Introduzione

3 WMF ITALIA 2000

Mediation and Mistakes

LUISA LLIANA SANTO


ABSTRACT

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Papers
   

Country:
Brazil

Language:
Italian
French
English

The mediation and the mistakes that always happen, when people compare the mediator to the therapist, to the judge, to the lawyer or to the social assistant.
The necessity of an exchange between these professionals, in order to know that one of the most important things in mediation is to reveal the real reason of the conflict.
After revealing the reason, the parts must be more conscious about what they really want.

Lawyer and Mediator

 

MEDIAZIONE E EQUIVOCI

 
 
In un mondo con tante differenze culturali, può sembrare impossibile parlare delle somiglianze fra gli esseri umani. Ma, nonostante ci siano molte diferenze culturali nel mondo, l'essenza degli esseri umani è stata sempre la stessa; e la globalizzazione ha avvicinato lo scambio di informazioni e le questioni più importanti per l"uomo, come il rispetto per la sua cittadinanza, per la sua individualità., per i suoi diritti sociali e principalmente il suo diritto di essere e di risolvere le sue questioni.

In tutto il mondo i conflitti umani, sembrano essere diversi, ma in realtà non lo sono. Le differenze sono strettamente geografiche, perchè i conflitti umani cambiano di luogo ma non di sentimento, e i veri conflitti umani, sono i suoi doveri, le sue necessità fondamentali, i suoi dubbi, le sue carenze, e principalmente il come mostrare tutti questi stati d'animo davanti alla società senza apparire ridicolo o inferiore.

La globalizzazione ha portato all'uomo non solo l'intercambio tecnologico, ma anche lo scambio di idee e di sentimenti, come i desideri e l'angosce che lo affliggono.

Oggi, possiamo parlare di Paesi culturalmente diversi, con uno sviluppo differente, scambiando idee e notando quali sono le necessità di cada uno.

Parlare delle nostre necessità, delle nostre differenze, ci fa vedere chiaramente, che la causa che genera i nostri conflitti interni è quella che ci porta alla maggioranza dei litigi .

Lo scambio costante di idee ci ha mostrato che il sistema paternale adottato dagli Stati per far fronte a questi conflitti, non migliora la convivenza fra gli uomini, e tanto meno gli insegna qual'è il miglior modo per risolvere determinati litigi, evitando cosi, altri conflitti che possono sorgere come resultato di questa soluzione imposta.

L'essere umano cerca costantemente la pace, ma non sà come farlo.

Sappiamo che la mediazione si è mostrata come una maniera più civile, che dà al cittadino la possibilità di essere più responsabile e, sicuramente, più soddisfatto in merito alla soluzione trovata per il suo conflitto. Uomini soddisfatti, uomini in pace. Ci sembra chiaro.

Sappiamo come condurre questo conflitto per la negoziazione e un'accordo posteriore. Ma, quando questo conflitto, per esempio, fa parte di un problema sociale? Qual'è la continuità che dev'essere data dopo la soluzione?
La mediazione ha portato alle parti una soluzione al loro litigio. Tuttavia, rivelando il vero motivo di questo litigio, si è scoperto che la causa è basicamente di origine sociale, e il mediatore li há già ausiliati nel risolvere la querela, che si è finalizzata in un accordo. È rimasto però il problema di ordine sociale, e si dovrà dare una continuità per non permettere che sorgano nuovi conflitti. In questo caso, chi può meglio accompagnare il caso di una forma degna e professionale se non un assistente sociale, già che in questo momento il mediatore dovrà essere appena mediatore.
È chiaro che, dopo la scoperta del motivo reale che ha portato le parti al conflitto, questo è il professionale giusto per dare un'assistenza appropriata al problema. Si, perchè come mediatore possiamo ausiliarli nel mettere in chiaro la causa reale della convergenza, ma l'abilità per incamminare il caso dovrà essere fatta da quella persona che certamente ha la dovuta competenza.

Sappiamo che i litiganti confondono il mediatore a rispetto della sua funzione reale, credendo che sia quella persona che darà la soluzzione al motivo reale del conflitto che li há portati al litigio. Siamo sicuri che questa non è la sua funzione. Quando confuso con il terapeuta, i litiganti anche se avvisati a priori sul fatto che non sarà il mediatore ad ausiliarli nei loro motivi di origine psichica, si sentono di alcun modo disorientati, perchè anche se vengono da un'accordo precedente, devono trovare ancora una soluzione per la causa psichica che li ha portati al litigio, e il processo di mediazione non è certamente il mezzo adequato per risolvere questione emozionali.

Se il mediatore si trova davanti a una questione legale, non dovrà analizzare il merito di questa questione, perché questo non'è il suo lavoro, e come conseguenza resterà ai litiganti una lacuna , che dovrà essere colmata dai detentori di questo conoscimento specifico. Sappiamo, che i litiganti credono in una vittoria assoluta della propria disputa, e questo non passa di un grande inganno, già che le possibilità di successo o di insuccesso per i contestatori è sempre vaga, perchè anche le migliori tesi e pozisioni processuali sono soggette a principio ad una interpretazione sconosciuta.

Quando l'equivoco si tratta della confusione fatta sulla pozisione del mediatore com quella del giudice, le parti desiderano una soluzione. Loro non visualizzano che la soluzione per il conflitto, conflitto questo, che in realtà è stato generato dagli stessi, si risolverà solamente in un modo positivo, rapido, pacifico, valorizzato dai due, e com una grande possibilità di continuità del relazionamento vissuto fino a quel momento, quando loro arriveranno ad un accordo comune, al rivelare il motivo reale che li ha portati al litigio.

Conveniamo, il lavoro del giudice è quello di giudicare di accordo con la legge, e per il giudice, l'accordo più correto dovrà essere fatto attraverso l'analisi della sostanza del diritto richiesto, e sulla certezza dei fatti che dovranno essere provati negli auti. Il significato del giusto in un processo sarà possibile quando il giusto sarà dimostrato. Accetare questa realtà non è mai stata e nemmeno sarà una tariffa facile da parte dei litiganti, che sono sicuri delle proprie ragione, credendo che loro diritti saranno riconosciuti dalla giustizia..

Le parti anche se avvisati a rispetto di tutti questi aspetti relativi al diritto, alla psicologia, all'assistenza sociale e sulla vera funzione del mediatore, nella maggioranza delle volte resterà ai litiganti risolvere il problema che non sarà di competenza del mediatore, anche se sorto durante la mediazone. Sappiamo che la ragione principale della mediazione è quella di rivelare la causa del conflitto e attraverso questa, poter arrivare ad un accordo soddisfacente per ambedue.

Rivelato il motivo, i litiganti saranno cosciente di quello che li ha portati al litigio, e di quello che realmente desiderano a partir da quel momento. Ci resteranno i problemi che hanno sorto durante la mediazione, e che dovranno essere risolto dagli professionali specifice. Si ha così la necessità costante da parte dei giudici, degli avvocati, degli assistenti sociali e dei psicologi di comunicarsi frequentemente com i mediatori a rispetto di questo lavoro così involgente.

Ai mediatori, resta chiaro perchè il loro lavoro si confonde con la psicologia, il diritto e l'assitenza sociale , una volta che tutti questi professionali si prendono cura del benessere sociale degli individui.

Ci è stato demostrato che anche se il mediatore non occupa il ruolo di qualsiasi uno di questi specialisti, viene confuso frequentemente con uno di loro. Questo mi porta a credere, che il lavoro in comune di tutti questi specializzazioni renderà possibile l'unione fra di loro. Il risultato certamente sarà la convivenza armoniosa dell'individuo con la cultura, generando così una maggior comprensione sulla reale posizione del mediatore.

In questo modo sarà chiaro a tutti che il mediatore esiste per ausiliare l'umanizzazione e il rispetto nei confronti dei conflitti, senza paternizzarli o occupando posizzione che non gli competono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mediation et erreurs

 
 
Dans un monde avec autant des différences culturelles il nous semble impossible de parler de rassemblements des êtres humains. Malgré tous ces différences son essence est toujours la même; et la globalisation a permis l'échange d'informations sur les questions les plus importantes pour l'homme, comme le respect, la citoyennetée, l'individualité, les droits sociales, et principalement le droit d'être et de résoudre ses propres questions.

Dans tout le monde les conflits humains nous semblent differents, mais en realité ils ne le sont pas. Les differences sont surtout geografiques, car les conflits humains changent d'adress, mais pas les sentiments. Les vraies conflits humains sont les devoirs, les necessités primordiales, les dutes, les carences, et principalement faire émerger ces questions en face de la sociète sans nous sembler ridicule ou inferieur.

En outre la globalisation qui produit l'échange tecnologique nous conduit aussi à l'échange des sentiments, comme les désirs et les angoisses.

Des nous jours, nous pouvons parler de divers pays culturellements differents, avec un develloppement different, en permutant des idées et en apercevant les nécessités de chacun.

Parler de cela et de nos differences nous fait voir nettement que la cause de nous conflits interieures c'est la même qui nous améne à la majorité des litiges.

L'échange constant des idées nous démontre que le systéme paternaliste adopté pour les Etats dans la solution des conflits ni ameliore la coexistence des hommes ni les aprends la meilleure façon de résoudre certains litiges ; dans le cas la médiation qui pourrait éviter la propagation de conflits à cause d'une solution dictée par l'Etat.

Constament l'être humain cherche la paix, mais il ne sait pas comment la faire.

À travers notre expérience, nous nous apercevons que la médiation est la façon la plus civile de résoudre un próblème. Les résultats obtenus par la médiation démontrent que les citoyens se sentent plus responsables et plus satisfats pour participer de la résolution d'un conflit. Ainsi, l'homme satisfat, l'homme en paix. Il nous semble clair.

Nous savons comment conduire tel conflit à une negotiation et ulterieurment à un accord. Toutefois une question nous accompagne:
Qu'est-ce que nous pouvons faire pour que la solution ait continuité après tout, surtout quand le conflit touche une question sociale?

C'est-à-dire, la médiation nous aide à résoudre le litige, toutefois lorsque nous cherchons sa cause nous voyons qu'elle est basiquement d'ordre sociale. Le médiateur a aidé la dissolution d'une querelle, portant le problème social reste encore. Ce travail doit avoir une continuité pour que les conflits semblables ne soient pas erigés à nouveau. Par contre, ce n'est pas ça le travail d'un médiateur. Ainsi, aprés l'eclairciment de la cause d'une querelle, l'accompanhement digne et aproprié doit être fait par un professionnel adéquat: l'assistant social; qui certainement doit avoir la compétence nécessaire pour donner cette continuitée.

La croiance d'être le médiateur celui qui résoudra le conflit d'un litige est une confusion rencontrée constament par le médiateur. Nous sommes assurés que ce n'est pas cela sa fonction. Il peut aussi avoir la confusion entre les figures du thérapeute et du médiateur. Les conflitants sont orientés de leurs differences. Toutefois, même que le médiateur soit capable de faciliter l'accord, la question psychique continue vivante ; mais la médiation n'est pas certainement l'outil le plus adéquat pour résoudre la question emocionnele.
Une autre question qui apparaît souvent dans la procédure de la médiation par ces qui sont en litige est de croire à la existance d'une victoire. Le médiateur doit eclaircir ça, puisque les possibilitées d'un succès ou d'un non succès sont vagues, et même que les meilleurs thèses et positions processuelles peuvent avoir une interpretation inconnue. Ainsi, le médiateur n'ira pas toucher le mérite de la question; de manière que restera aux conflitants cette lacune. Celle-là ne doit être remplie que par ce qui ont ce type de connaissance.

La confusion entre le juge et le médiateur est aussi faite par ces qui sont en litige. Ceux-ci cherchent dans la figure du juge la solution finale. Brièvement, la fonction d'un juge est juger selon les faits et la loi. Ainsi, la résolution donnée par lui est inspirée au démontrable. Sachant que chaque partie d'un litige a une raison et que tous croient avoir ses droits, la médiation pourra chercher dans les motivations nons factices d'une querelle la solution d'une façon plus rapide, positive et pacifique pour le deux côtès et encore permettre la continuation d'un relationnement rompu. D'ailleurs, la atuation du médiateur peut aussi aider l'atuation de la Justice.

Enfin, malgré les avertissements concernants au champ de atuation du droit, de la psychologie, de la assistance sociale et de la médiation, fréquemment restera à ces qui sont en litige des problèmes à résoudre qui ne sont pas de la competance du médiateur. Ainsi, même que le nouveau fait ait apparu pendant la procedure de la médiation, souvent il faut chercher ailleurs, c'est-à-dire, un autre professionel qui soit adéquat. Résumement nous disons que l'objetif de la médiation est de découvrir la raison d'un conflit et à partir de cette raison chercher un accord satisfatoire aux deux parties.

De cette façon, les parties d'un litige seront conscients des causes de la querelle, pour finalement rencontrer les futurs désirs. Ainsi, l'importance decisive du dialogue constant et non-restrictif entre les juges, les assistants sociales, les psychologues et les médiateurs sur le énorme travail de la médiation.

C'est clair pour le médiateurs que la psychologie, le droit, et le travail d'assistance sociale se confondent dans la realisation d'un accord, puisque les professionels cités soignent le bien être social des individus. Et c'est à cause de cela que la figure du médiateur est melangée avec ces professions. Tout cela, me fait croire de plus en plus dans l'importance de l'échance et de l'union entre ces domaines pour que l'homme ait garantie de son interation avec la culture. Par consequence tous pourront avoir une meilleur compréhension du rôle du médiateur, comme un auxiliare dans l'humanisation et respect aux conflits, sans paternalisme et sans occuper positions qui ne le sont pas concernants.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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