Angelina Yupanki: da protagonista della Conquista a personaggio letterario in un romanzo di Néstor Taboada Terán

Luisa Selvaggini

 

Angelina Yupanki marquesa de la Conquista (Barcellona, 1992) forma parte della trilogia di romanzi che il boliviano Néstor Taboada Terán dedica al recupero della storia e dei miti della cultura autoctona (1).

Nel romanzo, il continuo alternarsi delle vicende storiche con le vicissitudini personali dei protagonisti della Conquista, sia sul versante degli invasori che su quello degli oppressi, dà origine ad una insolita e vitale prosa che si muove tra cronaca ed intrahistoria, per utilizzare un termine unamuniano già adottato a proposito di Angelina Yupanki dal critico José Esteban (Esteban J. 2000: 34) (2). Ciò che interessa all'autore è soprattutto l'intimo temperamento dei personaggi, che non sono semplici entità storiche ma uomini, o donne, "de carne y hueso".

Angelina Yupanki è comunque un fedele e particolareggiato resoconto della Conquista del Tawantinsuyu ad opera di Francisco Pizarro; ma la prospettiva si allarga, con dettagliati riferimenti, alla resistenza opposta dal popolo indigeno, alla guerra civile scaturita tra i sostenitori di Atau Wallpa e Wáskar, al conflitto tra pizarristas e almagristas. Taboada non tralascia tuttavia l'analisi del versante europeo ed introduce osservazioni sul ruolo della monarchia spagnola e sulle scandalose vicende politiche e private che riguardano papa Alessandro VI Borgia.

La narrazione si apre con l'avvenimento che è considerato l'emblema dell'incontro/scontro tra due mondi: l'imboscata tesa dall'esercito di Pizarro ad Atau Wallpa. Non a caso l'episodio è inserito all'inizio del romanzo. Da questo momento infatti comincia la vera e propria Conquista. Nella città di Cajamarca il domenicano Fray Vicente de Valverde, portavoce del condottiero spagnolo, chiede all'Inca di consegnare le terre dell'Impero e di sottomettersi a Carlo V, il quale

recibió del Sumo Pontéfice de Roma, el piadoso Papa Alejandro VI, donación de estas desconocidas geograféas de infieles a fin de desterrar de ellas falsos y diabólicos errores. (Taboada Terán N. 1996:16)

Atau Wallpa, indignato ed incredulo del fatto che uno sconosciuto possa donare ad altri ciò che non gli appartiene, prende tra le mani la Bibbia che Valverde gli porge. Per il sovrano incaico, che non conosce la scrittura e tanto meno la lingua degli invasori, si tratta soltanto del Gran Kipu che legittima l'usurpazione degli uomini bianchi. Conseguentemente, in segno di insubordinazione, getta a terra il libro sacro dei cristiani. Il gesto è inequivocabile per Valverde, che sventola un fazzoletto bianco segnalando a Pizarro il fallimento della trattativa. Ha inizio il massacro di Cajamarca e la fine del grande Impero del Sole (Taboada Terán N. 1996:17-18).

Taboada Terán considera l'avvenimento come epocale, poiché assurge a simbolo della sottomissione politica e culturale di un intero continente. Forse intenzionalmente egli pubblica Angelina Yupanki nel 1992, in concomitanza con il quinto centenario della Conquista. In questo stesso anno, infatti, papa Giovanni Paolo II visita la città di Cuzco e riceve in dono dai rappresentanti della gerarchia indigena quella stessa Bibbia che Valverde consegnò quasi cinque secoli prima ad Atau Wallpa. È come se un cerchio si fosse chiuso. Tale restituzione allude, verosimilmente, al recupero e alla decisa affermazione di una identità propria (Taboada Terán N. 1992: 11).

Nonostante il titolo del romanzo richiami il nome di Angelina Yupanki, questa non ne è la protagonista assoluta. Lo sono piuttosto, in senso lato, gli avvenimenti storici della Conquista ed i suoi protagonisti: Pizarro, Diego de Almagro e gli altri conquistadores, lo stesso Atau Wallpa ed il popolo indigeno. Angelina ha tuttavia una sua peculiare dimensione all'interno del racconto. È l'unico personaggio di cui il lettore conosce il pensiero tramite una narrazione in prima persona che sembra ricalcare il flusso di coscienza. Inoltre, attraverso le esperienze della giovane, Taboada Terán riesce a mettere in evidenza le rivoluzionarie conseguenze apportate dall'invasione spagnola non solo sul piano generale, riferendosi appunto all'intero continente americano, ma anche su un piano individuale, quello di un singolo essere, ovvero Angelina. Grazie a lei si accede ad una osservazione diretta degli avvenimenti con un sorprendente punto di vista al femminile.

Tornando all'intreccio del romanzo, dopo l'eccidio di Cajamarka Atau Wallpa viene fatto prigioniero insieme alle sue mogli. Tra queste c'è proprio Cuxirimay Ojllu, successivamente ribattezzata Angelina da Pizarro, che è sorella del principe incaico Yuri Yupanki e tra l'altro ricopre il ruolo di Piwi warmi (prima moglie) dell'Imperatore. Durante la strage, la giovane viene allontanata dal campo di battaglia e portata in salvo da Felipillo, un indio plebeo che è wallpan (interprete) di Pizarro. Nonostante il ruolo di moglie principale dell'Inca, Angelina è sedotta dall'interprete e con lui trascorre la notte. Non si tratta di un atto di violenza, la india è totalmente consenziente, anzi ricordando l'avvenimento commenta: "fue el acto de amor más emocionante de mi vida" (Taboada Terán N. 1996:31). Racconta la stessa Angelina:

Desperté al otro día y el sol ya estaba en mitad de su camino. Intenté largo rato tener conciencia del lugar donde me hallaba. Una habitación pequeña y un hombre desnudo durmiendo a mi lado. Afuera, la actividad cotidiana del pueblo. Ah, el intérprete wallpan. Aparté lentamente mi brazo que rodeaba el cuello del hombre. Filipillu... Le miré fijamente y senté no repulsión sino un rechazo por su condición de plebeyo. Cómo se había atrevido a hacer el amor con la mujer principal del Inca? Inaudito. Este hecho, en otros tiempos, le habréa costado no sólo su vida sino la de toda su familia. Pero ahora las cosas estaban cambiando. Todo se hallaba trastrocado. No había autoridad, solo un enmarañado vacío de poder. Y en esta situación, el oscuro plebeyo tumbecino de la comunidad de los tallanes constituido nada menos que en el protector de la Piwi Warmi del Inca. [...] Ante la temible invasión extranjera, mi destino había cambiado. Desde ayer yo era una mujer nueva. (Taboada Terán N. 1996: 31)

Il passo è decisamente esemplificativo del suo carattere. È passionale, istintiva, ma anche determinata a difendere la propria posizione sociale. Ha piena coscienza di presenziare alla nascita di un nuovo ordine delle cose, di un nuovo mondo. Sa che a partire da questo momento nulla rimarrà più come prima, lei compresa.

Reclamata da Atau Wallpa, la nobile india abbandona la casa di Felipillo e viene condotta al cospetto di Pizarro. Questi rimane colpito dalla sua bellezza angelica e per questo le conferisce il nome di Angelina. Profondamente impressionata dall'incontro con lo straniero, la donna, nonostante passi la notte con l'Inca, pensa incessantemente al Jatún Runa ovvero al Gran Jefe degli spagnoli, epiteto con il quale veniva identificato Pizarro:

Todos mis sentimientos habéan cambiado en un instante, me hallaba atolondrada, si acaso, seducida por el Gran Jefe de los Barbudos, el extranjero Jatún Runa, ahora poderoso señor del subyugado Imperio del Sol. Infinitamente más que mi marido el Inca. [...]. Estaba decidida a ganármelo, sé, no sé como ni cuándo, pero decidida. (Taboada Terán N. 1996:47).

Inizialmente è pertanto Angelina a voler conquistare Pizarro e non il contrario.

Dopo l'uccisione di Atau Wallpa, le spose reali diventano concubine esclusive del Capitano (3) e ciò che sorprende è che tutte gli si consegnano spontaneamente e voluttuosamente. Sono ancora loro dunque a desiderare Pizarro, come accade per Angelina, intimamente persuase della natura divina dello straniero:

Vérgenes del bien común, el Oro Secreto [...]. No se agotaban, ni mucho menos, las hermosas viudas de Atau Wallpa, jadeantes noche a noche en el tálamo del señor. (Taboada Terán N. 1996:73)

Angelina ha però ben chiaro il suo obiettivo: diventare la favorita del condottiero, impresa ardua perché deve competere con un'altra prediletta, Kispe Sisa, successivamente ribattezzata Pizipita e poi Doña Inés. Taboada Terán insiste ripetutamente sulla naturalezza e volontà con cui le principesse incaiche si concedono a Pizarro. A proposito di Doña Inés si legge:

Audaz amiga de lo insólito, inhibida en las casas de placer de Urubamba, apenas comenzado el cautiverio de su señor visitó sin ser convidada la alcoba del capitán para ganar la categoréa de la que ahora se regocijaba. Pizarro la denominó Pizpita, su avispa. Dominante y celosa, Pizpita la favorita, no permitéa que ñustas ni pallas se acercasen a su señor, aunque sé se mostraba tolerante con las coyamama, viudas del Inca. Su cultura imperial admitéa que una mujer principal podéa compartir con otras principales el lecho del señor. (Taboada Terán N. 1996:75)

Doña Inés darà due figli a Pizarro, Doña Francisquita e Don Gonzalito, ma alla fine sarà Angelina a diventare la sposa legittima (4) e in quanto tale procreerà dei mestizos (5) e riceverà il titolo di Marquesa de la Conquista, stesso riconoscimento nobiliare conferito dal Re di Spagna al Capitano. Alla morte di quest'ultimo però, Angelina sposerà il cronista Juan de Betanzos. Già scrivano della Real Audiencia de Santo Domingo, Betanzos aveva ricevuto proprio da Pizarro l'incarico di redigere la Relación del Sitio del Cuzco. Giovane, raffinato e colto, egli rappresenta l'esatto contrario dell'illetterato e rude conquistatore spagnolo. Inoltre, è uno dei pochi europei ad aver appreso il runa simi, cioè la "lengua secreta de los Incas" (Taboada Terán N. 1996: 161) e con l'aiuto di Angelina decide di scrivere la Suma y Narración de los Incas, addentrandosi nello sconosciuto mondo dei miti e delle tradizioni autoctone dell'Impero del Sole.

La complessa orditura del romanzo dimostra una profonda conoscenza dei fatti da parte di Taboada, visto che sia i personaggi sia gli avvenimenti riportati sono fedelmente mutuati dalla realtà storica, ma a ciò si aggiunge anche una grande abilità di rielaborazione dei materiali in chiave letteraria.

L'autore sembra voler identificare nella figura di Angelina le "donne della Conquista", intese ovviamente nella accezione restrittiva di "donne indigene". Ciò è riconducibile ad un tema di fondo della prosa del grande scrittore boliviano, ovvero la nascita del mestizaje, che opera da filo conduttore in Angelina Yupanki marquesa de la Conquista. Il mestizaje costituisce per Taboada Terán la vera identità culturale del continente Americano. Nel romanzo, il tema è affrontato alle origini, quando i Conquistadores, unendosi con le donne del Nuovo Mondo, generano i primi meticci ispano-americani. Pizarro, Diego de Almagro e gli altri spagnoli hanno figli da indigene, figli che vengono battezzati secondo il rito cattolico e che portano rigorosamente i nomi dei martiri del cristianesimo.

Paragonando Angelina e Doña Inés, concubine di Pizarro, con la messicana Malinche, compagna di Cortés, Taboada sostiene:

La india Malinche, Doña Marina, ha procreado un hijo con Hernán Cortés y las esposas de Atau Wallpa, Doña Inés y Doña Angelina, han dado cuatro hijos a Francisco Pizarro. Herederos de muchos rasgos, ahé están los orégenes de la nueva familia que vive bajo un mismo techo. No tiene por qué América avergonzarse del cruce de razas de su identidad. (Taboada Terán N. 1992:41)

Ovviamente, molti dei "figli della Conquista" sono il frutto dell'abuso sessuale subito dalle indigene (6) e al quale Taboada fa numerosi riferimenti. Subito dopo l'eccidio di Cajamarca, ad esempio, gli uomini di Pizarro si precipitano come fiere sulle Vérgenes del Sol, l'Oro Segreto anelato dagli spagnoli:

Instruéa el arte de la guerra que el vencedor tomase del vencido todos sus bienes morales y materiales incluyendo las codiaciadas mujeres, sémbolo de fortuna y deleite. El oro secreto. Ayer a la llegada misma, consumaron sus polvos de gallo, lastrados coitos de fuerte carga emocional por el inesperado topetazo con Aymarquay killa, la festividad de difuntos. Y ahora las ustas, anhelantes y mustias, postradas de rodillas y cargadas de fantaséas, botén de guerra, esperaban a los presuntos seres de origen divino. [...]. Buscando a las estrechas con ávidas lascivia las fueron tomando una por una a todas, en los lechos, en las esteras, en los oratorios, en los altares, en los salones, en los lares. Incómodas y sangrantes por falta de uso. Sé, mejor que los lastrados coitos de la véspera, bebiendo el reconfortante vino de maéz de la fiesta de los difuntos. No se salvó ninguna, fueron desfloradas incluso las ancianas mamakunaj, con resplandores de antorchas encendidas y sicalépticas protestas castellanas. Plega a Dios, joderá el género humano mientras el cuerpo tenga aguante, en primavera y en otoño y en invierno y en verano. A soplar el fuelle en el cachondeo. Jadeos de bestias en celo con indias trémulas. [...] Y la victoriosa tropa extranjera estuvo toda la noche lujuriando, rompiendo cárceles uterinas. Gemidos desacompasados de palomas invisibles. Esta vez bañándose no en sangre de arlequines sino en un torrente de sangre de doncellas. (Taboada Terán N. 1996: 19-20).

La violenza e l'oltraggio sono chiaramente legittimati dai capi della Conquista, non solo come compenso per le vittorie ottenute con la sottomissione dei nativi. Per Pizarro

Fifar indias no es pecado! Dios no hizo al hombre para que rechace las bendiciones que puso al alcance de su mano en el Nuevo Mundo... (Taboada Terán n.1996:26).

Anche la comunità indigena, testimone di tali efferatezze, presagisce un terribile avvenire. Quando alcuni uomini di Pizarro giungono a Cuzco, capitale dell'Impero, per impossessarsi dell'oro promesso da Atau Wallpa come riscatto per la sua liberazione, il loro comportamento turba profondamente gli autoctoni:

En el Ajlla Wasi pidieron ser servidos como dioses y corrompieron a las más hermosas vérgenes conventuales, sin ningún pudor, verg¸enza ni temor. Detestando aquellos comportamientos de codicia y lujuria, los cusqueños aseguraron que los tales follones no eran dioses ni hijos de Wirakocha ni nada parecido. Eran los supay, genios del mal, y el Sumo Pontéfice Willaj Umu lloró ante la idea aterradora de que hombres de esta estirpe vendréan en el futuro a señorearse en la tierra y tomándoles sus mujeres, hijas y tesoros. (Taboada Terán N. 1996:50).

Dalla lettura del romanzo appare chiaro che, contrariamente alla versione storica universalmente condivisa, nella creazione letteraria di Taboada Terán, ma anche nella sua reinterpretazione del passato, le donne indigene sono, in qualità di madri di mestizos, le co-protagoniste della Conquista ed artefici, a volte per scelta a volte loro malgrado, della nascita di un Nuovo Mondo.

Secondo Ricardo Sanjinés Ávila, Taboada Terán non accetta però la visione assolutistica con la quale l'America interpreta la Conquista (stermino, annichilamento di una civiltà, barbarie), tanto meno la prospettiva assunta dalla Spagna (evangelizzazione di un popolo per mano di operosi hidalgos e generazione di una nuova stirpe):

Taboada Terán, en su libro Angelina Yupanki marquesa de la Conquista, pone las cosas en su lugar. Ni violación ni entrega generosa...exclusivamente. Ambas a la vez, la lujuria y el desborde genital, pero también la entrega voluntaria buscada por las conquistadas, que al seducir a los barbados ibéricos, fundieron el molde de una nueva raza y de un nuevo mundo. (Sanjinés Ávila R. 2000:40) (7).

Tale asserzione rafforza l'impressione che affiora durante la lettura del racconto: l'autore riassume nella figura di Angelina una propria visione della "donna della Conquista", che non subisce passivamente l'inesorabile cambiamento determinato dalla colonizzazione, ma ne diventa partecipe, trasformandosi in cosciente promotrice di una contro-conquista, erotica e sensuale (8). La donna india non lascerà l'invasore libero di esercitare una totale egemonia, ma mescolerà al suo seme i propri geni, portatori del carattere e dei valori della etnia autoctona. L'uomo del futuro, l'Uomo Americano, cioè il mestizo, racchiuderà in sé questa doppia discendenza, mantenendo la forza e l'orgoglio delle proprie origini.

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NOTE

  1. Completano la trilogia i romanzi Manchay Puytu el amor que quiso ocultar Dios (1977) e Ollantay. La guerra de los dioses (1994).
     

  2. "Néstor Taboada Terán pertenece a ese género de escritores inquietos, que no creen en la historia que nos han contado. [...] Necessariamente tiene que haber otra historia. Y esa otra historia, esa intrahistoria, para llamarla en términos unamunianos, es la que el novelista, todo novelista, tiene que encontrar. La historia de nuestros paéses es demasiado importante para que la dejemos en manos de los especialistas. Los novelistas debemos poner en duda la historia oficial y darle el sentido que verdaderamente debe de tener, que necesariamente ha tenido". (Esteban J. 2000:34-35).
     

  3. Le mogli di Atau Wallpa, contrariamente alla tradizione indigena, non si immolano in un suicidio collettivo dopo la morte dello sposo: "Las viudas del difunto pasaron a la condición de mancebas del capitán. Sobrevivientes del holocausto, no tuvieron el valor de inmolarse para acompañarle al Ukhupacha, a la vida del Paés de los Espéritus" (Taboada Terán N. 1996:73).
     

  4. Pizarro darà in moglie doña Inés a Francisco de Ampuero el Hermoso, uno dei sui servitori. Non ci sarà comunque odio tra Pizpita e Angelina. Doña Inés non puñ fare altro che accettare le scelte del Gran Jefe, poiché come lei stessa amaramente afferma: "Las mujeres somos las que perdemos siempre en todas las guerras, porque los hombres como los dioses deciden nuestros destinos" (Taboada Terán N. 1996:166).
     

  5. Taboada sottolinea più volte il ruolo di Angelina come madre di mestizos e perciò consapevole genitrice di una nuova progenie. Dopo l'allontanamento della rivale doña Inés, Angelina commenta tra sé: "Después de alejar sin ningún alboroto a mi hermana, Doña Inés la Pizpita, de manos de Pizarro, culminé mi anhelo haciendo que sea mi hombre, mi marido, el endiosado Jefe Conquistador del Imperio de los Incas, naturalmente con mucho juicio y cordura, paciencia y habilidad. Y vivéa bajo el nuevo señoréo con estimación, honra y gloria. Mujer privilegiada, tenéa la misión de servir lo mejor posible y procrear hijos de la nueva estirpe. Artéfices de un sistema de buen vivir" (Taboada Terán N. 1996:179-180).
     

  6. Si veda a tal proposito la vicenda del Bigardo depredador de doncellas che abusa di trecentosessanta indigene nel Manchay Puytu (Taboada Terán N. 1998).
     

  7. Continua Sanjinés: "Es que Angelina Yupanki Marquesa de la Conquista denuncia los excesos de los desesperados hombres del capitán Francisco Pizarro, pero revela también, con objetivo realismo, las licencias y los anhelos provocados por los españoles en la carne y el espéritu de las mujeres conquistadas" (Sanjinés Ávila R. 2000: 40).
     

  8. Emblematico è il pensiero che occupa la mente di Angelina durante il primo rapporto sessuale con Pizarro "Yo era ahora la conquistadora, descubriendo el templo de oro en el cuerpo del hombre extranjero. [...] Mi raza también sabe conquistar, me dije en plena exaltación" (Taboada Terán N. 1996: 80).


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

  • ESTEBAN José, 2000, Angelina Yupanki en España, pp. 32-35, in N. Taboada Terán, Oficio de coraje. Néstor Taboada Terán 50 años de Literatura, Los Amigos del Libro, Cochabamba - La Paz.
  • HUBER Siegfried, 1966 [1962], Pizarro, oro, gloria y muerte, Cérculo de Lectores, Barcelona.
  • LARA Jesús, 1991, Diccionario qheshwa-castellano, Los Amigos del Libro, Cochabamba - La Paz.
  • MELÉNDEZ Crespo Ana, 2000, La Malinche Inca, pp. 42-43, in N. Taboada Terán, Oficio de coraje. Néstor Taboada Terán 50 años de Literatura, Los Amigos del Libro, Cochabamba - La Paz.
  • SANJINÉS Ávila Ricardo, 2000, La sabrosa conquista erótica de America, pp. 39-41, in N. Taboada Terán, Oficio de coraje. Néstor Taboada Terán 50 años de Literatura, Los Amigos del Libro, Cochabamba - La Paz.
  • TABOADA TERÁN Néstor, 1996 [1992] Angelina Yupanki marquesa de la Conquista, La Hoguera, Santa Cruz.
  • TABOADA TERÁN Néstor, 1998 [1977], Manchay Puytu, el amor que quiso ocultar Dios, El Pájaro de Fuego, Cochabamba - La Paz.
  • TABOADA TERÁN Néstor, 1994, Ollantay. La guerra de los dioses, Quetzal, Buenos Aires.
  • TABOADA TERÁN Néstor, 1992, Requerimiento al Rey de España, Alcaldéa Municipal, La Paz (Bolivia).

Atti del XXIII Convegno Internazionale di Americanistica. Perugia (Italia) 4-5-6 maggio 2001.