1.l. Cos'è il bilancio di competenze?
Il bilancio di competenze nasce in Canada e si sviluppa principalmente in Francia, dove nel 1991 il suo utilizzo viene regolato per legge. Nell'accezione francese 'originaria' il bilancio non è un'azione orientativa, ma un dispositivo riconosciuto dalla legge che serve ai lavoratori occupati soprattutto per fare il punto sul proprio sviluppo professionale al fine di veder riconosciute dall'azienda le competenze acquisite e richiedere avanzamenti di carriera e, per l'azienda, uno strumento per gestire percorsi di carriera e ristrutturazioni aziendali. (1). I bilanci vengono svolti attraverso una serie di prove e colloqui presso organismi appositamente costituiti (i CIBC, Centres Interinstitutionelles de Bilan de Competences) riconosciuti (e partecipati) da imprenditori, sindacati e Ministero del lavoro; la pratica di bilancio si inserisce così all'interno di un sistema di mobilità negoziato fra le parti sociali. In Italia l'idea di utilizzare un sistema di bilancio arriva e comincia a diffondersi a inizio degli anni '90 grazie all'attività dell'Associazione francese Retravailler (2). Ma al di fuori dal suo contesto originario, il bilancio subisce profonde trasformazioni: in Italia viene utilizzato inizialmente con donne adulte disoccupate di lungo periodo e poi soprattutto con giovani disoccupati, e con finalità orientative, pur mantenendo la denominazione iniziale bilancio di competenze. Negli ultimi anni, in Italia, alla sua generale diffusione si accompagna un approfondimento anche teorico che suggerisce di cambiarne la denominazione in bilancio orientativo (o anche in bilancio di risorse -quando indirizzato a giovani senza significative esperienze di lavoro- o bilancio tout court). A complicare le cose contribuisce il fatto che anche in Francia la pratica di bilancio ha avuto un'evoluzione simile a quella italiana. Nei CIBC una parte consistente dei bilanci viene adesso svolta con giovani disoccupati senza significative esperienze lavorative. La nostra proposta è comunque di usare i termini bilancio e bilancio orientativo (e, in subordine, bilancio di competenze all'italiana) per indicare il bilancio con finalità e impostazione orientative. Il bilancio orientativo è così un intervento strutturato di consulenza di orientamento che aiuta il cliente a definire con precisione le proprie capacità, competenze e aspirazioni professionali, al fine di progettare e mettere in atto percorsi professionali pienamente soddisfacenti nell'arco della propria vita. Strutturato significa che non ci si limita a un semplice colloquio (o serie di colloqui), ma:
Se mancano queste due aspetti: intervento strutturato e fascicolo che rimane al cliente non si può parlare di bilancio, ma solo di colloquio di orientamento (o counselling, intendendo con questo termine un colloquio di orientamento approfondito. Vedi Cos'è il counselling?).
Va evidenziato che il bilancio non si ferma alla fotografia del cliente. Parti altrettanto importanti sono a. l'esplorazione dell'ambiente esterno, b. la stesura di un progetto di inserimento nella vita attiva, strutturato temporalmente e per sotto-obiettivi, e c. la fase dell'accompagnamento, costituita da incontri regolari col cliente, intervallati nel tempo, per verificare la realizzazione dell'obiettivo professionale.
Ma come è strutturato e quanto dura un bilancio? Secondo l'impostazione seguita dal consulente, il bilancio può essere redatto in gruppo o singolarmente.
Come si chiama e come è strutturato il fascicolo che rimane al cliente alla fine del bilancio? Il fascicolo può essere chiamato in due modi: dossier di bilancio o portafoglio (o, all'inglese, portfolio) di competenze. I due termini indicano fondamentalmente la stessa cosa, vale a dire incartamento, fascicolo, cartella. Il termine inglese portfolio ha anche il significato di raccolta di documenti:
che dimostrano le capacità e i risultati ottenuti da una persona.
In ambito orientativo il nucleo centrale del fascicolo di bilancio è costituito innanzitutto dalle schede compilate dal cliente a cui si sommano le schede del progetto personale. Poiché il fine del bilancio orientativo non è mostrare o ottenere un riconoscimento da parte di soggetti esterni delle conoscenze e competenze acquisite dal cliente, nel fascicolo di bilancio, rispetto al portfolio vero e proprio, mancano in genere altri documenti che si raccolgono a questo scopo, quali ad esempio i già citati risultati di esercitazioni, progetti, disegni, foto e certificati, attestati, diplomi, dichiarazioni di datori di lavoro, etc. Al contrario, rispetto al portfolio vero e proprio il fascicolo di bilancio ha in più il progetto personale. La nostra proposta è chiamare dossier di bilancio il fascicolo che rimane al cliente. Il dossier di bilancio sarà così composto da:
In futuro potrebbe essere opportuno ampliare il materiale raccolto nel percorso di bilancio anche a diplomi, certificati, attestati di formazione (escludendo prove di abilità -disegni, esercitazioni), in modo da arrivare a un portfolio vero e proprio.
Quali sono gli aspetti che vengono indagati nel bilancio? Nel modello che abbiamo messo a punto a partire dal '94 e che abbiamo finora utilizzato con oltre 3.000 persone i punti principali su cui è impostato il bilancio sono esperienze professionali e formative, attitudini/capacità, interessi professionali, profilo caratteriale, vincoli personali (vedi un esempio delle schede utilizzate su www.guidalavoro.net)
Quali sono i modelli possibili di bilancio? Negli ultimi anni, sulla base delle esperienze francesi e anglosassoni, anche in Italia sono stati messi a punto vari modelli, che comunque oscillano fra due impostazioni fondamentali.
Conviene usare i test? La nostra risposta è negativa. Le informazioni necessarie per il bilancio possono in genere essere raccolte direttamente dal cliente. Se ad esempio abbiamo 12 aree professionali e vogliamo sapere quali sono le preferite, invece che somministrare un test di interessi è sufficiente presentarle al cliente con una breve descrizione, e chiedergli in quale gli piacerebbe lavorare. L'uso dei test trasforma il cliente in un soggetto passivo, le cui scelte devono essere indirizzate da specialisti. L'altro procedimento rende invece il cliente parte attiva, capace di comprendere e di comprendersi.
Chi ha bisogno del bilancio? Hanno bisogno del bilancio non tutte le persone, ma solo coloro che non hanno un obiettivo professionale definito, o il cui obiettivo professionale sembra essere irraggiungibile. In più, proprio poiché il bilancio presuppone un rapporto di stretta collaborazione e elaborazione comune fra cliente e consulente, non è possibile fare il bilancio con persone non interessate.
Si può fare il bilancio con persone che non hanno esperienze professionali? Certamente. Anche le persone senza esperienze professionali possono aver bisogno di definire meglio le proprie capacità e aspirazioni professionali, e di progettare e mettere in atto percorsi professionali. In questi casi la parte dedicata alle esperienze professionali sarà ridotta.
Che rapporti ci sono fra selezione e bilancio di competenze? Nella selezione del personale il cliente del consulente è l'impresa. Il consulente non ha nessun interesse alla maturazione e attivazione del selezionato, cerca di raccogliere quante più informazioni su di lui anche suo malgrado (ad esempio su stato di salute, aspirazioni e atteggiamenti in contrasto con gli interessi dell'azienda, etc.), non gli comunica i risultati della sua indagine. Il selezionato da parte sua cerca di nascondere tutti quegli aspetti che possono farlo scartare e di evidenziare solo quelli positivi. I ruoli di consulente e selezionato confliggono.
Quanto deve essere dettagliato l'esame di conoscenze e capacità del cliente? Dipende dallo scopo del bilancio. Se lo scopo del bilancio è (accade raramente) certificare le conoscenze /competenze del cliente di fronte a soggetti terzi (ad esempio datori di lavori interessati a un'assunzione) allora la fase di analisi è molto simile a quella svolta in un processo di selezione, e può prevedere anche l'intervento di altri specialisti (ad esempio di un madrelingua per valutare la conoscenza della lingua, etc.).
In che modo il bilancio può essere utilizzato per l'incrocio fra domanda e offerta di lavoro presso Centri pubblici? I dati che servono per l'incrocio fra domanda e offerta, quando non sono già posseduti dai Centri per l'impiego, possono essere raccolti con una semplice intervista di un'ora. Per l'incrocio fra domanda e offerta non c'è pertanto bisogno di bilancio.
Va evidenziato che quando il bilancio viene svolto presso il Centro per l'impiego, magari da quello stesso consulente che si occupa poi di incrocio fra domanda e offerta, può sorgere un problema di tutela della privacy.
Per un approfondimento sul bilancio vedi:
Note: 1. Selvatici A, M.G. D'Angelo (a cura di), Il bilancio di competenze, Franco Angeli 1999, pagg.23 e 24. 2. L'Associazione Retravailler è nata nel 1973 per facilitare il reinserimento lavorativo di donne adulte. Successivametne si è diffusa in molti Paesi europei. In alcune regioni italiane (ad esempio Toscana e Emilia Romagna) Centri Retravailler sono stati fondati all'interno di amministrazioni pubbliche. Il corso standard Retravailler prevedeva inizialmente un modulo strutturato di valutazione di sé (si veda Perier J., Retravailler: une methode a vivre, Editions Entente, 1990), probabilmente basato su una serie di prove simili a quelle utilizzate poi in Francia nei CIBC. 3. Selvatici A., Sarchielli V., Aspetti istituzionali e organizzativi del bilancio di competenze, pagg.27 e 28, contenuto in Selvatici A., M.G. D'Angelo (a cura di), Il bilancio di competenze, Franco Angeli 1999. Le definizioni risultano pressoché invariate in Ruffini C., Sarchielli V., Nuovi sviluppi delle metodologie e degli strumenti per il bilancio di competenze, pagg. 51 e 52) contenuto in Ruffini C., Sarchielli V. (a cura di), Il bilancio di competenze - Nuovi sviluppi, Franco Angeli 2001. 4. Di Fabio A., Bilancio di competenze e orientamento formativo, Giunti OS 2002, pagg. 115 e 116.
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