Rapporto
medico paziente
Per
me, ma penso per la maggior parte dei medici, è importante, anzi
fondamentale che questo rapporto viva insista su una solida base di
fiducia: ho sempre avuto grande difficoltà a curare serenamente persone
di cui non avvertivo la fiducia. Ovviamente questo rapporto deve vivere
su equilibri di reciprocità: il Paziente mi darà tutta la fiducia che
io riesco a comunicargli. Da giovane i malati mi guardavano chiedendomi:
“ non mi opera Lei vero?” Alla fine della
carriera la domanda era: “mi opera Lei vero?” Tuttavia i mutamenti,
di cui prima ho parlato, hanno enormemente influito nel rapporto medico
malato ed è perciò importante che io analizzi come questo è cambiato
negli anni e che conseguenze ne sono derivate.
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Medico onnipotente ---- Malato Paziente:
rapporto
molto squilibrato con enorme potere discrezionale del Medico che
decideva i tempi, i modi dei trattamenti, non discuteva, non informava,
si trincerava dietro il “medichese” . Il Paziente (lo dice la parola
stessa) doveva sottostare accettare. E’ anche vero che
l’accettazione delle malattie, della sofferenza, della morte era più
comune, più naturale, vi era un certo fatalismo; la frase consueta era
:”faccia Lei sono nelle Sue mani”. In pratica è il Medico che
decide i bisogno del Malato
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2.
Medico Operatore Funzionario ---- Malato Utente: l’evoluzione della
società porta la gente a conoscere ed a riappropriarsi dei diritti
garantiti dalle leggi: il rapporto riprende più equilibrio; i Malati
sanno di aver diritto alle prestazioni, che vengono erogate dalla Sanità
Pubblica tramite questi Operatori che sono i Medici; sanno anche che il
sistema è imperfetto e fanno fatica a distinguere le deficienze dovute
al sistema stesso o agli Operatori. Dalle indagini eseguite in quegli
anni, risulta una buona fiducia negli Operatori e forti critiche verso
il sistema. In questa fase il Malato esprime i suoi bisogni ed il Medico
ne interpreta la risolvibilità.
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3.
Medico Professionista Commercializzato ---- Malato Cliente: il Medico è
non solo a servizio dei Malati, ma anche a servizio delle Aziende
Sanitarie, per conto delle quali “vende” dei prodotti che i
Malati acquistano, sempre per conto della Sanità pubblica: un bel
rebus. Il Malato cliente confronta i prodotti, ne valuta (secondo il SUO
metodo di giudizio) la validità, compra. In questa fase un ruolo
importante viene giocato dai media che, direttamente con servizi o
riviste specifiche, o con la denuncia dei fatti di “malasanità”
orientano o influenzano l’opinione pubblica. Noi tutti vediamo quanti
giornali, inserti, trasmissioni televisive in cui giornalisti ed esperti
dissertano, pontificano, consigliano, stigmatizzano. Il rapporto Medico
Paziente è quindi, in una certa misura intermediato, meno diretto, il
rapporto di fiducia molto meno intenso; chi compra, dal paio di scarpe
all’automobile all’intervento di plastica erniaria ha sempre il
sospetto che, altrove, avrebbe trovato di meglio ed a un prezzo
migliore. La cosa peggiore è che il Medico ha interesse a
“spingere” il suo prodotto e quindi, in qualche caso, a vendere ciò
che non è veramente necessario. In questa fase il Malato esprime i suoi
bisogni, sceglie le soluzioni con un ruolo abbastanza acritico del
Medico.
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4.
Medico Commerciante ---- Malato Cliente Giudice: la
degenerazione di tutto questo è la rottura del rapporto di solidarietà,
fiducia tra le due corna del problema: medico malato. Il Malato, anche
per la semplificazione indotta dai media (lista dei migliori Centri
per… elenco dei migliori Specialisti di…), sono indotti a ritenere
possibile la cura di tutte le malattie, preferibilmente in tempi
rapidissimi, senza sofferenze, senza conseguenze, preferibilmente
gratis, con la massima cortesia e comfort.la frase che spesso si ascolta
è: “è mai possibile che nel XXI secolo non ci sia una cura, un
esame, una medicina, un intervento per questa situazione?” Se questo
non accade è colpa di qualcuno o qualcosa: il qualcuno è il Medico.
Negli ultimi anni sono nate associazioni per, altro importanti, come il
Tribunale dei diritti del Malato che a lungo hanno evidenziato le colpe
dei Medici; il numero di richieste di risarcimento e le denunce civili e
penali, in questi ultimi anni, sono cresciute a tal punto da costituire
un grosso problema per il settore assicurativo. Anche l’orientamento
del mondo giudiziario è mutato: prima era il Malato danneggiato a dover
dimostrare il dolo dell’operatore, ora, al contrario, è il Medico a
dover dimostrare di aver fatto tutto secondo le regole.Non è certo una
situazione nella quale si lavora tranquilli; quindi ci si tutela con
accuratissimi moduli di scarico e condivisione delle responsabilità:
chi deve essere sottoposto ad un intervento deve firmare moduli su
moduli nei quali viene informato delle innumerevoli conseguenze,
complicanze, danni che possono accadere e le accetta. Se consideriamo
bene chi è in attesa di un intervento chirurgico o di un esame
complesso è tornato ad una posizione di debolezza, amplificata
dall’”ignoranza tecnica”. I Medici, d’altro canto, per tutelarsi
ulteriormente, possono essere tentati a praticare la medicina difensiva
cioè a limitare i rischi immediati, a praticare interventi meno arditi
privilegiando il risultato a breve termine, rispetto quello a
lungo termine, a fare più tagli cesarei, per esempio, a scegliere, in
ultima analisi, la propria tutela piuttosto che la cura incondizionata
del Malato.
Quanto
a me, viaggiatore in questo lungo periodo, devo ripetere di essere stato
fortunato: essere in grado di influire veramente, in modo decisivo sulla
vita e sulla salute di una persona può essere una sensazione
quasi inebriante. Il rischio è di arrivare a sbronze di onnipotenza. In
effetti ci sono situazioni in cui si conosce quale sarà il destino
della persona affidata alle tue cure, se morirà, se guarirà, se
riporterà gravi danni. Il fatto di sapere tutto ciò, che spesso, per
rispetto, per cautela, per paura, non viene comunicato ti rende, in
qualche modo “complice, compartecipe” del Padre Eterno, senza
considerare inoltre che, spesso, devi prendere delle decisioni che
orientano lo svolgimento dei fatti. E queste scelte qualche volta sono
assunte su sensazioni, convinzioni cliniche che si basano su supporti
importanti ma non misurabili, come l’esperienza, il ricordo di
analoghi casi visti in precedenza.
Quando
si dice : salvare la vita. Nel mio lavoro ho curato ed operato alcune
migliaia di persone. In un certo numero di casi, queste persone, in un
tempo più o meno breve, sarebbero morte e non lo sono. Non ritengo sia
questo il “salvare una vita”. Noi Medici, i Pompieri, ed altre
categorie abbiamo un certo lavoro che ci mette in contatto con
problematiche relative alle persone e quindi non facciamo altro che
svolgere una funzione particolare. Tuttavia in questa opera nessuno è
solo: nel mondo moderno ogni intervento chirurgico è il risultato di
una somma di competenze interdipendenti ma fondamentali: il Chirurgo
(dato che sono qui) l’Anestesista, il Personale Infermieristico di
Sala Operatoria e di Reparto e su questa gente potrei aprire un capitolo
di ore, i servizi come Laboratorio Radiologia ecc.Come in un teatro
(anticamente le sale Operatorie si chiamavano teatri) Tutti sono
importanti, dal primo attore all’ultima maschera: ma gli applausi
arrivano prevalentemente al primo attore e allora godiamoceli!
Infatti gli ex Malati si ricordano soprattutto di te ti identificano con
la loro storia e la sua risoluzione. Tempo fa operai, nel giro di vari
anni, due volte un Signore ammalato di tumore intestinale: entrambi gli
interventi furono complessi, quasi disperati. Il Malato sopravvisse a
lungo ed i rapporti con Lui e la Famiglia divennero particolarmente
affettuosi, al punto che, quando morì, la Moglie me lo nascose per
evitarmi il dispiacere: cioè Lei, la persona più colpita, si
preoccupava di me e questo la dice lunga sul rapporto che si può creare
e cosa si riceve in questo lavoro.
Capite
bene perciò che rivedere o ricordare le persone per le quali hai fatto
qualcosa di veramente utile, che sono sopravvissute anche per la tua
presenza, essere salutato (talvolta) con grande affetto, è una
soddisfazione che può dare alla testa.
Tuttavia
con tutto quello che ho da fare qui nell’UNITER non ho molto tempo per
pensarci. |