LA STITICHEZZA CRONICA
Dr. Alberto Pena
tradotta dal Dr. A. Zaccara
La maggior parte dei pazienti con malformazioni
ano-rettali mostrano una tendenza alla stitichezza. Un’eccezione a
questa regola è costituita dai pazienti operati con tecniche più vecchie
che includevano l’asportazione completa del retto-sigma. Questi ultimi
pazienti possono presentare diarrea e feci liquide: per loro, l’impegno
maggiore è costituito dalla necessità di rallentare il transito
intestinale. Tuttavia, questi soggetti stanno diventando sempre più rari
perché questo tipo di intervento non viene quasi più eseguito. Gli
interventi più usati attualmente, in particolare l’anorettoplastica
sagittale posteriore (PSARP), comportano il risparmio dell’intestino
retto del paziente. Quest’ultimo, infatti, rappresenta una sorta di
“serbatoio” naturale per le feci; in sua mancanza si verificherebbero
evacuazioni costanti lungo tutto l’arco della giornata.
Per ragioni ancora in gran parte ignote,
l’intestino retto dei pazienti con MAR ha una tendenza ad essere
piuttosto “pigro”: in altre parole, le feci tendono ad accumularvisi
con difficoltà di svuotamento. In alcuni pazienti, questi problemi di
stitichezza sono trascurabili ma in altri possono costituire un problema
serio. Infatti, quando nell’intestino del soggetto vi è ristagno di
feci per giorni o settimane, la stitichezza grave tende a cronicizzarsi.
Quando ciò si verifica, il retto diventa sempre più dilatato, come un
palloncino che progressivamente si gonfia. Ovviamente, più dilatato
è il retto più difficoltoso sarà il suo svuotamento.
L’incapacità a svuotarsi, poi, può portare ad un ristagno di feci
costante e progressivo che provoca il “traboccamento”(così detto “overflow”)
delle feci all’esterno; tale fenomeno può ingenerare una sensazione di
incontinenza, dato che il bambino sporca continuamente le mutandine, ed è
stata pertanto definita come pseudoincontinenza.
Circa l’80% di tutti i pazienti operati per via
sagittale posteriore ha un efficace controllo delle evacuazioni. Ve ne è
però un altro 20% nato con gravi malformazioni anatomiche, che non sarà
mai probabilmente in grado di arrivare ad un controllo completo. D’altro
canto si è visto che il ristagno di feci nell’intestino retto può
ripercuotersi negativamente sul programma di rieducazione funzionale
dell’intestino in circa l’80% dei pazienti in grado di arrivare a
controllare le proprie evacuazioni.
Per questo motivo è indispensabile evitare un
accumulo di feci nel retto.
Per quel 20% di pazienti totalmente incontinenti, ma
in grado di ottenere un controllo delle evacuazioni si prospetta la
possibilità di seguire il “programma di gestione dell’attività
intestinale” che consiste in un clistere giornaliero, in grado quet’ultimo
di mantenere puliti il 95% dei bambini. Dal momento poi che, come si è
detto, il bambino è di fondo stitico, questo gli consentirà di rimanere
pulito e asciutto negli intervalli fra un clistere e l’altro. Alcuni
genitori preferiscono un regime di clisteri
a giorni alterni: questo regime è reso possibile dal fatto che,
anche se il bambino evacua a giorni alterni e non tutti i giorni, si è
visto che ciò non determina ripercussioni negative sull’intestino.
E’ chiaro che, in questo caso, la quantità di feci
da espellere col clistere dovrà essere doppia di quella ottenibile
con i clisteri quotidiani. Un clistere più abbondante può quindi servire
a questo scopo.
Il motivo per cui io sono invece favorevole ad un
regime di clisteri quotidiani è che ricevo molte telefonate da genitori
che giungono in pronto soccorso per una ritenzione “acuta” di feci.
Quando ciò accade il bambino non soltanto deve sottostare a tentativi
traumatici di pulizia intestinale “artificiale”, ma anche il suo
intestino retto diviene estremamente dilatato, dal momento che le feci vi
si sono progressivamente accumulate col passare dei giorni. In altre
parole, una ritenzione “acuta” di feci non avviene dall’oggi al
domani.
Dato che circa il 70-80% dei nostri pazienti operati
mediante la PSARP sono più o meno stitici, è essenziale che i genitori
sviluppino la capacità di capire rapidamente quando ci si trova di fronte
a un quadro di stitichezza. Essi potranno imparare a riconoscere quando le
feci del loro bimbo sono di recente formazione o quando invece tendono ad
essere scure ed appiccicose ristagnando nell’intestino da molto tempo.
In questi casi i pazienti compiono sforzi tremendi per evacuare e le feci
stesse spesso assumono un odore caratteristico correlato alla stitichezza.
Se i genitori non sono certi se il loro bimbo abbia
tutti i giorni una evacuazione completa, vi sono tre cose che possono
fare. Primo, possono imparare a visitare l’addome del bambino per
accertarsi che non vi siano feci dure palpabili; secondo, possono
effettuare una esplorazione rettale per accertarsi che il retto sia vuoto;
terzo, se permane l’incertezza si può ricorrere ad un esame radiologico
diretto dell’addome che consente di visualizzare eventuali masse fecali
presenti nel colon.
Il già ricordato termine anglosassone “overflow
incontinence”, che può forse tradursi in italiano con
“traboccamento” si applica al bambino nato con una forma favorevole di
atresia anorettale e che quindi rappresenta l’80% dei soggetti con
questa malformazione. Egli avrebbe tutte le potenzialità per un controllo
delle evacuazioni eppure si comporta come se fosse incontinente. Ad una
valutazione radiologica, si nota che il paziente ha un quadro di
stitichezza grave, un colon molto dilatato e un retto che egli non è in
grado di svuotare; il paziente in realtà sporca regolarmente le mutandine
ed una volta iniziata una terapia con lassativi a dosi massicce può
rapidamente ridiventare continente. Questa situazione può verificarsi, a
volte, anche nei bambini nati senza malformazioni ano-rettali che, per
motivi di diversi possono arrivare a forme di grave stitichezza che può
anch’essa portare alla “overflow incontinence” (pseudoincontinenza).
Questa situazione nei bambini normali è chiamata encopresi e può essere
causa di gravi disturbi del comportamento.
Diarrea
Paradossa.
E’ un termine usato per indicare la situazione clinica di un paziente
stitico con una grande quantità di feci ristagnanti nel retto nel quale
si verificano episodi diarroici che possono essere dovute sia ad un abuso
di lassativi sia ad una infezione virale; l’impressione è quindi quella
di una enterocolite con diarrea ma in realtà il bambino è ancora
gravemente stitico.