IL RE ARCHITETTO: DECADENTISMO E STORICISMO NELLA PERSONALITA' ARTISTICA DI LUDWIG II

ARTIFICI DELLA LUCE

                                              

OLTRE LA MATERIA

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La grotta di Venere con l'illuminazione rossa della scena del Tannhauser

L'illuminazione è un altro degli aspetti più originali delle creazioni:  di Ludwig: la luce è di per sé elemento smaterializzante attraverso il quale si deve compiere il passaggio alla dimensione dell'intimità, del sogno e dell'immaginazione. Se D'Annunzio a tale scopo utilizzava nella cosiddetta Prioria una profusione di vetri di Murano dagli
evanescenti riflessi, Ludwig, oltre al cristallo di Boemia e ai vetri colorati delle finestre (si vedano in proposito le finestre del chiosco moresco e del padiglione marocchino a Linderhof e gli interni della palazzina di caccia Schachen presso Garmish Partenkirche) utilizza anche moltissimo la porcellana di Meissen che modellata con perizia e finezza inaudita diffonde riflessi lattei e pastellati di eccezionale suggestione. Questo particolare uso della porcellana nell'illuminazione si trova sia a Linderhof sia a Herrenchiemsee, dove restano tra l'altro leggendarie le 2000 candele utilizzate per illuminare la grande sala degli specchi. Anche il grande meraviglioso lampadario della Sala del trono a Neuschwanstein oltre ad essere una copia ulteriormente arricchita del lampadario del Barbarossa ad Aquisgrana, diventa una corona sacrale e un veicolo provilegiato di illuminazione del fondo oro nella totale sublimazione dello spazio. A Neuschwanstein i lampadari in ottone dorato sono tutti pezzi unici e ognuno di essi è un raffinato esempio di artigianato ispirato ai motivi decorativi medievali, in particolare gotici o bizantini, ma in molti casi nuove sono le rielaborazioni vegetali che preannunciano l'art-noveau.

 

LUCI ARTIFICIALI

A Neuschwanstein l'illuminazione appare spesso indiretta come nella sala dei Cantori, proprio perché la luce non deve essere veicolo di realtà, ma di meditazione e di passaggio ad una dimensione più alta. La luce colorata con filtri artificiali (come quella della grotta di Venere) è in genere fortemente connessa con questo passaggio ad una diversa visione del mondo: si può citare a questo proposito, per esempio, Edgar Allan Poe il quale nella novella "La mascherata della morte rossa" ambienta la storia in un castello dove le stanze sono tutte illuminate da luce indiretta attraverso vetri colorati che conferiscono all'ambiente riflessi irreali, favorendo così la "fuga dal mondo". Analogamente, come abbiamo detto, nella Prioria del Vittoriale di D'Annunzio le stanze risultano spesso illuminate da luci filtrate attraverso vetri colorati (come lampade nascoste sotto frutti in vetro soffiato che proiettano la luce verso l'alto ecc.), mentre la luce naturale è spesso quasi del tutto eliminata da vetrate policrome alle finestre.
La fuga dal mondo, come sempre, si connetteva al senso dello spettacolo e della rappresentazione e "autorappresentazione": lo dimostra , per esempio, l'amore del re per i fuochi d'artificio, che presentavano tutti quesgli aspetti che egli apprezzava: le loro fantasmagorie di vivissimi ed indefiniti colori vivevano per pochi attimi e si spegnevano poi come stelle cadenti. Vivevano per lo spettacolo e il sogno in un fugace momento di geandezza, così come Ludwig aveva sempre desiderato per se stesso. Spesso nei momenti più critici della sua vita quei fuochi illuminarono il cielo, fugaci luci nel buio di una guerra perduta, in un amore finito o, forse, mai cominciato.

 

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