L A    P A G I N A   d e l l a    T R E X E N T A







da autista di pullman a mago del coltello

A San Basilio il miracolo di un artigiano:

Una passione che viene da lontano: da anni di visite alle esposizioni di tutta la Sardegna. Ma adesso Antonello Lecca, giovane di San Basilio (un passato da autista di pullman), ha imparato l'arte e ha deciso di farne un mestiere. Con ottimi risultati. In brevissimo tempo è riuscito a farsi conoscere entrando di prepotenza in un mercato, quello dei coltelli da collezione, tradizionalmente chiuso alle nuove proposte. Per firmare le sue lame ha scelto addirittura un nomignolo: si fa chiamare Lustro. Nome che ora è in bella evidenza in tutti i principali cataloghi di coltelli. Il sito internet Arcabalestra, tra i principali in Italia a occuparsi di coltelli artigianali e sportivi, definisce Lustro "il nome nuovo della coltelleria sarda", nella pagina web a lui dedicata si legge: "abile designer, progetta e costruisce coltelli da collezione da pochi anni, ma è il 2001 l'anno della sua definitiva affermazione, quando ha brevettato un coltello chiudibile di rara bellezza che prende il nome dal suo paese d'origine. La critica ha definito la Sanbasilese il coltello più elegante mai costruito prima in Sardegna".
Forse nemmeno lui si aspettava un successo così importante quando solo sette anni fa creava le prime lame. "Ho iniziato come hobbysta - racconta -, la passione è nata quando lavoravo come autista e per via delle gite avevo modo di visitare posti come Pattada e Santu Lussurgiu. Ho imparato le basi del mestiere da alcuni grandi maestri e subito dopo ho iniziato la partecipazione ad alcune piccole mostre. Da quando ho capito che il pubblico apprezzava i miei lavori ho deciso di dedicarmi esclusivamente a quest'attività, che ben presto è diventata la mia professione". Antonella Lecca ha aperto una piccola bottega a San Basilio. Poco più di un anno fa è stato tra i beneficiari dei contributi comunali "de minimis" destinati alle piccole imprese e, con circa 20 mila euro ha dato una sterzata alla propria attività. Ora dalle sue mani nascono esclusivamente coltelli pregiati di altissimo livello. "Per realizzare le lame adopero acciai di qualità eccelsa e damaschi di mia produzione. Per i manici uso corallo rosa, ebano, radiche pregiate e avorio fossile, oltre a legni sardi, esotici e indiani, materiale che ordino direttamente dal catalogo di un importante fornitore di Milano". Solo oggetti raffinati e di altissima qualità. Nasce così la Sanbasilesa, il punto più alto della sua produzione. Un coltello per pochi, anzi pochissimi; tanto che è tra i pezzi pregiati nelle collezioni di due appassionati del Belgio e dell'Olanda. Antonello Lecca ne è fiero: un coltello simile con manico di madre perla, collarino in oro 12 carati e lama "damasco mosaico" può valore sino a 12 mila euro. L'altro pezzo pregiato della collezione Lustro è il pugnale da caccia Hunter, una vera chicca per gli appassionati. E' lungo 29 centimetri, l'impugnatura è in ebano. Viene venduto a 670 euro insieme al fodero realizzato in pelle di coccodrillo.
Insieme al successo sono arrivate numerose soddisfazioni per il coltellinaio di San Basilio. Non si contano gli inviti di partecipazione alle più importanti mostre e rassegne regionali e nazionali. Di recente è stato a San Rocco, a Sant'Antioco in occasione di "Cantine Aperte", alla "Tiscali cup molo Ichnusa", a Parma e a Norimberga. "Quando espongo fuori dall'Isola sono orgoglioso di presentare degli oggetti che in qualche modo rappresentano la nostra terra". Lecca è infatti presidente e co-fondatore della Corporazione Coltellinai Sardi, che vanta più di 30 iscritti tra professionisti e hobbysti. I critici più esigenti lo considerano un vero e proprio stilista del coltello, un perfezionista. Gli è stata immediatamente riconosciuta una sorta di originalità nel suo lavoro, oltre alla capacità di curare nei minimi dettagli le forme e gli accostamenti dei materiali.

S. S.




GONI:

INAUGURAZIONE DELL'ANNO SOCIALE

Come ogni anno avviene, anche quest'anno, don Gian Marco Casti, novello parroco di Goni, ha voluto che si iniziasse l'anno sociale in pompa magna invitando in paese nientemeno che il vescovo della diocesi di Cagliari.
Necessariamente si è dovuto dare un gran da fare per organizzare il tutto!
Ed è obbligo dire che è riuscito molto bene nell'intento !!
Ha contattato tutte le organizzazioni sociali : la Pro Loco, la polisportiva, il volontariato e l'amministrazione comunale, che hanno risposto positivamente all'invito partecipando attivamente. La giornata dell'inaugurazione era stata fissata per domenica 5 ottobre, ma già dal venerdì il paese era in fermento per abbellirsi e procurarsi tutto ciò che si conviene ad un ricevimento di rispetto; in chiesa si è rinnovato e potenziato tutto l'apparato d' illuminazione; le priorisse indaffarate a lucidare e spolverare tutto; una ragazza gonese sposata, e trasferita a Sinnai, dove esercita l'attività di sarta, impegnata tutto il sabato sull'altare ad addobbarlo con degli appropriati tessuti cuciti gratuitamente da lei e suo marito; le signore a casa con i forni accesi a preparare i dolcetti per l' immancabile rinfresco……; insomma ,un gran bel movimento ! Domenica, in chiesa, alle ore 18, uno scrosciante applauso, ci annuncia l'entrata in chiesa di Monsignor Giuseppe Mani ; eccolo lì, entrare accompagnato soltanto dal parroco e dalla sua straripante semplicità!
Inizia a stringere le mani di coloro che si sono appena affacciati in chiesa, e pian piano, sempre stringendo mani e baciando bimbi, arriva all'altare, si genuflette verso il tabernacolo, entra in sacrestia e riesce subito dopo, con i paramenti sacri, per iniziare a celebrare la santa messa.
Don Gian Marco da subito il benvenuto a Sua Eccellenza ringraziandolo della visita; subito dopo è il sindaco che prende la parola ed anche lui lo ringrazia ed espone, alla Sua attenzione, la situazione del paese e dei suoi abitanti : eliminazione della caserma dei Carabinieri, riduzione dell'attività postale con un solo impiegato dove ce ne vorrebbero due, apertura della farmacia per un'ora al giorno, estrema carenza di posti di lavoro e tante altre notizie.
Monsignore ascolta con molta attenzione e poi celebra la santa Messa.
Nella sua omelia ci parla, con una semplicità di parola da far invidia, dell'efficacia della recitazione dell'ave Maria e i fedeli stanno incantati ad ascoltarlo.
Ultimata la celebrazione, è la volta del benvenuto delle associazioni; inizia il presidente dell'associazione di volontariato che chiede la benedizione per il buon proseguo della futura attività; è ora la volta del presidente della polisportiva che illustra le attività sportive a Goni per il 2004; segue il presidente della Pro Loco che si sofferma sulla necessità di conservazione dei valori delle usanze e costumi gonesi.
Si riceve la benedizione di Monsignore e poi don Gian Marco ci invita tutti, nei locali del comune, a consumare, con Sua Eccellenza, il rinfresco tanto atteso dai bambini gonesi. Si è conclusa, così, una giornata in allegria che sicuramente sarà ricordata

GUGGERI RICCARDO




Giornata ecologica

Si è svolta qui a Goni come in tanti altri paesi la giornata ecologica per sensibilizzare la gente sul problema della salvaguardia della natura.Non si può dire che è una cosa che interessa una parte e gli altri no,e una cosa che interessa tutti noi.Quante volte ci è capitato viaggiando oppure andando per le strade di campagna assistere allo spettacolo penoso di vedere un paio di gomme messe in bella mostra nel ciglio della strada perchè l'automobilista ha voluto risparmiare un'euro per lo smaltimento.Oppure le batterie esaurite con il loro carico venefico di piombo e acido corrosivo,oppure le plastiche ,il vetro,i sanitari che non vanno più di moda ,oppure…….ci sarebbero tante cose di cui dovremmo tutti rimproverarci un po.Per fortuna ogni tanto si organizzano queste giornate,è stato un bello spettacolo vedere bambini e adulti in giro per il paese tutti con la pettorina ed il cappellino giallo fare una bella pulizia lungo le strade e dentro dei pezzi di terra abbandonati che ha forza di anni si son riempiti di ogni genere di immondizia ,non si è risolto il problema ma almeno per un giorno ci siamo trasformati da veri cittadini a qui sta a cuore la pulizia del nostro paese.Si sono iniziati i corsi del volontariato e siamo già alla quarta lezione tenute dall'insegnante laico sig.Sotgiu un uomo molto preparato dalla lunga esperienza che cerca di farci capire i metodi migliori del primo intervento con prove pratiche e lezioni teoriche sulle responsabilità del soccorritore anche il dottor Lococco ha un metodo molto simpatico di spiegarti la lezione ti dice le cose in modo scherzoso per non farti pesare la lezione ,sono due persone veramente in gamba non potevamo pretendere di più.Sabato quattro ultimo scorso abbiamo avuto la visita di mons.Maini in paese il nuovo arcivescovo ha voluto visitarci per primi ha avuto parole molto belle per don Gianmarco che per l'occasione ha addobbato la chiesa in modo stupendo erano presenti tutte le alte cariche di Goni ognuno ha voluto leggere un messaggio di saluto e ringraziamento per la visita.Alla fine della cerimonia religiosa è stato offerto un rinfresco con dolci e bevande nei locali del centro sociale.

Melis Albino





Un blackout nucleare

La sequenza di idiozie e disinformazione che l'italiano ha dovuto sorbirsi nei giorni successivi al blackout del 28 Settembre ha ben pochi precedenti nella storia dell'informazione italiana. Il giornalismo italiano è sempre stato una farsa, tale farsa, sotto il ridicolo governo Berlusconi (la fine del quale è imminente), diviene una messinscena inaudita che, a vederla in maniera distaccata, non nasconde appunto i suoi aspetti comici.
Abbiamo assistito al misero tentativo di spacciare un blackout pianificato per un disastro dovuto alla mancanza di centrali nucleari, abbiamo dovuto sentire la storiella di un albero maligno che, in Svizzera, decide, alle 3 del mattino di staccare l'energia elettrica a una nazione intera. E' probabile che le massaie della bassa credano a queste fandonie, Emilio Fede compie splendidamente la sua funzione di "giornalista per massaie", le si può quindi terrorizzare e ricattare prospettando loro la possibilità che in un futuro imminente le loro soap operas non avranno modo di essere trasmesse se un paio di centrali nucleari non verranno immediatamente costruite.
Il fine è ben chiaro: un paio di questi blackout e gli italiani rivedranno la loro opinione espressa sul nucleare nel 1987.
Il tutto è pianificato, lo ripeto e lo evidenzio: appare ben strano infatti che la rete elettrica italiana vada in panne nelle prime ore della domenica, ovvero in un momento nel quale la richiesta di energia è minima.
Appare ben strano che il tutto succeda proprio di domenica, qualcuno potrebbe pensare che un blackout di quelle proporzioni durante la settimana avrebbe potuto arrecare danni eccessivi alla produzione industriale...si farebbe un torto eccessivo ai sostenitori del "Ridicolo".
Appare inoltre ben strano il fatto che a tale evento sia subito seguita una barbara strumentalizzazione politica.
Abbiamo dovuto ascoltare tutti le accuse agli "ecologisti" e alla sinistra, tacciati di mentalità retrograda, di luddismo, abbiamo sentito tutti, e tutti ne siamo testimoni, delle becere e triviali argomentazioni portate avanti da triviali e beceri personaggi: non mi soffermo, per rispetto del lettore, su essi.
Fortunatamente qualcuno si è distinto.
Carlo Rubbia anzitutto.
Nella trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa (preferisco non esprimere giudizi su questa quotidiana disgrazia, seconda soltanto al Maurizio Costanzo Show) Rubbia ha chiarito in maniera inequivocabile quanto la creazione di centrali nucleari raddoppierebbe il costo di ogni kilowattora.
Non occorre il Nobel per capire che una centrale nucleare non soltanto ha costi abnormi nella sua costruzione, nella sua manutenzione ma, sopratutto, diventa un pozzo senza fondo nella sua gestione "post mortem".
Non ci vuole il Nobel per capire che la costruzione di una centrale sarebbe portata avanti da fondi privati, sostenuti da fondi pubblici (secondo la "migliore" tradizione italica) ma che tutti i guadagni sarebbero esclusivamente privati, come esclusivamente pubbliche sarebbero le spese di smantellamento e gestione delle scorie.
La strada non è certo il nucleare.
La via è il cambiamento radicale della gestione e della produzione dell'energia.
Sulle modalità di tale cambiamento ci sarebbe da dire tanto, illustri economisti e personaggi della comunità scientifica internazionale da decenni ne indicano ed evidenziano, totalmente inascoltati, la natura.
L'idea di fondo è la dislocazione della produzione, evitare la gestione monopolistica, consentire ai privati di produrre energia (pannelli solari ed energia eolica...si veda a riguardo la recente proposta, sebbene un po' "tirchietta", del dicastero dell'ambiente: sono stati stanziati 10 milioni di euro per la creazione di generatori fotovoltaici sulle abitazioni delle case) Ogni comune, ad esempio, dovrebbe avere la possibilità di installare centrali eoliche nel suo territorio (molto spesso i fondi tornano a Roma o a Bruxelles perché inutilizzati...si potrebbe utilizzare tali fondi anche per questo)
Dovrà essere consentito ad investitori privati di costruire centrali di questo genere.
Dovrà essere approntata poi una seria politica che favorisca, o addirittura obblighi, la costruzione e l'utilizzo di elettrodomestici e macchinari a basso consumo; un esempio per tutti: in Europa lo standby delle nostre televisioni, ossia la televisione con la "lucettina accesa", come recentemente ha evidenziato Beppe Grillo, assorbe, accanto allo standby dei nostri citofoni, l'equivalente di una centrale nucleare di media grandezza.
Non occorre quindi costruire nuove centrali, occorre una politica energetica seria…si spera che tale serietà sarà caratteristica del prossimo governo.

Danilo Moi
www.attivista.com








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