i manoscritti Medioevali |
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Materiali Tecniche Struttura del libro -Sistemaz. Testo Tipologie del libro Manoscritti Miniati |
La Struttura del Testo nei Manoscritti Medievalii
Sistemazione del testo
Le
Lettere
Dal momento che i libri medievali erano
scritti a mano, per facilitarne la lettura vennero elaborate speciali
Nell’Alto Medioevo, l’intero testo,
a parte l’incipit e le iniziali, veniva redatto in uno stesso stile. In
seguito, vi furono notevoli sviluppi. Per meglio visualizzare la
separazione fra testo e commento (o un insieme di commenti), differenti
tipi di grafie erano adoperate su una medesima pagina, stampatello così
come diversi corsivi.
Il titolo di un libro e gli
incipit delle varie parti di un libro erano di regola scritte con un
particolare stile decorativo che poteva perfino renderne difficoltosa la
lettura. Lettere più grandi, in rosso o
raramente in blu, erano usate per indicare l’inizio di una sezione.
Queste sono dette iniziali. Le stesse potevano essere riccamente
decorate.
A partire dal XII secolo, alcune
lettere, le cosiddette litterae notabiliores, più grandi del resto
del testo ma più piccole rispetto alle iniziali, erano utilizzate per
denotare le divisioni minori del testo. Per facilitarsi il compito e rendere più
veloce la riproduzione di un manoscritto, gli scrivani medievali usarono
numerose abbreviazioni. Queste venivano principalmente usate nei
testi Latini e i Greci anche se i manoscritti volgari tardo medievali
mostrano numerose abbreviazioni. Vi sono tre categorie principali di
abbreviazioni: le sospensioni, nelle quali viene accorciata la fine di una
parola; contrazioni, nelle quali un’altra porzione della parola stessa
risulta abbreviata; i simboli della abbreviazioni che prendono il posto di
intere parole. Quest’ultimi spesso sono stati tramandati dall’Antichità
come per esempio la cosiddetta annotazione tironiana: &
per “et.” Ovunque, le abbreviazioni erano usate per denotare nomi
santi come nel caso di Xpc per Cristo. |
Divisione del Testo
Il testo dei libri medievali fino al primo millennio della nostra era, erano più o meno un flusso ininterrotto di parole senza alcuna delle interruzioni alle quali è abituato il lettore moderno. Le parole, infatti, non erano sempre separate le une dalle altre, non vi era divisione in paragrafi o capitoli, e le note non erano distinguibili dal discorso dell’autore. Inoltre, speciali grafie altamente decorative aggiungevano altri problemi alla leggibilità del libro. In conclusione, tali libri non erano prodotti per essere letti rapidamente ed anzi, alle volte, non era proprio previsto che venissero letti: erano, invece, spesso regali prestigiosi o manufatti artistici per i quali l’aspetto estetico era maggiormente importante del contenuto.
Per questo motivo, probabilmente anche a partire dallo stesso Alto Medioevo, i libri intesi per lo studio più che per il piacere estetico, erano organizzati in altro modo. Ad esempio, la Bibbia di studio era praticamente priva di decorazioni, veniva scritta in stampatello leggibile ed il testo era suddiviso in capitoli e versi.
Nel XII secolo apparve una nuova generazione di lettori, con nuove esigenze rispetto all’organizzazione del testo. Ciò ebbe una notevole influenza sul modo generale di organizzare il testo, incluso la sua suddivisione in diverse parte e sezioni.
A questo punto, le parole sono una
separata dall’altra. Lo stesso testo era diviso in capitoli e
sottocapitoli, con le intestazioni contenenti numeri o parole o entrambi.
La pratica di numerare i capitoli, anche se nota fin dall’Antichità,
divenne la norma solo dal XII secolo. Questa numerazione veniva
posizionata sul margine, accanto al testo. Nei manoscritti più antichi,
che ne erano privi, venne inserita successivamente dai lettori In seguito,
i titoli dei capitoli combinavano insieme il numero ed il contenuto
del capitolo. Nella maggior parte dei casi i titoli dei capitoli no
erano opera dell’autore del testo. In effetti, nei manoscritti più
antichi vennero inseriti successivamente dai lettori del XII secolo Più
tardi, gli scribi copiarono gli stessi testi con i titoli, inserendoli
nelle corrette posizioni nel corpo del testo e, soprattutto, costruirono
indici analitici grazie ai quali, combinandosi titoli dei capitoli e
numeri di pagine, si ottenne un pratico sistema di riferimento e
consultazione. L’uso di lasciare spazio ai margini del testo prese piede a partire
dal secolo XII per marcare interruzioni del testo stesso e per le note. Il
margine superiore era lasciato per i titoli correnti o testatine che
rispecchiavano i titoli dei capitoli. I titoli correnti o testatine
risultavano molto utili per scorrere velocemente il testo. La spaziatura
su entrambi i margini con relative annotazioni era assai pratica nei testi
teologici e legali per i quali il lettore necessitava una guida per
sviscerare tali complesse materie. Nel corpo stesso del testo i diversi
stadi della trattazione erano distinti attraverso litterae notabiliores.
Inoltre, alcune parti dell’argomentazione erano indicate e
contrassegnate da speciali sigle quali “quaestio”, “prima causa,”
“secunda,” “objectio,” “responsio,” “distinctio,” etc.
I margini venivano anche usati per indicare riferimenti bibliografici,
anche incrociati, e note.
Riferimenti bibliografici divennero particolarmente importanti a
partire dal XIII secolo quando, invece di glossare il testo, gli editori
preferirono fornire strumenti per suddividere ed individuare i diversi
testi contenuti in un medesimo volume, ad esempio in un libro di
Aristotele, distinguere il commento di Averroè sul testo aristotelico dal
scritto originale dello Stagirita. Tali riferimenti erano anche utili per
poter rapidamente ritrovare una particolare sezione di un testo per mezzo
di un indice posto in volume separato, come nel caso delle concordanze
bibliche.
Le concordanze collegavano diverse parti dello stesso
manoscritto.
Le note prima del tredicesimo secolo, e spesso anche
successivamente, erano inserite proprio all’interno dello stesso corpo
principale del testo invece di essere poste sui margini. Nel corso del
tempo, fu elaborato un sistema di segni per indicare le note. Il testo
delle note sarebbe stato di solito indicato attraverso punti o virgole sui
margini e, ogni tanto, l’intero testo poteva essere compreso da una
linea. La fonte di una nota (l’abbreviazione del nome dell’autore)
sarebbe stata posta accanto alla medesima, sullo stesso margine.
3.Disposizione
del Testo
Prima del XII secolo un qualsiasi testo era normalmente scritto su una
o due colonne della stessa grandezza, implicando perciò l’uguaglianza
dei contenuti in entrambe le colonne. Nel caso in cui
uno scrivano o un lettore successivo avesse sentito la necessita di
aggiungere qualcosa o di discutere il testo, o di commentarlo in qualche
maniera, questa addizione (detta glossa) sarebbe stata inserita fra le
righe o posta sui margini senza seguire alcun ordine particolare.
A partire dal XII secolo tre campi del sapere
medievale, ovvero teologia, giurisprudenza e studi biblici, contribuirono
a creare una nuova tendenza verso la disposizione spaziale del testo sulla
pagina. La ragione per una tale innovazione stava nella necessità di
riuscire a presentare l’importanza del testo originale pur circondato
dall’insieme dei commenti tradizionali. I migliori esempi di tale
ricerca sono la Glossa Ordinaria (Bibbia commentata), le Sentenze
di Pietro Lombardo (esposizione concisa delle dottrine della patristica),
e i Decreti di Graziano (commenti alla legge canonica); tutti
questi testi appartengono alla metà del XII secolo. Queste composizioni
tentano di presentare il testo originale ed il corpus dei commenti tutto
su una medesima pagina in modo d rendere più accessibile la comprensione
di una fonte tanto importante.
Vi erano diversi modi di disporre il testo su una pagina, pur essendo
la maggiore caratteristica comune a tutti questi diversi metodi il
concentrarsi più sul commento che sul testo originale. Nel caso delle
Bibbie glossate, il testo principale veniva scritto nella piccola colonna
centrale ma con una grafia grande, chiara e ben spaziata. Le glosse,
scritte in una grafia ben più piccola, qualche volta in corsivo,
scorrevano parallelamente ai lati del testo principale, e due righe di
glossa corrispondevano ad una del testo principale. Effettivamente, il
testo delle glosse diveniva un vero r proprio scritto e se stante che
trovava spazio, quindi, in colonne a destra e sinistra del testo
principale, per le quali una posizione precisa doveva essere assegnata
precedentemente, già nel corso del Rigare/Tracciare
le linee. L’inizio di ogni singola glossa era largamente
collegato con il corrispondente luogo nel testo principale. Le parole
chiave, o lemmata, venivano distinte nei commenti attraverso la
sottolineatura.
Il testo del commento seguì uno sviluppo simile a quello del testo
principale: le diverse parti erano indicate mediante lettere più grandi,
segni ai margini, e la divisione del testo in piccole differenti porzioni.
Le note, in principio inserite nelle glosse stesse, vennero poi segnate da
punti sui margini ed il nome abbreviato dell’autore consentiva
l’identificazione della fonte. In seguito, lo scritto del commentatore
fu distinto da quello della sua fonte attraverso una divisione in paragrafi. I libri illustrati del Medioevo avevano una struttura
completamente differente: qui, infatti, le miniature giocavano un ruolo
centrale mentre il testo era una semplice didascalia.
I libri miniati erano qualcosa a metà strada fra i libri
universitari e quelli illustrati: il testo aveva un ruolo importante ma le
miniature sia illustravano il testo o ne chiarivano meglio il significato
o semplicemente lo accompagnavano.
Liberamente tratto dalla rete
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Ultimo Aggiornamento: 29/11/05.