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di Carlo Luigi Abbenda (PREMESSA) I
primi popoli Agli albori della storia ( inizio età eneolitica ) il Lazio
meridionale ci appare abitato da popoli autoctoni del paese, ritenutisi
tali perché stanziatisi da tempi remotissimi. Una tradizione, peraltro
non ritenuta molto antica dal De Sanctis, li faceva chiamare Aborigeni e
ad essi, dal re Latino, sarebbe derivato il nome di Latini.
Il popolo latino, già agli albori della storiografia greca, ci
appare distinto da quello etrusco abitante sulla riva destra del Tevere.
Tutte queste vicende molto tempo prima che dal cuore dell'appennino
partissero le grandi emigrazioni dei popoli italici, che avrebbero
occupato progressivamente tutta l'Italia centrale e meridionale. I Latini,
seppur dagli scarsi reperti archeologici, ci appaiono nettamente distinti,
per quanto ad essi affini, dai popoli umbri e sabini che si vennero ad
impiantare in tante zone delle pianure tirreniche.
Tale
popolo, stabilitosi in epoca remotissima nella regione pontina, in genere
pose i propri villaggi su alture forti per la loro posizione e difese
anzitutto con argini di terra e di pietra. E' logico quindi supporre che i
Latini abbiano intrapreso la grandiosa opera di costruzione di alcuni
grandiosi lavori di drenaggio rinvenuti nel territorio pontino, attraverso
la realizzazione di una estesa trama di cunicoli : la supposizione è
avvalorata anche dal fatto che costoro forse furono spinti a tale opere
sia dalla necessità di respingere gli abitatori dei monti ma anche dal
bisogno di organizzare l'opera idraulica nei terreni in cui vivevano.
Resta il dubbio se i Latini siano stati gli inventori del sistema di
drenaggio sotterraneo o se lo abbiano appreso dai vicini Etruschi. Non è
neanche accertato se i Latini abbiano costruito i citati cunicoli di loro
iniziativa e in regime di piena libertà politica o se invece essi siano
stati costretti a costruire tale opera dal predominio degli Etruschi,
nell'epoca in cui costoro possedevano, direttamente o meno, tutto il
Lazio.
La ricostruzione, seppure generica e parziale, della storia di
questa parte del Lazio, prima che esso cadesse sotto il dominio degli
Etruschi e di quello successivo dei Volsci è possibile solo partendo da
qualche raro reperto preistorico ed archeologico (sepolcreti di
Caracupa, di Satrico.e di
Velletri ). Altri indizi storici si intravvedono dalle notizie dei più antichi
scrittori greci , attinte dai primi navigatori delle coste laziali ( i
Focesi ed i Calcidesi ). Infine un altro contributo di ricerca ci è stato
tramandato dalla tradizione di leggende antichissime elaborate prima del
periodo greco.
Una seconda opinione contrastante alla prima è
quella di alcuni scrittori moderni che affermano che i primi
abitatori dell'Agro Pontino siano stati i Volsci
per cui hanno pensato che ad essi fossero da attribuire alcuni
grandiosi lavori di drenaggio rinvenuti nel territorio pontino.
I Volsci in realtà scesero nella pianura pontina in tempi relativamente recenti e quasi in epoca storica , circa agli inizi del V secolo a.C.. In tale periodo costoro, sboccando dalla grande valle dell'Amaseno,
spinti dal bisogno dei pascoli invernali e dalla sete di conquista dei
ricchi territori dei Latini Pometii , si affacciarono alle nostre distese
pianeggianti, forse anche incalzati da altri popoli nomadi. Subito dopo la venuta dei Volsci succede un periodo di guerre
accanite tra loro e la lega romano-latina. E' illogico pensare che in tale periodo bellico i Volsci dedicassero le loro energie a compiere la poderosa impresa della costruzione dei cunicoli di drenaggio.
I
Volsci, in realtà, alla loro discesa nella pianura pontina erano
dediti principalmente alla pastorizia, come in origine i popoli montanari,
e come anche la maggior parte
degli Italici. E' cosa troppo meravigliosa che essi, d'un colpo, potessero diventare esperti idraulici e grandiosi bonificatori senza un lungo periodo di tirocinio e di un'assidua pratica. Esclusi
quindi, una volta per sempre, i Volsci, restano gli
abitanti che prima di essi occupavano la regione, cioè i Latini.
L'opinione oggi più diffusa concorda nel ritenere che i Latini, gli
Ausoni ( o meglio Aurunci), gli
Opici, gli Enotri, gli
Itali e i Sicani dello Stretto, facciano parte della prima ondata di
popoli italici che vennero ad abitare nei territori tirrenici.
All'epoca dello storico greco Ecateo esisteva, sul territorio
circostante la sponda sinistra del Tevere, il popolo dei Prisci o Casci
Latini, in perenne lotta con quello abitante la riva destra dello stesso
fiume.
I limiti del Lazio, verso l'ottavo secolo a.C., all'epoca della
fondazione di Roma, erano così definiti: a Nord il Tevere, a Nord-Est l'Aniene
( che forse , all'inizio, divideva i Sabini dai Latini ), a Sud e Sud -
Ovest , con limiti più indefiniti e sfumati, il territorio dei Latini che
verso Est e Nord-Est veniva a contatto con le terre degli Ernici , mentre
a Sud confinava con gli Aurunci. In conclusione della narrazione del periodo bellico tra la
lega Romano-Latina ed i Volsci invasori ricordiamo che, dopo
circa un secolo e mezzo ( tra il
V e il III secolo
a. C.) di alterne
vittorie e sconfitte , la vittoria finale arride ai Romani che, tra
l'altro, avevano eliminati i Latini. I Romani dunque divennero da allora i padroni
assoluti di tutta la regione. |
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