L'orientamento come educazione alla vita in questo sito.

 

Nella concezione classica:

  • le attività di orientamento possono riguardare le scelte scolastiche o formative al termine o durante i diversi cicli scolastici (medie inferiori e superiori, università, corsi di formazione), le modalità di ricerca di lavoro (ad esempio al termine di percorsi formativi o a seguito di licenziamento, o quando si desidera reinserirsi sul mercato del lavoro dopo assenza dovuta a scelta o accadimenti personali -divorzio, figli, tossicodipendenza, detenzione-), le strategie per inserirsi nelle professioni e, quando già occupati, per continuare a crescere professionalmente.

Anche se fra personale e formativo/professionale non esiste una cesura netta, deve essere evidenziato che, secondo la concezione classica:

  • fare orientamento non significa fare psicoterapia o counselling psicologico. Quando si trova davanti a clienti con problemi di personalità o disagio psicologico che influenzano negativamente e costantemente i loro percorsi formativi o professionali, il buon consulente di orientamento li indirizza a uno specialista. Lo specifico professionale del consulente di orientamento è diverso, e i Centri per l'impiego (dove oggi sono svolte la gran parte delle attività di orientamento) non sono le strutture deputate al trattamento di persone con problemi di personalità o disagio psicologico.
  • fare orientamento non significa prestare un'assistenza in ambiti esterni alle scelte e i percorsi formativi e professionali (ad esempio salute, sessualità, rapporti amicali, invecchiamento, lutto). L'assistenza in questi ambiti richiede professionalità diverse. Anche in questo caso, i Centri per l'impiego non sono le strutture deputate ad affrontare questi temi.

 

L'attività di orientamento può essere svolta attraverso l'erogazione di informazioni, colloqui individuali (cosiddetto counselling), bilancio di competenze, corsi brevi o incontri dedicati alla ricerca di lavoro, alle scelte professionali, alle scelte formative, al mettersi in proprio.

  • In genere l'attività di raccolta e erogazione di informazioni è svolta da operatori specializzati (i cosiddetti operatori di sportello) e può costituire un training necessario nella carriera di consulente di orientamento.
  • Le restanti attività vengono svolte dai consulenti di orientamento veri e propri, sulla base delle metodologie di lavoro preferite e delle necessità dei clienti.
  • Attività di orientamento possono essere svolte anche da altre figure professionali, quali insegnanti, educatori, assistenti sociali, etc. all'interno della loro professione.

 

A nostro avviso la professionalità di chi opera nell'orientamento ha una struttura a piramide. Cioè anche chi opera nelle attività più 'sofisticate' collocate al vertice (bilancio, conduzione di gruppi, counselling) deve avere innazitutto tutte le conoscenze che caratterizzano un operatore di sportello. In più, chi opera al vertice deve essere in grado di svolgere (meglio se ha effettivamente svolto, durante il suo iter formativo) le attività dell'operatore di sportello.

  • Vedi il profilo del consulente di orientamento secondo l' ISFOL
  • Vedi il codice etico di attività elaborato dall'AICO, Associazione Italiana Operatori e Consulenti di Orientamento


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2. In cosa consiste l'aiuto del consulente di orientamento?

Il consulente di orientamento aiuta il cliente a:

  • riconoscere e valutare le proprie capacità e aspirazioni
  • capire quali sono gli strumenti migliori per la ricerca di lavoro
  • conoscere e scegliere fra le possibili alternative formative o le diverse possibilità di impiego
  • affrontare psicologicamente i processi di transizione formativa e/o lavorativa (licenziamenti, passaggio a cicli scolastici diversi, avvio della ricerca di lavoro, etc.)
  • in generale a mettere a punto e realizzare strategie di professionalizzazione e inserimento professionale nella vita attiva.

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3. Perché la richiesta di consulenza di orientamento è aumentata?

I fattori sono diversi:

  • la fine dell'impiego a vita. La possibilità di trovarsi più volte disoccupati nel proprio percorso di vita costringe a imparare le tecniche di ricerca di lavoro e adottare costantemente strategie per accrescere la propria impiegabilità
  • la maggiore difficoltà, dall'inizio degli anni '80, di trovare lavoro per persone giovani che cercano attività come impiegati o quadri.
  • l'importanza che ciascuno di noi assegna oggi al lavoro per la propria soddisfazione personale
  • l'accresciuta richiesta di lavoro da parte delle donne
  • la recente riforma dei servizi per l'impiego (Novembre 1999) che prevede che tutti gli iscritti ai Centri per l'Impiego possano ottenere consulenza di orientamento.

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4. Dove vengono svolte attività di orientamento e come è inquadrata l'attività del consulente di orientamento?

A seguito della riforma dei Servizi per l'impiego (avvenuta nel 1999, ma in alcune zone d'Italia ancora in fase di attuazione) la gran parte delle attività di orientamento viene oggi svolta presso i Centri per l'impiego, in parte con personale dipendente dei centri, in parte con personale esterno. Il personale esterno viene reperito o con incarichi diretti libero professionali sulla base di graduatorie appositamente costituite o attraverso convenzioni con società che concorrono alla gestione dei servizi sulla base di bandi FSE (e che è pertanto necessario contattare direttamente).

Attività di orientamento vengono svolte anche all'interno di scuole, università, centri di formazione professionale, sportelli di associazioni di volontariato (come sono ad esempio molti Informagiovani).

Attività di orientamento possono anche essere svolte da selezionatori del personale (per quanto riguarda incontri sulle tecniche e gli strumenti per la ricerca di lavoro), insegnanti, docenti universitari e esperti di comunicazione.

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5. Quali conoscenze e capacità deve avere il consulente di orientamento ?

In generale il buon consulente di orientamento ha una preparazione multidisciplinare che comprende da una parte una serie di conoscenze e capacità in ambito psicologico (in particolare la capacità di gestire le dinamiche del colloquio individuale e di gruppo), e dall'altra una serie di conoscenze in campo educativo, sociologico, economico, giuridico.

In maggior dettaglio, il consulente di orientamento deve essere in grado di:

  • mettere a loro agio i clienti, favorendo la comunicazione
  • capire le loro richieste, anche quando sono inespresse, e renderle manifeste
  • comunicare in maniera chiara ed efficace

Il consulente di orientamento deve conoscere:

  1. il sistema formativo italiano ed europeo
  2. la legislazione del lavoro (tipi di contratti, modalità di assunzione, sgravi per le assunzioni)
  3. l'uso dei diversi strumenti per la ricerca di lavoro (curriculum, consorsi, collocamento, etc.)
  4. le tecniche del colloquio individuale e della conduzione di gruppi
  5. tecniche per favorire l'autovalutazione e la progettazione e il perseguimento di percorsi personali di carriera.
  • Poiché normative e regolamenti cambiano continuamente, è fondamentale tenersi costantemente aggiornati.
  • Con clienti motivati e di buona impiegabilità l'attività di orientamento è in genere focalizzata sugli strumenti di ricerca e le informazioni su percorsi formativi (punti 1, 2, 3); con clienti poco motivati e di scarsa impiegabilità è essenziale anche un'attività di supporto psicologico (punti 4 e 5).
  • Per i clienti con scarsa impiegabilità (disoccupati adulti, disabili, ex tossicodipendenti) la disoccupazione è statisticamente più lunga, e dunque più facile la demotivazione. Per clienti demotivati è difficile progettare e impegnarsi continuativamente nella realizzazione dei propri progetti professionali. Per svolgere bene attività di orientamento con persone con queste caratteristiche è necessario anche attivare le loro risorse personali e accompagnarli nella messa in atto del loro percorso professionale e di vita.
  • Vedi il test di autovalutazione contenuto in questo sito.

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6. Come si diventa consulente di orientamento?

In Italia la professione del consulente di orientamento non è riconosciuta, vale a dire che la legge non stabilisce percorsi formativi specifici o requisiti minimi; chiunque la può svolgere. Poiché le capacità e conoscenze richieste al consulente di orientamento si trovano a cavallo di aree disciplinari diverse e eterogenee le vie di accesso alla professione possono essere più d'una.

E' possibile inziare formarsi per questa professione attraverso vari percorsi, che vanno poi integrati con opportune esperienze o formazione ulteriore:

  • pratica (apprendimento sul campo, in affiancamento) presso sportelli di orientamento, in genere dopo alcuni anni di esperienza come operatore di sportello
  • pratica (apprendimento sul campo, in affiancamento) a partire dall'attività di insegnante

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Profili professionali di operatori di orientamento in altri Paesi

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Note:

1. Si veda l'intervento Approccio olistico all'orientamento tenuto da Federico (Nitamo) Montecucco all'interno della sessione tematica dedicata a Orientamento: funzioni, metodi e strumenti nei diversi modelli di riferimento al Convegno 1' Forum Nazionale dell'orientamento, Dalle esperienze al sistema, Genova 14-18 Novembre 2001. Montecucco ha citato come esempio di approccio olistico all'orientamento le attività del Villaggio Globale di Bagni di Lucca, che dirige.

2. Sull'inclusione della spiritualità si veda Hansen S.L. Organizzare il proprio lavoro, la propria famiglia e la propria vita comunitaria attraverso un processo di pianificazione olistica della propria vita, e la bibliografia là citata, su GIPO, Giornale Italiano di Psicologia dell'Orientamento, volume 1, dicembre 2000, pag. 5.

 

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