ESPERIENZE: PADRE E FIGLIO
Sebbene le cartelle cliniche
siano andate perse credo che nacqui con una lieve imperfezione. Mi fu fatta
immediatamente una colostomia e cinque mesi dopo fu eseguita l'operazione di
"pull-through" (Anorectoplastica) nell'ospedale di San Luke di New
York City.
Ritengo che 38 anni fà lo
stato generale delle conoscenze riguardo tale anomalia fosse meno avanzato
rispetto ad oggi.
Pertanto posso considerarmi
fortunato di essere sopravvissuto e di essere stato sottoposto ad un intervento
chirurgico e ad un trattamento da ritenere eseguiti con molta competenza.
Mia madre mi dice che i primi
anni furono un po’ difficili. Per svuotare i miei intestini usava, tra vari
trattamenti, farmi dei clisteri. Sin da allora tuttavia ho goduto di una
situazione molto tranquilla.
Dei vari problemi e degli
inconvenienti dei primi anni di vita ricordo soltanto che dovevo sedere al
gabinetto ogni mattina fino a quando mia madre avesse ritenuto che mi fossi
liberato abbastanza.
Anche questo finì prima del
compimento dei dieci anni e proseguii con una infanzia molto normale. La mia
condizione non mi impedì di svolgere varie attività fisiche e durante la mia
adolescenza ho giocato nelle squadre di basket, di tennis e di calcio della mia
scuola superiore e non ricordo di aver avuto gravi difficoltà a causa della mia
menomazione.
La stessa cosa vale per la mia
vita da adulto. All'età di 37 anni sono già in grado di condurre una vita
molto attiva. Oltre ai normali doveri familiari con moglie e due bambini ho un
lavoro che comporta molti viaggi internazionali e continuo a partecipare ad
attività sportive. Faccio jogging parecchie volte alla settimana e gioco a
tennis e a basket regolarmente.
Come mia moglie sa, io non sono
modesto per quanto riguarda i traguardi che raggiungo. La ragione per la quale
li richiamo non è per immodestia ma piuttosto per dare speranza ai genitori che
si preoccupano per le conseguenze che questa malformazione può comportare nel
tempo.
Nel mio caso, l'ano imperforato
non mi ha impedito di vivere una vita attiva. In realtà ho riscontrato spesso
che il mio intestino funziona più tranquillamente durante gli sforzi di una
attività fisica intensa, sebbene ciò possa dipendere anche dal fatto che io
non mangio cibi non sani fuori di casa quando esco per giocare.
Non voglio dire che il
funzionamento del mio intestino sia completamente normale, ho bisogno di
spendere molto più tempo ed energia rispetto alla maggior parte della gente nel
gestire e preoccuparmi dell'andamento del mio intestino.
Tendo alla stitichezza, e
ritengo che sia una delle ragioni per le quali io sono nato con una lieve
malformazione. Non ho mai preso lassativi commerciali, ma mi sono piuttosto
affidato al controllo della dieta per cercare di mandare avanti le cose
scorrevolmente. Questa azione tuttavia talvolta non dà gli effetti desiderati
con la conseguenza che ho, con una certa frequenza, scariche di feci liquide e stomaco gonfio. Molto raramente (è
accaduto una volta negli ultimi 18 mesi) ho anche una diarrea acuta che arriva
senza nessun avviso (dico nessuno) e dura alcune ore.
Da quanto ho scritto sulle mie
vicende intestinali è evidente che la mia vita quotidiana è pesantemente
condizionata dall'essere nato con un ano imperforato.
Difficilmente passa giorno che
io non pensi a come vadano i miei intestini. Ma per me questo è normale ed è
molto raramente una grande preoccupazione. E' ciò che ho sempre fatto e di cui
non mi sento dispiaciuto. È soltanto una cosa in più a cui pensare ogni
giorno. La mia situazione è sicuramente gestibile e vivo una vita piena.
So che una delle principali
ragioni di ciò è che la mia situazione non è così grave come quella di molti
altri casi di persone nate con ano imperforato. Ma un'altra ragione credo, è
quella che non ho mai considerato la mia condizione come una motivo di
impedimento. Devo questo ai miei genitori, i quali non mi hanno mai portato a
credere che ci fosse una ragione per non partecipare ad attività. Forse essi
sono stati molto più permissivi rispetto ad altri genitori con figli nati con
ano imperforato. A differenza di altri bambini con ano imperforato di cui ho
letto, io non ho avuto infortuni ricorrenti o la necessità di essere sottoposto
quotidianamente ad un lungo programma di trattamento intestinale
Ma almeno per me, e spero anche
per molti altri, una forte convinzione radicata sin dall'infanzia nella mia
capacità di condurre una vita piena è diventata una profezia che si è
autorealizzata.
Altrettanto importante: ho
sviluppato la consapevolezza che devo avere cura di me stesso in modo da ridurre
qualsiasi effetto nocivo sulla mia vita presente e futura. Ho capito ciò molto
più tardi di quanto sarebbe stato ideale, ma ora sono molto consapevole della
necessità di controllare con continuità peso, dieta e attività in modo da
assicurarmi la salute per l'avvenire.
Sono sicuro che molte persone
di mezza età la pensano in questo modo ma chi è nato con un ano imperforato ha
un incentivo in più perché sa quanto la vita sia migliore quando ci si sente
bene.
È stato importante anche che
non provassi vergogna della mia condizione.
Non vado in giro a vantarmi,
sebbene nel collegio tentai di attirare le ragazze nella mia stanza da letto con
la promessa di mostrar loro le cicatrici.
In generale non ha avuto mai
alcun motivo di essere insincero con amici e la famiglia quando si affronta
l'argomento. Sebbene non sia un esperto in psicologia infantile sospetto che sia
importante che a un bambino nato con l'ano imperforato si insegni che non ci sia
nulla di cui vergognarsi.
E ciò, probabilmente, a
cominciare dai genitori.
Il 17 settembre 1990 è nato
Timothy nell'ospedale di White Plains.
Ricordo che sedevo vicino a mia
moglie mentre veniva esaminato dal pediatra che lo assisteva e notavo che il
dottore gli stava spingendo il sedere. Non ci pensai molto fino a quando il
dottore mi tirò in disparte e mi disse che " non tutto era al 100%".
Mentre mi spiegava che Timothy era
nato con un ano imperforato, il mio cuore sprofondò. Dissi al dottore che io
ero nato con la stessa malformazione. Di fatto non ero sicuro che sapessi che
cosa ci fosse capitato, tranne che gli interventi chirurgici e il dolore per il
mio neonato figliolo.
La mia conoscenza di ciò che
in particolare sarebbe accaduto a Timothy era sorprendentemente approssimativa,
come ho detto io non avevo pensato molto alla mia malformazione. Mi ricordo che
i dottori dissero che la mia condizione non era di quelle che si trasmettessero
ai propri figli.
Ritengo che non ci credessi del
tutto in quanto questo pensiero era nella mia mente durante la nascita della
nostra prima bambina avvenuta due anni prima. Ricordo che chiesi al medico che
stava esaminando Emily immediatamente dopo la nascita di controllarla per
verificare se avesse un problema simile al mio. Fortunatamente Emily non era
nata con la malformazione. Qualsiasi timore che io potessi trasmettere la mia
malformazione ai miei bambini scomparve alla notizia che Emily era O.K..
Ovviamente smisi prematuramente di avere timore. Come per tutti i genitori con
un bambino con ano imperforato, ne sono sicuro, la prima settimana fu terribile.
Timothy fu trasferito all'ospedale di New York alcune ore dopo una sua nascita.
Fortunatamente avevamo un nonno vicino che era in grado di accudire la bambina
consentendomi di stare durante il giorno con Timothy. Susan restò sola
nell'ospedale di White Plains dopo che le ebbero portato via il neonato. Il
chirurgo all'ospedale di New York, Dott. Frank Redo mi disse che avrebbe operato
Timothy al suo terzo giorno di vita, per calare l'intestino più vicino
possibile all'ano.
Prima di operare il Dott. Redo
mi disse due cose: una, quando gli dissi che io ero nato con la stessa
malformazione, egli mi rispose che ciò era interessante ma che essa non si
trasmetteva dal genitore al bambino.
Due mi disse che sperava di
poter fare l'intervento di "pull-through" immediatamente, piuttosto
che la colostomia.
Mi chiedevo quanto tempo
sarebbe stato nella sala operatoria. Se l'intervento fosse durato almeno quattro
ore, ciò avrebbe probabilmente significato che il Dott. Redo era stato in
grado di praticare il "pull-through". Altrimenti avremmo dovuto
aspettare almeno sei mesi. Crollai
quanto Timothy fu riportato al reparto neonatale soltanto dopo due ore. Quando
lo vidi con la colostomia fui colpito dalla prima e piena esplosione di senso di
colpa. Se la malformazione fosse stata corretta alla nascita non sarebbe stato
tanto male ma ora non c'era più alcun dubbio sul gran dolore e sulla sofferenza
che avevo causato a mio figlio. Timothy tenne la colostomia per dieci mesi. Il
"pull-through" e la chiusura della colostomia furono eseguiti
all'ospedale di New York e tutte e due gli interventi andarono relativamente
bene.
Durante questo periodo fui
travagliato dal senso di colpa tuttavia l'esser nato anch'io con
l'ano imperforato fu anche un fattore molto positivo per me e per mia
moglie. Avevamo la prova vivente che per Timothy era possibile avere una vita
piena e felice. Quando un dottore ci disse che Timothy non sarebbe mai stato
normale pensai che sono io “carne da macello?”
Sebbene io fossi gravato dal
senso di colpa, mia moglie ha avuto
il fardello di provvedere alle cure giornaliere di Timothy.
I sacchetti per la colostomia
non hanno mai funzionato davvero come promesso e, dopo la chiusura, ci furono (e
ci sono) problemi nella gestione dell'intestino. Come molti padri sono stato
risparmiato dai momenti peggiori per il fatto di dover andare a lavorare per
cinque giorni alla settimana.
Pur con una leggera
malformazione, Timmmy ha avuto gravi problemi di stitichezza l'anno dopo
l'intervento di "pull-through".
Sfortunatamente non avemmo
aiuti validi per impostare questo problema. Sebbene l'intervento appaia essere
stato eseguito con competenza, di fatto, dall'ospedale di New York,
non ricevemmo nessun consiglio o indicazione circa la cura che avremmo
dovuto intraprendere successivamente.
Inoltre io non ero favorevole a
ricorrere troppo spesso ai dottori. Ero convinto che tutto si sarebbe risolto
per il meglio come era stato per me. Temevo che considerare Timmy un problema
grave e permanente avrebbe determinato una profezia che si sarebbe
realizzata. Fortunatamente capii che ammettere il bisogno di aiuto non è
la stessa cosa che ammettere una sconfitta. Infatti, divenne ovvio che un
tempestivo intervento era il miglior modo per assicurare che la condizione di
Timmy non gli impedisse di vivere una vita piena.
Perciò andammo dal Dott. Peña
circa 18 mesi fa quando Timmy aveva due anni. Abbiamo imparato quali danni una
stitichezza cronica potrebbe causare e così diventammo molto scrupolosi nel
mantenere il suo intestino pulito quotidianamente.
Ci sono stati
sicuramente alti e bassi da quando abbiamo cercato di fare ciò, nello stesso
tempo stiamo tentando di fargli sviluppare il controllo sui movimenti
dell'intestino. Nel complesso l'andamento è stato favorevole- non ha
indossato pannolini per nove mesi e forse il 50% delle mattine ha
movimenti intestinali autonomi con una piccola dose di
lassativo (prende un lassativo ogni sera per aiutare questo processo). Il
segno più incoraggiante è che spesso egli avverte che vuole andare al
gabinetto e dopo pochi minuti si è svuotato.
Più o meno una
volta alla settimana ha delle difficoltà ma non sono grandi problemi. Thimoty
ed io ce la faremo assieme. Noi non siamo “carne da macello”!