........la banca........

 

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Nel 1956 c’è la banca. Ero stato raccomandato, altrimenti non sarei neanche entrato. In virtù di tale raccomandazione, assai potente, ero stato programmato per una grande carriera nazionale e internazionale. All'inizio, quindi, mi avevano fatto girare per vari uffici; devo dire che capivo quasi niente, ma mi appassionavo alle persone, alle loro relazioni, a quello che dicevano (nei miei primi due libri, "La capitale del nord" e "Lotte secondarie", molte scene e molte figure nascono da quell'impatto a volte emozionante -da allora, ma forse da sempre, ho valutato come essenziali, accanto alle fonti scritte in senso lato, le fonti viventi). 

Muore quello che mi raccomandava e quindi mi fanno precipitare in basso. Solo che ormai avevo visto talmente tanti uffici che m’hanno dovuto mettere in un posto di prestigio e mi sono ritrovato all’ufficio legale. E lì sono stato per cinque anni, più un anno di malattia (da tutti i miei lavori me ne sono andato lasciando delle scie di sangue...) 

Però, ecco, l’ufficio legale aveva la fortuna di essere tutto in una stanza, prima con tre, poi con due e poi da solo, ed è stata la zona dove sostanzialmente mi sono preparato con cura al concorso di filosofia, ma bene però, studiando anche in tedesco, Kant, Hegel &C. Avevo un’infinità di tempo. Il lavoro di banca lo sbrigavo in due minuti, non mi sembrava così importante: c’era di mezzo il denaro. Tutte le volte che c’è stato di mezzo il denaro ho sempre pensato che, fuorché per coloro che ne hanno davvero bisogno, fosse fondamentale chiedersi: "per chi?", e ancora: "a che scopo?". Non erano le cose che mi piacevano e adesso meno che mai.

A volte, rasentando i muri esterni dell'edificio, mi sembrava di sentire gemiti e sospiri di chi vi aveva lavorato e di chi vi lavorava...

 

 

 

 

 

 

 

 

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"Perché poi hai lasciato la banca?"

 

Le ragioni per cui sono andato via sono quattro. Una è perché vinco il concorso di filosofia. Un'altra è che hanno trasformato l'edificio, che è in via Tommaso Grossi, che era un vecchio albergo dove io avevo una stanza per conto mio, in un grande e unico edificio moderno, dove tutti vedevano tutti, diciamo. Nello stesso periodo -terza ragione- Vittorini aveva accettato di pubblicare le mie poesie sul Menabò. La quarta, che si era avviato un rapporto di lavoro, inizialmente molto remunerativo, con le Edizioni Fabbri.

 

 

 

 

 

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SEZIONE: biografia   STATUS: completo   TEMPI DI LAVORAZIONE: 9/2002 - 1/2003

 

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