Possiamo distinguere tutti coloro che praticano attività sportive
in due sottocategorie: 1. coloro che praticano lo sport con un fine
agonistico, teso cioè a conseguire il massimo risultato durante la competizione,
comprendendo così anche l'attività professionistica;
2. coloro che praticano lo sport - e l'attività motoria in genere, la quale va
oltre l'aspetto competitivo - per diletto, per averne un beneficio dal punto di vista
salutare e psicologico.
Nel primo caso, specialmente quando si giunge ad alti livelli di qualificazione,
è indubbiamente più indicata la seconda delle due tecniche proposte, quella che si basa
sui 2 tempi di lavoro successivi e distinti, e che per brevità e comodità descrittiva
nel prosieguo della trattazione sarà indicata semplicemente come PNF. Tale scelta si giustifica col fatto che, pur costituendo
la PNF un impegno che necessita di un tempo praticamente doppio rispetto all'altra
tecnica, come già visto, essa ha l'indubbio vantaggio di influire in misura maggiore sul
grado di estensibilità muscolare e quindi sulla mobilità delle articolazioni corporee.
Ora, trattandosi di una categoria di individui che ricercano il massimo risultato nella
propria prestazione, anche la loro preparazione dovrebbe tendere a tale scopo, passando in
secondo piano il problema «tempo».Nel secondo caso, ovvero per coloro che praticano
attività sportiva a livello amatoriale, o anche svolgono della semplice attività motoria
a livello non competitivo, è sufficiente adottare nella preparazione fisica la prima
tecnica, la quale consente di acquisire e mantenere un grado di mobilità articolare più
che buono.
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