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Carta 1987 del Restauro degli oggetti d'Arte e di Cultura
Istruzioni per : Allegato A: La tutela dei Centri storici
Allegato B:opere di interesse architettonico
Allegato C: conservazione e restauro delle antichità
Allegato D: conservazione e restauro su opere a carattere plastico, pittorico, grafico e arti applicate
Allegato E: conservazione e restauro del libro
Allegato F: conservazione e restauro dei beni archivistici
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Nella Sezione |
1987 Carta della conservazione e del restauro degli oggetti d'arte e di cultura Allegato
C
Istruzioni
per la conservazione e il restauro delle antichità Oltre alle norme generali contenute negli articoli della Carta 1987 della Conservazione e del Restauro, è necessario nel campo delle antichità tener presenti particolari esigenze relative alla salvaguardia del sottosuolo archeologico e alla conservazione e al restauro dei reperti durante le ricerche terrestri e subacquee in riferimento all'art. 4. Il problema di primaria importanza della salvaguardia del sottosuolo archeologico è necessariamente legato alla serie di disposizioni e di leggi riguardanti l'esproprio, l'applicazione di particolari vincoli, la creazione di riserve e parchi archeologici. In concomitanza con i vari provvedimenti da prendere nei diversi casi, sarà comunque sempre da predisporre l'accurata ricognizione del terreno, volta a raccogliere tutti gli eventuali dati riscontrabili in superficie, i materiali ceramici sparsi, la documentazione di elementi eventualmente affioranti, ricorrendo inoltre all'aiuto delle varie tecniche di rilevamento e di telerilevamento e delle prospezioni del terreno, in modo che la conoscenza quanto più completa possibile della natura archeologica del terreno permetta più precise direttive per l'applicazione delle norme di salvaguardia della natura e dei limiti dei vincoli, per la stesura dei piani regolatori e per la sorveglianza, nel caso di esecuzione di lavori agricoli o edilizi. Per
la salvaguardia del patrimonio archeologico sottomarino, collegata alle
leggi e disposizioni vincolanti gli scavi subacquei e volta a impedire
l'indiscriminata e inconsulta manomissione dei relitti di navi antiche e del
loro carico, di ruderi sommersi e di sculture affondate, si impongono
provvidenze particolarissime, a cominciare dall'esplorazione sistematica
delle coste italiane con personale specializzato al fine di arrivare alla
compilazione accurata di una Forma Maris con l'indicazione di tutti i
relitti e i monumenti sommersi, sia ai fini della loro tutela, sia ai fini
della programmazione delle ricerche scientifiche subacquee. Il recupero di
un relitto di un'imbarcazione antica non dovrà essere iniziato prima di
aver predisposti i locali e la particolare necessaria attrezzatura che
permettano il ricovero dei materiali recuperati dal fondo marino, tutti
quegli specifici trattamenti che richiedono soprattutto le parti lignee, con
lunghi e prolungati lavaggi, bagni di particolari sostanze consolidanti, con
determinato condizionamento dell'aria e della temperatura. I sistemi di
sollevamento e di recupero di imbarcazioni sommerse dovranno essere studiati
di volta in volta in relazione allo stato particolare dei relitti, tenendo
conto anche delle esperienze acquisite internazionalmente in questo campo
soprattutto negli ultimi decenni. In queste particolari condizioni di
rinvenimento - come anche nelle normali esplorazioni archeologiche terrestri
- dovranno considerarsi le speciali esigenze di conservazione e di restauro
degli oggetti secondo il loro tipo e la loro materia: ad esempio per i
materiali ceramici e per le anfore si prenderanno tutti gli accorgimenti che
consentano l'identificazione di eventuali residui o tracce del contenuto,
costituenti preziosi dati per la storia del commercio e della vita
nell'Antichità; particolare attenzione dovrà inoltre esercitarsi per il
riscontro e il fissaggio di eventuali iscrizioni dipinte, specialmente sul
corpo delle anfore. Durante le esplorazioni archeologiche terrestri, mentre
le norme di recupero e di documentazione rientrano più specificatamente nel
quadro delle norme la relative alla metodologia degli scavi, per ciò che
con |
Nel
caso del ritrovamento di elementi disaggregati di decorazioni in stucco o in
pittura o in mosaico o in opus
sectile è necessario, prima e durante la loro rimozione, tenerli uniti
con colate di opportuni leganti (ovviamente reversibili), con garze e
adeguati collanti, .a in
modo da facilitarne la ricomposizione e il restauro in laboratorio. Nel
recupero di vetri è consigliabile non procedere ad alcuna pulitura durante
lo scavo, per la facilità con cui sono soggetti a sfaldarsi. Per quel che
riguarda ceramiche e terrecotte è indispensabile non pregiudicare, con
lavaggi o affrettate puliture, l'eventuale presenza di pitture, vernici,
iscrizioni. Particolari delicatezze s'impongono nel raccogliere oggetti o
frammenti di metallo, specialmente se ossidati, ricorrendo, oltre che a
sistemi di consolidamento, eventualmente anche ad adeguati supporti.
Speciale attenzione dovrà essere rivolta alle possibili tracce o impronte
di tessuti. Rientra nel quadro soprattutto dell'archeologia pompeiana l'uso,
ormai largamente e brillantemente sperimentato, di ottenere calchi dei
negativi di piante e di materiali organici deperibili mediante colate di
gesso nei vuoti rimasti nel terreno. Ai fini dell'attuazione di queste
istruzioni si rende necessario che, durante lo svolgimento degli scavi, sia
garantita la disponibilità di restauratori pronti, quando necessario, al
primo intervento di recupero e fissaggio.
Con
particolare attenzione dovrà essere affrontato il problema del distacco e
successiva ricollocazione in situ delle opere di pittura e di mosaico.
L'esperienza ha insegnato infatti che non sempre il distacco è praticabile
senza danni, e la ricollocazione non è opportuna, specie se non si sono
modificate adeguatamente le condizioni ambientali e di fruizione delle opere
stesse. Il distacco e la ricollocazione nella sede originaria dovranno
essere considerati eccezioni e non regola. In caso di riconosciuta necessità
del distacco o dello strappo, e della successiva ricollocazione, si
raccomanda che il supporto sia realizzato con materiali chimicamente e
fisicamente compatibili con l'opera.
Particolari esigenze di salvaguardia dai pericoli derivanti dall'alterazione climatica richiedono gli interni con pittura parietale in situ (grotte preistoriche, tombe, piccoli ambienti); in questi casi è necessario mantenere costanti due fattori essenziali per la migliore conservazione delle pitture; il grado di umidità ambiente e la temperatura-ambiente. Tali fattori vengono facilmente alterati da cause esterne eri estranee all'ambiente, specialmente dall'affollamento dei visitatori, da illuminazione eccessiva, da forti alterazioni atmosferiche esterne; si rende perciò necessario studiare particolari cautele anche nell'ammissione di visitatori, mediante camere di climatizzazione interposte fra l'ambiente antico da tutelare e l'esterno. Tali precauzioni vengono già applicate ai monumenti preistorici dipinti in Francia e in Spagna e sono auspicabili anche per molti nostri monumenti (tombe di Tarquinia).
Per
il restauro dei monumenti archeologici, oltre alle norme generali contenute
nella Carta 1987 della Conservazione e del Restauro e nelle istruzioni per
la condotta dei restauri architettonici, saranno da tener presenti alcune
esigenze in relazione alle particolari tecniche antiche. Innanzitutto,
quando per il restauro completo di un monumento, che ne comporta
necessariamente anche lo studio storico, si debba procedere a saggi di
scavo, allo scoprimento delle fondazioni, le operazioni debbono essere
condotte col metodo stratigrafico, che può offrire preziosi dati per le
vicende e le fasi dell'edificio stesso.
Per
il restauro di cortine di opus incertum, quasi reticulatum, reticulatum e
vitatum, se si usano la stessa qualità di tufo e gli stessi tipi di tufelli
si dovranno mantenere le parti restaurate su un piano leggermente più
arretrato, così pure le cortine laterizie.
Quale
alternativa all'arretramento della superficie
nelle integrazioni di restauro moderno, si può utilmente praticare
un solco di contorno che delimiti la parte restaurata o inserirvi una
sottile lista di materiali diversi.
Sarà
infine opportuno collocare in ogni zona restaurata targhette con la data o
imprimervi sigle o speciali contrassegni. In ambiente romano, il marmo
bianco può essere integrato con travertino o calcare, in accostamenti già
sperimentati con successo (restauro del Valadier all'arco di Tito).
Nei
monumenti antichi e particolarmente in quelli di epoca arcaica o classica è
da evitare l'accostamento di materiali diversi e anacronistici nelle parti
restaurate, che risulta stridente e offensivo anche dal punto di vista
cromatico, mentre si possono usare vari accorgimenti per differenziare l'uso
di materiale uguale a quello con cui è costruito il monumento e che è
preferibile mantenere nei restauri. Un problema particolare dei monumenti
archeologici è costituito dalle coperture dei muri rovinati. E
consigliabile realizzare tali coperture, rinunciando all'estetica puramente
scenografica del rudere, con lastre possibilmente di coccio pesto a doppio
spiovente e munite di gocciolatoio in modo da evitare il per colamento sulle
sottostanti facce del muro.
Riguardo
al problema generale del consolidamento dei materiali architettonici e delle
sculture all'aperto, sono da evitare sperimentazioni con metodi non
sufficientemente comprovati, tali da recare danni irreparabili.
Per
i reperti archeologici a carattere architettonico si raccomanda di evitare,
per quanto possibile, consolidamenti con iniezioni cementizie e cuciture
armate, in quanto è praticamente impossibile evitare rigurgiti di cemento
fluido che comunque deturperebbero le parti a vista delle strutture.
Nel
caso di murature in concrezioni rivestite di laterizio è da preferirsi la
ricostituzione del rivestimento, ove mancante, con murature in mattoni di
valore anche strutturale che si adatti per spessore e tessitura alle
anfrattuosita delle lacune delle pareti in tutta la loro profondità. Per
ulteriori dettagli relativi alla protezione dei manufatti a faccia vista si
veda l'allegato B.
Nella
formulazione di un programma di scavo devono esser previste le spese per
un'adeguata copertura e la provvisoria conservazione in situ dei reperti
scavati, nonché le spese per la pubblicazione dei rilievi eseguiti e di una
speciale memoria sull'insieme dei reperti stessi. Poiché una copertura di
fortuna e comunque transitoria ha unicamente lo scopo di impedire un rapido
deterioramento dei reperti e del sito per effetto delle intemperie e delle
infestazioni biologiche, qualora non sia possibile trasformare il sito in
ambiente stabilmente protetto è preferibile, a pubblicazione avvenuta,
procedere al riempimento degli scavi eseguiti.
Tale
riempimento dovrà essere oculatamente realizzato con un sistema di
drenaggio funzionale e con materiali sterili, inerti e leggeri (miscele di
pozzolana e lapillo ecc.).
In
ogni caso ogni progetto e la relativa attuazione dovranno esser studiati
tenendo conto delle differenti esigenze climatiche dei vari ambienti,
particolarmente differenziate in Italia.
Ultimo Aggiornamento: 27/06/02.
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