Oltre alle straordinarie torri difensive, i nuraghi, l'archeologia preistorica sarda è caratterizzata da altre architetture grandiose, le tombe di giganti, nome derivante dalla tradizione popolare, che denominava queste costruzioni tumbas de is gigantis. Questo per la grandezza, veramente straordinaria, di queste costruzioni, dove, naturalmente, non vi erano sepolti i giganti. In realtà, queste opere erano delle strutture funerarie usate per le sepolture collettive; ognuna di queste poteva contenere un numero elevato di defunti. Talune arrivavano fino a 200 individui. Questo potrebbe essere il caso della spettacolare tomba di Mussara, lunga fino a 20 metri, in territorio di Sarroch.  

Nella tipica forma di queste costruzioni, si è creduto di poter riconoscere l'intenzionale riproduzione di una protome bovina, dove il corridoio e le murature adiacenti formerebbero la testa del toro e l'esedra formerebbe le corna.  

La tomba è costruita in pietra; il corpo, di pianta più o meno rettangolare allungata, è costituito da muri formati da pietre sovrapposte con copertura varia, a piattabanda, a copertura ogivale e ad archetti monolitici;  l'esedra è costituita da pietre infisse nel terreno a semicerchio, alla base delle quali ne erano poste delle altre piatte a formare un sedile. Tra le pietre che formano l'esedra, spicca al centro l'ingresso, costituito da un portello trapezoidale o rettangolare, e superiormente arcuato (stele centinata).

Questi edifici erano fondamentali nella vita religiosa del popolo nuragico, infatti, oltre al culto delle divinità Toro, Dea Madre e dell'Acqua, era fondamentale il culto dei morti e degli eroi. A questo scopo servivano i sedili dell'esedra, dove i fedeli potevano pregare, e gli altari ritrovati all'interno del corpo delle tombe.

La Tomba di Mussara presenta un lungo corridoio che doveva essere coperto da lastroni di pietra (a piattabanda); sicuramente l’ingresso era chiuso da un lastrone ai cui lati si apriva l’esedra visibile ancora oggi.  

 

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