2.
Il gotico Storicamente
i generi formulaici si cristallizzano, in quanto generi determinati e
distinti, in epoca successiva alla formazione di quel tipo di narrativa
moderna per eccellenza che è il novel o romanzo realistico, che in
Inghilterra si afferma a partire dal Settecento. Questo è importante, perché
tutti questi generi possono considerarsi la reazione moderna dell'impulso
fantastico al predominio razionalistico che il realismo ha imposto sulla
narrativa. Ora, poiché la prima
reazione di successo al romanzo realistico è il romanzo gotico, di matrice
aristocratica, e autenticamente reazionario e apocalittico quanto a
ideologia, e poiché, com’è stato giustamente detto, il gotico contiene già il
germe di tutti questi generi, può apparire contraddittorio il fatto che il
gotico sia l'humus da cui emergono prodotti di consumo legati allo sviluppo
dell'industria culturale. Da ciò
segue tutta una serie di incertezze e di confusioni riguardo alla collocazione
e alla valutazione di queste opere. I
generi formulaici, fondati sulla ripetizione e la serializzazione, hanno un
legame per così dire quantitativo con la produzione di massa, che è a sua
volta l'effetto della rivoluzione industriale. Pur nascendo come reazione
all'ascesa della borghesia, il gotico ha avuto successo non tanto e non solo
per ragioni ideologiche, ma anche perché, oltre a conservare la preminenza
al principio del romance, sfrutta un fattore che è sempre determinante
per il successo di questo tipo di prodotti: la spettacolarità. Il successo
del gotico fa sì che esso diventi subito preda del contemporaneo sviluppo
della produzione libraria, sviluppo favorito dal mercato e dal nuovo pubblico
della letteratura, che è lo stesso del romanzo realistico. Inoltre
il gotico è anche figlio di quelle correnti irrazionalistiche e
sentimentalistiche che percorrono più o meno clandestinamente il Settecento
inglese per riaffiorare nel Preromanticismo, ed è a partire dal Romanticismo
che si stabilisce come criterio di valore l'originalità. Poiché la
serializzazione va in direzione opposta all'originalità, da un lato, come si
è detto, essa provoca una svalutazione di questo tipo di letteratura,
dall'altro, nella vicenda della fortuna di questi generi, si produce quella
divisione tra letteratura alta e letteratura bassa che opera parallelamente
a quella tra arte e industria, tra dimensione estetica e utilitarismo
borghese, tra avanguardia e consumo. Il
termine “massa" col suo derivato "massificazione" esprime i
connotati negativi della quantità. Infatti quando la si vuole designare in
senso positivo, la quantità assume altri nomi. Per i romantici lo stesso referente assume il nome di
"popolo", e la ricchezza culturale del popolo è il folklore. I
generi formulaici sono il sostituto e il surrogato industriale del folklore.
Su queste linee si articola tutta una serie di opposizioni: artificialità
contro spontaneità, tipologia ripetitiva contro elaborazione autonoma,
cultura falsamente popolare elaborata dall'industria contro la cultura
autenticamente popolare valorizzata dalle ricerche sulle radici folkloriche
delle culture nazionali. La stessa contrapposizione si ripropone a livello di
fruizione, tra una fruizione problematica e intellettuale, che riguarda il
romanzo realistico e poi le opere d'avanguardia, e una fruizione emotiva,
sentimentalistica e viscerale, dei prodotti di massa, fino allo sfruttamento
più infimo, a livello di puri sensi, nella fruizione della pornografia. Quando
infatti la critica d’orientamento sociologico comincia a studiare seriamente,
e quindi in qualche modo a rivalutare, i generi formulaici, a questo sforzo
d’emancipazione è sottesa una sorta di riabilitazione delle masse, alle quali
si torna ad attribuire qualcosa di quella creatività istintiva che per i
romantici era caratteristica del popolo. Tuttavia la filiazione dal gotico
non va affatto disconosciuta, come se i generi formulaici fossero i figli
degeneri di una letteratura nata con intenti elitari. Potremmo dire invece
che i generi formulaici svolgono la stessa funzione ideologica del gotico, in
quanto sono anch’essi un modo di neutralizzare gli aspetti innovativi e
problematici del realismo. Va
inoltre detto che la natura del legame tra romanzo e borghesia va
approfondita, poiché tale rapporto non resta invariato una volta per sempre,
come nel momento in cui il romanzo si fa strumento della rivoluzione
culturale borghese. Nell’arco di due secoli dal Settecento alla fine
dell’Ottocento il rapporto tra arte e società attraversa le vicende più varie,
e anche la forma del romanzo si è venuta modificando in una molteplicità di
aspetti, che non è ora il caso di riepilogare, ma si può ben dire che quando
si comincia ad essere coscienti del potere delle masse, i generi formulaici
hanno già sostituito il romanzo classico come letteratura veramente popolare. La neutralizzazione
della problematicità del realismo e dello sperimentalismo si realizza
peraltro sfruttando un principio che attiene alla natura della narrativa,
ovvero
il distanziamento della realtà: come ci rivela il mito di Sheherazade nelle Mille
e una notte, raccontare delle storie è il modo in cui allontaniamo la
morte, o meglio è il modo in cui allontaniamo il senso del tempo reale che ci
precipita verso la morte. Ma all'interno di questa condizione ontologica
della narrativa si divaricano due modalità inventive e fruitive: una è
quella del realismo e dello sperimentalismo, che vorrebbe quasi uscire dai
limiti della sua natura di finzione per metterci di fronte alla realtà (cioè
di fronte alla morte); l'altra è quella che si compiace di trattenere
eternamente il lettore nel mondo immaginario della finzione, bloccando il
legame pragmatico col mondo reale.
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