1.i. Che cos'è il counselling orientativo?

 

(PS: Da un certo punto di vista l’attuale enfasi sul counselling deriva dalla scoperta che fare orientamento non è solo dare informazioni e non è solo far fare test, ma che c’è uno spazio, essenziale, che è quello della relazione col cliente. E’ una (grande) scoperta? Dipende da come avete fatto orientamento finora. 8-2-2003).

 

Nel linguaggio corrente si va affermando l'uso del termine counselling orientativo (o counselling tout court) per indicare quello che finora è stato indicato come consulenza di orientamento o colloquio di orientamento, vale a dire o uno o più colloqui della durata di 1-2 ore ciascuno, volti a esaminare in maniera approfondita e dare risposta alle problematiche orientative del cliente.

Ma perché si usa e da dove viene il termine inglese? Il counselling propriamente detto è nato come modalità di aiuto psicologico sviluppata a partire dagli anni '30, da Rollo May e Carl Rogers in opposizione alla psicanalisi.

L'Approccio non direttivo (o anche centrato sul cliente), messo a punto in particolare da Rogers consiste in:

  • A. una specifica filosofia di intervento. Secondo tale approccio il modo migliore di venire in aiuto a una persona che si trova in difficoltà non è dirle cosa fare (mediante un consiglio il cui contenuto razionale sia realmente sensato) ma piuttosto aiutarla a comprendere la sua situazione e a gestire il problema prendendo da sola la responsabilità di scelte eventuali (nota 1). L'aiuto consiste proprio nel rendere possibile una riattivazione e riorganizzazione delle sue energie (cognitive, emotive, strategiche) partendo dal presupposto che in ogni persona ci sono delle potenzialità che gli permettono di sfruttare l'aiuto ricevuto e di farlo diventare una propria risorsa (2).
  • B. una serie di tecniche specifiche di conduzione del colloquio col cliente (ad esempio la riformulazione, cioè il ridire con altre parole, e in maniera più concisa o più chiara, ciò che l'altro ha appena detto, in modo tale che l'operatore ottenga l'accordo da parte di quest'ultimo (3)).

 

Perciò, con counselling (o counselling psicologico) si intende una forma di sostegno psicologico (psicoterapia, secondo lo stesso Rogers,che sul tema ha pubblicato un libro dall'esplicito titolo Client-Centered Therapy, traducibile in italiano come Terapia centrata sul cliente) basato sulla filosofia e sulle tecniche di Rogers e erogato da un counsellor, che è l'equivalente di psicoanalista quando si parla di psicoterapie analitiche.

  • Va sottolineato come il termine counselling oggi non basta più per definire la pratica del counselling secondo il modello di Rogers; alcune delle odierne scuole o associazioni che formano cosiddetti 'counsellors' adottano pratiche assai lontane dal modello rogersiano (spesso molto più direttive e invadenti)
  • In ambito psicoterapeutico, il termine counselling ha così progressivamente perso la sua connotazione di psicoterapia rogersiana per assumere il significato (e questo è il primo significato corrente del termine counselling, utilizzato in ambito extra orientativo) di psicoterapia breve non psicanalitica basata (anche) su alcune delle techiche messe a punto da Rogers.

 

L'influenza dell'approccio non direttivo ha successivamente portato molte figure professionali che operano in ambito sociale o che comunque possono instaurare relazioni personali significative con i propri clienti (quali ad esempio assistenti sociali, insegnanti, genitori, operatori socio assistenziali, educatori, consulenti di orientamento, avvocati, etc.) a sviluppare una pratica professionale meno prescrittiva, più attenta all'ascolto e alla relazione, e più rispettosa delle esigenze del cliente, pur senza praticare il counselling psicologico propriamente detto.

Nell'orientamento in particolare l'adozione dell'approccio non direttivo è legato al passaggio, verificatosi verso la fine degli anni '70, da una impostazione basata sulla diagnosi delle caratteristiche individuali e la prescrizione di determinati percorsi formativi o professionali, a quella attuale in cui il compito del consulente è facilitare nel cliente l'assunzione delle decisioni e lo sviluppo della capacità di autoorientamento (4).

A questo punto siamo in grado di rispondere alla domanda iniziale:

  • l'uso del termine counselling (o counseling) riferito all'orientamento, da solo o abbinato, come ad esempio in counselling orientativo, definisce semplicemente una consulenza (cioè uno o più colloqui individuali approfonditi) condotta da un professionista che è attento alla relazione, e ha un approccio non direttivo e perciò moderno e non fermo alla fine degli anni '70.
  • L'approccio non direttivo è da anni il più seguito fra i professionisti dell'orientamento italiani, e l'attuale enfasi sul counselling orientativo fa un po' sorridere

 

Va evidenziato chiaramente che l'uso del termine counselling crea confusione, perché porta a confondere il counselling psicologico col counselling orientativo, mentre al contrario i due tipi di intervento hanno finalità diverse, rispondono a bisogni diversi, e richiedono una formazione diversa da parte degli operatori che li praticano.

Va inoltre evidenziato che la capacità di counselling orientativo costituisce una parte fondante delle competenze ordinarie del consulente di orientamento, e non un optional. Senza capacità di counselling (ascolto del cliente, aiuto alla chiarificazione, etc.) il consulente di orientamento sarebbe ridotto a un semplice operatore di sportello, volto a trasmettere solo informazioni (5).

In conclusione, il counselling orientativo non è altro che l'ordinaria consulenza di orientamento specialistico basata sul colloquio individuale svolto senza l'utilizzo di strumenti strutturati (come avviene invece nel caso del bilancio) (6).

 

 

Il mito del colloquio non direttivo nell'orientamento

Il colloquio di orientamento (o counselling orientativo) non può essere basato sul counselling psicologico rogersiano, perché le tecniche del counselling psicologico non sono adatte a tutti i colloqui di orientamento. Le tecniche rogersiane di conduzione del colloquio non sono adatte in particolare nei casi molto frequenti in cui il cliente non ha bisogno o non richiede un aiuto psicologico sostanziale, quando si incontra il cliente per un solo colloquio, nei colloqui di gruppo, quando il colloquio segue una strutturazione precisa, anche se non rigida (come è nel caso del bilancio di competenze), o quando infine si utilizzano materiali strutturati come test o schede di autovalutazione. In tutti questi casi l'uso in maniera rigida delle tecniche rogersiane del colloquio può risultare impossibile o controindicato, e l'uso del termine counselling è improprio.

  • Più in generale, fermo restando che l'orientamento deve puntare all'autodeterminazione, ci sono persone che per livelli di consapevolezza e maturità troppo bassi e difficoltà o esperienze passate non possono essere lasciate da sole nelle decisioni. In questo caso l'attività di orientamento deve essere influenzante, e non solo ascolto neutro, presa d'atto di decisioni a rischio. L'intervento del consulente di orientamente si situa così ogni volta in un continuum fra non direttività (domande aperte, riformulazione, accettazione.....) e direttività (domande chiuse, suggerimenti, trasmissione di informazioni, compiti per casa, rinforzi....). In genere nei colloqui di orientamento, a seconda dei clienti, è necessario mescolare di volta in volta procedure direttive a procedure non direttive (7).
  • 'Dobbiamo necessariamente sottolineare come nella consulenza orientativa il consulente sia portato quasi sempre a praticare un colloquio di tipo semi-direttivo, utilizzando un canovaccio di percorso (una griglia) che gli permetterà di strutturare la relazione, pur lasciando un margine importante di libertà all'utente. L'approccio direttivo e quello non direttivo costituiscono i due estremi di una dimensione che comporta degli atteggiamenti intermedi.' (8)

 

Orientamento come psicoterapia?

Ma il consulente di orientamento deve essere un esperto nella gestione del disagio psicologico o dei problemi di personalità?

I consulenti di orientamento aiutano le persone a fare scelte formative e professionali, e a mettere queste decisioni in pratica. L'attività del consulente ha una componente informativa (su professioni, carriere, tecniche di ricerca e normative del lavoro, etc.) e una componente di relazione e sostegno psicologico nell'aiutare le persone a gestire o superare l'ansia e l'incertezza legata alle scelte, e a capire meglio quali sono le proprie caratteristiche e aspirazioni.

  • Ansia, incertezza, non conoscenza di sé di cui si parla qui sono a livelli normali e non patologici; il consulente di orientamento lavora con persone che hanno livelli di benessere e di equilibrio psichico nella norma.
  • A seconda delle persone che ha davanti, il peso dell'informazione e del supporto psicologico è diverso; si può andare dalla chiacchierata molto tecnica con il neolaureato sicuro di sé alla ricerca di informazioni su come presentarsi, a colloqui dove il supporto psicologico è più importante, come ad esempio con adulti di scarsa impiegabilità; a seconda dei casi, l'attività di consulenza può richiedere un solo incontro, o più di un incontro.
  • In ogni caso, la componente di relazione e supporto psicologico è parte integrante dell'attività del consulente di orientamento; in particolare il ruolo del consulente di orientamento non può essere ridotto a quello di un super documentalista o di un super operatore di sportello (volto solo alla raccolta e all'erogazione di informazioni, anche se a livelli assai approfonditi).
  • D'altro canto, il ruolo del consulente di orientamento non può neanche essere accostato a quello del counsellor o dello psicoterapeuta. Quando si trova davanti a persone che hanno bisogno di un trattamento psicologico (con patologie psichiche o i cui problemi o atteggiamenti di natura psicologica impediscono la fruttuosa ricerca di lavoro o la frequenza di un percorso formativo), il consulente di orientamento le rimanda ad altri specialisti (psicoterapeuti, psichiatri), anche se può collaborare con essi per assistere la persona limitatamente alla ricerca di lavoro.

Alcuni esempi che possono capitare al consulente di orientamento e che richiedono l'intervento di uno psicoterapeuta o di uno psichiatra:

  • uno studente universitario che ha la fobia degli esami
  • una giovane disoccupata con una timidezza estrema che, anche dopo aver frequentato un corso di preparazione ai colloqui di selezione, è incapace di sostenerne
  • una persona con un'autostima così bassa da non riuscire ad attivare la propria ricerca di lavoro

 

La separazione delle attività del consulente di orientamento da quelle del terapeuta è giustificata da più motivi (9):

  • dalle diverse competenze e formazione richiesta alle due figure: un ottimo counsellor o psicoterapeuta può essere un pessimo consulente di orientamento se non ha anche conoscenze approfondite su professioni, sistemi formativi, mercato del lavoro
  • dalle diverse logiche di intervento: un ottimo counsellor o psicoterapeuta può essere un pessimo consulente di orientamento se, come consulente di orientamento, continua a usare un approccio da counsellor o psicoterapeuta. In particolare, a livello psicologico l'attività del cousellor/psicoterapeuta è rivolta alla relazione e al trattamento, mentre quella del consulente di orientamento solo alla relazione.
  • dalla separazione normativa e operativa vigente in Italia (e in tutti i Paesi Industrializzati) fra il settore dell'orientamento e quello dell'igiene mentale.

 

In conclusione, è necessario distinguere fra counselling come pratica terapeutica (non necessaria per lo svolgimento di attività di orientamento) e capacità di counselling, cioè di ascolto, richiesta a ogni operatore impegnato in attività in ambito sociale. Il consulente di orientamento deve avere capacità di counselling, ma non necessariamente essere un counsellor, mentre il counsellor che vuol lavorare come consulente di orientamento deve aggiungere alla sua capacità di counselling una conoscenza approfondita dei percorsi formativi e professionalie delle tecniche di ricerca di lavoro, e ampliare le sue modalità di approccio al cliente.

 

Alla luce di quanto detto finora, per indicare i 'colloqui lunghi di orientamento' noi preferiamo utilizzare il termine colloquio di orientamento piuttosto che counselling orientativo.

  • Ma allora, perché si usa il termine counselling? Il crescente uso del termine counselling è a nostro avviso dovuto piuttosto al tentativo di mettere il cappello alla pratica dei consulenti di orientamento. Se tutti o la parte più 'pregiata' dei colloqui sono counselling, e se il counselling deve essere riservato agli psicoterapeuti formati a una certa scuola, per quella scuola si crea un bel mercato.

Ma tale impostazione non risponde a nostro avviso alla realtà della pratica vera dell'orientamento e agli interessi dei servizi pubblici di orientamento e dei loro clienti.

 

Note:

(1) Di Fabio A., Counseling, Giunti 1999, pag.21

(2) Pombeni M.L., Il colloquio di orientamento, NIS 1996, pag.15

(3) Mucchielli R., Apprendere il counseling, Erikson 1987, pagg. 71-72. Sulle tecniche del colloquio di aiuto si veda anche Carkhuff R., L'arte di aiutare, Erikson 1988

(4) Così il British Journal of Guidance & Counselling, febbraio 2000, pag.5:

  • (Intorno al 1973) 'Career guidance practitioners began to incorporate counselling philosophies into their work. Ideas from client-centered counselling (Rogers 1965) and development psychology (Super 1975) were applied to guidance interviews and to the development of career education programmes in schools. In essence, the kay tasks of guidance changed from advising individuals about opportunities wich matched their interests and skills to facilitating the development of decision making skills.
  • Traduzione: (Intorno al 1973) 'I consulenti di orientamento (inglesi) cominciarono a integrare l'approccio basato sul counselling nel loro lavoro. Idee riprese dalla consulenza basata sul cliente di Rogers e dalla psicologia evolutiva di Super cominciarono a essere applicate nei colloqui di orientamento e nelle attività di orientamento realizzate nelle scuole. In sostanza, i compiti dell'orientamento si spostarono dal suggerire agli utenti le opportunità più vicine ai loro interessi e capacità al promuovere negli utenti lo sviluppo di autonome capacità di scelta.'

 

(5) La relazione di aiuto caratterizza tutte le attività di orientamento specialistico (quelle svolte dai consulenti di orientamento), e perciò non ha senso oggettivizzarla in un ulteriore tipo di attività (il counselling).

  • Con un esempio pittorico, se giallo sono informazioni e rosso relazione di aiuto, il 99% delle persone che si rivolgono a un consulente di orientamento per un colloquio ottengono sempre informazioni e supporto combinati in diverse tonalità di arancio, perciò i colloqui che vengono svolti dai consulenti di orientamento non possono essere definiti come giallo o rosso, ma sono arancio. In altri termini, questo significa che la consulenza di orientamento ha un suo specifico, che non è né il dare solo informazioni, né utilizzare capacità di relazione per fornire solamente accoglienza e supporto.
  • Senza considerare la relazione di aiuto, i consulenti di orientamento sarebbero ridotti a operatori di sportello. Senza le informazioni su percorsi educativi e professionali, mercato del lavoro, tecniche di ricerca di lavoro, i consulenti di orientamento sarebbero ridotti a counsellors/psicoterapeuti in piccolo; ma le informazioni su formazione/lavoro/tecniche di ricerca di lavoro etc. sono proprio quelle che costituiscono il valore aggiunto dei consulenti di orientamento rispetto ai counsellors/psicoterapeuti.

(6) Seconda definizione corrente del termine counselling, utilizzata, questa, in ambito orientativo.

(7) Così S.Soresi in Direttività e non direttività nell'orientamento, intervento tenuto in sessione plenaria il 1 giugno 2000, al 2' Congresso Nazionale Orientamento alla Scelta tenutosi a Padova, qui liberamente citato sulla base delle minute da noi raccolte durante il suo intervento.

(8) Pombeni M.L., Il colloquio di orientamento, NIS 1996, pag.41.

(9) L'inopportunità di ricondurre le attività di orientamento a quelle a sfondo clinico o psicoterapeutico è affermata anche da S. Soresi (GIPO, Giornale Italiano di Psicologia dell'Orientamento, volume 1, aprile 2000, pag. 4) :

  • (Riferendosi al GIPO, Giornale Italiano di Psicologia dell'Orientamento) Vi è un'altra ragione che ha fatto maturare l'idea di proporre una rivista di psicologia dell'orientamento: sono molto pochi i giovani psicologi autenticamente interessati a questo settore di ricerca e applicazione. La stragrande maggioranza di essi si orienta verso l'ambito clinico interpretato, spesso, in contrapposizione a quello educativo, dello sviluppo, del lavoro. Non a caso sembrano attrarre più quelle forme di consulenza e di analisi delle tematiche associate al lavoro che, in forma più o meno esplicita, affermano di adottare o rifarsi a modelli e tecniche di derivazione clinica e psicoterapeutica (..) sino ad arrivare ad affermare (..) che la consulenza lavorativa altro non sia che una sottocomponente della psicoterapia e che andrebbe pertanto affrontata, anche in sede di formazione, alla luce dei principi e dei contenuti di quest'ultima.

Sul colloquio di orientamento e il counselling vedi:

  • Pombeni M.L., Il colloquio di orientamento , NIS 1996
  • Mucchielli R., Apprendere il counseling. Manuale di formazione al colloquio d'aiuto , Edizioni Centro Studi Erickson, ed.originale 1983, 2' ed. italiana 1993
  • Carkhuff R., L'arte di aiutare. Guida per insegnanti, volontari e operatori sociali (guida introduttiva) Edizioni Centro Studi Erickson, ed.originale 1973, 2' ed. italiana 1992.

 

Alcune questioni terminologiche (1.5.2003)

(from Cambridge Advanced Learner's Dictionary)

advice noun [U]
an opinion which someone offers you about what you should do or how you should act in a particular situation:
Steven gave me some good advice.
I think I'll take your advice (= do what you suggest) and get the green dress.
Can I give you a piece of advice?
I need some advice on which computer to buy.
[+ to infinitive] My advice is to go by train.
We went to Paris on Sarah's advice.

adviser noun [C] (ALSO advisor)
someone whose job is to give advice about a subject:
She is the party's main economic adviser.
a financial advisor

counsel verb [T] -ll- US USUALLY -l-
to give advice, especially on social or personal problems:
The police have provided experts to counsel local people affected by the tragedy.
My job involves counselling unemployed people on/about how to find work.

counsel noun
1 [U] FORMAL advice:
I should have listened to my father's wise counsel, and saved some money instead of spending it all.

2 [C] LEGAL one or more of the lawyers taking part in a law case:
The judge addressed counsel.
Counsel for the defence (= the lawyer giving advice to the accused person) argued convincingly that his client was not guilty.

counselling, US USUALLY counseling noun [U]
the job or process of listening to someone and giving them advice about their problems:
a counselling service

counsellor, US USUALLY counselor noun [C]
someone who is trained to listen to people and give them advice about their problems:
The college now has a counsellor to help students with both personal and work problems.
a marriage-guidance counsellor


advice (da Dizionario Hazon Garzanti) 
 
s.1 [uncountable] consiglio, consigli; (dir.) consulenza: I need - on how to do it, ho bisogno di consigli, di essere consigliato su come farlo; a piece of -, un consiglio; to take legal, professional, medical -, consultare un avvocato, un professionista, un medico
2 [uncountable] (form.) avviso, notizia (anche comm.): as per - from, secondo avviso da; without further -, senz'altro avviso; (banca) bank -, contabile bancaria (documento); (banca) payment, remittance -, avviso di pagamento
3 pl. (form.) notizie, comunicazioni: advices from abroad, comunicazioni, informazioni dall'estero.

Dunque:

Se to counsel significa to give advice, especially on social or personal problems, e advice significa dare consigli/fare consulenza, allora la traduzione italiana di counselling è: l'attività di dare consigli/fare consulenza specialmente su problemi personali o sociali, e counsellor va tradotto con consulente.

 

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