L’intervento chirurgico: solamente un trauma o anche una
occasione di crescita?
Dott.ssa Silvia Mignani
Ospedale Pedriatico Bambin
Gesù
Dai
12 anni fino all'età adulta i ragazzi subiscono trasformazioni somatiche
e neuroendocrine quindi psichiche sia in senso cognitivo che affettivo.
Spesso questa fase inizia con la comparsa nel ragazzo della tendenza ad
isolarsi e ad essere più introverso, ricompaiono condotte di ostinazione
e di provocazione verso i genitori. Sono spesso presenti conflitti interiori
significativi che testimoniano la ricerca di una propria identità adulta
emancipata dalla dipendenza dai genitori. Il pensiero acquisisce capacità
logiche di tipo ipotetico‑deduttivo e viene padroneggiato il
concetto di probabilità (verso i 14 anni). In altre parole si ha di
fronte una persona che può ragionare con un cervello da àJulto, ma che
ancora deve fare i conti con una serie di emozioni proprie dell'età
infantile. Più in particolare il ragazzo vive forti sentimenti di
ambivalenza rispetto al suo sentirsi grande ‑ sentirsi piccolo.
Vorrebbe essere autonomo e responsabile di sé, ma contemporaneamente
avverte di non essere ancora in grado di badare a sé stesso e vorrebbe
essere sostenuto dai genitori come quando era più piccolo. Le
trasformazioni somatiche che si attuano repentinamente mettono in crisi la
stabilità del suo concetto di sé corporeo, deve imparare a riconoscersi
con un corpo diverso. Spesso non si piace ed è questo il periodo dei
"complessi", alcune parti del corpo non vengono proprio
accettate perché "brutte". L,'appartenenza ed il confronto con
il gruppo dei coetanei aiuta ad elaborare questi problemi perché nel
gruppo l'adolescente trova un suo ruolo ed una sua possibile identità
diversa da quella sperimentata in famiglia.
In questo modo può verificare e rinforzare la stima di sé,
la fiducia nelle proprie capacità/possibilità positivizzando e
confrontando con la realtà il suo concetto di sé. Più ci saranno
differenze tra l'ideale di sé (quello che vorrebbe essere e che la sua
storia famigliare vuole che sia) e ciò che realmente è, più sarà
conflittuale il rapporto con sé stesso e con gli altri e più profonde
e persistenti le problematiche psicologiche. Un intervento chirurgico in
questo periodo sarà sicuramente ben compreso da un punto di vista
cognitivo, ma sarà fortemente problematico da un punto di vista
affettivo. La risoluzione di tale problematicità in tempi
sufficientemente brevi dipenderà da svariati fattori relativi al tipo di
intervento chirurgico necessario, alla qualità dello sviluppo affettivo
avuto nell'infanzia, alla fase specifica di evoluzione del periodo adolescenziale,
alla qualità dei rapporti familiari, al sostegno che il sociale sa dare.
Infatti un ragazzo che riscuote successo tra i suoi compagni, abbastanza
sicuro delle proprie qualità umane e relazionali reagirà sicuramente
meglio di un coetaneo insicuro e scarsamente accolto ed integrato nel
gruppo. Per i ragazzi con atresia ano‑rettale il vissuto di diversità
è sicuramente qualche cosa di già sperimentato ed elaborato nelle varie
crisi di crescita: a 2‑3 anni, a 5‑6 anni a 8‑9 anni, ma
ciò non toglie che deve essere ulteriormente affrontato ed elaborato in
questo periodo evolutivo per trovare connotazioni più o meno stabili nell'età
adulta. Il ragazzo con qualsiasi tipo di malformazione o di difficoltà
(per fare un esempio anche il ragazzo balbuziente) troverà
particolarmente difficile confrontarsi con i compagni o sentirsi compreso
perché non sarà facile trovare le parole per raccontarsi e descrivere
una realtà non condivisa dai più. L'intervento chirurgico va a
sottolineare ulteriormente la differenza con i coetanei attraverso
l'allontanamento forzato dai contesti consueti e la sperimentazione di
esperienze difficili di dolore e di paura. L'investimento affettivo sul
suo corpo sarà quanto mai problematico in questo periodo di definizione
del sé corporeo perché ai problemi adolescenziali del non piacersi si
aggiunge una ferita reale. Diverso comunque sarà il significato emotivo
che il ragazzo darà all'operazione se si tratterà di una scoliosi con
tutte le limitazioni motorie transitorie e non che comporta, o se si
tratterà di interventi all'uretra o all'ano o alla vescica con tutte le
implicazione per la sfera sessuale che, anche se non direttamente
coinvolta è, in fantasia, associata a queste parti del corpo. I rapporti
con il nucleo familiare di appartenenza sono inoltre della massima
importanza per dare stabilità affettiva al ragazzo facendolo sentire
forte di essere sé stesso, con i suoi limiti ed i suoi difetti così come
con le sue capacità ed i suoi pregi. Troppo spesso ragazzi con disabilità
quando si presentano agli altri sembrano dire "piacere, displasia del
radio" invece di saper dire "piacere Alessiá'. Per i genitori
l'atteggiamento più adeguato in attesa di un intervento chirurgico del
figlio adolescente è quello di farlo parlare direttamente con i medici
coinvolgendolo in maniera chiara nel programma operatorio. Dovrà sapere:
quale è il fine dell'intervento chirurgico, a grandi linee, ma in maniera
esatta, come si svolgerà, che cosa ci si aspetta che accadrà dopo,
evitando solamente di menzionare i rischi generici dell'intervento
chirurgico di cui devono farsi carico unicamente i genitori. Per un
intervento di scoliosi ad esempio è importante che il ragazzo sappia
quanto dovrà portare il gesso, che cosa accadrà alla sua colonna
vertebrale, quali sport potrà esercitare dopo e dopo quanto tempo, quanto
sarà grande la ferita ed altro ancora, ma sicuramente non è necessario
che sia informato dei rischi generici connessi all'anestesia o ad
eventuali lesioni del midollo. Durante l'ospedalizzazione il ragazzo potrà
avere frequenti sbalzi di umore, fare richieste contraddittorie ai
genitori arrabbiandosi molto con loro qual: risposta che gli viene
fornita. Cercherà dipendenza e protezione regredendo a periodi precedenti
di sviluppo, ma contemporaneamente sarà molto intollerante verso chi lo
asseconderà perché vorrà anche essere in grado di "bastare a sé
stesso". Sarà difficile per i genitori stargli accanto bilanciando
le cure e le preoccupazioni con la fermezza e la fiducia. Accogliere il
suo desiderio di essere sostenuto ed accompagnato senza dimenticare che
non è più un bambi no e che le troppe cure o la eccessiva tolleranza
possono risultare intrusive e controproducenti, ledendo la sua stima di sé
stesso. I rischi psicologici di una non adeguata elaborazione affettiva
della patologia di base e dell'intervento chirurgico sono diversi e di
diversa rilevanza nel definire una qualità di vita sufficientemente
positiva nel presente e nel futuro. Il ragazzo può crearsi un "falso
sé" che lo difende dalle emozioni negative, ma che non gli farà mal
vivere appieno neanche quelle positive, può accentuare il suo narcisismo
rimanendo bloccato in una percezione di Sé onnipotente che dovrà tenere
in attività sempre e a qualsiasi costo per non cadere in depressione, può
strutturare un rifiuto per la sua sessualità, può sistematizzare un
rifiuto verso gli altri e quindi verso se stesso ed altro ancora. Una
valida elaborazione di queste esperienze può anche migliorare la sua
evoluzione affettiva e relazionale, le sue qualità come essere umano e
come parte di un gruppo di coetanei. Il sostegno che la famiglia potrà
fornirgli sarà fondamentale per il raggiungimento della sua serenità.
L'esperienza però ci insegna che questo percorso è particolarmente
difficile ed è necessario, perché si svolga adeguatamente nel tempo, che
la famiglia venga sostenuta ed aiutata, nei momenti di difficoltà da uno
psicoterapeuta.