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LE SCUOLE ELEMENTARI

 

 

  • LA SCUOLA ELEMENTARE DI CASALINCONTRADA PRESENTA

 IL PROGETTO  "A SCUOLA LA BANDA".

 

 

 

 

IL CACCIATORE PENTITO 

IL LEPROTTO E IL CACCIATORE

Nella radura del bosco c’era un cacciatore in cerca di qualche animale per ricavarne delle pellicce.

Passo un po’ di tempo e il cacciatore non trovava niente.

 

Poi vide una lepre dietro un albero.
Il cacciatore aveva visto molte lepri, ma una bella come quella non l’aveva mai vista.

Tentò di spararle, ma non ci riuscì. Poi venne la notte e il cacciatore stanco tornò a casa e raccontò tutto alla moglie.

Il giorno dopo il cacciatore tornò nel bosco e vide il leprotto con la sua famiglia.
Il cacciatore era stupito perché non immaginava che il leprotto avesse una famiglia.
Il cacciatore lo lasciò libero e tutti i giorni tornò a portargli delle belle carote.

CHIARA D'ETTORRE - ILLUSTRAZIONI CLASSI II - III C - EDIZIONI S.ANDREA

 

 

 

 

 

 

 BENVENUTI A PULITISSIMA

 

 

 

Nella città di Spazzaturiscia vivevano tutti abitanti sporchi.

Tra questi viveva un solo bambino: GINO.

Gino voleva aiutare la città per farla diventare pulita, ma da solo poteva fare ben poco.

 

 

 

 

Un giorno arrivò Omnipul, l'omino più pulito del mondo.

Una notte in silenzio va vicino al letto di Gino e sussurra:

"Gino, vuoi aiutare la città a farla diventare pulitissima?"

 

"Oh, si ! Scommetto che tu ti chiami OMNIPUL" disse.

"Si, però ora mettiamoci al lavoro!" E in un batter d'occhio ripulirono tutta la città.

 

 

Le capanne sporche diventarono castelli, le piantine piccole diventarono grandi alberi con frutti buonissimi, gli stracci dei vestiti diventarono lussuosi abiti, le erbacce diventarono prati.

 

 

La mattina si svegliarono tutti e videro quella città stupenda e ringraziarono Omnipul.

Da quel giorno la città Spazzaturiscia si chiamò Pulitissima, infatti era diventata la città più pulita e bella del mondo, grazie a Gino e a Omnipul l'extraterrestre.

 

 

 

 

IL FANTASMINO

In una stellata sera d’estate, un’astronave atterrò sul terrazzo di un grattacielo di cinquantadue piani. All’ultimo piano vi era un appartamento disabitato nel quale viveva un fantasma che ogni sera, al calar della sole, cominciava le sue passeggiate notturne alla ricerca di qualcuno da spaventare, ma rimaneva sempre deluso perché nessuno si spaventava più di lui.
 

Quella sera il fantasma Pisellino fu incuriosito da una strana vibrazione che lo fece tremare tutto.

Salì sopra e quando tutti e due si videro si spaventarono entrambi: al fantasma si rizzarono i lembi del lenzuolo e all’extraterrestre tutte le antenne.

 

Passato lo spavento si guardarono incuriositi l’un l’altro.

Pisellino credette di avere davanti un nuovo tipo di fantasma e l’extraterrestre pensò che così fossero gli abitanti del pianeta Terra.

 

L’exstraterrestre chiese:  “ Come chiami? Qui tutti sono come te?”

“ No, no, non sono come me. Io mi chiamo Pisellino e sono un fantasmino! Sono una creatura speciale e vedo che anche tu lo sei. Come ti chiami?”

“ Mi chiamo BK12 e vengo da lontano.”

 

 

 

 

SCACCO ALL'ASSASSINO

"LO SCRIGNO" PROGETTO LETTURA:

PRESENTA

"SCACCO ALL'ASSASSINO"

 

TESTO E ILLUSTRAZIONI

Laboratorio di lettura

Ins. Lisa Vitale

REALIZZAZIONE MULTIMEDIALE

Laboratorio multimediale

Ins. Rina Cornacchia

EDIZIONI 

  PLESSO S.ANDREA

Nella città di Firenze si stava disputando la partita del torneo mondiale di scacchi.

Il campione del mondo, l’inglese Robert Chess, sentiva già la vittoria in mano: era sicuro di vincere perché conosceva tutte le mosse segrete degli avversari.

 

Sicuro di sé, Robert approfittò della pausa concessa dalla giuria per riposare nel suo comodo letto di albergo dal quale il giorno dopo si sarebbe alzato fresco e riposato per la conquista del titolo mondiale.

La mattina seguente, nel palazzo del torneo, le partite ricominciarono.

Tutti aspettavano Robert, ma inutilmente.

Il presidente della giuria lo mandò a chiamare, ma Robert fu trovato sul letto dell’albergo con la testa reclina: non c’era dubbio, era morto.

La notizia, giunta nella sala dei giochi, sconvolse tutti.

Era morte naturale o assassinio?

 

Il giudice, anche se dispiaciuto,fece continuare la partita tra il campione americano e quello spagnolo: il secondo e il terzo classificato.

Dopo quindici mosse, durante le quali i rivali erano tesi e nervosi, l’americano diede scacco matto all’avversario.

La vittoria era sua.

 

La coppa era già nelle sue mani, gli spettatori esultavano quando, all’improvviso si spalancò la porta della sala e Robert entrò gridando:”Fermi tutti, non c’è serpente che tenga!”

Spiegò che qualcuno aveva tentato di avvelenarlo con il veleno di un serpente, ma lui non era morto perché era diventato immune: quel serpente già una volta l’aveva morso.

A quelle parole il giocatore americano cercò di fuggire e con quella mossa fece capire a tutti di essere il colpevole.

 

 

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