Maximilian Albano .... 

una vita da chirurgo....................

E' per me un’occasione per fare il punto, il riesame di trenta anni di vita e lavoro come Chirurgo Ospedaliero: perché l’ho fatto, che cosa ho ricevuto, che cosa ho dato, perché ho smesso, cosa mi è rimasto.

Il mondo tecnico scientifico Le variazioni sociologiche Il rapporto medico/malato Burn Out

Le conoscenze  

Progressi diagnostici

 Progressi terapeutici Progressi farmacologici

Rapporto medico paziente

Per me, ma penso per la maggior parte dei medici, è importante, anzi fondamentale che questo rapporto viva insista su una solida base di fiducia: ho sempre avuto grande difficoltà a curare serenamente persone di cui non avvertivo la fiducia. Ovviamente questo rapporto deve vivere su equilibri di reciprocità: il Paziente mi darà tutta la fiducia che io riesco a comunicargli. Da giovane i malati mi guardavano chiedendomi: “ non mi opera Lei vero?”     Alla fine della carriera la domanda era: “mi opera Lei vero?” Tuttavia i mutamenti, di cui prima ho parlato, hanno enormemente influito nel rapporto medico malato ed è perciò importante che io analizzi come questo è cambiato negli anni e che conseguenze ne sono derivate.

  • Medico onnipotente  ---- Malato Paziente: rapporto molto squilibrato con enorme potere discrezionale del Medico che decideva i tempi, i modi dei trattamenti, non discuteva, non informava, si trincerava dietro il “medichese” . Il Paziente (lo dice la parola stessa) doveva sottostare accettare. E’ anche vero che l’accettazione delle malattie, della sofferenza, della morte era più comune, più naturale, vi era un certo fatalismo; la frase consueta era :”faccia Lei sono nelle Sue mani”. In pratica è il Medico che decide i bisogno del Malato

  • 2.   Medico Operatore Funzionario ---- Malato Utente: l’evoluzione della società porta la gente a conoscere ed a riappropriarsi dei diritti garantiti dalle leggi: il rapporto riprende più equilibrio; i Malati sanno di aver diritto alle prestazioni, che vengono erogate dalla Sanità Pubblica tramite questi Operatori che sono i Medici; sanno anche che il sistema è imperfetto e fanno fatica a distinguere le deficienze dovute al sistema stesso o agli Operatori. Dalle indagini eseguite in quegli anni, risulta una buona fiducia negli Operatori e forti critiche verso il sistema. In questa fase il Malato esprime i suoi bisogni ed il Medico  ne interpreta la risolvibilità.

  • 3.   Medico Professionista Commercializzato ---- Malato Cliente: il Medico è non solo a servizio dei Malati, ma anche a servizio delle Aziende Sanitarie, per conto delle quali “vende” dei prodotti che  i Malati acquistano, sempre per conto della Sanità pubblica: un bel rebus. Il Malato cliente confronta i prodotti, ne valuta (secondo il SUO metodo di giudizio) la validità, compra. In questa fase un ruolo importante viene giocato dai media che, direttamente con servizi o riviste specifiche, o con la denuncia dei fatti di “malasanità” orientano o influenzano l’opinione pubblica. Noi tutti vediamo quanti giornali, inserti, trasmissioni televisive in cui giornalisti ed esperti dissertano, pontificano, consigliano, stigmatizzano. Il rapporto Medico Paziente è quindi, in una certa misura intermediato, meno diretto, il rapporto di fiducia molto meno intenso; chi compra, dal paio di scarpe all’automobile all’intervento di plastica erniaria ha sempre il sospetto che, altrove, avrebbe trovato di meglio ed a un prezzo migliore. La cosa peggiore è che il Medico ha interesse a “spingere” il suo prodotto e quindi, in qualche caso, a vendere ciò che non è veramente necessario. In questa fase il Malato esprime i suoi bisogni, sceglie le soluzioni con un ruolo abbastanza acritico del Medico.

  • 4.   Medico Commerciante  ----  Malato Cliente Giudice: la degenerazione di tutto questo è la rottura del rapporto di solidarietà, fiducia tra le due corna del problema: medico malato. Il Malato, anche per la semplificazione indotta dai media (lista dei migliori Centri per… elenco dei migliori Specialisti di…), sono indotti a ritenere possibile la cura di tutte le malattie, preferibilmente in tempi rapidissimi, senza sofferenze, senza conseguenze, preferibilmente gratis, con la massima cortesia e comfort.la frase che spesso si ascolta è: “è mai possibile che nel XXI secolo non ci sia una cura, un esame, una medicina, un intervento per questa situazione?” Se questo non accade è colpa di qualcuno o qualcosa: il qualcuno è il Medico. Negli ultimi anni sono nate associazioni per, altro importanti, come il Tribunale dei diritti del Malato che a lungo hanno evidenziato le colpe dei Medici; il numero di richieste di risarcimento e le denunce civili e penali, in questi ultimi anni, sono cresciute a tal punto da costituire un grosso problema per il settore assicurativo. Anche l’orientamento del mondo giudiziario è mutato: prima era il Malato danneggiato a dover dimostrare il dolo dell’operatore, ora, al contrario, è il Medico a dover dimostrare di aver fatto tutto secondo le regole.Non è certo una situazione nella quale si lavora tranquilli; quindi ci si tutela con accuratissimi moduli di scarico e condivisione delle responsabilità: chi deve essere sottoposto ad un intervento deve firmare moduli su moduli nei quali viene informato delle innumerevoli conseguenze, complicanze, danni che possono accadere e le accetta. Se consideriamo bene chi è in attesa di un intervento chirurgico o di un esame complesso è tornato ad una posizione di debolezza, amplificata dall’”ignoranza tecnica”. I Medici, d’altro canto, per tutelarsi ulteriormente, possono essere tentati a praticare la medicina difensiva cioè a limitare i rischi immediati, a praticare interventi meno arditi privilegiando il risultato a breve termine, rispetto quello a  lungo termine, a fare più tagli cesarei, per esempio, a scegliere, in ultima analisi, la propria tutela piuttosto che la cura incondizionata del Malato. 

 Quanto a me, viaggiatore in questo lungo periodo, devo ripetere di essere stato fortunato: essere in grado di influire veramente, in modo decisivo sulla vita e sulla salute di una persona può essere una  sensazione quasi inebriante. Il rischio è di arrivare a sbronze di onnipotenza. In effetti ci sono situazioni in cui si conosce quale sarà il destino della persona affidata alle tue cure, se morirà, se guarirà, se riporterà gravi danni. Il fatto di sapere tutto ciò, che spesso, per rispetto, per cautela, per paura, non viene comunicato ti rende, in qualche modo “complice, compartecipe” del Padre Eterno, senza considerare inoltre che, spesso, devi prendere delle decisioni che orientano lo svolgimento dei fatti. E queste scelte qualche volta sono assunte su sensazioni, convinzioni cliniche che si basano su supporti importanti ma non misurabili, come l’esperienza, il ricordo di analoghi casi visti in precedenza.

Quando si dice : salvare la vita. Nel mio lavoro ho curato ed operato alcune migliaia di persone. In un certo numero di casi, queste persone, in un tempo più o meno breve, sarebbero morte e non lo sono. Non ritengo sia questo il “salvare una vita”.  Noi Medici, i Pompieri, ed altre categorie abbiamo un certo lavoro che ci mette in contatto con problematiche relative alle persone e quindi non facciamo altro che svolgere una funzione particolare. Tuttavia in questa opera nessuno è solo: nel mondo moderno ogni intervento chirurgico è il risultato di una somma di competenze interdipendenti ma fondamentali: il Chirurgo (dato che sono qui) l’Anestesista, il Personale Infermieristico di Sala Operatoria e di Reparto e su questa gente potrei aprire un capitolo di ore, i servizi come Laboratorio Radiologia ecc.Come in un teatro (anticamente le sale Operatorie si chiamavano teatri) Tutti sono importanti, dal primo attore all’ultima maschera: ma gli applausi arrivano prevalentemente al primo attore e allora godiamoceli!  Infatti gli ex Malati si ricordano soprattutto di te ti identificano con la loro storia e la sua risoluzione. Tempo fa operai, nel giro di vari anni, due volte un Signore ammalato di tumore intestinale: entrambi gli interventi furono complessi, quasi disperati. Il Malato sopravvisse a lungo ed i rapporti con Lui e la Famiglia divennero particolarmente affettuosi, al punto che, quando morì, la Moglie me lo nascose per evitarmi il dispiacere: cioè Lei, la persona più colpita, si preoccupava di me e questo la dice lunga sul rapporto che si può creare e cosa si riceve in questo lavoro.

Capite bene perciò che rivedere o ricordare le persone per le quali hai fatto qualcosa di veramente utile, che sono sopravvissute anche per la tua presenza, essere salutato (talvolta) con grande affetto, è una soddisfazione che può dare alla testa.

Tuttavia con tutto quello che ho da fare qui nell’UNITER non ho molto tempo per pensarci.