Lettera al Vescovo

C'è una piccola comitiva di pellegrini, laici e suore, che da una cittadina del Sud volge verso Roma in occasione del Giubileo, guidate da un anziano Vescovo e un giovane prete. Tra questi (don Mauro) e una ragazza del gruppo (Angela) nasce un sentimento d'amore al quale il sacerdote tenta inutilmente di sottrarsi. Sospinto dalla giovane, il prete cade in una crisi profonda che lo porta ad una decisione irrevocabile: chiedere al Vescovo la propria riduzione allo stato laicale. Tutto il dramma si svolge all'interno di un convento francescano dove la comitiva ha trovato ospitalità per una sosta prima di proseguire per Roma. La relazione impossibile viene scoperta da un'amica di Angela, Francesca, che dopo aver scritto una lettera delatrice, ingaggia con la compagnia un conflitto dialettico che si dipana tra sottili argomentazioni di fede e insinuazioni di umana cattiveria. Quattro suore del gruppo, ignare di tutto, si ritrovano per le consuete pratiche di pietà, frammezzate da meditazioni su testi biblici intorno ai quali la loro fede sembra vacillare, dietro piccole eresie quotidiane di prelati e confessori. Il dramma precipita quando il Vescovo viene trovato disteso sul letto, colpito da ictus, con in mano la lettera delatrice. E' proprio questi che soccorrendolo per primo, trafuga la lettera per celare la causa del malore agli altri del gruppo.

Riavutosi, il Vescovo ha un lungo colloquio con don Mauro. E' il momento più drammatico del testo di Pasquale Maffeo. Don Mauro rinfaccia al prelato le presunte cattiverie della I Chiesa nei confronti degli uomini e dei preti, costretti alla castità da un rigore inconcepibile. Il Vescovo invita il sacerdote a non gettare fango sulla Chiesa, per giustificare le proprie debolezze. Le sue argomentazioni serrate induco il prete ad una conversione profonda. "Sento che i miei giorni stanno per concludersi qui, dice il Vescovo, conduca lei i pellegrini a Roma".

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