Aimar associazione                                1/1995

Un'apertura artificiale

 D.ssa Chiara Lucchetti

 

 La colostomia viene creata chirurgicamente nel colon (o intestino crasso) per consentire l'eliminazione delle feci attraverso la parete addominale, qualora sia impossibile o momentaneamente controindicata l'eliminazione attraverso le vie naturali.

La consistenza di ciò che viene eliminato da una colostomia può variare, a seconda della posizione della stimia stessa. Poiché il colon assorbe acqua mentre le feci lo attraversano, più colon rimane intatto a monte della colostomia, più é verosimile che le feci siano solide e che la loro frequenza sia prevedibile.

Nelle malformazioni ano‑rettali la colostomia permette la decompressione dell'intestino, evita la contaminazione batterica del tratto uro‑genitale nei casi in cui é presente una comunicazione (fistola), diminuisce il rischio di infezioni al momento della correzione della malformazione principale e consente la normale crescita del bambino nell'intervallo tra i due interventi; inoltre facilita l'approfondimento di alcune indagini diagnostiche.

LA TECNICA CHIRURGICA

Si esegue un'incisione cutanea obliqua di circa 6 cm, nel quadrante sinistro dell'addome, abbastanza lunga da poter accogliere le due stomie. Queste devono essere collocate agli estremi della ferita con un ponte di cute nel mezzo che le separi. Una volta aperto l'addome si esaminano reni ed ureteri, per escludere direttamente la presenza di malformazioni associate.

Dopo averli esteriorizzati, il colon discendente e il sigma vengono divisi, cercando di risparmiare i vasi marginali quanto più é possibile. Si sutura l'intestino al peritoneo con un filo in materiale a lento assorbimento, a punti staccati.

In ogni stomia deve essere lasciato un tratto di intestino abbastanza lungo da permetterne un normale accrescimento: perciò oltre allo spessore della parete addominale, bisogna esteriorizzare l'intestino per altri 2 cm che alla fine dell'intervento dovranno creare una stomi di circa 1 cm di altezza.

Terminato l'intervento il tratto distale dell'intestino viene irrigato con una soluzione salina calda per asportare i residui di meconio, che più tardi sarebbe più difficile estrarre.

Il bambino viene quindi messo in terapia profilattica antibiotica, viene posizionato un sondino naso‑gastrico ed é idratato per via parenterale per circa 24 ore. Non appena si ha la ripresa funzionale dell'intestino, si comincia con l'alimentazione orale.

Dopo un periodo variabile tra le quattro e le otto settimane, in assenza di altre malformazioni o complicanze, e se il bambino ha dimostrato una crescita normale, si può procedere al passo successivo: l'anorettoplastica sagittale posteriore.

 

segue sul prossimo numero

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