L'Ac durante il periodo fascista


1921: si diffondono le violenze dello squadrismo e nasce il Partito Nazionale Fascista
1922: sotto la pressione della Marcia su Roma, il re nomina Mussolini capo del governo
1925/26: liquidate le opposizioni, si instaura pienamente la dittatura fascista
1929: Mussolini firma i patti lateranensi tra Stato fascista e Chiesa Cattolica
1931: crisi tra regime e AC che porta alla chiusura dei circoli giovanili
1935/36: l'Italia aggredisce e conquista l'Etiopia subendo le sanzioni internazionali
1936: con l'"Asse Roma Berlino" l'Italia fascista si allea con la Germania nazista
1938: anche l'Italia introduce una legislazione razziale contro gli ebrei

In generale l'atteggiamento dell'Aci verso il fascismo non è di aperta critica o di contrapposizione politica.

C'è soprattutto la coscienza del pericolo rappresentato dalle nascenti organizzazioni giovanili del partito fascista sul piano dell'azione educativa.

Questo spirito di rivalità, pur non sortendo frutti di consapevolezza politica e di critica ideologica capaci di portare al rifiuto del regime, creò una diffusa allergia a un regime che si avvertiva come coartatore delle coscienze.

Soprattutto fa riflettere l'opera del regime sulle masse, sostenuta da una martellante propaganda: il mito della vita rurale, l'esaltazione delle famiglie numerose, lo sport per i giovani, le colonie per bambini e ragazzi tutto ciò per conquistare unanimità di consensi e irregimentare gli italiani sotto le bandiere del regime, il che avviene pure attraverso una militarizzazione esteriore di ogni categoria umana e professionale.


A.C. E FASCISMO
Non è possibile definire in modo netto i rapporti tra Chiesa (e AC) e fascismo.

Molti storici hanno sottolineato i momenti di "convinto appoggio" (si pensi al Concordato tra Stato e Chiesa nel 1929) e la sostanziale "alleanza" che c'è stata in lunghi periodi. Altri hanno parlato di "convivenza forzata" ricordando anche gli aspri contrasti (specie quelli del 1931 sull'AC o del 1938 sulla questione razziale).

Tra le due parti si instaurò, in genere, un clima di cordiale reciproca diffidenza sintetizzata bene nell'affermazione di un cardinale della curia romana: «Loro (i fascisti) fanno i religiosi e noi non ci crediamo; così noi (la Chiesa) facciamo i filofascisti e loro non ci credono».

Dalla storiografia viene accentuato il ruolo antifascista avuto dai movimenti intellettuali dell'Azione Cattolica.

Su riviste come "Azione Fucina" o "Studium" (mensile del Movimento Laureati) sono frequenti le prese di posizione che contrastano con l'ideologia e la prassi di aderire al Partito Fascista.

Di particolare efficacia risultano i convegni di Camaldoli che a partire dal 1937 costituiscono punto di riferimento qualificato per un buon numero di giovani intellettuali.

Non si può però anche a questo proposito concludere con una schematizzazione netta. Anche i rami di "massa" dell'Azione Cattolica, spesso accusati di acritico consenso, maturano gradualmente un senso di distacco e di sfiducia nei confronti del regime.