Aimar associazione                                3/1997

L’intervento chirurgico: solamente un trauma o anche una occasione di crescita?

 Dott.ssa Silvia Mignani  Ospedale Pedriatico  Bambin Gesù

 

Dai 12 anni fino all'età adulta i ragazzi subiscono trasformazioni somatiche e neuroendocrine quindi psichiche sia in senso cognitivo che affettivo. Spesso questa fase inizia con la com­parsa nel ragazzo della tendenza ad isolarsi e ad essere più introverso, ricompaiono condotte di ostinazione e di provocazione verso i genitori. Sono spesso presenti conflitti interio­ri significativi che testimoniano la ricerca di una propria identità adulta emancipata dalla dipendenza dai genitori. Il pensiero acquisisce capacità logiche di tipo ipotetico‑deduttivo e viene padroneggiato il concetto di probabi­lità (verso i 14 anni). In altre parole si ha di fronte una persona che può ragionare con un cervello da àJulto, ma che ancora deve fare i conti con una serie di emozioni proprie dell'età infantile. Più in particolare il ragazzo vive forti sentimenti di ambivalenza rispetto al suo sentirsi grande ‑ sentirsi piccolo. Vorrebbe essere autonomo e respon­sabile di sé, ma contemporaneamen­te avverte di non essere ancora in grado di badare a sé stesso e vorrebbe essere sostenuto dai genitori come quando era più piccolo. Le trasformazioni somatiche che si attuano repentinamente mettono in crisi la stabilità del suo concetto di sé corporeo, deve imparare a ricono­scersi con un corpo diverso. Spesso non si piace ed è questo il periodo dei "complessi", alcune parti del corpo non vengono proprio accettate perché "brutte". L,'appartenenza ed il confronto con il gruppo dei coetanei aiuta ad elaborare questi problemi perché nel gruppo l'adolescente trova un suo ruolo ed una sua possibile identità diversa da quella sperimentata in famiglia.

In questo modo può verificare e rinforzare la stima di sé, la fiducia nelle proprie capacità/possibilità positivizzando e confrontando con la realtà il suo concetto di sé. Più ci saranno differenze tra l'ideale di sé (quello che vorrebbe essere e che la sua storia famigliare vuole che sia) e ciò che realmente è, più sarà conflit­tuale il rapporto con sé stesso e con gli altri e più profonde e persistenti le problematiche psicologiche. Un intervento chirurgico in questo periodo sarà sicuramente ben com­preso da un punto di vista cognitivo, ma sarà fortemente problematico da un punto di vista affettivo. La risoluzione di tale problematicità in tempi sufficientemente brevi dipenderà da svariati fattori relativi al tipo di intervento chirurgico necessa­rio, alla qualità dello sviluppo affetti­vo avuto nell'infanzia, alla fase speci­fica di evoluzione del periodo adole­scenziale, alla qualità dei rapporti familiari, al sostegno che il sociale sa dare. Infatti un ragazzo che riscuote successo tra i suoi compagni, abba­stanza sicuro delle proprie qualità umane e relazionali reagirà sicura­mente meglio di un coetaneo insicu­ro e scarsamente accolto ed integrato nel gruppo. Per i ragazzi con atresia ano‑rettale il vissuto di diversità è sicuramente qualche cosa di già sperimentato ed elaborato nelle varie crisi di crescita: a 2‑3 anni, a 5‑6 anni a 8‑9 anni, ma ciò non toglie che deve essere ulte­riormente affrontato ed elaborato in questo periodo evolutivo per trovare connotazioni più o meno stabili nel­l'età adulta. Il ragazzo con qualsiasi tipo di malformazione o di difficoltà (per fare un esempio anche il ragazzo balbuziente) troverà particolarmente difficile confrontarsi con i compagni o sentirsi compreso perché non sarà facile trovare le parole per raccontarsi e descrivere una realtà non condivisa dai più. L'intervento chirurgico va a sottolineare ulteriormente la differenza con i coetanei attraverso l'allontanamento forzato dai contesti consueti e la sperimentazione di esperienze difficili di dolore e di paura. L'investimento affettivo sul suo corpo sarà quanto mai problematico in questo periodo di definizione del sé corporeo perché ai problemi adolescenziali del non piacersi si aggiunge una ferita reale. Diverso comunque sarà il significato emotivo che il ragazzo darà all'operazione se si tratterà di una scoliosi con tutte le limitazioni motorie transitorie e non che comporta, o se si tratterà di interventi all'uretra o all'ano o alla vescica con tutte le implicazione per la sfera sessuale che, anche se non direttamente coinvolta è, in fantasia, associata a queste parti del corpo. I rapporti con il nucleo familiare di appartenenza sono inoltre della massima importanza per dare stabilità affettiva al ragazzo facendolo sentire forte di essere sé stesso, con i suoi limiti ed i suoi difetti così come con le sue capacità ed i suoi pregi. Troppo spesso ragazzi con disabilità quando si presentano agli altri sembrano dire "piacere, displasia del radio" invece di saper dire "piacere Alessiá'. Per i genitori l'atteggiamento più adeguato in attesa di un intervento chirurgico del figlio adolescente è quello di farlo parlare direttamente con i medici coinvolgendolo in maniera chiara nel programma operatorio. Dovrà sapere: quale è il fine dell'intervento chirurgico, a grandi linee, ma in maniera esatta, come si svolgerà, che cosa ci si aspetta che accadrà dopo, evitando solamente di menzionare i rischi generici dell'intervento chirurgico di cui devono farsi carico unicamente i genitori. Per un intervento di scoliosi ad esempio è importante che il ragazzo sappia quanto dovrà portare il gesso, che cosa accadrà alla sua colonna vertebrale, quali sport potrà esercitare dopo e dopo quanto tempo, quanto sarà grande la ferita ed altro ancora, ma sicuramente non è necessario che sia informato dei rischi generici connessi all'anestesia o ad eventuali lesioni del midollo. Durante l'ospedalizzazione il ragazzo potrà avere frequenti sbalzi di umore, fare richieste contraddittorie ai genitori arrabbiandosi molto con loro qual: risposta che gli viene fornita. Cercherà dipendenza e protezione regredendo a periodi precedenti di sviluppo, ma contemporaneamente sarà molto intollerante verso chi lo asseconderà perché vorrà anche essere in grado di "bastare a sé stesso". Sarà difficile per i genitori stargli accanto bilanciando le cure e le preoccupazioni con la fermezza e la fiducia. Accogliere il suo desiderio di essere sostenuto ed accompagnato senza dimenticare che non è più un bambi no e che le troppe cure o la eccessiva tolleranza possono risultare intrusive e controproducenti, ledendo la sua stima di sé stesso. I rischi psicologici di una non adeguata elaborazione affettiva della patologia di base e dell'intervento chirurgico sono diversi e di diversa rilevanza nel definire una qualità di vita sufficientemente positiva nel presente e nel futuro. Il ragazzo può crearsi un "falso sé" che lo difende dalle emozioni negative, ma che non gli farà mal vivere appieno neanche quelle positive, può accentuare il suo narcisismo rimanendo bloccato in una percezione di Sé onnipotente che dovrà tenere in attività sempre e a qualsiasi costo per non cadere in depressione, può strutturare un rifiuto per la sua sessualità, può sistematizzare un rifiuto verso gli altri e quindi verso se stesso ed altro ancora. Una valida elaborazione di queste esperienze può anche migliorare la sua evoluzione affettiva e relazionale, le sue qualità come essere umano e come parte di un gruppo di coetanei. Il sostegno che la famiglia potrà fornirgli sarà fondamentale per il raggiungimento della sua serenità. L'esperienza però ci insegna che questo percorso è particolarmente difficile ed è necessario, perché si svolga adeguatamente nel tempo, che la famiglia venga sostenuta ed aiutata, nei momenti di difficoltà da uno psicoterapeuta.

 
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