Come
è fatto un pensiero?
La
difficoltà che incontra la nostra cultura ad afferrare l’oggettività
del pensiero è data innanzitutto dal fatto che quest'ultimo implica la
presenza di una Coscienza pensante e tale Coscienza è l’Osservatore.
Il
metodo positivo, adottato dalla scienza, si applica solamente a ciò che
può essere osservato, per cui il pensiero rimane tabù nella cultura
scientifica, dato che il suo studio aprirebbe la strada ad una visione
metafisica, tacitamente riservata alla religione.
La
nostra religione di Stato non ha piacere di affrontare la questione perché
questo aprirebbe il problema teologico del divino immanente
nell’individuo.
Il
tema dovrebbe interessare particolarmente la psicologia ma chi si occupa
ufficialmente di studi psicologici sembra soffrire di un sentimento di
inferiorità rispetto alla scienza, per cui si guarda bene
dall’affrontarlo col metodo introspettivo, metodo che sarebbe
indispensabile alla materia trattata, dato che tutti noi percepiamo
chiaramente di essere pensanti, anche se non possiamo
“scientificamente” dimostrarlo.
Dopo
Kant la filosofia sembra aver accantonato il problema considerando
pacifico il fatto che ciò che è trascendente non può essere afferrato
dalla mente. Poiché la filosofia opera esclusivamente nel livello mentale
e particolarmente nel livello verbale della mente, anche questo settore
della nostra cultura tende ad escludere la ricerca in questa direzione.
La
conseguenza di questo insieme di fattori, o meglio, di stati d’animo che
orientano la ricerca, fa sì che del “pensiero” siano ben pochi ad
occuparsi, tanto che nei trattati di psicologia generale adottati a
livello universitario il tema non viene generalmente considerato.