Il territorio di Sarroch è caratterizzato da un fortunato microclima che permette la precoce maturazione degli ortaggi e dei frutti coltivati su di esso.

Attualmente sono 54 le famiglie che traggono il proprio reddito dalla propria azienda agricola, la maggior parte di queste hanno un indirizzo produttivo specializzato. Il microclima già citato, permette la coltura dell'albicocca, su un'estensione di circa 70 ettari, già a metà maggio, al mercato di Cagliari sono in vendita squisite albicocche provenienti dal territorio sarrochese.
Da circa un decennio anche la coltura del pesco si va affermando, anche se la superficie di
terreno destinata a questa coltura è ancora esigua, circa 15 ettari, soprattutto per mancanza di manodopera specializzata.
Una buona incidenza sta assumendo anche la coltura del susino, con le nuove cultivar californiane di susino cino-giapponese gustose e di grossa pezzatura ( anche 120 grammi! ).

 

Molta importanza, ha invece perso la viticoltura, in concomitanza con i premi che la CEE destinava ai viticoltori per l'estirpazione dei propri vigneti; per questo motivo, la produzione viticola oggi è praticamente irrilevante.

Ma la specialità agricola più importante per l'agricoltura sarrochese è la coltivazione della favetta per il consumo fresco. Questa viene seminata entro la seconda decade di settembre, per poter essere immessa nei mercati verso l'inizio di dicembre; le superfici seminate annualmente superano i 60 ettari e chi pratica questa cultura trae da essa una buona parte del proprio reddito.


Importanti sono anche le coltura cerealicole (grano, orzo, avena) anche se resistono solo a causa del premio commissorio che gli agricoltori ricevono per integrare il proprio reddito, altrimenti insufficiente. 

 

Nell'ambito delle colture protette, diverse sono le aziende serricole nelle quali si coltivano i famosi pomodori camone  che vengono poi commercializzati attraverso la cooperativa Santa Margherita Terra e Sole ( www.saporedisole.it ). La superficie adibita a questa coltura altamente specializzata, in serra, è di circa 12 ettari e gli operatori del settore hanno ormai raggiunto un notevole grado di competenza e specializzazione.

Per quanto riguarda l'attività di allevamento, pochi sono rimasti ormai nel territorio sarrochese, gli operatori di questo settore. Dopo l'epidemia di lingua blu, infatti, dei circa 20 allevamenti fra ovini e caprini, oggi sono presenti solo 2 allevamenti di capre e 4 allevamenti di pecore; la paura di una recrudescenza della malattia ha scoraggiato molti anziani pastori che hanno cessato la loro attività.

 

Molte speranze del territorio sono riposte nella realizzazione della diga sul Rio Monti Nieddu, un invaso di circa 35 milioni di metri cubi d'acqua da destinare ad uso idropotabile ed irriguo.

La realizzazione di questo progetto, attualmente ferma, oltre a risolvere il problema del razionamento dell'acqua potabile, che affligge moltissimo il sud Sardegna, e a favorire lo sviluppo di un'industria turistica legata alla campagna e alla montagna, come gli agriturismo,  darebbe una svolta all'economia non solo sarrochese, ma di tutta l'area. Probabilmente questo risveglierebbe, nei giovani, un interesse per la campagna e l'agricoltura che oggi non c'é, in quanto essi vedono il loro futuro a Sarroch fra gli impianti industriali. Un impegno dei giovani nella campagna, che oltre a lavorarci ci investirebbero con delle imprese, potrebbe veramente far diventare la nostra zona, dal punto di vista agricolo, una piccola California.

 


HOME

IL PAESE - LA STORIA - IL TURISMO - L'ECONOMIA - LE FOTO - I CREDITS - I LINKS