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Special Event
sulla Cooperazione allo Sviluppo

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Risultati
Consultazione Internazionale sulla Cooperazione Decentrata allo sviluppo umano
Rapporto del Seminario Internazionale
Roma, 11-13 maggio 2000

I. Il contesto
L’emergere, nel corso dell’ultimo decennio, della cooperazione decentrata come approccio innovativo alla cooperazione allo sviluppo può essere visto come un punto di convergenza tra due processi simultanei: la ridefinizione dei modelli globali di sviluppo in direzione dello "sviluppo umano" da una parte, e la tendenza verso un maggiore decentramento all’interno dei paesi dall’altra.
Le Conferenze Internazionali dell’ultimo decennio del ventesimo secolo e, in particolare, il Summit Mondiale sullo Sviluppo Sociale (Copenaghen, 1995) hanno portato la comunità internazionale a fissare obiettivi ambiziosi e complessi per lo sviluppo. Gli impegni di Copenaghen hanno delineato una visione dello sviluppo che può essere sintetizzata nel concetto dello sviluppo umano, che include, tra gli altri, i seguenti elementi innovativi:
Il carattere multidimensionale e integrato dello sviluppo. Lo sviluppo economico, lo sviluppo politico-istituzionale, lo sviluppo sociale e la protezione dell’ambiente sono visti come componenti indispensabili e interdipendenti dello sviluppo sostenibile;
L’emergere di una visione di co-sviluppo. La natura globale dei problemi dello sviluppo mette l’accento sull’interdipendenza tra le questioni dello sviluppo sociale nel Nord e i problemi dello sviluppo nel Sud;
La concezione del partenariato come capacità di coinvolgere attori diversi nello stesso paese e in paesi diversi per conseguire obiettivi condivisi. Il concetto stesso di cooperazione decentrata è quello di un partenariato tra comunità del Nord e del Sud, basato sull’equità e il rispetto reciproco;
Il concetto di sviluppo come un processo che si evolve nel tempo e che è visto in termini tanto di qualità di relazioni, quanto di conseguimento di obiettivi quantificabili;
La molteplicità degli attori dello sviluppo. In aggiunta ai tradizionali attori dello sviluppo – lo Stato e le istituzioni economiche – altri attori indispensabili sono le amministrazioni locali e la società civile organizzata.
Gli anni ’90 hanno anche visto una crescente tendenza verso il decentramento della struttura statuale, con una più sentita richiesta da parte delle autorità locali di una maggiore autonomia finanziaria e di un maggiore ruolo di influenza nei processi politici nazionali e internazionali. Allo stesso modo, una richiesta per una maggiore partecipazione dei cittadini a tutti i livelli è emersa, portando ad un ruolo fortemente accresciuto delle organizzazioni della società civile sia nei processi di sviluppo nazionali, sia in quelli della cooperazione internazionale allo sviluppo.

II. Le motivazioni
L’ultimo decennio ha inoltre visto un crescente numero di attori nazionali e internazionali coinvolti in modi differenti nella cooperazione decentrata:
l’Unione Europea, a partire dalla IV Convenzione di Lomé;
differenti organizzazioni delle Nazioni Unite, nel contesto degli impegni internazionali emersi da Rio, Copenaghen e Istanbul;
la Banca Mondiale nel contesto dei suoi programmi di sviluppo locale urbano;
numerosi donatori bilaterali a livello nazionale e locale, che sostengono vari tipi di legami tra realtà locali dei loro paesi e quelle dei paesi in via di sviluppo o dei paesi dell’Europa Centrale e Orientale;
reti internazionali di città e di autorità locali, incluse reti tematiche che si occupano di aspetti specifici quali la sanità, l’ambiente e la riduzione della povertà.
Inoltre, recenti studi, seminari e altre consultazioni, svolti nella seconda metà degli anni ’90, hanno fornito momenti significativi di analisi, di riflessione strategica e di sistematizzazione di differenti esperienze e approcci della cooperazione decentrata. Il rapporto dell’UNDP The Challenges of Linking, il recente incontro organizzato dalla Alleanza Mondiale delle Città contro la Povertà, la pubblicazione dell’Atlante da parte di UNDP/UNOPS/WHO/IDNDR, lo studio del WHO sulla cooperazione decentrata come strumento per il consolidamento della pace e lo studio di fattibilità eseguito dall’UNITAR per la creazione di un Centro di Formazione a Divonne, sono solo alcune di queste attività. L’Unione Europea, reti europee come il CLONG, reti internazionali come la IULA, numerosi governi e altri attori in paesi diversi hanno tutti organizzato seminari, valutazioni e vari bollettini e altre pubblicazioni sulle loro esperienze di cooperazione decentrata.
L’UNOPS ha acquisito, nel corso degli ultimi dieci anni, una significativa esperienza pratica nel sostegno alla cooperazione decentrata allo sviluppo umano. Nell’attuare il progetto Atlante in Bosnia Erzegovina, per esempio, oltre a fornire sostegno alla rete italiana composta da 30 comitati locali, UNOPS è entrata in contatto con iniziative di cooperazione decentrata che coinvolgevano comunità della Bosnia Erzegovina e di altri numerosi paesi europei, in particolare Danimarca, Germania, Olanda, Spagna e Svezia. Ognuna di queste iniziative ha seguito differenti approcci metodologici e istituzionali, confermando che, sebbene il termine "cooperazione decentrata "stia divenendo sempre più diffuso, vi sono diverse maniere di intendere tale concetto e vari modi di attuare le iniziative di cooperazione decentrata. È importante rilevare inoltre che, per quanto sia un fenomeno crescente, la cooperazione decentrata rimane marginale nel quadro globale dell’assistenza internazionale allo sviluppo.
III. Il processo di consultazione internazionale
UNOPS, a nome dell’UNDP e dell’UNDESA, a partire dalla metà del 1999 ha avviato e sostenuto un processo di consultazione internazionale su questo tema. Tale consultazione fa parte delle attività preparatorie dello Special Event sul ruolo della cooperazione allo sviluppo nell’attuazione degli impegni del Summit Sociale. L’obiettivo della consultazione è stato:
riflettere sulle potenzialità e le difficoltà della cooperazione decentrata attraverso un’analisi di esperienze concrete, svolta in collaborazione con gruppi differenti nei principali paesi donatori;
identificare denominatori comuni a partire dai quali cominciare a costruire una possibile rete per la cooperazione decentrata, quale strumento complementare alle iniziative multilaterali di cooperazione allo sviluppo umano.
Sono stati stabiliti contatti con diversi attori principali della cooperazione decentrata (agenzie governative responsabili della cooperazione allo sviluppo, associazioni di autorità locali, gruppi della società civile) in Canada, Danimarca, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Olanda e Spagna. Sono state organizzate con essi riunioni per presentare il processo di consultazione e invitarli a partecipare.
Ogni paese è stato sollecitato a svolgere una consultazione nazionale, che coinvolgesse i principali attori della cooperazione decentrata, nonché a redigere un dossier delle esperienze del paese e a realizzare alcuni studi di caso che illustrassero esempi positivi di cooperazione decentrata per lo sviluppo umano. Ogni paese è stato, inoltre, invitato a partecipare ad un Seminario internazionale, organizzato in preparazione dello Special Event durante Copenaghen +5, dove saranno presentate le conclusioni raggiunte.
Questa consultazione è stata concepita come una fase di un processo in itinere. Inizialmente, esso ha riguardato le politiche e le pratiche della cooperazione decentrata dei differenti attori dei principali paesi donatori e organizzazioni internazionali. Durante lo Special Event, invece, i risultati della prima fase verranno discussi con i rappresentanti dei paesi in via di sviluppo e di quelli in transizione, approfondendo e ampliando in tal modo il processo.
IV. Gli obiettivi del seminario
Aprendo il seminario di Roma, il segretariato del progetto ha indicato i seguenti punti come obiettivi dei lavori:
accrescere la conoscenza collettiva circa le potenzialità e le problematicità della cooperazione decentrata, attraverso lo scambio e la riflessione a partire da esperienze concrete;
identificare modalità in grado di sviluppare le potenzialità della cooperazione decentrata, come l’approccio più efficace per la cooperazione allo sviluppo nel conseguimento degli impegni indicati dalle principali conferenze internazionali;
identificare denominatori comuni, su cui cominciare a costruire una possibile rete per la cooperazione decentrata;
produrre raccomandazioni che possano essere ulteriormente discusse con i rappresentanti dei paesi del Nord, del Sud e in transizione durante lo Special Event sul ruolo della cooperazione decentrata, che si svolgerà durante la Sessione Speciale dell’Assemblea Generale dell’ONU per il seguito del Summit Sociale (Copenaghen + 5) nel giugno del 2000.
V. La discussione nel corso della riunione e il consenso raggiunto
Come guida per la discussione da realizzare durante i primi due giorni, il segretariato ha anche indicato numerose questioni aperte sulle quali concentrare la riflessione e a partire dalle quali cercare di elaborare delle raccomandazioni:
precisazione di strategie che possano accrescere l’impatto della cooperazione decentrata rispetto ai problemi strutturali dello sviluppo umano;
identificazione di sinergie e legami possibili tra processi, politiche e programmi a livello locale, nazionale e internazionale;
delineazione del ruolo dei poteri locali, della società civile, dei governi nazionali e delle organizzazioni internazionali;
definizione di metodologie e tecniche che possano facilitare il carattere partecipativo della cooperazione decentrata;
costruzione di capacità per la cooperazione decentrata: bisogni di formazione e sviluppo professionale.
La presentazione delle numerose e differenti esperienze, cosi come il ricco dibattito sviluppatosi a partire da esse, hanno permesso non solo di raggiungere linee di consenso intorno ai principi e alla logica della cooperazione decentrata, ma anche di giungere alla formulazione di alcune raccomandazioni volte a rafforzare l’impatto e la sostenibilità di questo approccio. Tale accordo costituisce un importante passo avanti verso una comune concezione della cooperazione decentrata e la formulazione di un quadro condiviso, in grado di orientare la direzione futura dei molteplici e diversi attori.
Quadro di riferimento comune
I principi
Il Seminario ha messo in evidenza l’esistenza di un consenso ampio e profondo sui principi che orientano la cooperazione decentrata. Partecipazione, concertazione, partenariato, sussidiarietà, ownership, co-sviluppo, si sono rivelati come il riferimento comune e costante della molteplicità di modalità e pratiche che caratterizzano la cooperazione decentrata, le cui differenze sono da ascrivere piuttosto ai modi diversi di declinare questo comune orizzonte ideale.
Il partenariato tra comunità organizzate
Un consenso significativo ha anche raccolto la concezione della cooperazione decentrata come rapporto di partenariato tra comunità organizzate del Nord e dei Sud o dei paesi in transizione, dove la nozione di comunità riferisce alla molteplicità di attori, pubblici e privati, che incidono su di un territorio amministrativamente determinato, all’interno della quale il governo locale è chiamato a svolgere il ruolo determinante della rappresentanza politica e della catalizzazione e organizzazione delle risorse attive o latenti. Al riguardo, si è convenuto di utilizzare il termine "locale" in senso tale da ricomprendere in sé i diversi livelli di decentramento, previsti dagli specifici ordinamenti statuali: entità substatali, entità di carattere intermedio, governi municipali.
Una logica di attori
Le iniziative di cooperazione decentrata seguono soprattutto una logica di attori, intesa non solo come riconoscimento della molteplicità e della centralità degli attori dello sviluppo, ma soprattutto come instaurazione tra essi di nuovi modi di raccordarsi e di agire. Le esperienze presentate hanno evidenziato l’importanza di identificare forme adeguate di autonomia e di partecipazione attiva, e meccanismi istituzionali che rendano possibili il dialogo, la concertazione e l’azione congiunta.
Una visione di processo
La visione di processo, collocata in una dimensione temporale di larga durata, caratterizza la cooperazione decentrata. Tale visione assicura flessibilità, capacita di adattamento alle trasformazioni dei contesti e attenzione agli aspetti relazionali e qualitativi dello sviluppo. facilita anche le sinergie tra attori pubblici e attori privati, tra l’entusiasmo della solidarietà spontanea e la razionalità dell’impegno progettuale.
Il collegamento locale-nazionale-internazionale
La cooperazione tra comunità locali tende sempre più a collegarsi ai processi di sviluppo nazionali e internazionali, nella ricerca di un reciproco rafforzamento. Anche qui l’identificazione di spazi di dialogo e raccordo tra attori – locali, nazionali e internazionali - si rivela determinante per assicurare insieme coerenza, complementarità e coordinamento.
Valore aggiunto
La presentazione delle diverse esperienze ha dimostrato che la cooperazione decentrata è portatrice di un importante valore aggiunto rispetto alle iniziative tradizionali di cooperazione bilaterali e multilaterali.
Radicamento e moltiplicazione.
La cooperazione decentrata ha la duplice capacità di radicare i processi di sviluppo nelle specificità delle realtà locali e, contemporaneamente, di facilitare la loro moltiplicazione all’interno del paese, attraverso la messa in rete delle diverse esperienze.
Apprendimento reciproco.
Gli scambi che la cooperazione decentrata mette in atto, valorizzano le esperienze di sviluppo sociale realizzate nelle due realtà partner e quindi permettono di collegare le problematiche sociali del Nord con quelle del Sud. Si alimenta in tal modo un processo di apprendimento reciproco e di apertura culturale che costituisce anche un importante e inedito vantaggio per le comunità del Nord.
Catalizzazione di risorse.
Le iniziative di cooperazione decentrata hanno dimostrato la capacità di apportare risorse umane, tecniche e finanziarie aggiuntive, valorizzando in particolare il capitale sociale e il capitale umano esistenti nei territori collegati, che costituiscono una risorsa fondamentale per lo sviluppo.
Rafforzamento istituzionale
Anche nelle situazioni in cui manca un chiaro riferimento istituzionale locale, la cooperazione decentrata ha mostrato di essere un approccio molto valido. La realizzazione di iniziative di appoggio all’organizzazione comunitaria, attraverso i gruppi presenti sul territorio, attiva processi che creano o rafforzano il tessuto sociale e istituzionale.
Cultura della tolleranza.
Dove sono presenti forti polarizzazioni, la cooperazione decentrata concorre a creare una cultura del dialogo e della tolleranza e una rottura dell’isolamento culturale, politico ed economico, che spesso accompagna situazioni di crisi complesse.
Decentramento.
Anche in paesi con una struttura centralizzata, la cooperazione decentrata è in grado di dare un appoggio importante all’avvio di processi di apertura democratica e di decentramento, li dove esiste una volontà politica di procedere in tale direzione.
Difficoltà
Nonostante i passi intrapresi negli ultimi anni dalla cooperazione decentrata per sviluppare le proprie potenzialità, sussistono alcune difficoltà comuni alle diverse esperienze.
Dispersione.
Gli attori e i progetti mostrano spesso difficoltà a identificare una propria collocazione in un quadro di raccordo comune, producendo spesso dispersione e frammentazione.
Impatto ridotto.
Le iniziative, benché ricche e significative, molte volte trovano difficoltà a mettere in atto le sinergie necessarie per andare oltre le iniziative puntuali e incidere sui problemi strutturali.
Sostenibilità limitata.
Mancano spesso le risorse richieste da una programmazione sufficientemente lunga da garantire la continuità dei processi avviati.
Marginalità.
Nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, la cooperazione decentrata, pur rappresentando un fenomeno crescente, stenta a trovare finanziamenti proporzionali alla potenzialità che esprime. Anche rispetto al piano politico e istituzionale, ai livelli nazionali e internazionali, essa continua ad occupare uno spazio marginale. Tuttavia, numerosi segnali indicano che, soprattutto in ambito internazionale, tale spazio sta crescendo.
VI. Raccomandazioni
La riflessione nei gruppi di lavoro e il dibattito sviluppatosi in plenaria, hanno consentito al Seminario di arrivare a formulare alcune raccomandazioni, che hanno ricevuto una ulteriore convalida nel corso della sessione finale, aperta al pubblico. Tali raccomandazioni arricchiscono e rafforzano, gli elementi del quadro di riferimento comune già presentato, contribuendo a costituirlo come un momento importante del processo di definizione e consolidamento della cooperazione decentrata.
Rafforzare la coerenza e la complementarità
Sarà importante favorire il collegamento tra le iniziative di cooperazione decentrata e le politiche di sviluppo e di cooperazione allo sviluppo, nazionali e internazionali.
Stabilire un legame più diretto e stretto tra le attività della cooperazione decentrata e gli obiettivi indicati dalle Conferenze mondiali delle Nazioni Unite degli anni novanta, assicura un quadro di riferimento politico che facilita i collegamenti tra i diversi attori, a livello nazionale e internazionale intorno a obiettivi comuni, e permette agli interventi settoriali di inserirsi in strategie integrate di sviluppo umano.
Consolidare la logica di processo
La promozione di programmi che, fin dall’inizio, prevedano iniziative di cooperazione decentrata si propone come un quadro istituzionale particolarmente propizio ad assicurare il passaggio da una cooperazione per progetti a una cooperazione per obiettivi, da una logica puntuale a una logica di sistema e di processo, fondata su quel profondo cambiamento culturale richiesto dalla nozione di sviluppo umano sostenibile.
Tale contesto faciliterà l’inserimento dello strumento progetto all’interno dei piani di sviluppo locali che soli possono assicurare continuità e sostenibilità.
"Dare tempo al tempo"
La visione lineare e di corto periodo del tempo, propria del classico strumento progetto, si rivela profondamente inadeguata a sostenere processi di sviluppo attenti alle dimensioni sociale, politico-istituzionale e culturale, come sono quelli promossi dalla cooperazione decentrata che si propongono non tanto di produrre beni materiali quanto di trasformare le relazioni sociali, rafforzare i quadri istituzionali, cambiare percezioni, abitudini, valori. Ciò esige l’adozione di meccanismi di progettazione sufficientemente flessibili da accogliere le trasformazioni e i ritmi che il tempo di un processo richiede.
Rivedere metodologie e procedure
L'esigenza di rendere coerenti metodi e tecniche con il carattere partecipato e processuale dell'approccio decentrato, dovrà confrontarsi anche con una rilettura del ciclo di gestione del progetto, la cui logica, essenzialmente verticale e prevalentemente esterna alla realtà locale, abbisogna di un'attenta e precisa riformulazione delle sue diverse fasi. La progettazione dovrà acquisire una dimensione in itinere che dia spazio all’espressione dei bisogni e alla partecipazione attiva dei diversi attori coinvolti.
La revisione delle procedure dovrà orientarsi verso forme flessibili e decentrate che favoriscano la trasparenza e, insieme, l’efficacia e l’efficienza delle azioni promosse.
Forme progressive di istituzionalizzazione del processo dovranno costituire l’asse portante di tale revisione.
Rafforzare la prospettiva di genere
La questione di genere, finora poco presente nell’orizzonte della cooperazione decentrata, dovrà costituire uno degli aspetti qualificanti delle sue strategie e metodologie, facilitando la partecipazione della donna in quanto soggetto pieno dei processi di sviluppo.
Precisare i ruoli dei diversi attori
Il riconoscimento della molteplicità e eterogeneità degli attori dello sviluppo che caratterizza la cooperazione decentrata, dovrà essere accompagnato da una chiara e negoziata definizione dei ruoli di ciascuno di essi.
Come indicazione di carattere generale e del tutto in fieri, si potrebbe riconoscere:
Ai governi locali, il ruolo principale di catalizzatori e facilitatori degli attori e delle risorse presenti sul proprio territorio. Di attuatori, nel caso di settori in cui risultano portatori di specifiche competenze, come quelli della gestione amministrativa e dei servizi;
Agli attori economici e sociali, collegati in una logica di territorio, il ruolo di chi partecipa attivamente alla progettazione e realizzazione delle iniziative;
Alle associazioni e reti nazionali, il ruolo di promotori della circolazione dell’informazione, di facilitatori della partecipazione e del coordinamento dei propri membri, di attivazione e rafforzamento dei propri omologhi dei paesi partner;
Al governo centrale, il ruolo di promotore di un ambiente favorevole alle iniziative decentrate. Fa parte di tale clima l’adozione di politiche di decentramento e di cooperazione decentrata, di creazione di momenti di programmazione aperta alla partecipazione degli attori locali, di approvazione di disposizioni volte a favorire la capitalizzazione e lo scambio dell’expertise esistente nell’amministrazione pubblica;
Alle organizzazioni internazionali, il ruolo di chi offre un quadro di riferimento politico e mette a disposizione competenze organizzative e tecniche, in grado di appoggiare e rafforzare le politiche locali e nazionali collegandole all’ambito più vasto delle politiche di sviluppo internazionali;
Alle reti internazionali, il ruolo di promotori del collegamento Nord-Sud e Sud-Sud, e di messa a disposizione delle esperienze, conoscenze e strumenti d’intervento più innovativi.
L’individuazione di una specificità di ruoli, rapportata alle competenze di ognuno degli attori coinvolti, non andrà dissociata dal riconoscimento dell’importanza di creare momenti più generali di dialogo politico sulle strategie generali, inclusivi della molteplicità degli attori.
Appoggiare la messa in rete delle iniziative e degli attori
La creazione di reti, di diversa tipologia (nazionali, internazionali, tematiche, di attori) si presenta come uno strumento indispensabile per rafforzare la capacità di impatto ma anche, in taluni casi, per garantire la operativizzazione dell’approccio decentrato. Le reti favoriscono il rafforzamento degli attori locali, attraverso lo scambio di esperienze, la circolazione di informazione e competenze, la formazione di capacità, la realizzazione del dialogo politico. Un particolare appoggio dovrà essere dato alle reti Sud-Sud, e al ruolo degli attori del sud all’interno delle reti internazionali.
Promuovere il coordinamento
Rapporti di scambio, collaborazione, sinergia dovranno essere favoriti a livello locale, nazionale e internazionale. Al sud, i piani di sviluppo locale si propongono come uno strumento idoneo a far superare la dispersione e la puntualità delle iniziative isolate, facilitando il coordinamento tra azioni locali e politiche nazionali e, insieme, la collaborazione sul terreno tra i diversi donatori. In alcuni casi potrà proporsi come un vero e proprio "patto per lo sviluppo", il cui asse centrale sarà costituito dal rapporto pubblico-privato, e le cui caratteristiche saranno di rafforzare e non di soffocare la creatività degli attori locali, costituendoli in interlocutori del governo nazionale e delle organizzazioni internazionali. Al Nord, forme di programmazione territoriale, partecipative e aperte, si propongono come i meccanismi meglio in grado di favorire un analogo processo di sinergia e di sintesi. Sia al Nord che al Sud, tale coordinamento dovrebbe essere facilitato dalle Associazioni dei governi locali.
Il riconoscimento dell’autonomia degli attori locali dovrà quindi concretizzassi nell’apertura di spazi di partecipazione attiva al dialogo politico sulle strategie, non in una realizzazione di azioni parallele e disperse. In contesti particolari, in cui il collegamento tra gli attori si presenti particolarmente difficile, l’assenza di tale momento di raccordo implicherà una proporzionale diminuzione della capacita di impatto delle iniziative intraprese.
Favorire la formazione delle capacità locali
La formazione dovrà costituire un asse fondamentale di tutte le iniziative di cooperazione decentrata. Essa dovrà essere orientata non al trasferimento meccanico del know how del Nord, ma ad un processo di apprendimento e costruzione comune che utilizzi capacità, saperi e conoscenze di cui i diversi partner risultano portatori. D’accordo con i principi che sono alla base della cooperazione decentrata, è importante che gli operatori abbiano una formazione orientata a consolidare capacità:
progettuali, come capacità di tradurre l’analisi partecipata dei bisogni in progetti fattibili e sostenibili;
istituzionali, relative cioè all’organizzazione e la gestione, soprattutto nell’area dei servizi
politiche, come attitudine al dialogo, alla concertazione e alla gestione dei conflitti
culturali, come sviluppo della capacità di trasferire conoscenze e know-how, di interagire con altre culture, di conoscere e saper utilizzare codici di comunicazione diversi.
In contesti di particolare fragilità del tessuto sociale e istituzionale, sarà importante prevedere la realizzazione di iniziative di appoggio agli attori locali e al decentramento, propedeutiche di azioni vere e proprie di cooperazione decentrata.
Impegnarsi nell’advocacy
Perché la cooperazione decentrata cessi di essere solo un laboratorio di iniziative innovative e acquisti una presenza non marginale nel quadro delle politiche di cooperazione allo sviluppo, dovrà essere realizzato un lavoro di promozione volto a ottenere, in sedi nazionali e internazionali, il riconoscimento del suo ruolo e dei suoi apporti.
Nell’ambito di Copenaghen + 5, la realizzazione dello Special Eventi sul ruolo della cooperazione allo sviluppo nella realizzazione degli obiettivi di Copenaghen si pone come un’occasione importante e immediata per tale fine.
Le raccomandazioni che precedono concernono strategie, metodologie e azioni da adottare o realizzare, contemporaneamente, al Sud e al Nord. Rappresentano al tempo stesso punti scaturiti dal lavoro del seminario, che hanno raccolto livelli diversi di accordo, a volte unanime, altre ampio e in taluni casi ristretto e attraversato da questioni e interrogativi ancora aperti. Costituiscono quindi non un punto di arrivo definitivo ma una fase provvisoria di un processo aperto, di cui aspirano a promuovere e rafforzare la crescita e la maturazione.

 

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