Il problema del tempo è un problema antico: non solo ne troviamo traccia nella nostra
epoca, ma già al tempo della Roma imperiale, il tempo, connesso al tema della morte, era
fonte di dibattito. Seneca per
esempio cercò di definire questo ente, il cui controllo è assai difficile quanto
necessario per vivere un'esistenza serena e in armonia con se stessi e l'universo.
Nei dibattiti di fine Ottocento, le categorie di passato, presente e futuro rimangono
distinte nella mente di poeti e scrittori.
In Pascoli per esempio il
passato, che si porta dietro come un macigno, non può essere cancellato, non può essere
dimenticato. Il presente diventa perciò secondario rispetto al passato, fornendo tuttavia
al poeta un appiglio per superare le memorie dei lutti infantili.
Anche in Leopardi il
passato assume un'importanza rilevante. A differenza di Pascoli, in Leopardi il passato
significa rimpianto. Rimpianto per la giovinezza ormai trascorsa, giovinezza che è
l'unico momento nella vita in cui l'uomo può raggiungere la felicità. L'ultimo Leopardi
si proietta però nel futuro, e si apre al mondo, lasciando con la Ginestra un
testamento di speranza e fiducia negli uomini, che solo unendosi assieme possono
combattere il nemico comune, la natura.
In Montale, negli Ossi
di seppia il tempo sembra fermarsi in un presente dilatato, in un tempo immobile in
cui tutto si compie.
Nei dibattiti del novecento, il tempo diventa importante solo come coordinata interna alla
coscienza. Non è un caso che la più grande opera italiana da questo punto di vista,
La coscienza di Zeno di Svevo,
sia un opera il cui il tempo gioca un ruolo importantissimo, sia nella struttura
narrativa, grandi temi al posto del tradizionale impianto cronologico, che nei contenuti,
visto che passato presente e futuro diventano inscindibili. Questo stesso aspetto del
tempo viene percepito da Joyce,
che lanciò Svevo e la sua opera nel panorama culturale europeo. In Joyce, attraverso
l'uso dello stream of consciousness, il presente diventa il luogo in cui accogliere sogni
del futuro e ricordi del passato. Passato, presente e futuro tendono a mischiarsi anche in
Eliot, in The Wast
Land, tanto che in poche righe si alternano verbi al passato e al presente.
L'atteggiamento di Beckett
nei confronti del tempo è una radicalizzazione di quello di Joyce. Per Beckett il passato
e il futuro sono completamente annichiliti nel presente, che si caratterizza dalla
necessità della ripetizione, in cui l'uomo viene risucchiato senza poterne mai
uscire.