LE PATOLOGIE ASSOCIATE ALLE MALFORMAZIONI ANORETTALI: L'ATRESIA
DELL'ESOFAGO
Dr.ssa E. Cerrati ‑ Dr. M. Rivosecchi Ospediale
Pediatrico Bambino Gesù
Sede di Palidoro
Le malformazioni anorettali si presentano con un largo spettro di varianti
anatomo-cliniche, risultato di un arresto dello sviluppo del sistema
anorettale in epoca fetale e possono accompagnarsi ad altre malformazioni
di diversi apparati.
Tra queste, le più frequenti sono quelle a carico del sistema urogenitale,
scheletrico, gastro-intestinale, circolatorio, degli arti, del sistema
nervoso centrale e del tratto respiratorio. Tra le anomalie dell'apparato
digerente, presenti in circa il 25% dei pazienti affetti da malformazione
anorettale, I'atresia dell'esofago è tra le più frequenti. Descritta per
la prima volta nel 1670, è presente in 1 su 3000 neonati vivi ed è da
sospettare nel caso in cui la gravidanza sia stata complicata dalla
presenza di una eccessiva quantità di liquido amniotico (polidramnios)
conseguente ad un deficit di deglutizione del feto che normalmente ne
ingoia piccole quantità. Si associa in 1/3 dei casi a prematurità e nel
40‑50% ad altre malformazioni del tratto gastroenterico,
dell'apparato cardiovascolare e dell'apparato urinario, in ordine di
frequenza. L'atresia dell'esofago è una malformazione congenita
caratterizzata dalla presenza di una mancata canalizzazione del corpo
dell'esofago (il "tubicino" che mette in comunicazione la bocca
con lo stomaco, attraverso il quale passa il cibo) che rimane interrotto
in due monconi, prossimale e distale, e può comunicare con la trachea (il
"tubicino" che mette in comunicazione la bocca con i polmoni,
consentendo il passaggio dell'aria per la respirazione). E'verosimile che
l'anomalia si formi tra la 4° e la 6° settimana di gravidanza, quando
l'apparato respiratorio si separa dall'intestino primitivo. Può
costituirsi quindi una vera e propria comunicazione tra la trachea e
l'esofago - la fistola tracheo-esofagea che può essere presente in
diversi punti dell'esofago: nella maggior parte dei casi (85%) tale
fistola è posizionata tra la trachea ed il moncone esofageo distale (Fig. 1)
mentre nel 10% dei casi si ha la sola atresia
senza fistola (Fig. 2). Forme meno frequenti sono
rappresentate dalla presenza di fistola tracheo-esofagea prossimale (Fig. 3)
o di atresia con fistola tracheo - esofagea doppia (Fig. 4) presenti entrambe nell'1 % dei casi. II
sospetto clinico della presenza di una atresia dell'esofago può comparire
fin dalle prime ore di vita: la presenza di un reflusso salivare, ossia di
una eccessiva "salivazione" da parte del neonato e
l'impossibilità di introdurre un piccolo sondino, attraverso il naso,
nell'esofago autorizzano a sospettarne la diagnosi. Altri segni clinici
sono rappresentati dalla mancata deglutizione del latte, dalla presenza di
tosse, pianto, vomito o crisi di soffocamento, nei casi più frequenti,
dovuti al passaggio di latte dal l'esofago nella trachea attraverso la
fistola. Le ecografie prenatali, eseguite dopo il 4° mese di gravidanza,
rappresentano inoltre un ulteriore strumento diagnostico per sospettare la
nascita di un bambino affetto da atresia dell'esofago.
E' possibile effettuare la diagnosi, ossia ottenere la conferma della
patologia mediante una semplice radiografia del torace e dell'addome dopo
introduzione del sondino attraverso il naso: l'arresto della sonda con
estremità radiopaca (ossia visibile ai raggi) nel moncone esofageo
prossimale e la presenza di aria nello stomaco e nel tratto gastro-intestinale
consentono la diagnosi della forma più frequente di atresia esofagea (Fig.
5). Dopo aver posto la diagnosi, l'intervento chirurgico, a carattere di
urgenza, rappresenta il trattamento definitivo. Nell'attesa ci si deve
preoccupare soprattutto di prevenire le complicazioni polmonari con
aspirazioni frequenti delle vie aeree e digestive prossimali e con
profilassi antibiotica. II trattamento chirurgico fu proposto, per la
prima volta, da un chirurgo americano nel 1888. II bambino deve essere
sottoposto, nelle prime ore di vita, ad un intervento che prevede, quando
possibile, l'isolamento della fistola, la sua legatura e la ricostituzione
della continuità del corpo dell'esofago mediante sutura (anastomosi) tra
i tratti terminali dei due monconi. Nei casi in cui la distanza tra i due
monconi esofagei sia troppo ampia, non consentendo l'anastomosi diretta,
si procede al confezionamento di una esofagostomia cervicale e di una
gastrostomia (attraverso la quale somministrare le sostanze nutritive)
consentendo, mediante la crescita, l'allungamento dei monconi esofagei e
quindi la possibilità di eseguire, in un secondo tempo, l'intervento di
anastomosi. Nel caso in cui questi ultimi rimangano troppo distanti, si
procede ad un intervento di "sostituzione" dell'esofago mediante
interposizione di un segmento di stomaco o di intestino. Le complicanze
postchirurgiche più frequenti sono rappresentate da affezioni polmonari o
dalla presenza di un parziale cedimento (leakage) dell'anastomosi tra i
due monconi esofagei. I controlli radiologici del torace sono quindi
fondamentali nelle prime ore dopo l'intervento chirurgico. A partire dalla
48° ora postoperatoria è possibile cominciare ad alimentare il bambino
iniziando con la somministrazione di liquidi in aggiunta di zuccheri ed
elettroliti che viene gradualmente integrato con il latte, quale normale
regime dietetico e calorico di un bambino di qualche giorno di vita. I
risultati operatori sono condizionati dal peso del neonato, dalle
condizioni polmonari e, logicamente, dalla presenza di altre
malformazioni. La sopravvivenza è del 95% in neonati in buone condizioni
generali e di peso superiore a 2.5 Kg, e si abbassa drasticamente al 18%
per quelli di peso inferiore a 1.8 Kg o con complicanze respiratorie
severe e anomalie congenite gravi. Tra queste ultime, quelle che più
frequentemente sono causa di insuccesso del trattamento chirurgico e
quindi responsabili della morte del piccolo paziente, sono le cardiopatie
congenite. Tra le complicanze a lungo termine, che possono comparire anche
a distanza di diversi anni sono da ricordare la comparsa di un
restringimento (stenosi) dell'anastomosi esofagea che può essere trattata
mediante dilatazioni eseguite per via endoscopica e la malattia da
reflusso gastroesofageo, ossia la risalita del cibo e dell'acido contenuti
nello stomaco lungo l'esofago con conseguente lesione della mucosa. Tale
complicanza può essere controllata mediante terapia medica o, più
raramente, con un intervento chirurgico.
Fig. n.5 In futuro il continuo progresso nel tratta‑.. n:,
,E: . mento perinatale e neonatale dei piccoli pazienti affetti da atresia
dell'esofago, associato ad una evoluzione delle tecniche chirurgiche delle
cardiopatie congenite potrà auspicabilmente garantire un ulteriore
aumento della percentuale di sopravvivenza di questi neonati.