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NOTE  BIOGRAFICHE  E  CURIOSITA'

 

 

 

 INFLUENZE   

 

Patrick Bruce Metheny nasce a Lee's Summit (Missouri) nel 1954 e a otto anniMiles Davis comincia già a suonare la tromba. Attraverso suo fratello Mike scopre Miles Davis, ma la vera rivelazione la riceve ad undici anni, quando ascolta per la prima volta Ornette Coleman (Fort Worth, Texas 1930 - Sassofonista e compositore jazz statunitense)Ornette Coleman. A tredici anni decide di passare alla chitarra.

Musicista eclettico, curioso ed appassionato, Pat Metheny è da anni una star consacrata. Non per questo sembra però essersi fermato alla formula che gli ha assicurato il successo, continuando anzi la sua ricerca musicale anche a costo di spiazzare le attese del pubblico.

La sua visione musicale sembra essere sempre molto ampia: così, se per Ornette Coleman il chitarrista nutre un vero e proprio culto, per vedere dal vivo Paul McCartney è tuttora capace di intraprendere un lungo viaggio, all'insegna del suo amore per i Beatles.The Beatles - 1963

Allo stesso modo, poi, tra i chitarristi che Pat cita nelle JAMES MARSHALL "JIMI" HENDRIX (Seattle 1942 - Londra 1970), chitarrista, cantante e autore americano. Fu uno dei più celebri chitarristi della storia del rock.interviste trovano posto classici del jazz come Mick Goodrick oppure Wes Montgomery e musicisti brasiliani come Milton Nascimento o Egberto Gismonti, ma nella lista delle sue preferenze un posto privilegiato è riservato anche a Jimi Hendrix, Eddie Van Halen e Jeff Beck.

 

Trasferitosi a New York, Metheny si immerge nell'ascolto di Clifford Brown e John Coltrane John Coltranee nel 1974 entra nel gruppo del vibrafonista Gary Burton, con il quale rimane tre anni. Nel frattempo, alla fine del 1975, Metheny registra per la tedesca ECM il suo primo album, Bright Size Life, nel quale è chiaramente visibile la forte influenza di Coleman. Già con il successivo Watercolors Metheny mostra comunque una maggiore personalità, Lyle Mays, grandioso tastierista/pianista del Pat Metheny Groupinsieme con il tentativo di creare un suono di gruppo con musicisti quali Lyle Mays e Danny Gottlieb.

 

 

 

 

 TRA JAZZ, FUSION E ROCK

 

Il Pat Metheny Group nasce con l'album omonimo e con l'arrivo nella formazione di Mark Egan, ma subito dopo il chitarrista mostra di avere anime contrastanti che affiorano con la registrazione di New Chautauqua, un omaggio al nonno Moses e alla musica popolare americana.

La sua chitarra, le sue magliette a righe e i bicchieroni di Coca Cola che gli sono sempre accanto diventano famosi alla fine del 1979, quando insieme al gruppo incide American Garage, disco in perfetto equilibrio tra jazz, fusion e rock.

Si parla della nascita della sua stella e Metheny ne approfitta per spendere la sua popolarità per un progetto più difficile come quello di 80-81, registrato in due giorni con musicisti dalla grande storia come Charlie Haden, Dewey Redman, Michael Brecker e Jack DeJohnette. Con loro intraprende anche una lunga tournée e al ritorno si riunisce con Lyle Mays per As Falls Wichita, so Falls Wichita Falls, lavoro più intimista e giocato sull'intreccio tra chitarra e tastiere e le percussioni del brasiliano Nana Vasconcelos.

 

 

 

 UNA SERATA MOLTO SPECIALE

 

IL 22 ottobre 1981 Pat Metheny era atteso ai Power Station Studios di New York per realizzare un disco per la ECM, la casa di Monaco guidata da Manfred Eicher. Era un giorno di pioggia e gli studi, ottimamente attrezzati, avevano un'aria triste. L'edificio, grigio e abbandonato, posto fra Wall Street e il Greenwich Village, non aveva alcuna affinità con la musica gioiosa che Pat e i suoi stavano andando a proporre con il disco che avrebbero poi intitolato Offramp.

Qualcuno racconta che Pat, entrando, aveva detto che doveva essere stata in qualche modo simile la prima serata di chitarre allo storico locale Village Vanguard, giusto quarant'anni prima.

In quella occasione Max Gordon, il proprietario del locale, aveva accettato una propostaIl chitarrista Huddie Leadbetter, soprannominato Leadbelly Nick Ray, regista del film "Gioventù bruciata". Propose il chitarrista Leadbelly per la storica esibizione al Village Vanguard ricordata da Pat Methenydi Nick Ray, il futuro regista di Gioventù bruciata. Era stato proprio lui a fare a Max Gordon il nome di un certo Huddie Leadbetter, detto Leadbelly, finito in un carcere del Texas per omicidio e liberato dal governatore dello stato che, di tanto in tanto, si recava in visita alla prigione per sentirlo cantare.

Leadbelly si trovava a New York e cercava di lavorare in qualche locale. Ray aveva allora proposto a Gordon di organizzare un duo tra Leadbelly e Josh White, altro grande chitarrista nero, splendido cantante di blues e di worksong, e ne era nata una serata molto speciale. "Era palpabile la sensazione che stesse accadendo qualcosa di straordinario" ha poi raccontato Gordon. "Non avevo mai visto nel locale tante chitarre: Pete Seeger, Burl Ives, Richard Dyer-Bennet, Millard Lampel e addirittura Woody Guthrie, padre di tutti i menestrelli americani, di tutti i vagabondi, di tutti i senzatetto".

 

 

 

 LA NASCITA DI UNA PASSIONE

 

L'episodio appena raccontato testimonia la passione del giovane Pat per la storia di quella musica che aveva abbracciato quasi contro la volontà dei genitori.

Pur essendo uno dei protagonisti della scena musicale newyorkese, Pat non è originario della Grande Mela ma di Lee's Summit, un piccolo centro agricolo del Missouri a una ventina di chilometri da Kansas City dove il capostipite della famiglia, suo nonno Moses, soprannominato dagli indiani "Chautauqua" (l'errabondo), aveva finalmente messo radici dopo una vita di viaggi avventurosi.

Pat aveva cominciato a studiare la tromba a otto anni sulle orme del fratello maggiore, Mike. Ma era incappato nei Beatles e aveva visto per ben quindici volte di seguito il loro primo film, A Hard Day's Night, e così aveva chiesto in famiglia di avere anche una chitarra. Dopo qualche discussione, la madre aveva organizzato un garage sale, ossia una vendita di mobili vecchi nel garage della casa, e con il ricavato aveva acquistato per lui una Gibson ES-140 T3-4. Con quello strumento Pat aveva cominciato a scoprire nuove cose: Miles Davis, per esempio, che già aveva inciso Nefertiti e Filles de Kilimanjaro, e soprattutto Wes Montgomery, chitarrista principe fra jazzisti alla fine degli anni Sessanta.

Pat diventò quello che in gergo si chiama "a basic jazz purist snob", ovvero un consumatore di solo jazz. "Quando La gente mi chiede a quanti anni ho iniziato a suonare, rispondo a 14" ricorda Pat "perché fu allora che cominciai a studiare seriamente Wes, Miles, Cannonball Adderley, Ornette Coleman e John Coltrane".

Il jazz, dunque, era la strada che Pat aveva deciso di percorrere: e allora eccolo a Boston al celebre Berklee College of Music, prima come allievo e poi, appena diplomato, come insegnante: un caso assai raro in quella scuola dove non è facile sfondare.

 

 

 

 IL SUCCESSO

 

Già allora Pat indossava sui jeans delle magliette a righe, per lo più blu: continua a farlo ancora oggi, incurante della popolarità.

L'anno successivo all'incisione di Offramp, che gli diede il suo primo Grammy (l'OscarUn sodalizio riuscito fu quello che ebbe luogo nel 1982 tra Pat Metheny ed il sassofonista Sonny Rollins della musica), suonò con il sassofonista Sonny Rollins che di lui disse: "Pat è uno straordinario musicista, preciso e brillante. I nostri concerti furono sempre ben riusciti. Le sue radici bebop gli furono veramente utili. Purtroppo i due tour finirono molto presto".

Nel 1982 anche il referendum di "Guitar Player" lo indicava come miglior chitarrista dell'anno. Ma il titolo non gli diede alla testa: Pat rimase il ragazzo semplice di sempre.

 

Tutti lo volevano: suonava con Wynton Marsalis, Jack DeJohnette, Herbie Hancock, Charlie Haden e Billy Higgins (con questi ultimi due musicisti Metheny ha registrato Rejoicing, come omaggio a Coleman); incideva anche con Jim Hall, un altro dei suoi miti. Si facevano sempre più stretti i legami con i musicisti che lo avevano assecondato fin dalle prime prove: per esempio Lyle Mays, pianista di grande creatività, il batterista Paul Wertico, il percussionista brasiliano Nana Vasconcelos, il bassista Steve Rodby e il cantante David Blamires.

 

 

 

 UNO STILE INCONFONDIBILE

 

Del resto la sua musica non ha confini.

Pat non vuole sentir parlare di fusion, un'etichetta troppo banale per lui, ma certamente egli è uno strumentista molto capace e un artista curioso che ama cimentarsi con ogni possibile stile. Non si preoccupa che si tratti di pop, di rock, di jazz o di chissà che altro: lui suona, fa musica e i risultati gli danno ragione. Il suo modo di suonare deriva  direttamente dalla tromba e dal sassofono, soprattutto perché con lui, e con altri del suo periodo, è l'uso della chitarra elettrica che muta.

Charlie Christian, uno dei pionieri di questo strumento alla fine degli anni Trenta, suonava pizzicando e lasciando alla chitarra elettrica il vecchio suono, sia pure con maggiori possibilità di volume. Pat ne cambia il linguaggio: le sue note sono lunghe, modulate, cantano come se fossero prodotte da uno strumento a fiato e più la tecnica offre incentivi più lui ne approfitta per diventare egli stesso un'orchestra. Con la chitarra può inventare ogni suono possibile ma, fortunatamente, ha buon gusto e senso della misura: così rimane sempre nei canoni di un'estetica corretta, pur offrendo agli appassionati un'incredibile gamma di sonorità.

Per esempio, dopo tanti dischi che i jazzisti hanno messo in discussione pensando che non fossero abbastanza jazz, Pat ha sfornato Quartet, che addirittura si avvicina al jazz acustico.

La prima metà degli anni Ottanta vede entrare nel Pat Metheny Group, in momenti diversi, Steve Rodby, Paul Wertico ed il percussionista e vocalist Pedro Aznar.

Dischi come Offramp, con il classico pezzo Are You Going with Me?, il live Travels e First Cicle rivelano uno stile sempre più inconfondibile, un maggior uso della chitarra-sintetizzatore e un progressivo avvicinamento a sonorità latine.

Poi, con la fine del rapporto con la ECM, si esaurisce la fase degli album incisi in pochi giorni: il nuovo contratto con la Geffen gli impone, infatti, di rifinire con estrema accuratezza tutti i più piccoli particolari della sua musica.

 

 

 

 UN ANNO PARTICOLARE

 

Il 1985 è un anno molto particolare per Pat Metheny, che entra nelle classifiche pop in coppia con David Bowie con This Is Not America, tratto dalla colonna sonora di The Falcon and the Snowman, e si fa un bagno di folla oceanica salendo sul palco di Live Aid insieme con Carlos Santana.

In dicembre, inoltre, Metheny ha finalmente l'occasione di confrontarsi con il maestro Ornette Coleman, con cui incide l'album Song X, pubblicato l'anno successivo.

 

 

 

 DI NUOVO CON IL GRUPPO

 

Subito dopo il chitarrista torna ad incidere con il Pat Metheny Group, producendo lavori come Still Life (Talking) e Letter from Home.

Herbie HancockAll'attività discografica in proprio alterna inoltre session come ospite di altri musicisti e nuovi album in collaborazione, da Question and Answer con Roy Haynes ePat Metheny e John Scofield al festival Umbria Jazz - Perugia, 1994 Dave Holland a Parallel Realities con Herbie Hancock e Jack DeJohnette (titolare del disco), fino ad arrivare ad I Can See Your House from Here con John Scofield nel 1994.

 

 

Secret Story, invece, è un capitolo a parte. Qui Metheny si misura con le sue ambizioni, circondandosi di numerosi musicisti e di un'orchestra per creare un'opera eclettica, a tratti pomposa e in alcuni momenti spiazzante.

Decisamente più spiazzante, però, è Zero Tolerance for Silence, pubblicato dopo il fortunato live The Road to You e registrato in perfetta solitudine tra sperimentalismo e rumore.

Con i successivi lavori, comunque, Metheny torna su binari più "normali" ed alla fine arriva al recupero della classica formazione a quattro con Quartet, omaggio molto jazz a un gruppo che, al di là del nome di Metheny, ha avuto successo grazie alla presenza di musicisti di altissimo livello come Lyle Mays, Paul Wertico e Steve Rodby.

 

 

 IMAGINARY DAY

 

Con l'uscita, nell'ottobre del 1997, di Imaginary Day - il loro 12° album ed il primo con la Warner Bros Records - il Pat Metheny Group presenta nove straordinari pezzi in un lavoro che ha guadagnato 7 premi Grammy (Metheny ne ha vinti altri due Grammy per differenti lavori), numerosi altri riconoscimenti, consensi dalla critica internazionale e dai fans di tutto il mondo che impazientemente aspettano ogni nuovo CD ed ogni comparsa in concerti.

Dalla prima traccia "Imaginary Day", drammatica, audace, con titolo di ispirazione vagamente orientale, fino al culmine di questo sogno acustico con il pezzo "The Awakening", risulta chiaro che il PMG è stato ispirato da nuovi luoghi e nuovi volti, sia reali sia frutto di fantasia, ed ha reagito a tali ispirazioni aggiungendo sonorità del tutto nuove ad una gamma musicale già molto ricca.

Imaginary Day, ultimato al Right Track Recording di New York nella primavera del 1997, è un lavoro per certi versi sorprendente, ottimamente realizzato, che rappresenta, a detta dello stesso Pat Metheny, "un lungo viaggio all'interno di una zona musicale che ti lascia immaginare qualunque scenario o storia tu voglia... Tu metti su il CD e, spero, esso ti fa viaggiare verso qualche posto e, quando finisce, forse tu sei diventato un po' diverso".

 

 

 

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