Country:
Italy
Language:
Italian
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Quando la mediazione entra a scuola
Ottobre '99: i media, a livello locale
e nazionale, riportano i fatti accaduti presso la scuola media Melo da
Bari, nella quale la violenza di alcuni allievi colpisce i coetanei, i
docenti e produce grossi danni agli arredi scolastici.
Sulla scorta di un generale senso di insicurezza, a motivo del disordine
che impedisce il normale svolgimento delle lezioni, nonché di un
forte vissuto di paura generato dal pericolo dell'aggressività
per l'incolumità fisica dei ragazzi, alcuni genitori, sponteneisticamente,
prendono a "presidiare" i corridoi dell'edificio scolastico
quasi a costituire una sorta di "cordone di sicurezza".
Ciò non è sufficiente a ristabilire un ordine minimo, indispensabile
a tutelare l'apprendimento e il benessere fisico e relazionale della maggior
parte della comunità scolastica.
Il clima si fa sempre più caldo, aumenta l'intolleranza verso i
comportamenti aggressivi, cresce il desiderio di punizione degli aggressori;
vengono esibite le "vittime", più o meno inconsapevoli
degli atti di violenza; l'eco di quest'atmosfera supera i confini dell'istituzione
scolastica fino ad essere accolta e dilatata dai mezzi di comunicazione
di massa.
Si parla, quindi, di "ronde", a proposito degli interventi dei
genitori a scuola, si reclamano pene esemplari per gli irrecuperabili,
si minacciano trasferimenti in massa degli allievi presso altri istituti
scolastici.
Gli operatori della scuola, guidati dal capo d'istituto, nonostante la
ridondante ripetizione dei fatti operata dai media, il frastuono, l'invasione
più o meno impropria della scuola da parte di addetti e non addetti
ai lavori, negando su un fronte la semplicistica lettura degli eventi
e riconoscendone dall'altro la complessità, sollecitano l'attenzione
delle forze socio politiche, culturali e istituzionali per una soluzione
partecipata del problema.
A questo tavolo di discussione e di studio siamo chiamati anche noi, in
quanto centro di mediazione dei conflitti.
Si è tutti concordi sul fatto che i comportamenti violenti all'interno
della scuola riflettono specularmente una realtà socio-economica
depauperata, intrisa di elementi di una subcultura della illegalità,
della prevaricazione, della violenza.
Ciò significa che ogni intervento non può e non deve essere
finalizzato a censurare ogni singolo comportamento disturbante più
o meno aggressivo, quanto piuttosto ad avviare un processo di responsabilizzazione
degli alunni rispetto alle difficoltà relazionali all'interno del
contesto scolastico.
Noi che ci occupiamo di conflitti, sentiamo che la sfida che ci viene
lanciata è piuttosto forte: quando avevamo progettato un laboratorio
di mediazione scolastica avevamo in mente un contesto con un livello di
conflittualità "contenuto", cioè a misura della
tipologia delle classiche difficoltà relazionali tra pari e/o tra
ragazzi e adulti in un ambiente fortemente strutturato qual è quello
scolastico. Non pensavamo ad una realtà scolastica inserita in
una più vasta regione territoriale nella quale vigesse la legge
del più forte, del più bullo, del più protetto dalle
gang di quartiere; nella quale la regola per le vittime fosse il silenzio,
pena ritorsioni ancora più pesanti; nella quale la filosofia del
vivere quotidiano fosse improntata ad una sorta di fatalismo che rendeva
ineluttabile il sistema di vita violento e improponibile qualsiasi ipotesi
di cambiamento.
Nessuno dei mediatori che aveva progettato la costruzione di un laboratorio
di mediazione nella scuola aveva pensato a queste realtà e, tuttavia,
la drammaticità dei fatti e forse ancor più delle storie,
di quella dell'aggressore così come di quella dell'aggredito, finivano
per costituire una sorta di richiamo forte alla sperimentazione che consentisse
la validazione o l'invalidazione delle ipotesi fondanti la nostra idea
della mediazione quale costruzione di nuovi legami interpersonali, quale
forma particolare di educazione alla legalità, quale percorso verso
la speranza di realizzare la pacificazione sociale.
Si trattava, in sostanza, di elaborare un progetto che non mirasse esclusivamente
alla risoluzione di ogni singola situazione conflittuale, ma che si strutturasse
in funzione della diffusione di una cultura della mediazione che contrastasse
la incombente subcultura della illegalità e della mafiosità.
Si trattava, allora, di coinvolgere tutte le risorse che, a vario titolo,
facevano parte della comunità scolastica, e cioè i docenti,
gli allievi, i genitori, affinché si realizzasse un consenso, inteso
come sentire-con, attorno a questo laboratorio di mediazione: era fondamentale
che ciascuno dei partecipanti alla sperimentazione sentisse con gli altri
possibile un percorso di cambiamento che portasse oltre la conflittualità,
oltre il disagio, oltre la violenza.
Con questa forte istanza di condivisione, con un bagaglio di emozioni
oscillanti tra la paura e la speranza, con la consapevolezza di un impegno
che oltrepassava i conflitti in direzione tutelare, del diritto allo studio
come del diritto alla convivenza pacifica, il gruppo dette il via all'attuazione
del progetto sperimentale di mediazione in ambito scolastico.
Il progetto
Premessa
Spesso accade che i comportamenti indisciplinati dei ragazzi a scuola
abbiano origine non da caratteristiche intrinseche alla loro personalità,
ma dalla incapacità a gestire relazioni complesse e conflittuali
legate sia alle divergenze intergenerazionali, sia alla profonda diversità
di valori esistente tra la cultura del contesto familiare cui appartengono
e la cultura del contesto scolastico.
Di fronte a tali comportamenti, la scuola reagisce di frequente con strategie
di tipo disciplinare, nel tentativo di arginare la situazione caotica
e di ripristinare l'ordine; così facendo, rivela in concreto la
sua difficoltà a gestire il disordine mediante strategie alternative;
di fatto, produce una sorta di corto circuito che brucia ogni ulteriore
possibilità di costruire un ordine condiviso.
Il conflitto che ne deriva, tra alunni e comunità scolastica, rende
sempre più arduo il riconoscimento delle reciproche istanze: le
posizioni si irrigidiscono, i ruoli si definiscono di segno negativo,
la relazione s'interrompe o si struttura, con assurda ridondanza , in
azioni e reazioni aggressive.
Le dinamiche conflittuali si dilatano, per una sorta di contagiosità
negativa, coinvolgendo i contesti più vicini, la famiglia, il quartiere,
inchiodando tutti in un'impasse operativa che impedisce la progettazione
di forme possibili di cambiamento e di superamento del conflitto.
Si rende necessario, a questo punto, la individuazione di uno spazio "neutro",
ma compresente, nel quale accogliere il disordine, la violenza e strutturare
percorsi nuovi che conducano oltre la zona conflittuale.
Uno dei percorsi praticabili è quello mediativo.
La mediazione in ambito scolastico si propone di rendere i ragazzi consapevoli
dell'importanza delle regole della convivenza, attraverso il riconoscimento
della possibilità che esistano ragioni "altre" diverse
dalle proprie ma ugualmente valide, che meritano di essere accolte e rispettate.
Si propone , altresì, di indicare all'istituzione scolastica una
valida alternativa all'uso di misure disciplinari. Attraverso l'esperienza
mediativa adulti e ragazzi riconoscono, concretamente, che, di fronte
al conflitto, i comportamenti possibili non sono solo la risposta violenta
o la fuga, ma che è possibile incontrare l'altro ed ascoltare le
sue ragioni ed essere nello stesso tempo accolti ed ascoltati.
L'esperienza mediativa è, per sua stessa natura, un "apprendimento"
che agisce sulla sfera degli atteggiamenti e dei comportamenti. Tanto
più valido diviene quindi in quelle situazioni in cui i soggetti
in età evolutiva hanno assunto "comportamenti disturbanti"
nei riguardi dell'attività didattica, o dei docenti, o verso gli
altri studenti, comunque, rispetto alla "istituzione scuola"
e alla "comunità scolastica".
Questi comportamenti disturbanti, che denotano la presenza di una condizione
di disagio e di rischio di devianza, provocano, molto spesso, l'abbandono
della scuola soprattutto come conseguenza delle sanzioni disciplinari,
con conseguenti ripercussioni in termini di evasione dall'obbligo scolastico.
Le attività di mediazione scolastica, favorendo l'allentamento
delle tensioni interne alla comunità scolastica, innestano un nuovo
approccio per l'integrazione nel "sistema scuola", nuovi atteggiamenti
e nuovi comportamenti che facilitano non solo i rapporti e le relazioni
interpersonali, ma anche diverse modalità di apprendimento e di
coinvolgimento nelle attività didattiche.
Il progetto di mediazione scolastica mira essenzialmente all'istituzione
di un laboratorio che possa divenire un organo permanente dell'istituzione
scolastica.
Il Laboratorio
Il laboratorio di mediazione scolastica si pone come luogo di approfondimento
esperenziale della prassi mediativa. Esso si struttura in due sezioni:
- la mediazione
- la formazione alla mediazione.
La Mediazione
Le attività di questa sezione sono suddivise in fasi.
Fase 1: - Incontri di informazione sulle tematiche mediative presso le
scuole ed i centri territoriali per le famiglie, rivolti ad insegnanti,
genitori e studenti. Costituzione di un gruppo di lavoro con gli insegnanti
di approfondimento delle tematiche relative alla mediazione correlate
alle attività curricolari.
Fase 2: - Creazione di uno sportello per la mediazione presso una scuola
media inferiore del territorio, dove confluiscano anche i casi inviati
dagli altri istituti, dai centri territoriali per le famiglie, dal Provveditorato
agli studi, dalle parrocchie e dalle associazioni sportive e del volontariato
che operano in ambiti vicini alle tematiche minorili e familiari.
Fase 3: - Elaborazione dei dati riguardanti l'attività di mediazione
svolta durante l'anno scolastico. Somministrazione di un questionario,
da sottoporre a studenti ed insegnanti, per misurare il grado di soddisfazione
rispetto alla mediazione.
La Formazione
Le attività di questa sezione prevedono la strutturazione di un
corso di formazione alla mediazione per studenti. Si articola nelle seguenti
fasi:
Fase 1: - Individuazione di 15 ragazzi da inserire nel corso di formazione
alla mediazione, preferibilmente frequentanti il primo anno di corso.
Fase 2: - Attività pratico-esperenziali strutturate essenzialmente
in esercizi specifici e giochi di ruolo per consentire a ciascun ragazzo
di sperimentare la mediazione in ognuna delle fasi e in ciascuno dei ruoli.
Fase 3: - Tirocinio per i ragazzi formati che effettueranno le mediazioni
sotto la supervisione dei mediatori.
Fase 4: Verifica dei risultati e valutazione del grado di apprendimento
delle abilità mediative.
Obiettivi
Gli obiettivi che si intendono raggiungere attraverso la realizzazione
del laboratorio di mediazione scolastica sono i seguenti:
· offrire agli studenti coinvolti in situazioni di conflittualità
all'interno della scuola una valida alternativa alle modalità interattive
violente;
· favorire la conoscenza e l'adesione ad un diverso approccio al
concetto di legalità;
· consentire un confronto leale e diretto delle proprie opinioni
e dei vissuti personali;
· valorizzare le differenze in termini di risorse personali e sociali;
· favorire il rispetto delle regole del vivere civile e sociale
nell'ambito della comunità scolastica;
· sostenere l'instaurarsi di atteggiamenti e di comportamenti in
linea con il sistema dei significati espressi dalla cultura;
· promuovere una integrazione-valore basata sul rispetto dell'altro.
Destinatari
I destinatari privilegiati della mediazione scolastica sono gli studenti:
in questo caso gli studenti di una scuola media inferiore sita sul territorio
di Bari.
E' chiaro che i destinatari indiretti, ma fortemente coinvolti, sul piano
educativo, saranno anche i genitori e i docenti della scuola in cui si
svolgerà l'azione del Laboratorio.
Metodologia
Si utilizzeranno momenti pratico-esperenziale prevedendo simulazioni e
giochi di ruolo mediante i quali sarà possibile:
a) individuare i processi psicologici e relazionali che sottendono il
conflitto attraverso l'esplorazione dei vissuti personali;
b) sperimentare, attraverso il processo mediativo, il graduale passaggio
da uno stato di confusione e di sofferenza, originato dal conflitto, ad
una condizione di nuovo equilibrio emotivo;
c) sviluppare la capacità di trasformazione del contesto conflittuale,
da luogo del disordine e del disagio, a spazio dell'ordine e della relazione
condivisi.
Verifica
La verifica dei risultati della mediazione scolastica per studenti in
situazione di disagio e conflittualità sarà effettuata tramite
la realizzazione e la pubblicazione, al termine di ciascun semestre di
attività, della raccolta dei dati relativi all'attività
stessa, secondo indicatori statistici, di impatto e di risultato.
Conclusioni
E' difficile valutare analiticamente, per singoli segmenti di verifica,
gli esiti del progetto di mediazione scolastica. Adoperando un simile
metodo di valutazione, dovremmo procedere ad elencazioni numeriche, a
schemi statistici, con l'evidente obiettivo di riguardare all'esperienza
in rapporto all'efficacia e alla quantità dei risultati raggiunti.
Le esperienze realizzate, in contesti diversi, ci hanno insegnato che
ad una analisi di questo tipo, la mediazione risulta, per così
dire "perdente". Ma le stesse esperienze ci hanno anche suggerito
che il parametro di riferimento valutativo deve essere ricercato altrove,
al di là dei livelli di efficienza, all'interno di quei processi
di cambiamento, talora appena percepibili, tal altra più facilmente
individuabili, che possono essere riferiti ad una sorta di processo di
contagiosità positiva veicolato dal diffondersi della mediazione.
Ci sembra, allora, preferibile affidare alle considerazioni della giovane
mediatrice, che ha condotto le attività di mediazione scolastica,
la valutazione dell'esperienza nel suo complesso.
"Giugno 2000: si conclude il primo ciclo di incontri di mediazione
scolastica alla Melo da Bari. Si è trattato di un'esperienza coinvolgente
che ha suscitato in me una gamma incredibile di emozioni. Una delle più
toccanti mi è stata sollecitata dalla lettura di un compito svolto
da uno dei ragazzi che nella scuola "Melo da Bari ha partecipato
al programma di mediazione scolastica organizzato dal nostro centro di
mediazione. La realtà scolastica in cui abbiamo operato è
solo una parte di una realtà sociale e di quartiere molto più
complessa e a rischio di devianza per quei ragazzi che frequentano questa
scuola media. Pensare di proporre un percorso di formazione alla mediazione
così come noi lo conosciamo, secondo i classici canoni formativi,
ci è apparso immediatamente improponibile. Ciò che è
apparso da subito evidente, infatti, è stata la mancanza dei presupposti
di base su cui poter costruire un percorso di mediazione insieme ai ragazzi
del gruppo di formazione. Il punto fondamentale su cui bisognava lavorare,
prima di poter parlare di mediazione, era quello di creare un setting
appropriato dove si potesse partire dalla base, dal recupero delle competenze
umane e sociali fondamentali ed indispensabili per il lavoro che ci prefiggevamo.
Per fare questo abbiamo sperimentato che, più che far capire a
quei ragazzi cosa fosse la mediazione, era indispensabile far vivere loro
la mediazione. Con questa espressione ci riferiamo alla idea di lasciar
sperimentare al gruppo una serie di momenti e di esperienze che avessero
una forte valenza ed un grande significato umano oltre che mediativo.
Abbiamo lavorato con loro , scoprendoli e scoprendoci in un cammino fatto
di confronto, di reciprocità, di ascolto, di accoglienza, di rispetto.
Ed è stato sorprendente scoprire come, in breve tempo, i ragazzi
del gruppo siano riusciti a cogliere lo spirito della mediazione attraverso
la loro esperienza diretta. Nei primi incontri la normalità era
rappresentata dal caos, dalla sfida, dalla aggressività ,dalla
mancanza di riconoscimento e di ascolto reciproco. Eppure ricordo con
entusiasmo ancora la prima volta che vennero usate spontaneamente le espressioni
come: " lo facciamo insieme", " questo lo sai fare meglio
tu", "vorrei aiutarti".
Momenti come quelli, infatti, erano la testimonianza che qualcosa con
il nostro lavorare insieme si stava realizzando e soprattutto che i ragazzi
stavano sperimentando che, oltre ad una situazione conflittuale ed aggressiva,
esistevano altri modi di relazionarsi al gruppo dei pari ed agli adulti.
Il riconoscimento di questo modo "altro" di essere e di comportarsi
passava attraverso queste nuove frasi e questi nuovi gesti di reciprocità
positiva.
Attraverso questo laboratorio di mediazione scolastica io ho potuto constatare
ancora una volta che la mediazione accetta davvero tutte le sfide e che,
almeno da questa, è uscita con un'emozionante vittoria".
La prova testimoniale di questo traguardo è evidente nelle parole
che il giovane alunno usa per raccontare la sua esperienza di "quasi
mediatore."
Carissimo Mauro,
come ti va? spero alla grande. Spero che ti trovi bene nella tua nuova
città. Come va il lavoro e lo stipendio? Spero che entrambe le
cose vadano bene. Vorrei sapere se nella tua nuova città senti
la mancanza del mare, visto che lì ci sono solo montagne. So che
non ti piace la gente che litiga, a volte anche per delle assurdità.
Adesso sarai contento che sulle montagne non c'è tanto caos! Vorrei
allora parlarti di una mia esperienza a dir poco entusiasmante: la mediazione.
Ti chiederai cosa sia mai la mediazione. Il lavoro di mediazione innanzitutto
lo sta sperimentando la nostra scuola. Ma a cosa serve? Serve a cercare
di far ragionare ed al tempo stesso di far trovare un buon accordo a due
persone che litigano. Ho imparato che si può essere in qualunque
momento mediatore; l'importante è trovare un punto che serve a
"far incontrare i contendenti". Trovo che sia davvero bello,
perché con i veri mediatori ci diamo del tu, ci permettono di stare
a nostro agio e usano un linguaggio amichevole che ci serve ad appassionarci
sempre più a questo lavoro. A scuola abbiamo aperto uno sportello
dove ragazzi come noi o anche, perché no, adulti, possono venire
e raccontarci il loro problema, magari con la persona con cui hanno il
problema (anche tu, se ti capita qualcosa di simile, e ti trovi a Bari,
puoi venire da noi!). Insomma è davvero unico! E poi serve soprattutto
a noi ragazzi, visto che la maggior parte litiga a volte, anche per niente.
Beh , comunque, a parte questo, è stupendo far parte di una iniziativa
che ha preso la tua città. Adesso devo salutarti. Mi ha divertito
molto raccontarti questa mia esperienza da "quasi mediatore.
Ciao, a presto.
Diego
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Psicologa, psicoterapeuta, giudice onorario presso il
Tribunale per i minorenni di Bari, coordinatrice dell'ufficio per la mediazione
di Bari, presidente del Centro di Mediazione C.R.I.S.I..
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