Indice
1.
FINALITÀ, DEFINIZIONE E IDENTIFICAZIONE DEI
PROGETTI INTEGRATI
1.1.
- FINALITÀ
Il
QCS definisce i Progetti Integrati come "un complesso
di azioni intersettoriali strettamente coerenti e collegate
tra di loro, che convergono verso un comune obiettivo di sviluppo
del territorio e giustificano un approccio attuativo unitario
".
Tali azioni devono, di norma, essere connotate da una "massa
critica" adeguata. Questa definizione evidenzia due elementi
chiave:
- il
concetto di integrazione progettuale, caratteristica generale
dell'attività cofinanziata dai Fondi Strutturali;
- il
forte riferimento territoriale del complesso delle azioni
programmate, inteso come contesto che attiva dal basso le
proprie potenzialità.
A tali elementi basilari si aggiungono altri aspetti che
caratterizzano un Progetto Integrato:
- l'identificazione
di una o più idee guida di sviluppo, esplicitate
e condivise attraverso un'intensa attività di partenariato;
- l'individuazione,
negli Assi del POR, delle misure di riferimento e degli
obiettivi specifici che esprimano una chiave primaria dello
sviluppo nell'ambito territoriale considerato;
- la
conseguente identificazione della strategia di sviluppo
e delle linee d'intervento composite, funzionali e coerenti
al raggiungimento degli obiettivi, che integrano misure
diverse e richiamano la responsabilità e competenza
di più Assessorati o centri di spesa.
I
Progetti Integrati, oltre ad inserirsi coerentemente all'interno
della strategia Regionale delle linee di intervento (territoriali,
settoriali e di filiera) e dei metodi (concertazione, collaborazione
pubblico-privato) esplicitati nel Programma Operativo Regionale
(v.
Allegato 3) ,
devono soddisfare una duplice esigenza:
- assicurare
un adeguato riconoscimento agli interventi che rispondano
al principio di integrazione e di concentrazione, sia funzionale
che territoriale, e siano quindi basati su un'idea guida;
- fare
in modo che alla maggiore complessità di realizzazione
dell'insieme di queste azioni facciano riscontro modalità
di attuazione e gestionali unitarie, organiche e integrate,
in grado di consentire l' effettivo conseguimento degli
obiettivi nei tempi prefissati.
Per
raggiungere gli obiettivi fissati, nel rispetto dei principi
della concentrazione delle
risorse, dell'integrazione, della sussidiarietà, del
decentramento, della concertazione e partenariato, delle pari
opportunità, si prevede che una quota significativa
di risorse finanziarie disponibili con il POR, non inferiore
al 40% del totale, venga riservata ad interventi attuati con
approccio integrato territoriale;
va peraltro rimarcato il fatto che i PIT si configurano come
una modalità attuativa del P.O.R., e che l'inserimento
di un territorio entro un PIT non implica di per sé
una maggiore attribuzione di risorse al territorio interessato.
In altri termini, i PIT non sono e non devono rappresentare
per i territori un passaggio obbligato per ottenere una particolare
concentrazione di risorse, ma costituiscono piuttosto una
modalità attuativa del POR che diviene opportuna in
presenza di forti partenariati locali, i quali vogliano farsi
portatori di una progettualità matura e complessa che,
pertanto, richiede particolari forme di integrazione e conduzione
manageriale di progetti pubblico-privati.
Tutti gli Assi del POR Sardegna sono potenzialmente interessati
dai PIT.
1.2.
- TIPOLOGIA DEI PROGETTI INTEGRATI TERRITORIALI
In Sardegna, data la vasta estensione territoriale e le peculiarità
socio-economiche di alcune realtà sub-regionali, sono
riconoscibili alcuni contesti locali territoriali che evidenziano
caratteristiche di sviluppo e fabbisogni omogenei: "sistemi
locali" consolidati, i cui attori istituzionali e sociali
possono essere protagonisti di proposte di sviluppo con iniziative
pubbliche e private.
Vi sono, inoltre, alcuni settori, filiere o temi che, indipendentemente
dalla localizzazione geografica, rappresentano punti di riferimento
strategici della programmazione regionale ed inducono necessariamente
all'applicazione di diversi modelli di PIT (di tipo territoriale,
settoriale o multisettoriale).
Ogni ipotesi di Progetto integrato deve essere coerente con
la strategia di sviluppo regionale espressa dai documenti
generali e settoriali vigenti a cui fa riferimento il POR
Sardegna, con le linee di intervento prioritarie definite
negli Assi e nelle Misure e con le procedure di attuazione
esplicitate nel POR. Un PIT deve cioè:
- derivare
dagli effettivi fabbisogni e/o potenzialità presenti
sul territorio, coinvolgendo i soggetti locali e le principali
forze istituzionali e sociali operanti nell'area interessata
dal progetto;
- concentrare
le risorse e gli interventi su alcuni obiettivi di sviluppo
attraverso azioni di rafforzamento dei territori, in particolare
attraverso la valorizzazione di nuove realtà con
particolare valenza e funzione strategica di sviluppo;
- sviluppare
modelli innovativi e trasferibili incentrati sul concetto
dello sviluppo
sostenibile, sul riconoscimento dei fattori di contesto
(punti di forza e di debolezza), sulla valorizzazione dei
fattori endogeni;
- ncentivare
lo sviluppo di sistemi locali basati sulla conservazione
e valorizzazione del vasto patrimonio di risorse naturali
e culturali;
- garantire
una efficiente attuazione del monitoraggio delle Misure
richiamate dal PIT coerentemente con il sistema previsto
nel POR in modo da consentire i più opportuni aggiustamenti
in itinere per il raggiungimento degli obiettivi fissati.
Al fine di evitare che le nuove forme di progettazione integrata
territoriale divengano strumenti giustapposti e separati dalle
altre forme di intervento per lo sviluppo locale, è
necessario che i soggetti proponenti operino il collegamento,
il reinquadramento e la connessione delle esperienze di programmazione
locale in atto in una prospettiva di piena integrazione e
coerenza di obiettivi, di strategie, di soggetti e di finanziamenti.
Nell'attuare tale integrazione dovrà tenersi conto
del ruolo svolto dalle Province nei
processi di programmazione negoziata e successivamente sancito
dal Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali
(art. 20 D.Lgs. n.267/2000) ove è detto che "La
Provincia raccoglie e coordina le proposte avanzate dai comuni,
ai fini della programmazione economica, territoriale ed ambientale
della regione; concorre alla formazione del programma regionale
di sviluppo e degli altri programmi e piani regionali...".
I soggetti che intendono proporre progetti integrati devono
pertanto tenere conto di iniziative analoghe già attivate
sul territorio (patti territoriali, contratti d'area, contratti
di programma, Leader, Prusst, PIA, ecc.).
2.
ARTICOLAZIONE TERRITORIALE E TEMATICA
2.1.
- ARTICOLAZIONE TERRITORIALE
I Progetti Integrati sono realizzati allinterno di specifiche
aree territoriali per sostenerne la crescita in funzione delle
reali specificità e vocazioni territoriali, integrando
le iniziative in corso e promuovendone di nuove in funzione
dei maggiori bisogni e/o opportunità. In tale ottica,
la Regione svolge un ruolo di regia per consentire a tutte
le iniziative identificate di conseguire gli obiettivi indicati
dal POR Sardegna nei tempi programmati.
Le Province (*),
in stretto raccordo con le parti economiche e sociali, raccoglieranno
le proposte di PIT provenienti dalle aggregazioni fra i Comuni
e, prima di inviarle alla Regione, verificheranno la coerenza
delle stesse con la zonizzazione tematica (v.
Allegato 1)
di
cui al paragrafo successivo. Nellanalisi SWOT svolta
per la valutazione ex-ante del POR emerge che le proposte
di PIT interessano principalmente le seguenti aree:
- aggregazioni
territoriali costituite da comunità locali con forti
identità culturali ed ambientali, omogenee dal punto
di vista delle risorse naturali e culturali (aree ad elevata
valenza ambientale, centri storici di rilevante valore,
aree archeologiche, ecc.);
- aree
subregionali particolarmente vocate per le attività
agroindustriali, dove è presente una qualche specializzazione
produttiva e si sta consolidando un piccolo tessuto di imprese
specializzate;
- aree
particolarmente vocate per le attività turistiche,
coincidenti sia con sistemi maturi da sviluppare, sia con
potenziali nuovi sistemi con grandi potenzialità
di sviluppo;
- i
sistemi locali esistenti che interagiscono con le filiere
della produzione del marmo, del sughero, delle pietre ornamentali,
ed i sistemi potenziali che possono implicare la creazione
di nuove filiere produttive a basso impatto ambientale (meccanica
fine, elettronica, telematica).
*D.Lgs.
18.8.2000, n.267 art.20-comma 1: La provincia a) raccoglie
e coordina le proposte dai comuni, ai fini della programmazione
economica, territoriale ed ambientale della regione; b) concorre
alla determinazione del programma regionale di sviluppo e
degli altri programmi e piani regionali secondo norme dettate
dalla legge regionale; c) formula ed adotta, con riferimento
alle previsioni e agli obiettivi del programma regionale di
sviluppo, proprio programma pluriennale sia a carattere generale
che settoriale e promuove il coordinamento dellattività
programmatoria dei comuni.
2.2.
- PROCESSO DI IDENTIFICAZIONE DEI TEMI E DEI TERRITORI
A seguito degli incontri di partenariato istituzionale ed
economico-sociale promossi dalla Regione con le Province,
sono stati individuati i principali temi o specificità
che possono costituire generali obiettivi di sviluppo dei
territori provinciali o sub-provinciali.
Si è pervenuti pertanto alla definizione di una proposta
(v.
Allegato 1)
di zonizzazione (definita entro il 30.6.2001) collegata a
precisi temi da sviluppare tramite PIT.
Questa prima fase di concertazione preliminare e di animazione
ha consentito dunque di focalizzare l'analisi territoriale
a livello provinciale e sub-provinciale e di definire indirizzi
metodologici e procedurali per la predisposizione dei bandi.
Il documento di cui all'Allegato 1 consente di evidenziare,
in linea con quanto previsto dal POR:
- una mappa indicativa di distribuzione territoriale dei
temi valida per inquadrare le
proposte di PIT, con la esplicitazione dei temi da affrontare
in via privilegiata con un forte
approccio integrato e degli ambiti territoriali (tendenzialmente
subprovinciali) associabili
a ciascuno dei temi in base ai loro caratteri consolidati,
le loro vocazioni emergenti, le
loro tendenze evolutive;
alcune ipotesi di integrazione, attraverso il collegamento
di interventi materiali ed
immateriali, la realizzazione di infrastrutture ambientali
con infrastrutture al servizio del
sistema produttivo, azioni di riqualificazione urbana o
di difesa del suolo, azioni di
formazione e di promozione d'impresa;
Nella presentazione delle proposte dei PIT si deve tenere
conto, entro le specificità degli
assetti territoriali esistenti e delle opzioni regionali (nell'ambito
del turismo, dell'ambiente,
del settore agro-alimentare, di alcune filiere produttive
locali), dei vari strumenti di
programmazione negoziata, dei PIA e del Programma delle Isole
Minori (PIST) ed, inoltre, di
alcune problematiche emergenti nelle aree urbane e nelle zone
interne, con particolare
riguardo alla promozione di azioni e servizi per favorire
la conciliazione fra la vita familiare e
professionale, al fine di incrementare l'occupazione femminile.
In questa ottica verranno valorizzate le aree minerarie dimesse
del Sulcis-Iglesiente e si
sperimenterà la metodologia PIT in ambiti territoriali
ristretti attraverso uno specifico
progetto pilota denominato "PIT Carloforte".
È opportuno ricordare che il POR ha già individuato
delle Misure la cui attuazione può
avvenire solo tramite Progetti Integrati e nelle quali sono
forniti anche alcune indicazioni
territoriali vincolanti. Le misure sono: 1.5, 2.1, 2.2, 2.3,
4.4, 4.5, 5.1
In ciascun PIT dovrà essere dato particolare risalto
alle azioni relative alle risorse umane ed
alla formazione, a valere sul FSE.
3.
LE PROCEDURE DI SELEZIONE DEI PIT
3.1.
- CONTENUTI MINIMI DI UN PROGETTO INTEGRATO
L'elenco degli elaborati necessari per la selezione dei progetti
integrati è dettagliatamente riportato nei bandi. Ogni
proposta di PIT deve essere articolata secondo uno schema
espositivo minimale che comprende le analisi riguardanti:
idea forza, analisi del quadro di riferimento territoriale,
analisi SWOT, strategia ed obiettivi specifici, quadro finanziario,
cronogramma, modalità attuative.
3.1.1. - L'idea forza del PIT
Il PIT si caratterizza per la capacità dei soggetti
proponenti di identificare una idea guida, strettamente legata
agli ambiti territoriali e tematici di riferimento definiti
dalle Province, idonea a delineare una precisa strategia di
sviluppo e la definizione di concreti obiettivi di crescita
socio-economica.
Tale strategia, dovrà realizzare un radicale mutamento
nelle modalità di utilizzo delle risorse economiche
sociali e culturali del territorio, per creare evidenti discontinuità
nel processo di sviluppo incidendo sulle variabili di rottura
del sistema socio economico locale (di cui al punto 2.2 del
QCS).
3.1.2. - Analisi del quadro di riferimento territoriale
L'analisi deve riguardare il contesto territoriale di riferimento
dei comuni interessati al PIT descrivendo la situazione e
l'evoluzione delle variabili demografiche e sociali, le specializzazioni
produttive, l'occupazione con particolare attenzione alla
situazione di genere, i livelli di reddito e di benessere,
la situazione ambientale, lo stato delle risorse immobili.
Una conoscenza quantitativa articolata ed affidabile del territorio
è certamente una operazione in alcuni casi complessa,
ma costituisce una premessa rilevante per la verifica dell'idea-forza,
la programmazione ed il monitoraggio del processo di sviluppo
che si intende attivare.
3.1.3. - Analisi SWOT (Strength, Weakness, Opportunities,
Threats) della situazione attuale
Tale analisi, preceduta da una sintetica descrizione e diagnosi
sulle problematiche principali del territorio pertinenti all'analisi
SWOT, deve illustrare con chiarezza quali siano le risorse
su cui l'area può contare e quali siano le modalità
e l'intensità della loro attuale utilizzazione.
Vanno descritte in modo incisivo, anche quantitativamente,
le vocazioni e le specializzazioni produttive prevalenti nell'area.
Dall'analisi devono emergere inoltre le carenze nel sistema
delle infrastrutture, delle risorse umane, della struttura
produttiva che possono ostacolare le dinamiche di sviluppo.
L'identificazione dei fattori esterni allo sviluppo (in termini
di opportunità e rischio) deve poter guidare le scelte
strategiche verso le soluzioni proposte.
3.1.4. - Definizione dell'obiettivo generale del PIT
Attraverso l'idea forza e la sua verifica e validazione tramite
l'analisi SWOT, il
riconoscimento della dinamiche presenti sul territorio e l'individuazione
delle domande sociali prevalenti costituiscono le premesse
per la determinazione dell'obiettivo generale del PIT.
L'obiettivo generale (traguardi che le comunità locali
assumono per la realizzazione del PIT) deve presentare una
chiara connessione con gli obiettivi globali di ASSE assunti
nel QCS e nel POR Sardegna (POR, Parte 3.-"Gli assi prioritari
d'intervento") ed è necessario indicare su quali
"indicatori di contesto chiave" è possibile
influire positivamente con il PIT.
3.1.5.
- Strategia ed obiettivi specifici del PIT
Si tratta di esplicitare la strategia del PIT nel contesto
della strategia del POR. La strategia deve possedere una stretta
coerenza con i risultati dell'analisi SWOT e capacità
di perseguire l'idea forza con un insieme polivalente di interventi,
determinando una effettiva integrazione degli interventi previsti
nel PIT non altrimenti perseguibili con l'attuazione verticale
delle misure e dei fondi strutturali.
Si richiede in particolare di precisare:
- Come
si intende perseguire l'obiettivo globale (strategia), coerentemente
con l'idea forza che è stata individuata ed a quali
misure (e sottomisure) e relative linee d'intervento POR
fanno riferimento le singole operazioni previste nel PIT;
- Obiettivi
specifici perseguiti (gli obiettivi di secondo livello rispetto
all'obiettivo globale del PIT dettagliano la strategia prescelta)
delle singole misure di riferimento;
- Quantificazione
degli indicatori fisici, di risultato (segnalano gli effetti
immediatamente prodotti dalla realizzazione degli interventi
e direttamente verificabili presso i beneficiari finali
degli interventi) e di impatto (segnalano gli effetti complessivi
degli interventi anche al di là dei risultati diretti
ottenuti presso i beneficiari) indicati nei documenti di
programmazione delle misure di riferimento del PIT;
- Quantificazione
dei target di metà percorso per l'applicazione dei
criteri di premialità;
- Modalità
di integrazione nel PIT delle politiche orizzontali in materia
ambientale e di pari opportunità;
- Dimostrazione
della complementarietà delle operazioni del PIT rispetto
ad altre iniziative locali di sviluppo in atto, con riferimento
sia alle politiche comunitarie che a quelle nazionali e
locali;
- Dimostrazione
quantitativa, ove possibile, anche mediante studi di fattibilità,
del
fabbisogno attuale e/o futuro (attraverso realistiche e
documentate previsioni) che si intende soddisfare con la
realizzazione di interventi infrastrutturali, di altre operazioni
finanziabili con i fondi strutturali nonché con la
richiesta di contributi a fondi perduto;
- Illustrazione
degli interventi da attuare e dei criteri e delle modalità
di selezione degli stessi, interne al PIT, coerenti con
quanto previsto nel QCS e nelle misure di riferimento del
POR;
- Verifica
di compatibilità e conformità di ciascun intervento
con il quadro della
strumentazione urbanistica e paesaggistica vigente;
- Precisa
definizione di tutti gli adempimenti relativi alla realizzazione
di ciascun intervento del PIT, del loro iter procedurale
e relativo cronogramma previsionale;
- Piano
finanziario del PIT, che illustra la previsione degli impegni
e della spesa nel tempo per ciascuna operazione e Misura
del POR di riferimento e fondo strutturale da cui trarre
le risorse;
Il Piano finanziario deve essere in grado di dimostrare
l'esistenza dell'impegno di un cofinanziamento del PIT da
parte di soggetti privati, la compatibilità degli
impegni e della spesa prevista per la realizzazione dei
singoli interventi e, nell'insieme del PIT, con le Misure
di riferimento ed i termini di impegno e spesa previsti
dai regolamenti comunitari.
- Verifica
della coerenza del Piano finanziario con gli obiettivi specifici
indicati nel PIT. Questa analisi deve dimostrare la congruità
delle risorse programmate per la realizzazione di ciascun
intervento previsto nel Progetto integrato rispetto agli
obiettivi specifici delle misure di riferimento.
- Nel
caso in cui le Misure di riferimento lo prevedano, la proposta
di Progetto integrato deve essere accompagnata da una analisi
finanziaria (nel caso di interventi che prevedono ricavi
tariffari o non) o da una analisi tipo costi-benefici o
costi-efficacia (per gli interventi che non prevedono ricavi).
Per l'analisi finanziaria, che deve mettere in luce la capacità
del progetto di raggiungere un equilibrio finanziario ed
economico, lo schema base da adottare è quello impiegato
dalla Cassa Depositi e Prestiti per il finanziamento dei
progetti d'investimento di opere pubbliche .
- Piano
organizzativo per una efficiente gestione del Progetto integrato
che garantisca il rispetto dei cronogrammi delle opere ed
il monitoraggio delle misure di riferimento nell'ambito
del sistema di monitoraggio del POR.
- Lista
delle proposte di finanziamento di attività produttive
private correlate alle altre operazioni previste nel Progetto
Integrato, indicando il regime di aiuto previsto e la Misura
di riferimento che lo prevede.
Tale lista potrà essere integrata da ulteriori iniziative
private, ancorché non soggette a finanziamento a
valere sulle risorse del POR, purché siano comunque
correlate alle altre operazioni previste dal PIT.
Deve essere chiaramente dimostrata, tramite gli obiettivi
delle misure corrispondenti del POR, la pertinenza e le
stretta correlazione e sinergia tra gli investimenti infrastrutturali
previsti, gli investimenti produttivi e le altre operazioni
del Progetto integrato.
Le proposte devono tra l'altro, indicare: denominazione
della Società; localizzazione;
codice di attività ISTAT; Misura POR di riferimento
e legge di finanziamento; obiettivi specifici; indicatori
fisici e di risultato ed impatto occupazionale a regime;
ammontare totale dell'investimento, quota mezzi propri e
quota di finanziamento a fondo perduto.
Ciascuno dei Comuni promotori del P.I.T. provvede alla raccolta
delle manifestazioni di interesse per la realizzazione di
investimenti produttivi nell'ambito del P.I.T., utilizzando
il modello allegato
al bando.
Qualora una proposta privata non venisse considerata ammissibile
a seguito dell'istruttoria prevista dal corrispondente regime
di aiuti, i Comuni promotori del PIT, su specifica richiesta
del GRC, dovranno provvedere alla raccolta di ulteriori
manifestazioni di interesse per la realizzazione di investimenti
produttivi nell'ambito del PIT seguendo la stessa procedura
di cui sopra.
- Piano
di informazione e comunicazione del PIT da concepire come
parte integrante del più generale piano di informazione
e comunicazione del POR.
È opportuno ricordare, infine, che i soggetti proponenti
dei PIT devono dare esaustiva dimostrazione di aver rispettato,
nella selezione delle operazioni, i criteri di selezione
previsti nelle singole Misure di riferimento del POR.
3.2.
- LA VALUTAZIONE DEI PIT
La Regione prevede di attivare, per il finanziamento dei PIT,
dei bandi annuali sino al 2004 al fine di consentire un progressivo
dispiegarsi della progettualità dei territori.
Considerando l'obiettivo di destinare ai PIT almeno il 40
% delle risorse del POR, e la
necessità di prevedere una fase sperimentale, al primo
bando è destinato il 10% delle risorse.
La selezione dei Progetti Integrati territoriali si articola
in due fasi:
- Fase
1. Ammissibilità
- Fase
2. Istruttoria, valutazione e selezione dei PIT prioritari.
3.2.1.
- Fase 1: ammissibilità del PIT
L'esame di ammissibilità è volta a verificare
che le proposte di PIT abbiano i requisiti
minimi per essere valutati e la cui assenza determina la non
ammissibilità del PIT alla
successiva fase istruttoria.
- Univocità
del progetto e del sistema territoriale: ogni Comune può
partecipare ad un solo PIT; la localizzazione degli interventi
previsti nei PIT deve fare riferimento a territori di Comuni
racchiusi in un'area di intervento unica, continua (salvo
il caso che gli aspetti tematici, da motivare adeguatamente
nell'illustrazione del PIT, siano così forti da prevalere
sulla territorialità) ed omogenea.
L'analisi è volta a verificare la coerenza delle
proposte dei PIT con la zonizzazione tematica adottata con
il documento di indirizzi (elaborato dalle Province e dalla
Regione entro il 30 giugno 2001 - v. Allegato 1) relativo
alla definizione dei temi e dei territori interessati ai
PIT ed ai piani territoriali di coordinamento laddove adottati.
I soggetti proponenti devono allegare alla proposta di finanziamento
del PIT una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, resa
ai sensi dell'art.47 del D.P.R. 28.12.2000, n.445, con la
quale il soggetto responsabile e rappresentante dei promotori
della proposta di PIT:
- indica l'elenco dei soggetti che prendono
parte all'iniziativa; indica i territori comunali
oggetto degli interventi del PIT; attesta che i Comuni aderenti
non partecipano ad altri i PIT.
- Soglia
dimensionale: il territorio del PIT deve comprendere almeno
10 Comuni o
popolazione totale residente (ultimo censimento ISTAT) non
inferiore a 30.000 abitanti.
- Concertazione
e partenariato: la localizzazione degli interventi previsti
deve fare riferimento a territori di Comuni che hanno sottoscritto
un Protocollo di Intesa. Il Protocollo d'Intesa stipulato
dai diversi attori locali interessati al PIT e dal partenariato
economico e sociale deve essere allegato alla proposta di
finanziamento del PIT.
Il protocollo d'intesa deve attestare il metodo della concertazione
e definire il ruolo del partenariato e rendere esplicito
l'impegno dei diversi soggetti, in ordine alle responsabilità
di ciascuno, al concorso di risorse finanziarie ed organizzative
e all'attivazione di procedure coordinate di attuazione,
di controllo e di sostituzione della Regione in caso di
inadempienza.
- Integrazione
degli interventi:
- i PIT devono prevedere il finanziamento delle
operazioni facendo ricorso ad almeno due fondi
strutturali e fare riferimento ad almeno due Assi del POR.
È necessario che risulti l'integrazione
di investimenti per infrastrutture,
investimenti privati che utilizzano regimi di
aiuti ed altre operazioni finanziabili nel POR.
- Idea
forza: deve essere chiaramente individuato il tema specifico
di sviluppo del
territorio ed evidenziata la sua coerenza con le politiche
regionali e le variabili di rottura individuate nel POR.
- Coerenza
PIT - POR: verifica della coerenza tra gli obiettivi specifici
indicati dal PIT rispetto a quelli previsti nelle misure
di riferimento del POR.
- Coerenza
PIT - POR: verifica dei criteri di ammissibilità
indicati nel Complemento di Programmazione per le singole
Misure ed operazioni indicate nel PIT con le
precisazioni di cui al punto 15 del precedente paragrafo
3.1.5.
- Completezza
dell'informazione a livello di ciascuna operazione componente
il PIT.
- Piano
finanziario e cofinanziamento del PIT: verifica della presenza
di un dettagliato piano finanziario del PIT articolato per
Misura e per anno, con l'indicazione della quota relativa
a carico dei privati e ai vari soggetti pubblici.
- Coerenza
con i vigenti strumenti di pianificazione urbanistica e
paesaggistica.
L'ammontare degli investimenti produttivi finanziati dai privati
deve rappresentare almeno il 10% (al netto di ogni contributo
pubblico richiesto) sul totale degli investimenti pubblici
previsti dal PIT.
Il
GRC di cui al successivo punto 5.3, può chiedere una
sola integrazione della
documentazione carente o mancante assegnando un termine perentorio
al soggetto proponente alla cui scadenza, in assenza della
documentazione richiesta, il PIT è considerato non
ammissibile alla valutazione.
3.2.2.
- Fase 2: valutazione e selezione dei PIT
Sono ammesse alla successiva fase di valutazione le proposte
di PIT che hanno superato la fase di ammissibilità.
La valutazione dei PIT avviene attraverso un percorso logico
tracciato dalle schede tipo per la presentazione delle proposte
e si conclude con la formulazione di una graduatoria finale
regionale che individua in ordine prioritario i PIT da finanziare.
Il Gruppo regionale di coordinamento (GRC) provvede alla istruttoria
ed alla valutazione dei PIT, determina la graduatoria di merito
regionale provvisoria, il cronogramma delle singole operazioni
compatibile con le procedure comunitarie circa i termini perentori
di spesa, il cui mancato rispetto, da verificare in fase di
monitoraggio delle operazioni, determina la decadenza automatica
dal finanziamento e leventuale sostituzione dei responsabili
di procedimento da parte della Regione.
Nella valutazione per la selezione definitiva dei PIT, il
GRC adotta i seguenti criteri di valutazione, attribuendo
i relativi punteggi di merito da specificare in sede di bando.
A.
Qualità, coerenza ed efficacia della programmazione
A1. Qualità dellanalisi del quadro di riferimento
territoriale; qualità e completezza
dellanalisi SWOT della situazione di partenza;
A2. Validità dellidea forza del PIT emergente
dallanalisi di contesto, dallobiettivo
generale del PIT, dagli obiettivi specifici e dalla strategia
adottata;
A3. Grado di efficacia del PIT rispetto alle variabili
di rottura di cui al punto 2.2 del Q.C.S e del punto 1.2 del
POR;
A4. Grado di integrazione/concentrazione degli interventi
(Assi, fondi strutturali e misure coinvolte);
A5. Interazione e sinergie con eventuali altri strumenti
di programmazione per lo sviluppo locale europei, nazionali,
regionali e locali, ricadenti nel territorio del PIT e coerenti
con gli obiettivi specifici perseguiti;
A6. Grado di innovazione ed efficacia del PIT rispetto
ad un approccio non integrato;
A7. Grado di coerenza con le strategie trasversali del
POR (pari opportunità, ambiente);
A8. Presenza di interventi infrastrutturali selezionati
attraverso analisi di fattibilità tecnicoeconomiche
effettuate sulla base dei requisiti minimi richiesti per gli
SDF ai sensi della deliberazione CIPE*
106/992 (Criterio di Gestione A.2.3 - Qualità dei criteri
di selezione ai fini della premialità del 4%);
*Delibera
106/99, Allegato B
Indice dei requisiti minimi degli studi
Lo studio di fattibilità (SdF) dovrà articolarsi
nei seguenti capitoli:
1. Inquadramento territoriale e socio-economico del progetto,
struttura ed obiettivi
2. Analisi della domanda attuale e prevista e specifica dei
gruppi di beneficiari
3. Analisi dellofferta attuale e prevista
4. Descrizione dellinvestimento (localizzazione, dimensione,
caratteristiche, costi di realizzazione, ecc),
con verifica della disponibilità dei più importanti
inputs materiali e umani e con individuazione delle
alternative tecnologiche disponibili
5. Analisi delle alternative possibili
6. Analisi degli aspetti e dei costi gestionali in fase di
esercizio (se esistenti)
7. Analisi di fattibilità finanziaria (analisi costi
e ricavi)
8. Analisi di fattibilità economica e sociale (analisi
costi e benefici)
9. Descrizione e analisi degli impatti ambientali
10. Contributo alla programmazione 2000-2006
11. Relazione sintetica conclusiva riportante i principali
risultati e le raccomandazioni motivate sulla
fattibilità dellopera.
È ammessa una diversa articolazione dello studio purché
gli elementi richiesti nei punti sopra indicati siano
comunque presenti nel lavoro. Pertanto, laddove si intenda
seguire schemi alternativi, sarà indispensabile
segnalare, sulla base dellindice suesposto, dove sono
rintracciabili i singoli elementi allinterno della
diversa articolazione adottata.
In ogni caso nella redazione dello SdF si dovrà tener
conto delle indicazioni riportate nel documento
A9.
Adozione di procedure di selezione delle operazione comprese
nei PIT basate su criteri che consentano di migliorare le
pari opportunità (linee guida VISPO);
A10. Presenza di operazioni riferibili alle misure *1
che la Regione intende sottoporre a verifica del criterio
di efficacia indicate nel Complemento di Programmazione ai
fini della premialità del 4% (Criterio di efficacia
obbligatorio A.1.1).
B. Sostenibilità tecnico -progettuale
B1. Livello di maturazione progettazione delle opere
e/o azioni pubbliche o di interesse pubblico previste. Per
le opere infrastrutturali il livello progettuale deve tenere
conto delle definizioni ex Legge 109/94 e successive modifiche
(studio di fattibilità, p.preliminare, p.definitivo,
p.esecutivo).
B2. Completamenti di infrastrutture esistenti (per completamento
si intende la realizzazione di opere che consentono di rendere
funzionali opere già esistenti).
C. Sostenibilità ambientale
C1. Sostenibilità ambientale degli interventi
previsti nel PIT con riferimento alle norme europee, nazionali
e regionali applicabili.
C2. Presenza di interventi rispondenti ai criteri di
sostenibilità contenuti nei documenti: Linee
guida per la VAS, predisposto dal Ministero dellAmbiente,
dal Ministero dei Beni ed Attività Culturali e dallAgenzia
Nazionale per Protezione dellAmbiente, e Ambiente
e Fondi strutturali nel Mezzogiorno;
C3. Presenza di azioni di riduzione del degrado e/o
di riqualificazione dellambiente naturale e antropizzato;
D. Sostenibilità finanziaria
D1. Risultati dellanalisi finanziaria delle operazioni
attuabili nelle Misure di riferimento del PIT (ove applicabile);
D2. Ammontare delle risorse finanziarie proprie dei
soggetti pubblici proponenti, aggiuntive rispetto al totale
delle risorse (pubbliche e private) a valere sul POR.
Schemi
per la ripartizione dei 3.500 miliardi attribuiti alle intese
(ex delibera CIPE 70/98) approvati dal
Comitato di Coordinamento fra le Amministrazioni centrali
per le Intese nellottobre 1998.
Analisi di fattibilità tecnico-economica per gli interventi
di Fondo Sociale Europeo
Lo studio di fattibilità, in analogia con quanto proposto
per gli interventi FESR, dovrà articolarsi nei
seguenti capitoli che tengono conto delle specificità
dellintervento FSE:
1. Inquadramento territoriale e socio-economico del progetto,
struttura e obiettivi
2. Analisi della composizione e dimensione della domanda/fabbisogno
attuale e previsto da parte dei gruppi
di beneficiari
3. Descrizione dellintervento/progetto (localizzazione,
dimensione, caratteristiche, costi di realizzazione,
ecc.) con verifica dei più importanti inputs materiali
e umani e con individuazione delle alternative
4. Analisi di fattibilità finanziaria
5. Analisi di fattibilità economica e sociale (analisi
costi e benefici)
6. Contributo alla programmazione (2000-2006)
7. Relazione sintetica conclusiva riportante i principali
risultati e le raccomandazioni motivate sulla
fattibilità dellintervento/progetto.
*1 Le misure indicate dalla Regione
a tale scopo sono: 1.1, 2.1, 3.1, 3.2, 3.3, 3.7, 3.10, 3.11,
3.13, 4.1, 4.5, 4.7, 4.9, 4.13, 4.17, 4.21, 5.2, 6.2, 6.3,
7.1
D3.
Presenza di iniziative che consentano, a fronte di una idonea
documentazione, di ipotizzare il soddisfacimento del criterio
A.3.2 per lassegnazione della riserva di
premialità del 4% (Criteri finanziari . Criterio A.3.2
Finanza di progetto)
E. Sostenibilità economica, sociale ed istituzionale
E1. Effetti del PIT sul sistema socioeconomico territoriale
di riferimento.
E2. Capacità di contribuire alla riqualificazione
del mercato del lavoro, creazione di nuovi posti di lavoro
a regime.
E3. Risultati dellanalisi economica (costi-benefici),
delle operazioni attuabili nelle Misure di riferimento del
PIT (ove applicabile).
E4. Presenza di interventi per incrementare, promuovere
e sostenere loccupazione
femminile.
F. Sostenibilità amministrativa e di gestione
F1. Ricorso a modelli organizzativi e gestionali innovativi.
F2. Presenza di sportelli unici per le attività
produttive.
F3. Misure di semplificazione delle procedure amministrative
utili allattuazione del PIT.
F4. Presenza di sistemi informativi territoriali per
la gestione e il monitoraggio degli
interventi. I criteri e le griglie di valutazione sono precisate
e rese di evidenza pubblica con i bandi di selezione.
Per i PIT ricadenti in ambiti territoriali che presentino
un tasso di disoccupazione e di spopolamento (calcolati sui
dati più recenti) superiori alla media regionale il
punteggio di merito verrà incrementato di 1 punto,
fino ad un massimo di 15, per ogni punto percentuale che superi
tale media.
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