Storia del sito

La romanizzazione del territorio di Cosa, dopo la fondazione della colonia nel 273 a.C., portò ad una rapida trasformazione dell’area che, nel giro di un paio di secoli, vide la deduzione di altre colonie, la riorganizzazione della rete stradale e l’allestimento di un sistema di porti e di approdi che potesse soddisfare le nuove esigenze di comunicazione e di commercio.

Nell’ambito di queste importanti trasformazioni, dettate da ragioni di carattere economico, l’area di Albinia venne ad assumere un ruolo chiave per la gestione del territorio e delle sue risorse, come a suo tempo dimostrarono le ricerche archeologiche di Andrea Carandini e di Daniele Manacorda e come confermano anche le più recenti campagne di scavo.

Presso la foce dell’Albegna venne, infatti, organizzato un approdo che era funzionale sia come scalo lungo le rotte del commercio tirrenico, sia come punto di raccolta e di smistamento dei prodotti dell’agricoltura e dell’artigianato della vallata. Alcune strutture murarie pertinenti a questo approdo, che è ricordato dall'Itinerarium Maritimum, sono probabilmente riconoscibili in alcuni resti affioranti immediatamente a sud della Torre delle Saline, in un’area poco distante dalla foce, che conservò la sua funzione fino ai primi decenni del XIX secolo.

Poco più all’interno, venne a correre il tracciato di una importante via di comunicazione, forse identificabile con la via Aurelia, che ricalcava parzialmente una più antica viabilità costiera e che attraversava l’Albegna tramite un ponte in muratura i cui pilastri, nella stagione secca, si intravedono subito sotto il livello del fiume. Tra la strada e l’approdo era presente un’ulteriore struttura, messa in luce dalla Soprintendenza Archeologica nel corso di scavi effettuati tra il 1983 e il 1985. Si tratta di un grande complesso che, secondo gli scavatori, doveva essere distribuito su almeno due piani sovrapposti e che, probabilmente, era funzionale all’accoglienza dei viaggiatori che sostavano ad Albinia transitando la via Aurelia o che vi erano approdati nel corso di una delle tappe di un percorso transmarino. Al suo interno furono identificati un cortile aperto sul fiume, probabilmente utilizzato per tirare in secco le barche, due piccole latrine, un’area adibita a discarica, un ambiente fornito di acqua calda e una cucina. I materiali rinvenuti nelle stratificazioni indagate attestano un utilizzo di questa struttura dal I sec. a.C. fino almeno al III sec. d.C. Si è ipotizzato che in questi resti potesse essere identificata la stazione di posta indicata dalla Tabula Peutingeriana lungo il tracciato della Via Aurelia.

Sul lato opposto del fiume, quasi di fronte a questa struttura, era attivo un piccolo stabilimento termale, anch’esso verosimilmente in rapporto sia con la strada che con l’approdo, mentre nell’area intorno alla Torre delle Saline venne probabilmente a svilupparsi un vero e proprio borgo, la cui vita sembra inquadrabile tra la fine del II secolo a.C. e il V sec. d.C. Il borgo era abitato, con ogni probabilità, sia da gente impegnata nelle attività produttive legate allo sfruttamento del territorio e delle risorse marine che, forse in maniera prevalente, da mercanti e persone dedite alla raccolta, allo stoccaggio e alla preparazione delle merci per l'esportazione e per il commercio.

La fioritura dell’insediamento di Albinia, infatti, coincide cronologicamente con un momento di forte cambiamento delle dinamiche economiche e insediative del territorio: alla fine del II secolo a.C. la piccola proprietà contadina, che fino a quel momento aveva caratterizzato l’organizzazione produttiva del territorio, sembra poco a poco scomparire. Al suo posto emerge, con notevole evidenza, un’organizzazione nuova, che accentra la proprietà terriera intorno a poche grandi villae, finalizzate ad uno sfruttamento agricolo intensivo e caratterizzate da un’economia rivolta non solo all’autoconsumo e alla diffusione sui mercati locali ma, soprattutto, all’esportazione sui grandi mercati del Mediterraneo. Al borgo, sorto evidentemente in posizione strategica come abitato di supporto ai commerci che si svolgevano via mare, lungo le rotte tirreniche, e via terra, lungo l’Aurelia, erano connesse alcune aree artigianali finalizzate alla produzione di anfore per il trasporto del vino. Una di queste è stata appena sfiorata dalle ricerche effettuate negli anni 1983-1988 in un settore poco distante dalla Torre delle Saline; un’altra è quella nella quale si sono concentrate le ricerche di questi ultimi anni.