La fantasia
La terza delle vritti prese in
considerazione è la fantasia (vikalpa), che viene definita “conoscenza
priva di sostanza derivata da parole”.
Ambedue le vritti precedenti erano
connotate nella loro completa struttura
di nome e forma.
L’invenzione del linguaggio
articolato, che sta alla base dell’attività mentale dell’uomo, può
aver rappresentato un momento essenziale nell’evoluzione della specie ma,
se non saggiamente amministrato,
presenta i suoi pericoli .
E’ interessante a questo
proposito il riferimento al Vangelo: “ Di ogni parola vana sarete tenuti
a rispondere”. La commistione di due o più vritti, presenti nell’archivio
mentale di un soggetto, riemergendo, può generare una nuova vritti,
ricevendo l’imprimatur della Coscienza, come fantasia pericolosamente
priva di riferimento alla realtà fenomenica.
Va comunque distinta a questo punto
la fondamentale differenza tra fantasia e simbolo, dato che una stessa
immagine può risultare fantasia per un soggetto immaturo e simbolo con
preciso riferimento ad una realtà fenomenica per un individuo ad un
diverso livello di maturità.
Prendiamo come esempio il caso del
serpente Ananta.
A livello infantile è pura
fantasia (vikalpa) mentre,
per chi è in grado di comprendere, simbolizza una visione
tempo-spaziale complessa e non facile da afferrare se non con un lungo
discorso; quindi è pramana, cioè pensiero corrispondente alla realtà.