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La "Green Chemistry" rappresenta un nuovo modo di concepire la chimica per renderla ecosostenibile : nasce negli anni novanta negli USA, quando diventa chiaro che le leggi per combattere l' inquinamento emesse nei decenni precedenti ( che agiscono a posteriori, quando l' inquinamento si è verificato), come il "Clean Air Act", 1970, o "Toxic Substances Control Act " (TSCA), 1976, pur dando un grosso risultato in termini di miglioramento dell' ambiente, non bastano ed hanno comunque un costo enorme. La prima legge che affronta il problema della prevenzione è il Pollution Prevention Act del 1990. Nel 1991 l' Environment Protection Agency (EPA) inizia a focalizzarsi sulla Green Chemistry , definita come la progettazione di prodotti e processi chimici che riducono o eliminano l' uso o la formazione di sostanze pericolose. Green chemistry racchiude tutti gli aspetti e i tipi di processi chimici che riducono l' impatto negativo per la salute umana e l' ambiente . Riducendo o eliminando l' uso o la formazione di sostanze pericolose associate con una particolare sintesi o processo, i chimici possono ridurre fortemente i rischi per la salute o l' ambiente. Se non vengono prodotte o usate sostanze pericolose, viene meno la preoccupazione per il trattamento delle sostanze tossiche artificiali o per l' esposizione alle stesse. La Green Chemistry ha avuto un forte sviluppo nelle Università e nei settori della Ricerca e Sviluppo delle industrie chimiche, con un notevole fiorire di conferenze e congressi, anche in Europa. Nel 1995 viene istituito dall' amministrazione Clinton il premio
presidenziale per la Green Chemistry ( Presidential Green Chemistry Challenge
Awards); nel 1999 viene fondato il giornale "Green Chemistry".
I dodici principi della "Green Chemistry".
1. E' meglio prevenire la formazione di rifiuti che trattare o ripulire i rifiuti dopo che si sono formati. 2. I metodi di sintesi dovrebbero essere ideati per incorporare il più possibile nel prodotto finale tutti i materiali usati nel processo. 3. Se possibile, le metodologie di sintesi dovrebbero essere ideate per usare o generare sostanze poco o per nulla tossiche verso la salute umana e l' ambiente. 4. Dovrebbero essere ideati prodotti chimici che mantengano l' efficacia funzionale, riducendo la tossicità. 5. L' uso di sostanze ausiliarie ( come solventi, agenti di separazione, etc.) dovrebbe essere reso non necessario se possibile e innocuo, se necessario. 6. I fabbisogni di energia dovrebbero essere valutati per il loro impatto ambientale ed economico e minimizzati. Le reazioni di sintesi dovrebbero essere condotte a temperatura e pressione ambiente. 7. Una materia prima dovrebbe essere rinnovabile piuttosto che esauribile, quando ciò sia fattibile tecnicamente ed economicamente. 8. La formazione di derivati non necessari (blocking group, protezione/deprotezione, modifiche temporanee di processi fisico/chimici) dovrebbe essere evitata se possibile. 9. I catalizzatori (il più possibile selettivi) sono
superiori ai reagenti stechiometrici. 12. Le sostanze usate in un processo chimico e la loro forma dovrebbero essere scelte in modo da minimizzare il potenziale per gli incidenti chimici (includendo emissioni, esplosioni ed incendi). (1) Anastas,Paul T. and Warner, John C. Green Chemistry Theory and Practice, Oxford University Press, New York, 1998 In questo sito Il concetto di "economia di atomi" Altri siti per approfondire Green Chemistry Program: Dal sito della Environment Protection Agency (EPA) Green Chemistry :Il periodico della "Green Chemistry revolution", della Royal Society of Chemistry Green Chemistry at the University of Scranton : dal sito dell' Università di Scranton (Pennsylvania) Green Chemistry news at Oregon : L' università dell' Oregon organizza un corso di Laboratorio di Chimica Organica ispirato alla "Green Chemistry" Consorzio INCA : Consorzio Interuniversitario Nazionale "La Chimica per L' Ambiente" (in italiano) 18 Giugno 2001 |
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