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TOTU IMPARE PRO SA INDIPENDENTZIA DE SA NATZIONE SARDA

Est arribada s'ora de cumintzare sa bardana pro torrare sa Sardigna a sos Shardanas

Sa tzerachia batut miseria sa suverania batut prosperidade

Tzeladu su ventu sardista si pesat su ventu de s'indipendentzia

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Torra a Buscadore

NE’ CON GLI UNI NE CON GLI ALTRI MA DALLA PARTE DEI POPOLI OPPRESSI

 

Sia Bin Laden che Bush si muovono sulla filosofia del „ O con noi o contro di noi“,  con terminologia diversa nel concreto tutti e due stanno suonando le trombe della guerra santa.

Guerra santa che di santo ha ben poco giacché legata ad uno scontro di carattere imperialistico per il controllo di uno dei fattori indispensabili per l’imposizione e la conservazione dell’imperialismo; le risorse energetiche.

Questa guerra è la conseguenza di una comparia imperialistica andata male, una comparia costituita dal Pakistan, Bin Laden e gli Stati Uniti che per avere il controllo delle risorse energetiche della regione del Mar Caspio e del Caucaso hanno inventato e foraggiato i Thalebani per scacciare i russi ed avere in Afghanistan un governo stabile.

Un governo stabile che permettesse ad un consorzio internazionale con alla testa la società petrolifera americana UNOCAL di costruire un gasdotto che dal Turkmenistan, attraverso l’Afghanistan sfociasse in Pakistan.

Un accordo dunque tra capitalismi da cui gli Stati Uniti, disponibili anche a riconoscere il governo dei Thalebani, si proponevano di ottenere un controllo sulle risorse energetiche della Regione che aggiunto al controllo su quelle del Medio Oriente, messo al sicuro dopo la guerra del Golfo, dovevano assicurargli la leadership mondiale.

Altro che guerra di religione o contro i terroristi, l’attuale guerra come del resto le altre, è dovuta e alimentata dalla volontà di conseguire o mantenere capacità imperialistiche.

L’integralismo religioso ed il terrorismo non sono mai le ragioni di una guerra ma sono piuttosto delle armi da guerra, armi molto potenti da mettere in campo quando sono impari le strutture belliche dei contendenti. Bush e Bin Laden sanno benissimo qual è l’importanza della posta in gioco e ognuno mette in campo le armi migliori che possiede, sacrificando la vita, le libertà sociali e la dignità di persone e di popoli, senza escludere che se dopo tante distruzioni e morti innocenti, non vi sarà un vincitore si possa rimettere sù la comparia.

In questo genere di confronti tutto è possibile, la categoria dell’ingiustificabile rimane vuota, anche le stragi e i genocidi vanno a riempire la categoria del giustificabile.

Pronti nell’esecrazione per le stragi subite si è altrettanto pronti nella giustificazione di quelle perpetrate.

E’ da questa logica che nasce la strage delle torri gemelle, ma anche quella dello sterminio del popolo Ceceno, della strage di bambini causati dall’embargo all’IRAQ e quella dei bombardamenti intelligenti in Iugoslavia, una logica vecchia quanto è vecchia la storia dell’uomo ma che nei tempi moderni ha avuto dei maestri che le hanno dato una veste scientifica e programmata, della quale è stato fatto il varo e verificata l’efficienza a Iroshima e Nagasaki.

Ed è anche da questa logica che nasce l’internazionalismo dell’imperialismo e del capitale che, rivelatosi più efficiente dell’internazionalismo proletario, ha saputo formare un fronte unico ( vedi l’accordo tra Busceddu barrosu e Putineddu su zullu ) per tutelare gli stati-nazione, perpetuare la soggezione delle nazioni senza stato e dare corso al perfezionamento del liberismo e della globalizzazione, ultimi mostri del capitalismo.

Da figli di una nazione senza stato, impegnato in una lotta di liberazione nazionale, non possiamo fare altro che inquadrare l’interpretazione di ogni evento, compresa la guerra in Afganistan, nella categoria della positività se aiutano la nostra lotta e in quella della negatività se la frenano.

Non avendo nessuna morale da rispettare all’infuori di quella interna alla nostra nazione e non essendo disponibili a piangere per nessun tipo di oppressore, non abbiamo dubbi che un indebolimento dell’imperialismo americano causerà un indebolimento dell’imperialismo italiano e del sistema degli stati-nazione e permetterà di fare un passo in avanti alle lotte di liberazione nazionale e alla costruzione di aggregati tra popoli basati sull’eguaglianza e non sulla sudditanza.

Ecco perché noi indipendentisti non ci schiereremo con nessuno dei due “compagni di merende”, noi stiamo dalla nostra parte, dalla parte dei popoli oppressi, ignorati e sfruttati e dalla parte delle persone che, senza nessuna colpa, saranno la carne da macello da sacrificare sugli altari dell’imperialismo internazionale. 

Qualche perplessità gli indipendenti la hanno anche verso i pacifisti di stato, che molto spesso sono difensori dei diritti dei popoli in casa d’altri e oppressori in casa loro.

Siamo sicuri che se per la lotta di liberazione nazionale scegliessimo, come riteniamo nostro diritto, la lotta armata, per molti dei manifestanti italiani che parteciperanno alla marcia pacifista d’Assisi diventeremmo dei terroristi, criminali secessionisti che attentano alla sacra indivisibilità della patria italiana.

E’ anche per questo che non abbiamo sentito un forte incentivo, anche se manderemo comunque una nostra delegazione, che c’inducesse a partecipare alla marcia di Assisi, non ce la sentivamo di marciare a fianco di forze politiche che nella nostra terra rappresentano il dominatore italiano e non riconoscono l’esistenza e tanto meno i diritti della nostra nazione.

Noi indipendentisti siamo nella condizione di tutti i combattenti che lottano, per una causa giusta, contro un nemico potente che non solo dispone di eserciti ma è membro di organismi internazionali formati da stati-nazione.

Siamo nella condizione che qualunque nostra azione armata, che non essendo stato non può essere certo portata avanti con un esercito regolare, sarà dal sistema imperialistico, compreso lo stato italiano e i partiti che ne formano il sistema politico di governo ed opposizione, classificata nella categoria degli attentati terroristici. La dimostrazione di quanto affermato è evidente, basta prendere in considerazione il caso Basco, Curdo, Ceceno, Palestinese, Irlandese, Corso e di tutti i patrioti che hanno optato per la lotta armata. E’ una logica perversa, per noi inaccettabile, basata su una discriminazione intollerabile, che agli stati-nazione permette di chiamare guerre le proprie azioni armate ed eroi o padri della patria i propri combattenti e che relega le lotte armate di liberazione nazionale, delle nazioni senza stato, negli atti di terrorismo e attribuisce ai patrioti combattenti la qualifica di criminali terroristi. Dimenticando anche che molti degli attuali stati-nazione sono arrivati all’indipendenza grazie a quelle azioni che oggi classificano come atti terroristici e grazie a quei combattenti che oggi chiamano eroi ma che ieri erano terroristi.

Il problema terrorismo non è risolvibile, come fanno anche alcuni pacifisti e partiti politici di sinistra, inquadrandolo negli atti criminali e combattendolo con azioni di polizia portate avanti dall’ONU.

Nessuna azione di polizia risolverà il problema palestinese, ceceno, curdo o basco o il problema degli scompensi tra zone ricche e zone povere del mondo creati dalla globalizzazione. Come non sarà certo il carrozzone ONU, formato quasi esclusivamente da stati-nazione e controllato dagli stati imperialisti, adesso anche alleati, a risolvere il problema delle nazioni senza stato o della globalizzazione e dei conflitti che ne derivano, dato che ne sono alcuni suoi componenti stessi la causa.

La soluzione dunque non è conseguibile né con la guerra né con le azioni di polizia ma solo con il riconoscimento ed il rispetto di tutte le nazioni e della loro sovranità sul proprio territorio ed in particolare sulle proprie risorse energetiche, sul superamento della statualità come condizione necessarie per avere diritti nazionali o con il riconoscimento di tale condizione a tutti i popoli impegnati nelle lotte di liberazione nazionale e che sono tenuti in stato di sudditanza e soggezione.

Finché ci sarà qualcuno che per conseguire o mantenere la leadership mondiale, vorrà; avere il controllo delle risorse energetiche mondiali espropriandole ai legittimi proprietari, avere il controllo dell’informazione, costruire armi catastrofiche e imporre agli altri di non farlo, fare le classifiche dei buoni e dei cattivi con annesso bombardamento, ci sarà qualche concorrente della stessa pasta e ci saranno guerre, vittime innocenti, diritti negati da sacrificare sull’altare della geopolitica dell’imperialismo.

Un’ultima  considerazione; L’america non eliminerà Bin Laden come non ha eliminato Sadam, per l’imperialismo questo tipo di nemici sono linfa vitale, vanno conservati come il bene più prezioso perché sono alla base dell’impalcatura imperialistica che ha necessità di mascherare il terrore, le stragi e le ruberie necessarie a tenere in soggezione altri popoli e la loro stessa nazione.

Bush senza Bin Laden sarebbe una figura sbiadita e piatta, nel suo intimo avrà ringraziato Bin Laden mille volte per averlo tolto dalla mediocrità, come Bin Laden avrà ringraziato mille volte Bush per averlo scelto come suo nemico.       Bustianu Cumpostu