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"I hope
it's not too late". Spero non sia troppo tardi...dice una bella e vecchia
canzone di Neil Young che avrebbe potuto fare da sottofondo musicale alla
performance realizzata da Gigi Fernandez a wimbledon. No riteniamo che non
è mai troppo tardi, almeno finchè ci srà qualcuno in grado di apprezzare
lo spettacolo, il contenuto tecnico e le emozioni del tennis, e la 30enne
campionessa di Puerto Rico è certamente capace di garantire questa miscela
di ingredienti. Ci sono volute le semifinali di Wimbledon perchè qualcuno
si accorgesse del suo"braccio", anche perchè la maggiranza l'ha sempre
considerata soltanto una doppista tenendola quindi relativamente in
considerazione. La corsa della Fern andez verso il penultimo round dei
"Championships" ha avuto contorni simili ad un'altro tragitto che aveva
già percorso in passato. Nel lontano 1984, sull'erba di Newport , Gigi si
era fatta notare per la prima volta dai media rag giungendo la finale del
torneo. Aveva perso all'ultimo round delle qualifica zioni ma , grazie
all'improvviso ritiro di Pam Shriver per un influenza, si era trovata di
nuovo in gara . Non sprecava quell'occasione e ,
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giocando con le gambe incerottate per un infortunio,
raggiungeva il matchclou dove l'attendeva
l'allora imbattibile Martina Navratilova . Grazie a questo risultato la
Fernandez è diventata anche la prima lucky-loser ad approdare al turno
conclusivo di un event del Virginia Slim . Dopo quell'exploit le conferme
hanno faticato ad arrivare , e Gigi ha cominciato a produrre prestazioni
altalenanti . Aveva difficoltà a conservare a lungo la concentrazione e ,
così , a volte gridava sfogando la rabbia , discuteva con gli arbitri per
le chiamate dubbie e rompeva qualche racchetta . Non era in grado di
nascondere quello che provava mentre correva dietro a paure inconscie
sogni ed emozioni che la lasciavano senza idee per il suo gioco. Questi
comportamenti avevano convinto molti esperti a non occuparsi di lei perchè
non sarebbe mai diventata una campionessa . Solo pochi-i più sensibili-
hanno tentato di comprenderla certi che , prima o poi , il suo talento e i
suio sforzi avrebbero avuto il successo che meritavano. Avevano ragione .
Gigi Fernandez che è residente ad Aspen ed ha acquisito la cittadinanza
americana , è riuscita a migliorare grazie all'aiuto dei suio due coach
Julie Anthony (all'epoca anche la sua compagna) e Peter Moore ma anche
alla sua maturazione individuale . Le sue qualità sono rimaste inalterate:
la passione per il gioco, la buona abitudine di sorridere e di divertirsi.
Oggi è solo più in forma , sia mentalmente che fisicamente , oltre ad
essere più saggia . Nei sei confronti disputati nell'ultima edizine di
Wimbledon(1994) abbiamo visto una Fernandez concentrata come non mai,
senza cali psicologici ne crisi di stanchezza , frutto del duro lavoro
svolto in tutti questi anni e specificamente prima del torneo . Noi siamo
lieti che in molti abbiano apprezzato il suo tennis.
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