TRATTO DAL GIORNALE DI OSTIA
DEL 22 SETTEMBRE 2000
DI
PAOLO TANI
La scelta della maggioranza di centro-sinistra,
e in essa del gruppo consiliare del Prc,
di approvare il piano diedificazione di
Stagni, è una scelta profondamente sbagliata, è
un'ulteriore elemento di cementificazionee di
devastazione del territorio della tredicesima
circoscrizione. Intorno ai piani di edificazione
L/167/62 nella zona di Stagni negli anni scorsi si
era svolta una forte battaglia di cui Rifondazione
Comunista era stata tra i protagonisti con l'allora
consigliere Cesare Mora, battaglia che tentava di
impedire che tentava di impedire questo ulteriore
scempio del nostro territorio, che prevede un
insediamento di ulteriori 5.000 abitanti in una zona
priva di servizi e con una struttura viaria incapace
di reggere questa mole di abitanti. I sostenitori di
questi progetti dicono che solo attraverso questi
interventi è possibile dotare la zona dei servizi
necessari e che queste edificazioni rispondono alle
necessità degli abitanti di Stagni. Queste motivazioni
sono profondamente false e servono solo a coprire gli
interessi politici ed economici che sottostanno a
queste operazioni. Nessuno vuole negare agli abitanti
di Stagni di costruire casse per i propri figli o di
chi ha lottinon edificati su cui poter costruire ma
questo sarebbe possibile senza ricorrere a piani
straordinari e con cubature molto inferiori a quanto
previsto e con un incremento abitativoche realisticamente
non può superare il 50% degli attuali abitanti. Per
quanto riguarda i servizi è compito del Comune intervenire
con i soldi dell'Ici delle sanatorie e spostando fondi
del bilancio comunale e non attraverso la cosiddetta
urbanistica contrattata. In realtà questa operazione è
stata fortemente voluta dall'assessore Montino che da anni
è il padre padrone dei Ds slu territorio legato profondamente
con i "padroni" di Ostia. Non a caso è smpre in prima
linea in tutti i progetti di cementificazione è di
devastazione del territorio, da Stagni al progetto Portoghesi,
al porto, al tentativo di strappare la Vittorio Emanuele
ai suoi fini sociali. Forte è stata in questa vicenda la
capacità di ricatto della Giunta Comunale e dei Ds sui
partiti della maggioranza locale, i quali (Ds esclusi)
avevano nei giorni scorsi deciso di bocciare questi
progetti e di proporre un progetto alternativo. Questo
cedimento ulteriore è un segno della perdita di ogni
autonomia e di capacità di progettare uno sviluppo
diverso e tutte le chiacchiere slu decentramento
amministrativo. Questa scelta è anche una rottura con il
programma con cui era stato eletto Massimo Di Somma,
programma che conteneva al centro i temi del decentramento e
di un rifiuto rifiuto di ogni ulteriore cementificazione.
Con questa vicenda emergono i limiti di questa maggioranza,
l'incapacità di dotarsi di un progetto politico alternativo
al centro-desta, che sappia prefigurare uno sviluppo altro
per il nostro territorio, che rispondere ai bisogni della
gente in cui la questione ambientale non sia solo evocata
in occasione dei disastri ambientali come l'incendio della
pineta e del mare, ma anche di un'urbanistica a misura di
essere umano, un'urbanistica che parli di una città vivibile,
in cui il recupero, il riuso, l'utilizzazione del patrimonio
esistente siano elementi centrali. Da questa vicenda emerge
con chiarezza la crisi di una sinistra incapace di essere
realmente alternativa alla destra e al pensiero dominante
e ormai appiattita sugli inetressi di quella o quell'altra
lobbies il cui unico obiettivo è il governo dell'esistente.
E' quindi necessario ora più che mai che tutte le forze
politiche e sociali, i singoli, che ritengono che questo non
sia l'unico orizzonte possibile, che non sono disponibili a
gestire lo stato di cose presenti, si pongano con forza la
necessità di una aggregazione della sinistra alternativa e
antagonista, capace di forzare l'orizzonte e di rompere la
cappa ceh ci sovrasta e sappia indicare la strada per la
costruzione di una sinistra altra e di un altro movimento
operaio. |