Itinerario Barocco

Passeggiate

Bernini contro Borromini

Uno dei giochi inesauribili che si possono fare visitando Roma è: "Bernini o Borromini: chi dei due è Mister Barocco?" A Roma ciascuno ha la sua risposta allo scottante quesito.

Bastano due giorni di tour della città per formarsi un’opinione e contestare ogni diverso parere. Questi due massimi architetti delle meraviglie della Roma barocca nacquero a un anno di distanza, e agli esordi della loro vita professionale erano amici e lavoravano fianco a fianco alla progettazione di fastosi edifici.

Ben presto, però, si trovarono a competere aspramente per accaparrarsi i committenti, il che li rese acerrimi nemici. Erano approdati a Roma da opposti lidi: l’esuberante Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) da Napoli, l’arcigno Francesco Borromini (1599-1667) dalla Lombardia. Quest’ultimo, distrutto dalla paranoia, finì suicida dopo aver trascorso gli ultimi anni della vita a denigrare il rivale sempre più famoso, mentre lui era ormai dimenticato e spesso disoccupato.

All’epoca Bernini superò indiscutibilmente, per fama e produzione, il rivale cui sopravvisse, ma le quotazioni di Borromini hanno oggi raggiunto, se non superato, le sue.

A voi decidere quale preferite: il nostro tour di circa un’ora consente di ammirare alcuni dei capolavori di entrambi.


S. Andrea al Quirinale

S. Andrea al QuirinaleCon questo edificio (1658-1671), Bernini ribalta la concezione prevalente in fatto di architettura religiosa: la chiesa ha infatti una pianta ellittica, dove l’asse più lungo è quello orizzontale, mentre il più corto va dall’ingresso all’altar maggiore.

La facciata, incassata in un proscenio ricurvo con un effetto di grande contrasto, è totalmente costituita da elementi dell’architettura classica (fregio con motivo greco consistente in un serrato alternarsi di forme ovali e piccoli parallelepipedi, colonne corinzie, triangoli e semicerchi romani), ma tutti sottoposti a una compressione laterale che ne esalta la verticalità.

In alto sulla facciata, in posizione dominante, campeggia il grande stemma papale del Principe Camillo Pamphili, committente dell’opera.

L’interno, da molti definito "la perla del Barocco", è un gioco di luci e ombre che prelude al Rococò. Verso l’alta cupola si slancia un gruppo scultoreo con un Sant’Andrea crocifisso che sovrasta l’altare, volgendo lo sguardo all’immagine di se stesso nell’atto di ascendere in cielo. Celestiale!.

Via del Quirinale   (Mappa J 4)


S. Carlo alle Quattro Fontane

S. Carlo alle Quattro FontaneBorromini ottenne la sua prima commessa grazie a Bernini, quando i due erano ancora amici.

Si trattava di progettare un monastero e una chiesa posti su un piccolo appezzamento di terreno di proprietà di un oscuro ordine religioso spagnolo, i Trinitari Scalzi.

Forse nessun’altra chiesa al mondo evidenzia tanto chiaramente come S. Carlo (1634-1667) lo sforzo - che costituisce l’obiettivo dell’architettura barocca - di tradurre in termini spaziali il drammatico pulsare del movimento.

Dall’esterno non s’indovinerebbe mai che aspetto abbia l’interno: a eccezione del portale d’ingresso, la facciata è tutta un susseguirsi di curve sinuose, convesse al centro e concave ai lati, intercalate da nicchie concave.

L’occhio non si posa mai su un elemento dominante, come accadrebbe su una piatta facciata rinascimentale. L’interno è a pianta ellittica, come "pizzicata" in quattro punti, in corrispondenza delle nicchie, ma la sezione della cupola, più che rispecchiare il disegno del pavimento sottostante, esplode verso il cielo.

Come in tutte le chiese del Borromini, l’interno è di un bianco assoluto. Tutta la chiesa potrebbe comodamente entrare in uno dei pilastri che reggono la cupola di San Pietro.

Se potete, cercate di visitare S. Carlo negli orari in cui è visibile anche l’attiguo chiostro, dove Borromini dimostra la sua devozione al manierismo di Michelangelo con trucchi abili e spaesanti, come l’assenza di colonne ai quattro angoli: il piano superiore è infatti sorretto da colonne binate sormontate da archi che sembrano destinati, più che a sostenere carichi, a creare un gioco di vuoti e pieni.

Via del Quirinale  (Mappa J 4)


Quattro Fontane

Per dare risalto all’imponente crocevia formato da Via XX Settembre, Via delle Quattro Fontane e Via del Quirinale, Papa Sisto V chiese all’architetto Domenico Fontana di progettare qualcosa di artistico.

Il pontefice, che era di per sé uno straordinario urbanista, aveva già provveduto a contrassegnare le estremità opposte delle strade che qui s’incrociano con alcuni obelischi: quello davanti al Palazzo del Quirinale, quello dietro la basilica di Santa Maria Maggiore e quello in cima alla scalinata di Piazza di Spagna, mentre in fondo a Via XX Settembre sorgeva Porta Pia.

Fontana (mai cognome fu più appropriato) pose ai quattro angoli le fontane che rappresentano l'Arno e il Tevere, Giunone e Diana.

Incrocio tra Via XX Settembre e Via Quattro Fontane (Mappa J 4)


Palazzo Barberini

Palazzo BarberiniIn questo gigantesco edificio (1633) vi troverete faccia a faccia con i due giganti del Barocco.

L’ingresso dell’ala sinistra vi condurrà all’imponente scalinata del Bernini, a pianta quadrata. Subito dopo l’ingresso nell’ala destra, si trova invece la scala ovale del Borromini, più piccola.

Borromini era assistente capo di Carlo Maderno, l’architetto che aveva iniziato i lavori per la costruzione del Palazzo e che egli considerava suo maestro, insieme a Michelangelo.

Alla morte di Maderno, Bernini, prodigioso artista appena trentunenne, ne prese il posto ereditando tra le maestranze anche Borromini, appena un anno più giovane di lui.

Bernini era già considerato lo scultore e il decoratore di maggior talento a Roma, ma sapeva poco di architettura e dovette appoggiarsi a Borromini per risolvere i problemi che una così immensa costruzione comportava.

La scala a pianta quadrata colpisce per il modo in cui le rampe si spingono in alto, piegandosi ad angolo retto, ma la raffinata eleganza della scala ovale dimostra la capacità di Borromini di conferire monumentalità a spazi anche piccoli.

Dall’esterno, guardando la facciata principale, si notano i particolari delle finestre all’ultimo piano, disegnate da Borromini. Le sette centrali sono sormontate da archi dalla prospettiva sfalsata per farle apparire molto arretrate rispetto al corpo dell’edificio. Ai due lati delle sette finestre centrali, due più piccole, una per parte, segnano una rottura con i criteri architettonici del passato.

In alcune delle sue grandi sale è ospitata la Galleria Nazionale d’Arte Antica (Vedi: Musei), la cui collezione permanente comprende dipinti prestigiosi, come la "Fornarina" di Raffaello e il ritratto di "Enrico VIII" di Holbein.

Via Quattro Fontane, 13. Tel 06 4814591.
Orario: da mar. a sab. 9-19, dom. 9-13. Chiuso Lun. (Mappa K 3)


Piazza Barberini

Fontana del Tritone, piazza BarberiniUscendo da Palazzo Barberini e scendendo verso destra si trova l’omonima piazza, dominata dalla famosa Fontana del Tritone (1642).

In quest’opera Bernini rompe con la tradizione eliminando praticamente ogni elemento architettonico e creando una fontana puramente scultorea.

Il Tritone, inginocchiato su due grosse conchiglie sorrette da quattro delfini, soffia in una conchiglia da cui scaturisce un alto zampillo d’acqua.

All’angolo di Via Veneto si trova la "Fontana delle Api" (1644), costruita da Bernini in onore del suo protettore Papa Urbano VIII Barberini, sul cui stemma gentilizio campeggiava l’ape, simbolo quanto mai appropriato per una famiglia tanto operosa. Lo stemma raffigura tre grossi insetti che attraversano una conchiglia per bere alla grande fontana.

Piazza Barberini (Mappa J 3)

A VOI LA SCELTA: In piedi nella grande Piazza Barberini, guardate verso Via delle Quattro Fontane e la chiesa borrominiana di San Carlo. Osservate attentamente le due splendide fontane del Bernini. Ora guardate Palazzo Barberini, che domina la piazza. Immaginate di essere un cardinale del XVII secolo, nipote preferito del Papa, e di dover scegliere chi sarà il vostro architetto personale: Bernini o Borromini? E perché non entrambi?


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