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ARCHEOLOGIA
Nell’antico centro Medioevale di Palmas di
Sulci, è presente una Chiesa romanica dedicata a S. Maria
( XI secolo ), oggi intitolata alla Madonna delle Grazie; intorno
ad essa, recentemente restaurata, si svolgono feste campestri .
A pianta longitudinale, l’edificio ha una sola navata con abside
a Oriente, copertura lignea, muratura in pietra squadrata
di piccolo taglio.
La già citata Chiesa Medioevale
di San Giovanni, ascrivibile al primo quarto del XIV secolo, ormai
diroccata, presenta oggi la facciata ed il fianco Settentrionale
di interesse archeologico, in conci calcarei e trachitici di
media pezzatura.
Il centro abitato sorge nel territorio pianeggiante
a nord-ovest di Palmas. Nel 1258 faceva parte del Giudicato di Cagliari,
venne inserito nei possedimenti governati dal conte Gherardo Della
Gherardesca e dei suoi eredi , passò poi definitivamente alla Corona
Aragonese nel 1350. La chiesa fu eretta nel periodo giudicale in
un connubio di stile romanico già maturo con un gotico appena nascente,
in seguito subì modifiche ed ampliamenti
di influenza Aragonese, avvennero rifacimenti anche
in periodo Sabaudo fino alla sconsacrazione
avvenuta nella prima metà di questo
secolo.
Venne venduta a privati
i quali attualmente l’utilizzarono come ricovero
per animali.
I muri perimetrali della
Chiesa , la parte inferiore della facciata
e le fiancate inferiori risalgono
al periodo giudicale in stile tardo-romanico.
Il rilevante influsso pisano
e le analogie dello stile fanno supporre
che l’epoca della realizzazione, poi sospesa
forse per motivi di stabilità, e le
maestranze fossero le stesse che operarono
a Santa Maria di Palmas e a Santa
Maria di Tratalias. La facciata orientata a sud-ovest
è spartita in cinque specchi da quattro lesene e da larghe
parastre d’angolo.
Il portale aveva un architrave originariamente
su capiteli decorati a foglie carnose dalla cima ricurva e lunetta
a tutto sesto sulla parastra di sinistra della facciata e inserito un concio
in arenaria in cui è scolpita una croce greca racchiusa in un cerchio
dentellato. Le fiancate sono anch’esse spartite in lesene ed a parastre
d’angolo fregiate d’archetti ogivali con minuscoli lobi come nella
facciata in parte ancora visibili
Sulla fiancata sinistra si apre un portaletto
con arco di scarico a tutto sesto, con architrave su capitelli originariamente
decorati
In forma di foglie carnose a cima ricurva
in trachite chiara . Poco distante una trifora incorniciata da cornice
litica rettangolare.
In epoca sabauda la chiesa di San Giovanni
Battista di Suergiu subì una radicale quanto indecorosa ristrutturazione
che ne modifico l’estetica.
Dal 1937 la chiesa di San Giovanni Battista
di Suergiu venne sconsacrata a causa del rifiuto dell’allora parroco di
celebrarvi funzioni religiose in quanto il tetto non teneva più
la pioggia. Trasferito il luogo di culto in un magazzino del centro (oggi
Bar delle Acli) ed in attesa della costruzione di una nuova chiesa.
L’antica struttura venne abbandonata e per poter usufruire
dei fondi necessari alla costruzione della nuova parrocchia , dichiarando
allo scopo che il Centro abitato di San Giovanni Suergiu
Era senza chiesa parrocchiale, nei primi
anni Cinquanta venne venduta a privati che ne distrussero una parte
e in parte l’adibirono, modificandola a ricovero di vacche e suini, che
a tutt’oggi si possono ammirare nel sito adibito in passato a cimitero
mentre giocavano con i resti di teschi da essi riportati alla luce.
Nella località di “Is Loccis Santus”
è situata una necropoli preistorica a “domus de janas”
nella quale sono state effettuate alcune campagne di scavo che l’hanno
resa visitabile.
Sono inoltre presenti alcuni Nuraghi
(nuraghe Craminalana), e altri siti archeologici.
Santuanni
Suérgiu : istòria.
"Insediamenti
umani nel territorio di San Giovanni Suèrgiu in epoca moderna"
di Renata Bonacorsi.
Il territorio di San Giovanni, successivamente
all’invasione aragonese iniziata dall’infante Alfonso d’Aragona nel 1323
andò progressivamente spopolandosi probabilmente a causa delle continue
incursioni provenienti dal Nord-Africa.
Iniziò quindi per tutta la zona una
fase di decadenza e di abbandono, che durò abbastanza a lungo, secondo
quanto riferisce Angius nel suo Dizionario, il quale, dopo aver sostenuto
a pag. 348 del vol.
VIII che i ruderi del castello di Palmas
e di altri antichi edifici lasciano intuire che i Saraceni abbiano distrutto
il villaggio, continua dicendo che “gli abitatori non ritornarono
se non nel secolo scorso quando il governo provide, come meglio potè
alla difesa dei contadini e dei pastori che andarono a stabilirsi”.
Perciò, considerato che l’ Angius
scriveva nella prima metà del sec.
XIX, se ne deduce che il territorio di San
Giovanni si ripopolò lentamente e progressivamente nel corso del
secolo XVIII (1700), cosi’ che intorno alla metà del
1800 l’ insediamento umano nel nostro territorio appare a quanto riferisce
l’ Angius, con caratteristiche abbastanza simili a quelle attuali,
e cioè abbastanza frazionato e sparso, alcuni
nuclei abitati più consistenti, tra
cui spicca Palmas, ed altri minori, alcuni
dei quali piccolissimi.
Il centro di Palmas,
corrispondente all’antico villaggio ormai distrutto,
è così “Palmas
(di Sulci ), piccolo villaggio della Sardegna nella provincia di Iglesias,
così nominato dai palmeti che vegetavano nella sua maremma [= paludi
] ,de’ quali ora non resta più alcun
indizio […] Trovarsi al piè di una
collina in distanza di mezzo miglio
dal fiume sulcitano “Iscagessa”, comunemente denominato
di Palmas, come appellossi anche di Palmas
il gran seno [= golfo] sulcitano”.
Infine Angius riferisce che nel 1839 nel
“Boddeu” di Palmas risiedevano 42 famiglie costituite da 201 adulti (104
maschi e 97 femmine ) e da 34 minori (18 M. e 16 F.) per un totale di 235
abitanti .
Altrove, e cioè già menzionato
volume VIII, Angius descrive lo “stato attuale dei boddeus sulcitani” e
tra questi nomina “ Suèrgiu” e “Matzàccara”.
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