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Capi indiani

 

                                       Geronimo: sciamano di guerra

Go-Hla-Yeh (o Goyahkla o Goltlay),   Colui Che Sbadiglia, in base a quanto  afferma la sua autobiografia, nacque nell’attuale Arizona nel 1829; in altri testi si suppone nel 1823.

Venne chiamato Geronimo dai suoi nemici messicani forse a causa della sua partecipazione ad un attacco ad una cittadina nel giorno di San Girolamo.

Fu uno dei più grandi capi di guerra degli Apache (venne definito lo "sciamano di guerra"). Portò avanti una lunga guerriglia non solo con le armate messicane ma anche con gli Stati Uniti, poiché il territorio su cui viveva il suo gruppo, gli Apache Bedonkohe, un sottogruppo dei Chiricahua, era situato a cavallo tra il Messico e gli Stati Uniti e i confini tracciati dai nuovi venuti non vennero mai tenuti in grande considerazione dagli Apache. Trascorse molto probabilmente la sua infanzia ascoltando le leggende del suo popolo, giocando, aiutando in genitori nella semina di granturco, zucche, meloni e fagioli. Verso i 17 anni entrò a far parte del consiglio dei guerrieri e prese moglie nella tipica maniera degli Apache cioè consegnando al padre di lei alcuni pony. A 19 anni accadde un fatto drammatico: le truppe messicane attaccarono l’accampamento del suo gruppo nei pressi della cittadina di Kasdiyeh e uccisero, tra gli altri, sua moglie e i suoi tre figli. Fu allora che iniziò la sua vendetta nei confronti dei soldati messicani. Nell’estate del 1859, con l’appoggio degli Apache di Cochise e di Juh, attirò le truppe messicane nei pressi della cittadina dove l’anno prima era avvenuto il massacro, e le attacco. Le truppe messicane vennero sanguinosamente massacrate e la fama di Geronimo aumentò.

Gli scontri proseguirono anche negli anni successivi: Geronimo racconta che spesso organizzava incursioni ai danni delle truppe messicane, coinvolgendo a volte pochi guerrieri, a volte gruppi numerosi, attaccando centri abitati, carovane, allevatori di bestiame. Non erano esclusivamente iniziative di Geronimo: gli scontri con i bianchi coinvolsero anche i Tonto, i Pinal e i Cojotero; gli insediamenti Apache vennero spesso attaccati e distrutti dai bianchi e i loro abitanti uccisi, scotennati e mutilati (nel 1871 a Camp Grant vennero massacrati i pacifici Apache Arivaipa, e 118 di essi, uomini, donne e bambini vennero uccisi nel sonno). Inutile fu ogni tentativo di riconciliazione.

Nella sua autobiografia Geronimo descrive il tirocinio attraverso il quale i giovani venivano preparati alla guerra con queste parole: "Dal momento in cui la tribù scende sul sentiero di guerra, non adopera più nomi comuni per indicare le cose attinenti alla guerra. La guerra ha la stesse solennità della religione".

 

Dal 1849 Geronimo visse nella riserva di Fort Still, l’attuale Oklahoma, coltivando angurie, smerciando fotografie e autografi, vendendo archi e frecce. Pensando che solo accettando la religione dei bianchi avrebbe potuto ottenere maggiori vantaggi, si convertì alla Chiesa riformata d’America, emanazione della Chiesa riformata olandese, ma nel 1907 venne allontanato dalla comunità religiosa a causa della sua condotta considerata poco rispettabile. Fu qui che morì il 17 febbraio 1909 in un ospedale militare a causa di una polmonite.

 

 

           Cavallo Pazzo: paladino del suo popolo

 

Tashunka Witko, Cavallo Pazzo, fu una figura mitica fra i Sioux. Forte fu la sua contrarietà alla "civilizzazione" portata dai bianchi e la sua storia si intrecciò con quella di Toro Seduto, leader della fazione ribelle dei Hunkpapa, che conobbe nel 1868 e che divenne il suo più grande alleato fuori della tribù degli Hunkpapa; entrambi condivisero la decisione di rimanere lontano dal mondo dei bianchi e di lottare per la difesa del proprio popolo.

Il padre era uno sciamano oglaga e sua madre, sorella del capo Coda Chiazzata, era una Brulé; in seguito alla sua morte, il padre si risposò con un’altra donna dello stesso gruppo poiché questi erano gli usi. Cavallo Pazzo, durante la sua infanzia veniva chiamato Ricciuto o Ragazzo Dai Capelli Chiari, ma in seguito, quando egli uccise il suo primo bisonte e vinse una gara cavalcando un cavallo brado, il padre lo chiamò Somiglia Al Suo Cavallo.

Trascorse, durante la sua giovinezza, molto tempo presso i Brulé e i Cheyenne, e qui partecipò alle sue prime imprese di guerra contro i nemici tribali. A 17 anni il padre gli diende il nome di Cavallo Pazzo in seguito al coraggio mostrato durante uno scontro.

 

Mostrava strane "attitudini" per un Lakota: non amava dipingersi né danzare, non gli piavevano strane usanze tribali, ma soprattutto non amava mettersi in mostra, era intoverso, solitario e taciturno.

 

Così come la sua gente, Cavallo Pazzo dovette assistere all’invasione progressiva delle terre tribali trovandosi ben presto ad fronteggiare i distaccamenti dell’esercito americano. Gli anni successivi al 1867 furono caratterizzati dall’invasione delle terre tribali da parte dei cercatori d’oro che cercavano di insediarsi nelle riserve del Nebraska. Cominciarono ad essere violate anche le montagne sacre, le Paha Sapa, che gli indiani consideravano il "centro del mondo" e riconosciute agli indiani con il trattato di Fort Laramie del1868. Si giunse così alla battaglia del Rosebu, la quale coinvolse le bande di Toro Seduto e Cavallo Pazzo. In seguito, Cavallo Pazzo venne scelto come capo di guerra poiché gli si riconobbero qualità di saggezza, disinteresse e bontà.

La battaglia più famosa fu sicuramente Little Big Horn, il 25 giugno del 1876, dove il 7° Cavalleria di Custer venne annientato; qui Cavallo Pazzo ebbe un ruolo importante in quanto organizzò le tattiche che portarono ad uno scontro vincente.

 

Morì il 5 settembre del 1877 all’età di 35 anni, ucciso da un colpo di baionetta sferrato da una guardia mentre veniva condotto in carcere.

 

 

 

 

 

 

 

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