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Nuraghe Palmavera
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...il Sito, adagiato sulle falde del colle omonimo a 64 m s.l.m., è aperto tutto l'anno dalle 9:30 alle 16.00 o alle 19.00 e si può usufruire del servizio di visita guidata. Il complesso è costituito da un imponente nuraghe circondato da 50 capanne d’abitazione che formano un vero e proprio villaggio. La torre originaria centrale dell'edificio risale al secolo XV a.C.. E' in calcare e presenta internamente una magnifica volta a tholos o falsa cupola. In una successiva fase, venne costruita una seconda torre in arenaria e un bastione ellittico di rifasciatura, lasciando un piccolo cortile interno ed ampliando l'area di difesa con un terrazzo continuo. In un'ulteriore fase l'edificio è stato sottoposto a restauro e potenziato con pietra calcarea.
la reggia nuragica
L'ingresso principale, fornito di nicchie, conduce al mastio. A tre metri di altezza si trova la scala per il piano superiore. L'ingresso secondario introduce a un lungo corridoio rialzato e strombato, fornito di quattro garitte e scala per il piano superiore, con botola piombatoio che si apre nel pavimento.
Attorno corre un vasto antemurale intervallato da quattro torri. L'agglomerato di capanne è costituito da diverse tipologie, di solito formate da un unico ambiente monocellulare. Strette viuzze separano le case in un intricato groviglio di passaggi e cortili, stretti tra loro e proiettati sul vasto terreno attorno. A sinistra è degna di osservazione la grande Capanna delle riunioni (12 m di diametro), luogo di dibattito politico, di giudizio pubblico e di riti magico-religiosi attestati nell'associazione fra il focolare col betilo del Dio Nuraghe e la vaschetta dell'acqua sacra. Al centro della capanna, un trono cilindrico rappresentava il seggio dell'autorità. Sopra di esso un modellino del nuraghe, sempre in pietra, era il simbolo dell'istituzione statale. I reperti ceramici di epoca tarda documentano che l'edificio fu utilizzato a lungo da civiltà successive fino al VII secolo a.C. Le tombe ipogee sono le testimonianze più significative della civiltà sarda del tardo neolitico (3200-2700 a.C.), comunemente conosciuta come Civiltà di Ozieri dalla zona dei primi ritrovamenti. le domus de Jana (di Diana), non erano case di fate come suggerisce il nome e come si fantasticava nel medioevo, ma necropoli sotterranee, scavate nella roccia con strumenti di pietra. Nella planimetria tipo della tomba rupestre sarda è di solito presente un dromos, lungo corridoio, che dal livello del suolo scende verso l'ipogeo. Subito dopo l'ingresso si trova una piccola anticella, seguita da un largo atrio per le offerte votive. Attorno sono disposte le celle funebri, di forma tondeggiante e spesso di dimensioni tali da non poter contenere un corpo disteso: i defunti venivano infatti deposti seguendo il rito della sepoltura secondaria.L'insediamento viene abbandonato alla fine dell'VIII sec. a causa di un incendio devastante