La Nutrizione
a cura del Dott.
Roberto Menci (*)
Questo
è il primo di una serie di articoli con i quali si intende fornire alcune
informazioni che possano essere utili per affrontare più correttamente
eventuali problemi di nutrizione legati alla malformazione dell’ultimo
tratto dell’intestino. Tali consigli però non sono da ritenersi
sostitutivi delle indicazioni del medico curante anche perché la
complessità del quadro malformativo anorettale fa di ogni paziente un
caso a sé stante.
Problemi
nutrizionali dei lattanti e dei divezzi non operati
Oggi
parliamo dell’alimentazione dei lattanti e dei divezzi non ancora
sottoposti ad intervento chirurgico definitivo, per i quali distinguiamo
due gruppi principali:
·
i
lattanti o divezzi portatori di colostomia
·
i
lattanti o divezzi senza colostomia ma sottoposti a dilatazioni
Problemi
nutrizionali nel lattante o divezzo portatore di colostomia
La
colostomia, solitamente effettuata sul colon a sinistra, esclude una
porzione non importante del grosso intestino; infatti quando il contenuto
intestinale giunge al colon i processi digestivi e di assorbimento sono
quasi completamente esauriti ad esclusione di alcuni fenomeni di
fermentazione di carboidrati residui, di putrefazione proteica e
soprattutto di assorbimento dell’acqua.
La
presenza nell’ultimo tratto dell’intestino effettivamente utilizzato
di feci ancora allo stato semiliquido e l’assenza di un serbatoio e di
un meccanismo di ritenzione (come l’ampolla rettale e lo sfintere anale)
possono causare un transito del contenuto intestinale accentuato ed un
rapido svuotamento intestinale con un’ulteriore riduzione
dell’assorbimento idrico anche da parte del colon destro.
è
stata dimostrata la presenza nel colon di abbondante flora batterica
capace di digerire parzialmente la cellulosa causando fermentazione con
riduzione del fabbisogno del complesso vitaminico B (questo è valido
ovviamente solo per divezzi che assumono fibre vegetali).
è
necessario agire sull’alimentazione, quando è possibile, per prevenire
i danni derivanti dalle alterazioni delle funzioni suddette. In primo
luogo si dovrà fare attenzione all’eventuale aumento di richiesta di
acqua dovuto alla possibile riduzione dell’assorbimento intestinale. Nei
casi in cui le feci risultino “molli” o “semiliquide” anziché
compatte e asciutte e le urine siano scarse, troppo colorate (quasi color
arancio invece che giallo paglierino) o di odore troppo forte, è
opportuno pesare le feci ogni giorno per due o tre giorni e confrontare il
loro peso con il peso globale del cibo somministrato (acqua compresa): se
i valori sono molto vicini, quasi uguali, si può sospettare una perdita
eccessiva di acqua. La lingua, le gengive e le labbra devono essere sempre
umide ed il dito che scorra su di esse si deve bagnare. La pelle deve
essere grassa ed elastica, mai secca e ruvida al tatto. Nei casi in cui vi
sia il sospetto di eccessiva perdita di acqua con le feci, è opportuno
avvertire il medico che provvederà a prescrivere gli esami necessari ad
un controllo più preciso. In rarissimi casi più gravi si può ricorrere
all’impedenzometria transcutanea, che è un esame effettuato con un
apparecchio che analizza i costituenti delle parti molli del corpo (cute,
sottocute e muscoli), attraverso un minimo passaggio di corrente, la
quantità di acqua, grasso, sodio e potassio: la sua “invasività” è
nulla.
Per
rallentare il transito intestinale in modo da dare più tempo alle
funzioni di assorbimento, può essere efficace, per i divezzi, il ricorso
a cibi che trattengano acqua durante il loro assorbimento e che rallentino
il transito intestinale come le creme a base di farina di riso diastasata
o di farina tapioca e vegetali con alto contenuto di lignina come la
carota e la banana, mentre è bene ridurre o evitare alimenti contenenti
fibre non digeribili (come bietole, spinaci, o finocchi) o potenzialmente
irritanti (fragole) o stimolanti la peristalsi intestinale (prugne) o con
elevata osmolarità (zucchero).
I
lattanti alimentati con latte artificiale possono trovare giovamento
dall’aggiunta di prodotti addensanti e dall’aumento dell’apporto di
acqua alla dieta, mentre per i lattanti alimentati al seno si dovrà
aumentare del 10-15 % , se possibile, la dieta e somministrare acqua fuori
pasto in caso di effettivo
bisogno.
Problemi
nutrizionali nel lattante o divezzo sottoposto a dilatazioni
Per
le femmine con ampia fistola rettovulvare è possibile che si
decida di rinviare l’intervento definitivo seguendo un programma
di dilatazioni dello pseudo orifizio anale associando talora clisteri
evacuativi o rettoclisi.
Nei
casi più lievi, una normale alimentazione è quasi sempre in grado di
mantenere uno stato nutrizionale soddisfacente. Nei casi più difficili,
con assenza di defecazione spontanea, formazione frequente di feci da
ristagno, necessità di rettoclisi quotidiane, si determina talora una
alterazione dell’ultimo tratto del grosso intestino che finisce con
l’interferire sulle funzioni digestive e di assorbimento. Il
rallentamento eccessivo del transito fecale concede più tempo
all’assorbimento dell’acqua con rischio di formazione di fecalomi, ma
si può anche avere formazione di feci da ristagno, causa di importanti
alterazioni della flora batterica intestinale, talora con infezioni
opportunistiche.
Per
prevenire la formazione di feci troppo asciutte può essere utile
somministrare, anche per molti mesi consecutivi, lattulosio sotto forma
di; nel caso, invece, di evacuazione di feci troppo molli, ci si deve
comportare in modo analogo ai casi di lattanti portatori di colostomia.
Considerazioni
conclusive
L’assenza
del colon è compatibile con la vita e le funzioni digestive intestinali,
come si è già detto, si completano di fatto nell’intestino tenue; per
questo motivo anche se vi è la presenza di una colostomia un po’
prossimale e se l’intervento definitivo viene procrastinato di molti
mesi, l’uso di integratori alimentari o di nutrienti speciali è
raramente indicato ed i singoli casi devono essere valutati attentamente. Esistono
in commercio latti artificiali che possono essere considerati dei veri e
propri alimenti predigeriti con i quali è possibile integrare
l’alimentazione naturale anche con l’uso di elementi nutritivi
separati come proteine sotto forma di aminoacidi o di oligopeptidi (gruppi
di due o tre aminoacidi), grassi del tipo dei trigliceridi a catena media
e zuccheri in forma di maltosio e di destrine: questi non necessitano di
tutte le fasi della digestione gastrointestinale e vengono assorbiti
dall’intestino più rapidamente dei prodotti naturali complessi ma la
loro indicazione è molto rara ed il loro utilizzo è indicato solo sotto
costante controllo medico. Su questi nutrienti sarà opportuno soffermarsi
in un prossimo articolo.
(*) U.O.
di Chirurgia Pediatrica diretta dal Prof. A. Pampaloni - Osp. “A. Meyer”
di Firenze
Professore a con. di Terapia Clinica Nutrizionale
Pediatrica dell’Università di Firenze
Responsabile
della Terapia Nutrizionale dell’Ospedale Pediatrico “A. Meyer” di
Firenze
Specialista
in Clinica Pediatrica e in Chirurgia Pediatrica