Capitolo 5
Venne sorpresa quell'isola di Formica da sette galee uscite da Biserta

Estate 1718

Il sergente Buatier e la recluta Martinez non impiegarono molto a prendere dimestichezza con i quattro cannoni di piccolo calibro e la mezza dozzina di colubrine con cui i proprietari genovesi, la famiglia Pallavicini, intendevano difendere dai turchi la tonnara dellíisola di Formica, poche centinaia di metri quadri di scoglio tra líisola di Lévanzo ed il porto di Trapani.

Il marchese Camillo Pallavicini, che aveva ottenuto le isole Egadi dal re di Spagna un poí per caso, a compensazione di un prestito inghiottito nella guerra sporca delle Fiandre, per far fruttare al meglio la nuova proprietà si era dato molto da fare per rinvigorire líindustria del tonno. In breve Favignana era diventata la regina delle tonnare siciliane, mentre le reti di Formica erano state di molto allungate, sino a raggiungere, nella parte più estesa, la notevole dimensione di quasi duemila braccia.

Tanta attenzione e spesa per una tonnara custodita in uno scoglio ad un tiro di schioppo da Trapani non è semplice da spiegare, se non per la stessa vicinanza delle mura della città, che facevano ben sperare in una migliore protezione dalle incursioni musulmane.

Assieme ai lunghi capannoni con i tetti spioventi dove venivano custoditi le reti e i vascelli in attesa della breve stagione della pesca, e agli alloggi per i tonnaroti, i Pallavicini avevano fatto costruire anche una robusta torre dalla elegante forma di stella a quattro punte, mettendoci a guardia, a loro spese, due coppie di artiglieri. Resisi quindi disponibili i posti di comandante ed artigliere, il sergente Buatier e Diego si trovarono dallíoggi al domani sulla torre della tonnara di Formica, confinati in un orizzonte ben più angusto di quello dove avevano vissuto nei tre anni precedenti .

Annamaria, invece, rimase ancora per un po' a Maréttimo, ad aiutare Mastro Tore in quello che il vecchio corallaro cominciava a considerare il suo ultimo progetto: la fabbricazione di esplosivi.

"Perché", -si chiedeva il vecchio- "spedire zolfo dalla Sicilia in tutta Europa, per poi dover importare a caro prezzo polvere da sparo da Genova o da Londra? ".

Zolfo, carbone e salnitro, scaricati da uno schifazzo approdato con molta cautela nell'isola, vennero lavorati e mescolati nelle proporzioni suggerite da Annamaria, mentre il Cuoco Miccione assicurò il suo sostegno allíimpresa, accompagnando il rischioso maneggio dei materiali con orazioni a Santa Barbara composte per líoccasione.

Qualche settimana dopo, quando Annamaria Buatier lasciò Marèttimo per raggiungere il padre e Diego alla tonnara di Formica, a Balata Ulivo cíera tanto di quellíesplosivo da far saltare in aria mezza Sicilia. Così Mastro Tore cominciò a vendere alla guarnigione del castello di Punta Troia, oltre alle gallette di frumento, una certa quantità di polvere da sparo subito ritenuta eccellente dal sergente Morpurgo, artigliere al servizio di Casa díAustria in quel nuovo, remotissimo presidio.

Dopo qualche tempo, giunta a Trapani la notizia dellíultima impresa di Mastro Tore, un piccolo scafo a vela raggiunse lo Scalo Maestro, vale a dire la spiaggetta di Punta Troia. Ne sbarcò Mpàppete, venuto a completare il suo progetto di distruzione delle barche del corallaro, cercando di appiccare fuoco anche allíEpifania.

Non avendo trovato né barca né corallari sulla riva, il malacarne si avviò di buon passo sul sentiero ripido e stretto che conduce al castello. Fu così che mentre Mpàppete chiedeva di Mastro Tore al sergente Morpurgo, il vecchio aveva già ancorato la sua corallina nellíampia Grotta del Cammello e si avviava tranquillo, con un barilotto tra le braccia, verso líestremità meridionale dellíisola.

- Eí appena andato a punta Bassana ? disse il sergente Morpurgo a Mpàppete.

- Bb..bene, anzi bb..benissimo, commentò il rinnegato.

- Come mai lo cercate?

- Ho delle bb..bone nn..nuove per lui. Lo vuole la Mastranza degli Scultori a Trapani. Ss..sono senza coralli da lavorare e vogliono ff..fare pp..pace. A pp..proposito, cc..comíè la polvere da sparo di Mastro Tt..tore? Líavete pp..provata?

- Eccellente. Ne abbiamo già una discreta scorta e la consiglierò al barone Von Junger, comandante la piazza di Trapani. Con la polvere di Mastro Tore non perdiamo un colpo, e per di più le canne dei nostri pezzi rimangono pulite come appena uscite di fonderia. Líunico problema,- ammise il triestino - è che da qualche tempo non abbiamo bersagli su cui esercitarci. I saraceni si tengono fuori tiro da punta Troia. Sanno che qualsiasi scafo si trovasse a passare sotto le nostre mura rischierebbe líaffondamento immediato, ciò.

- E i cc..cristiani, lo ss..sanno?

- Lo hanno imparato subito. Ai pescatori di passaggio, poi, diamo per due tarì una bandiera con i colori díAustria da tenere ben spiegata al vento, così sappiamo che dobbiamo lasciarli in pace, - disse il sergente Morpurgo mostrando una bandiera gialla con al centro uníaquila nera appena abbozzata, sicuramente cucita dai soldati del presidio.

- Cc..ce níè una anche pp..per me? ? chiese Mpàppete sudando al pensiero di finire affondato con il concorso della polvere da sparo di Mastro Tore.

- Anche voi pescate coralli?

- Nn..nossignore. Io cc..commercio: cc..coralli, sale, tonnina, sspugneÖ e ss..spero anche pp..polvere da ss..sparo, se se ne pp..presenterà líoccasione.

- In tal caso la bandiera costa venti tarì. Li avete?

- Nn..no. Ne pp..parliamo la prossima volta. Ss..salutiamo, ss..sergente Mm.. morpolpo.

- Morpurgo, -corresse con un amabile sorriso il triestino.

Senza perdere ulteriore tempo Mpàppete si allontanò dal presidio e si diresse verso il promontorio di Punta Bassana, sulle tracce di Mastro Tore.

Passato lo stretto crinale, quasi una lama di coltello che unisce il grande scoglio calcareo al resto dellíisola, il malacarne intravide Mastro Tore seduto come un pascià sulla sommità del promontorio. Aveva accanto il barilotto di sevo svuotato del contenuto e fumava tranquillo la sua pipetta di creta.

Iniziò allora un curioso dialogo fatto per lo più di domande senza risposte. Prese parola per primo Mpàppete, più teso che mai:

- Ss..salutamo, Mm..astro Tt..tore, cc..come stiamo?

- Che venisti a fare ccà?

- Dd..dove avete lasciato la vv..vostra cc..corallina? Eí vv..vero che non ci pp..pescate pp..più? Mm..me la vv..vendete?

- Me lo voi dire o no che venisti a fare ccà?

- PP..porto i ss..saluti della Mm..mastranza degli Ss..scultori, - rispose Mpàppete estraendo dal barracano nero una lama lunga più di un palmo ed avvicinandoso a quella che, per líavanzata età, riteneva una facile vittima . Aggiunse poi: - Lo sapìti che vi vogliono di nuovo a Trapani?

- Si, magari morto. Vuoi sabir dove si trova la corallina Epifania?

- Dd..dovíè, vecchio scimunito?

- Avvicinati chi ti lo dico yò, - disse Mastro Tore saltando giù dal masso dove era stato seduto sino a quel momento e cominciando a scendere veloce lo stretto e disagevole sentiero che conduceva al mare.

Affardellato nel barracano nero con cui amava svolgere il suo lavoro di sicario, e per di più su di un terreno a lui ignoto, Mpàppete fece fatica ad inseguire il vecchio, perdendolo quasi subito di vista. La fretta e líeccitazione del momento non gli fecero notare, ad un certo punto dellíinseguimento, una grande macchia di sevo sparso là dove il sentiero síimpennava nella sua discesa verso la scogliera. Cadde malamente e cominciò a scivolare su un esteso lastrone obliquo anchíesso spalmato di grasso, precipitando sugli scogli e finendo dilaniato dalle molte lame di calcare che fermarono il suo rovinoso sdirupare.

- Visto che funzionava? Il sevo serve a varare le barche, a far correre le galeotte dei corsari e anche a far sdirupare i malacarne come Mpàppete, - disse Mastro Tore rivolto al Cuoco Miccione. I due erano appena usciti da un anfratto dove avevano aspettato - il vecchio fumando la pipa e Miccione bisbigliando orazioni - che Mpàppete terminasse la sua doppia vita di sicario e rinnegato in quella insolita maniera.

- Il sevo ha funzionato, non cíè che dire, ma voi non sapete che invocazione a San Francesco di Paola ho fatto per líoccasione. Ora ve la dico:"Santu Patri dellíaltare, facite Mpàppete sdirupare".

- Perché proprio a Santu Patri?

- Non la sapìti la storia? Quando Mpàppete era picciriddo, avrà avuto cinque o sei anni, rubò dellíolio da un lumino della chiesa di Santu Patri e lo sparse sulla soglia, facendo scivolare tre vecchine; una finì pure allo Spitale Grande con il femore rotto e non si sollevò più, rimanendo per il resto dei suoi giorni allitticata, stesa su un letto, la vecchiarella. Come vedete, Mpàppete aveva cominciato presto a fare il malacarne.

-Ora ho capito perché si sdirupo' così di prescia. Il Santu Patri gli fece pagare gli interessi sullíolio rubato,- commentò Mastro Tore mentre rivolgeva al Cuoco Miccione uno sguardo più perplesso del solito.

- E ora, che facciamo del malacarne?

- Lo andiamo a pigliare e supra Mpàppete ci mettiamo una pietra, - concluse Mastro Tore riponendo la pipa nella sacchetta.

Con una certa fatica i due corallari raccolsero i resti dello sprovveduto sicario e li ricomposero sotto un cumulo di pietre, in una località da quel momento nota come la "Tomba del Turco", denominazione non del tutto incoerente con le frequentazioni di chi vi fu seppellito.
 

Settembre 1732

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