Introduzione

3 WMF ITALIA 2000

La Mediazione scolastica nella logica della prevenzione

ROSALBA ADDUCCI
TAMARA MURGIA

ABSTRACT

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Country:
Italia

Language:
Italiano

Tamara Murgia: L'evoluzione e lo sviluppo della Mediazione in Sardegna, vista con gli occhi di giovani Mediatrici. Constatazioni, esperienze, progetti, difficoltà incontrate, aspettative professionali, sono i sentieri che si stanno percorrendo per ricreare nell'Isola un contesto arcaico che originariamente 'utilizzava' i processi di Mediazione nelle diatribe familiari, nelle contese e nelle dispute, nei casi di banditismo e nei sequestri di persona.

Rosalba Adducci: Analisi della cultura calabrese, della Mediazione arcaica nell'Italia del Sud dove la 'ndrangheta, fenomeno ancora in atto può trovare nei processi di Mediazione scolastica una modalità preventiva per orientare le giovani generazioni verso la gestione positiva dei conflitti e l'orientamento alla prevenzione della violenza.

 

ROSALBA ADDUCCI laureata in Giurisprudenza, Mediatrice;

TAMARA MURGIA, laureanda in Scienza Politiche, Mediatrice
 


Relazione

 
 

Nell'affrontare il tema della mediazione scolastica come forma di prevenzione è particolarmente utile inserirvi il fenomeno mafioso e della criminalità.
Certamente non è facile parlare di mafia, tema complesso e di scottante realtà; di valenza plurima, di portata sociologica e insieme politica, coinvolgente il costume e i settori della pubblica amministrazione. Tema arduo, si direbbe, per i bambini e i ragazzi dell'età scolare. E ciò è vero, ma è anche vero che la scuola non può essere un'area asettica e indifferente, è anche vero che proprio a questa età si devono impostare le basi per una visione sana della vita individuale e collettiva, per instaurare nell'individuo la ripulsa di forme aberranti di vita, la ripulsa della violenza e della criminalità e soprattutto per educare le giovani menti ad una gestione positiva di tutti i conflitti.
La mafia, come fenomeno sociologico ha delle sue radici storiche e geografiche assolutamente delineate.
Storicamente il fenomeno mafioso appare all'inizio del XIX secolo, evolvendosi poi, anche se in modi diversi fino ai giorni nostri. Il termine fu usato dapprima nel gergo di un rione palermitano a significare valentia, superiorità, dote di coraggio e di intraprendenza. Ma più esattamente il fenomeno della mafia come rete di legami , di dipendenza e di complicità, prese piede dopo il 1860.

Si costituirono allora molte piccole associazioni di tre o quattro persone formanti la cosca. Le cosche, talvolta alleate, ma spesso in lotta tra di loro, dominavano, ad esempio il territorio di un comune, servendosi di valenti o incoscienti desiderosi di partecipare del prestigio o dei guadagni. La mafia interveniva sempre per difendere "l'ordine", per procurare in ogni contrattazione in ogni contrasto un "accordo tra amici", che però doveva venire accettato, a scanso di pene anche mortali; impunite sempre per l'omertà che costringeva la popolazione soggetta.

La protezione della classe dei proprietari che, con poca spesa, tenevano così soggette le masse contadine, l'appoggio dei partiti che con l'aiuto della mafia si garantivano la base elettorale, il continuo compromesso degli organi pubblici, talora inquinati da elementi mafiosi e comunque impotenti a rompere quella catena di complicità con profonde riforme soprattutto nella distribuzione della proprietà, consolidarono la mafia, contro la quale ebbero scarsa efficacia i provvedimenti emanati in più occasioni e la stessa azione poliziesca. Il che porta a considerare la mafia come fenomeno del tutto legato oltre che a un particolare costume di fierezza a cui piace fare del diritto una concezione del tutto personale, e che considera inutile o addirittura disonorevole ricorrere ai poteri pubblici per esercitare i propri diritti e accetta l'omertà come legge d'onore, anche a una precisa struttura sociale, in cui essa si inserisce per difenderla e insieme per sfruttarla.

In Calabria, l'Organizzazione è conosciuta col nome di 'ndrangheta, che vuol dire fibbia, dal nome del fermaglio che all'estremità della cinghia.
E' organizzata come una sorta di piramide al cui vertice vi è un capo detto "sergio", poi vi è il capo bastone al quale seguono i vice capi bastone, i contabili, i maestri di giornata e i giovani d'onore, che sono le nuove reclute.
Prima di essere ammesso nelle sue file l'aspirante deve dare prova di coraggio e disciplina e prestare giuramento all'onorata società (1).
E' difficile sconfiggerla, che anzi la lotta per l'esistenza e l'aumento della miseria la incrementano, né vale come antidoto la religione, che alimentata dalla superstizione, viene considerata compatibile col delitto.

Nell'ambito del progetto didattico "Lotta alla mafia" realizzato dagli alunni di una scuola media calabrese è particolarmente interessante constatare come i ragazzi abbiano affrontato il fenomeno mafioso con vari elaborati (ricerche, temi, disegni, poesie) (2), dai quali emerge, tra l'altro, la riflessione sulle possibilità di un superamento del problema attraverso il lavoro, l'impegno sociale e culturale. Pertanto , è proprio mediante i bambini e i ragazzi che si può e si deve diffondere una cultura diversa; una cultura che abbia come epicentro "l'Educazione alla pace".

A questo devono mirare gli educatori, gli amministratori, gli intellettuali, e non solo, tutti si devono impegnare per indirizzare i ragazzi verso la retta via, cioè verso la comprensione del fenomeno in termini positivi; o per meglio dire verso una gestione positiva di ogni tipo di conflitto.

 

 

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