Ciao, ti piace fare animazione o teatro? Stiamo organizzando
uno stage sul Clown... non pensare ad un buffone o a cose stupide... il clown e' piu'
serio di quanto si creda... continua a leggere e capirai... lo stage serve a conoscere
meglio se stessi, come muoversi su di un palco, come guarda il mondo un clown... questo
stage puo' esserti utile x il tuo lavoro o il tuo servizio o per la tua vita per
conoscerti meglio
Lo stage è una breve introduzione al
mondo di un clown con giochi, tecniche, esperienze e clownerie. Questo è il primo passo
verso la scoperta del clown che vive e respira in ogni essere umano. Il lavoro sul clown
pone la persona davanti a se stessa e agli altri, la porta a riflettere sul suo modo di
essere, sulle sue potenzialità espressive e la stimola a liberarsi dalle sue paure. Per
un attore la scoperta del proprio clown è un lavoro cruciale poiché il clown non è solo
per il circo o per la commedia, ma può essere utilizzato per qualsiasi tipo di teatro. La
scoperta del clown non è nient'altro che la scoperta del gioco come espressione di noi
stessi.
L'espressione della comunicazione del proprio personaggio comico
può avvenire attraverso i giochi e le libere improvvisazioni quindi gioco ed
improvvisazione avranno un grande importanza nello stage. Chi gioca si diverte e da
piacere e buon umore a chi guarda e a se stesso. Realizzarsi nel gioco vitale sia nella
vita sia sulla scena: dal gioco nasce una relazione, da una relazione nasce una storia
fatta d'umanità e da una storia nasce uno spettacolo (forse
).
La prima parte dello stage sarà dedicata a sviluppare
familiarità, complicità, e ascolto fra i partecipanti: vogliamo creare un coro. Poi
cercheremo i giochi e il divertimento, ritmi e tempi che, passo per passo, aiutano a
definire e a esprimere ogni clown. Così inizia la ricerca del nostro proprio clown.
L'ultimo giorno, lavorando con costumi, faremo dei numeri di clown, improvvisazioni e
clownerie utili anche nel campo dell'animazione.
«Il clown è una necessità per il nostro
tempo, è una parte della nostra libertà.»
(Jacques Lecoq)