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29/05/2005

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5°RADUNO MONDIALE DEGLI ZARANTONELLO IN ARGENTINA

Il Diario di un viaggio.

Album Fotografico.

33 temerari sopravvissuti dei 180 prenotati,
partono ugualmente dopo la catastrofe dell'11settembre

Ore 07.00 del 27 Novembre 2001.
33 Zarantonello si incontrano all'Aeroporto Malpensa con meta Buenos Aires. Finalmente si parte, il momento tanto atteso è arrivato. Ci imbarchiamo e sembra che i controlli doganali non siano poi così intensi come ci avevano prospettato dopo ciò che è accaduto l'11 Settembre.
Al check-in abbiamo incontrato qualche problema con l'assegnazione dei posti. A causa di continui annullamenti di voli, tratte aeree più che dimezzate i nostri posti sono stati sparpagliati su tutto l'aereo. Con questo primo problema alla partenza penso tra me e me che le cose si mettano male, invece è stato l'unico intoppo che si è verificato in un viaggio a dir poco eccezionale.
Alle 08.00 arrivano i 2 Zarantonello di Roma con la coincidenza e si parte con volo diretto Alitalia.
Dopo 14 ore di viaggio atterriamo a Buenos Aires. Usciamo dall'aeroporto e vediamo in lontananza uno striscione con scritto Benvenido alle Famille Zarantonello e alle due estremità scorgiamo Matteo Z. di Sirmione e Simone Z. di Novellara, mandati in avanscoperta 2 settimane prima per verificare che tutto fosse pronto per la festa e per garantire agli argentini che il nostro arrivo non fosse una bufala ma la verità. Insieme a loro Pino Zarantonello e la moglie che hanno sempre partecipato alle nostre feste in Italia. Sono i nostri referenti, responsabili delle feste in Argentina. Troviamo la nostra guida italiana che ci accompagna all'Hotel in centro città. 2 ore di riposo e poi si parte, visita al mercatino dell'antiquariato, cena e poi un bellissimo spettacolo di Tango Argentino in una meravigliosa Milonga di Buenos Aires. Il mattino seguente visita alla Recoleta, il cimitero monumentale e passeggiata al Caminito. Alla sera c'e chi va a dormire e c'è chi va in giro per mangiare qualcosa, noi con il gruppo dei giovani e dei casinisti dove c'è sempre in mezzo Paolo Z. di Novellara andiamo in una pizzeria italiana.
Il mattino seguente si riparte con l'aereo con meta El Calafate (Patagonia). Purtroppo le condizioni meteo sono avverse e siamo costretti a una fermata di 4 ore in aeroporto finche il tempo cambia e ci danno il consenso al decollo. Dopo 4 ore di volo atterriamo al nuovissimo aeroporto di El Calafate. Come al solito quando arriviamo in gruppo al controllo passaporti c'è l'ilarità generale dei controllori che al 10° passaporto si mettono a ridere e a complimentarsi per l'arrivo di tutte queste persone con lo stesso cognome.
Usciamo dallo stabile e notiamo che non c'è l'ombra di una macchina ma solo il nostro pullman che ci aspetta.
Questo mezzo però è molto strano perchè sul parabrezza monta una copertura in rete metallica. Chiedo spiegazioni all'autista e mi dice che in quelle strade c'è pericolo di caduta sassi e in questo modo vogliono salvaguardare il vetro anteriore del pullman. La temperatura è cambiata siamo circa a +10° e guardandomi in giro vedo che il paesaggio è veramente interessante e provoca una sensazione nuova ai miei occhi.
Mezz'ora di strada e arriviamo nel paese dove si trova l'Hotel El Qjote. Un albergo in stile locale riscaldato così tanto che la notte sono stato costretto a dormire con la finestra aperta. Piccola siesta di 2 ore e poi si riparte e si và a visitare una Estancia, come i locali chiamano le fattorie qui in Patagonia. Durante il tragitto vedo dei paesaggi incontaminati con colori incredibili, il loro ricordo mi fa riprovare quelle sensazioni di completa libertà, mai provate prima.
Questa fattoria dominava un parco naturale grandissimo con una vastità di laghetti, e 11.000 pecore al pascolo per produrre la famosa lana Merinos.
Qui un irlandese ci ha fatto vedere la sua abilità nel tosare le pecore con le tosatrici meccaniche e poi tutti a cena a base di asado di pecora. Lo avevo visto cuocere con il loro metodo, la carne messa a penzoloni sopra le braci ardenti. Abbiamo fatto anche una bellissima scorpacciata di dolci locali a base di latte di pecora e marmellate casalinghe.
Si ritorna in Hotel per il riposo perché l'indomani ci aspetta il ghiacciaio Upsala. Il mattino sveglia presto con una discreta colazione e via, dopo 1 ora di viaggio arriviamo in un piccolo porto che si affaccia sul Lago Argentino dove saliamo a bordo di una motonave e partiamo per il ghiacciaio. Dopo un'ora di navigazione i miei occhi vedono dei piccoli icebergs. Sono i primi di una lunga serie che raggiungeranno anche la dimensione di 100 mt di altezza. Rimaniamo a bocca aperta nel vedere questi grandi ghiaccioli dal colore azzurro cristallino. Finalmente ci appare il ghiacciaio! La motonave si ferma ad una distanza di sicurezza di 700 m. Non ci si può avvicinare di più. Questo ghiacciaio è alto 90 m. fuori acqua e 130 sott'acqua. Lo stupore è totale. Usciamo tutti fuori sul ponte e facciamo la foto ricordo con il ghiacciaio sullo sfondo.
Ritorniamo all'Hotel ed è sera. Piccolo riposino e doccia rigenerante e poi scendiamo tutti per la cena.
Paolo Z. di Novellara lancia l'idea di andare fuori per una passeggiata dopo cena. Chiediamo alla nostra Guida dove si può andare e ci indica un locale dove c'è musica dal vivo. Allora si parte e quasi tutti ci seguono. Entriamo in questo locale. Luce soffusa, musica soft e 2 clienti in un tavolo d'angolo. Ci accaparriamo dei tavoli e ordiniamo da bere. Io mi trovo al lato Ovest del locale mentre Paolo Z. con un altro gruppo di persone al tavolo sul lato Est e ogni tanto ci scambiamo degli sguardi stupiti. Nessuno parla e nessuno canta. Ad un certo punto arrivano 2 personaggi, uno con la chitarra e l'altro con l'abito tipico dei gauchos, ci intrattengono per circa 20 minuti con musica e ballate locali e sinceramente la cosa è un po' noiosa. Intanto il clima inizia a scaldarsi. Fra gli avventori del locale salta fuori un cantante di tango argentino che viene invitato ad esibirsi, ma non viene molto apprezzato da noi italiani.

Finiti gli intrattenimenti il gestore ci fa ascoltare della musica internazionale e Paolo Z. inizia a scaldarsi perché comincia a far saltare il suo tavolino sulle gambe. Ci lanciamo i soliti sguardi e il suo tavolino comincia a fare dei salti da terra di circa 20 cm. Dopo poco, musica latino americana a tutto volume e tutti in pista a ballare. Paolo Z. si impossessa del microfono e il suo tavolino inizia a fare dei balzi di mezzo metro e da lì a poco inizia un gran fracasso. Siamo riusciti a fare un gran casino anche là in fondo ai confini con la Terra del Fuoco e il Polo Sud.

È mezzanotte quando torniamo all'hotel e la temperatura è scesa, ci sono circa 8°, dobbiamo andare a riposare perchè l'indomani ci aspetta la gita al mitico ghiacciaio Perito Moreno. Sveglia presto, tutti sul pullman, il tragitto è lungo. Viaggiamo costeggiando il Lago Argentino e il panorama ci regala sensazioni uniche. Dopo 2 ore di viaggio ci ritroviamo a percorrere uno sterrato per circa 40 km. Trascorsi circa 50 minuti gli Z. mostrano cenni di stanchezza per questo tragitto su questa strada sconnessa ma ad un certo punto di fronte a noi appare in tutta la sua maestosità il Perito Moreno. Vi assicuro che per qualche secondo la mente si è svuotata di qualsiasi pensiero. Una scenario mai visto è stato il commento di tutti. Scesi dal pullman, passeggiando su passerelle panoramiche, siamo potuti arrivare a circa 100 m. di distanza, godendo anche dello spettacolo di pareti di ghiaccio che si staccavano, facendo un gran rumore. La sosta dura 2 ore ma gli Z. non vogliono ripartire. Le sensazioni che questo posto regala non si potranno provare in altre situazioni di vita normale. Ma purtroppo il tempo è tiranno e dobbiamo lasciare il ghiacciaio (e il cuore). CI fermiamo per il pranzo in un altro bellissimo posto. L'albergo si chiama Los Notros, costruito alle spalle della montagna, realizzato interamente in legno, tutte le camere e le vetrate del ristorante hanno la vista sul ghiacciaio. Abbiamo pranzato con questa vista magnifica, il ghiacciaio che fa capolino dalle finestre, gustando una bistecca di churrasco argentino. Rientro a El Calafate e si riparte per Iguazzu dove visiteremo le cascate. Il giorno dopo arriviamo sul versante Argentino delle cascate. Tutto è filato fin troppo liscio fino a questo momento, non ci sono stati intoppi e mi è sembrato strano che nessuno perdesse le valige durante questo viaggio. Qui è capitato! A chi? Ma naturalmente a Paolo Z., lui gli imprevisti li prende sempre con filosofia. Siamo passati da 8° della Patagonia a 30° di Iguazzu. Visita alle cascate sul versante Argentino e sul versante Brasiliano trascorriamo 2 giorni nell'immensità di queste cascate piene d'acqua, accompagnate da migliaia di arcobaleni. In gruppo noleggiamo anche una barca con un motore potente che ci porta sotto le cascate facendo delle grandi virate e imbarcando delle secchiate d'acqua. Severino Z. di Vicenza che nonostante si fosse coperto con tutte le cerate protettive è riuscito anche lui a bagnarsi sino alle mutande. Il giorno dopo rientriamo a Buenos Aires per proseguire in pullman fino a Rosario dove arriviamo dopo 5 ore. Durante il tragitto Benigno, il nonno del gruppo, il nostro sprintissimo 70enne, durante la sosta all'area di servizio è inciampato e ha sbattuto la faccia sul selciato, lasciando in terra argentina due denti. Siamo accorsi, preoccupati abbiamo chiesto se sentiva dolore, ma la sua risposta è stata che lui è una roccia e che non si ferma di fronte a queste cose. Noi preoccupatissimi volevamo portarlo dal medico ma lui ha rifiutato categoricamente. Non se ne parla nemmeno! Dobbiamo andare a Rosario per la festa. E cosi sia!
E allora via. Si riparte e alle 21 arriviamo a Rosario. Dal pullman vedo alla periferia tante baracche tipo “favelas” brasiliane, notiamo con dispiacere tanta miseria, realtà che ci viene confermata dall'autista.
Cena, una notte di riposo in un bellissimo hotel e al mattino seguente si riparte per Casilda la località della Festa.
È arrivato finalmente il giorno dell'incontro con gli Z. argentini. Sono le 8 del mattino e stiamo percorrendo la statale per Casilda. Lungo la strada le abitazioni si mostrano piuttosto vecchie con i muri scrostati. I borghi che incontriamo sono fatti di poche case a un piano la povertà è sempre più evidente e più ci avviciniamo a Casilda e più c'è il degrado.
Alle 09.00 stiamo entrando a Casilda e Matteo Z. di Sirmione ci indica che siamo nelle vicinanze dell'abitazione di Germano Z. l'argentino che 2 anni fa è venuto a trovarci grazie ai soldi raccolti tramite una borsa di studio degli agricoltori. Tutti cercano di trovare dei segnali che indichino la casa di Germano ma non si vede nulla. Ad un certo punto vediamo sulla sinistra una persona che ci saluta ed è lui che si fa notare sventolando le braccia. Accanto c'è un striscione scritto con la bomboletta spray che riportava il testo: (1° Festa internazionale degli Zarantonello), e qui iniziano i primi brividi di emozione. Il pullman si ferma davanti a casa e le persone del centro abitato colgono questo come un avvenimento storico, non è mai successo che tante persone si fermino a casa di Germano. Siamo tutti ospiti a casa sua, ma dico la verità, qui notiamo una nota di vita molto diversa dalla nostra si colgono segnali evidenti di dignitosa povertà. In una piccola stanza all'ingresso della casa è stato preparato un piccolo rinfresco con dolci di tipo artigianale. Festeggiamo tutti insieme e poi si parte per il centro di Casilda dove il parroco ci aspetta per la cerimonia della messa. Bella chiesa ma spoglia. La messa viene cantata dagli argentini locali e il mitico Pierangelo Z. di Vicenza ad un certo punto attacca con il “Silenzio” che scaturisce dalla sua tromba, che porta sempre con sé. In realtà ha un talento naturale nel simulare la tromba con la bocca e una volta al giorno, se non due, ci fa la sua suonatina insieme ai due fratelli cantanti e casinisti Luciano e Francesco Z. di Cornedo.
A mezzogiorno usciamo dalla Chiesa e in corteo andiamo al municipio dove il sindaco Ruffoni di origine marchigiana ci accoglie nella sala comunale per darci il benvenuto in Paese. Bellissimi discorsi e scambi di benvenuto e noi consegnamo La “Soca”, una radice di 50 cm di una pianta che ci eravamo portati dall'Italia con la targhetta che segnalava la data del nostro passaggio in quella città argentina. Questo è il nostro simbolo che con le sue radici rappresenta la famiglia. Tutti sul pullman e prima di andare a pranzo andiamo a fare un sopralluogo anche al cimitero dove ci sono i nonni di Germano e le prime famiglie di emigranti Z. che sono arrivate qui. Poi tutti al pranzo. Arriviamo alla scuola agraria di Casilda e ad accoglierci troviamo i Gauchos a cavallo con le bandiere italiane che sventolano e scortano il pullman fin dentro il parco della scuola agraria. Vi devo confessare che tutti hanno avuto dei momenti di emozione incredibile nel vedere il corteo che ci precedeva.
All'interno del parco troviamo circa 150 argentini che ci aspettano. Hanno preparato le le tavole apparecchiate. Fa la sua apparizione l'asado la carne di manzo alla griglia, circa 3 q.li di carne su una montagna di braci ardenti. La giornata è trascorsa a chiacchierare e ricordare i nostri emigranti, spettacoli di musica e di Tango Argentino e gli intrecci che i gauchos facevano con i loro cavalli. Abbiamo trascorso una bellissima giornata all'insegna dello spirito familiare che qui più che da noi le famiglie portano nei loro animi. Purtroppo è quasi sera e dobbiamo partire per Buenos Aires dove ci aspetta l'aereo per il rimpatrio. Concludo con una considerazione personale: ritengo di aver viaggiato parecchio, ho visto varie zone del mondo ma un paesaggio cosi bello come l'Argentina e specialmente la Patagonia non l'avevo mai visto e la compagnia di questi magnifici e temerari Zarantonello ha reso questo viaggio ancora più interessante. Lascerà una traccia indelebile nei cuori di tutte le persone che hanno partecipato e lo racconteranno ai figli dei figli perché una rimpatriata così ben riuscita non si è mai verificata.


Gianfranco Z. Sirmione (BS)

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