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Su di un livello

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Un parto con dolore
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dicembre 1999 - La natura ha impedito di celebrare, come lo avrebbe meritato, il trionfo elettorale nel referendum costituzionale che il 15 dicembre scorso ha prodotto la nascita della Repubblica Bolivariana del Venezuela e ha consolidato il progetto di rivoluzione pacifica e democratica del presidente Hugo Chávez.
La nuova costituzione è stata approvata con oltre il 71 % dei voti, sotto intense piogge che hanno provocato una situazione di emergenza in tutto il paese, con migliaia di persone danneggiate e un numero di vittime che non è stato ancora precisato, però si calcola nell'ordine delle migliaia.
"Questo è stato un parto con dolore", ha detto il Presidente in un messaggio al paese.
Nonostante la tragedia provocata dal maltempo, questo giorno è passato alla storia come parte di un processo in cui "si stanno definendo i prossimi 200 anni del Venezuela", ha affermato Chávez, che ha fatto un appello a tutti i suoi connazionali "affinché dedichiamo tutto il nostro coraggio alla ricostruzione del paese".
Secondo l'agenzia DPA, le forti precipitazioni - che hanno raggiunto il loro peggiore momento nella notte tra il 15 e il 16 - hanno colpito otto stati del paese, tra questi Vargas, Miranda, Falcón, Yaracuy, Zulia e Carácas e sono state la causa principale dell'astensionismo superiore al 50 % nella consultazione popolare, ha indicato il Presidente dell'Assemblea Costituente, Luis Miquilena.
La AFP ha riportato che quella notte gli acquazzoni hanno provocato lo straripamento di circa dieci fiumi. Le acque non hanno potuto canalizzarsi attraverso le vallate discendenti della catena montuosa che separa il litorale del Caribe da Carácas, e al loro passaggio si sono trasformate in valanghe di fango e pietre che distruggevano tutto. I danni materiali si stimano a circa 2.000 milioni di dollari.
Decine di migliaia di persone erano date come disperse mentre le squadre di recupero continuavano la ricerca, rovina dopo rovina. "Non resterà nessun posto senza soccorso", ha affermato Chávez, che ha partecipato direttamente alle operazioni.
Proprio quando si incominciava a parlare di sovraffollamento dei rifugi, gli occupanti hanno ricevuto l'offerta del Presidente, alle 200.000 persone che avevano perso la loro abitazione, di trasferirsi immediatamente in caserme approntate per ricevere le famiglie. Un dispaccio dell'agenzia ANSA ha riportato che il presidente ha chiesto ai grandi proprietari terrieri di cedere un minimo delle loro estensioni di terra a favore di quelli che avevano perso tutto.
L'agenzia EFE ha riferito che il Governo e il settore imprenditoriale lavorano a un piano congiunto per ricostruire le infrastrutture produttive danneggiate, mentre l'Assemblea Nazionale Costituente e il quasi obsoleto Congresso, superato dai risultati della nuova Costituzione, lavoravano pure insieme.
Composte nella loro totalità da 348 professionisti e lavoratori della Salute, 29 brigate mediche cubane si trovano in Venezuela per prestare aiuto nelle zone più interessate dal fenomeno che ha colpito la nazione sudamericana.
Le brigate sono partite attrezzate con alimenti, coperte, acqua e pure generatori elettrici, con l'obiettivo di potere lavorare anche nelle condizioni più difficili senza causare problemi di rifornimento alle autorità locali.
Secondo un dispaccio di Prensa Latina, l'Ambasciatore cubano a Carácas, Germán Sánchez Otero, ha affermato che i medicinali donati da Cuba che hanno cominciato ad arrivare il giorno 17 scorso, sono stati i primi a essere ricevuti dalle autorità venezuelane.
Tra i cubani figurano specialisti in chirurgia ed epidemiologia, data la possibilità del sorgere di epidemie dovute alla decomposizione dei cadaveri e dei detriti, come pure per mancanza di acqua nei luoghi più danneggiati.
All'Assemblea Nazionale del Potere Popolare, il presidente Fidel Castro ha annunciato che rimarrà in funzione un ponte aereo tra Cuba e Venezuela, per mezzo del quale sarà inviato a questa nazione tutto l'aiuto umanitario che fosse necessario.

La Costituente proibisce la privatizzazione dell'industria petrolifera
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novembre 1999 - Dopo un intenso dibattito culminato il 7 novembre scorso, l'Assemblea Nazionale Costituente (ANC) ha deciso che l'industria petrolifera del Venezuela non potrà essere privatizzata né totalmente né parzialmente, perciò manterrà la sua condizione d'industria statale.
In seguito a una polemica sessione a proposito del regime socioeconomico e del ruolo dello Stato nell'economia, i parlamentari hanno riconosciuto il carattere statale dell'industria petrolifera.
L'articolo in questione stabilisce: "Lo Stato conserverà la totalità delle azioni della Petróleos de Venezuela S.A., o dell'ente creato per la gestione dell'industria petrolifera, per ragioni di sovranità economica, politica e di strategia nazionale".
L'Assemblea ha anche approvato di riservare allo Stato le attività di esplorazione, di sfruttamento, di trasporto, della lavorazione e del commercio degli idrocarburi, con l'eccezione del gas.
Saranno soggetti a questo articolo della Costituente anche i servizi di acqua potabile, di energia elettrica, l'amministrazione del settore elettromagnetico e delle telecomunicazioni.
La sicurezza alimentare è stato un altro aspetto consacrato nel testo della nuova Costituzione venezuelana, per mezzo del quale lo Stato promuoverà "l'agricoltura sostenibile come base strategica dello sviluppo rurale".

Chávez definisce provocazioni gli incidenti successi a Caracas
settembre 1999 – La polizia venezuelana ha dovuto intervenire con getti d’acqua per impedire che un confronto tra sostenitori della Costituente e seguaci dell’opposizione sconfitta degenerasse davanti alla sede del Congresso Nazionale.
I tafferugli si sono verificati quando si sono scontrati i due gruppi di svariate centinaia di persone, che si erano concentrati vicino all'edificio legislativo, circondato dalla polizia per evitare incidenti e l’ingresso ai locali del Congresso di persone non autorizzate.
In un discorso trasmesso a tutto il paese subito dopo l’accaduto, il presidente Hugo Chávez ha dichiarato: "Mi puzza di provocazione lo spettacolo che hanno inscenato colà", chiedendo all’opposizione di riconoscere la sua sconfitta nell’ultimo confronto elettorale.
Chávez, secondo la AFP, ha anche richiesto di rispettare l’Assemblea Costituente, considerata l’unico cammino pacifico nel paese.
In un discorso radiofonico e televisivo, il presidente ha sostenuto che: "l’Assemblea Nazionale Costituente (ANC) è stata eletta da un popolo sovrano, da una maggioranza determinante di un popolo che è andato alle urne. Questa origine dell’Assemblea le conferisce un carattere assolutamente legittimo, legale, sovrano (…), il minimo che possiamo fare è collaborare con questa Assemblea".
"Il potere legislativo deve comprendere il transito necessario. Chiedo a tutte le forze politiche del Congresso Nazionale di prendere in carico con dignità, eminenza, nobiltà il momento che stiamo vivendo", ha dichiarato Chávez.
Chávez ha presentato il suo messaggio alla nazione accompagnato, allo stesso tavolo, dal nuovo presidente della Corte Suprema di Giustizia, Iván Rincón, da Luis Alfonso Dávila e Henrique Capriles, rispettivamente presidente e vicepresidente del Congresso e dal ministro dell’Interno, Ignacio Arcaya.
La causa degli scontri è stata l’insistenza dei congressisti dei partiti Azione Democratica, Copei e Progetto Venezuela, di introdursi e partecipare alle sessioni parlamentari, mentre esiste una risoluzione della ANC che lo vieta espressamente dato lo stato di emergenza legislativa.

Vinta la battaglia per la Costituente
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agosto 1999 - Anche i pronostici più favorevoli sulle votazioni per l’Assemblea Costituente (AC) si sono dimostrati restrittivi. Il raggruppamento Polo Patriottico, che sostiene il presidente Hugo Chávez, ha ottenuto oltre il 90 % dei voti, assicurandosi con ciò la maggioranza dei 131 seggi della nuova istituzione.
La vittoria schiacciante di Chávez assesta un duro colpo ai partiti Azione Democratica (AD), Copei e Progetto Venezuela.
Nella strategia del Capo di Stato per combattere l’80 % della povertà patita dal paese e la istituzionalizzazione della corruzione, questa AC, che dovrà stendere la nuova Costituzione che accordi la priorità alla maggioranza dei venezuelani, costituisce un pilastro fondamentale.
E’ stato per questo che la guerra contro la AC è iniziata da quando la sua convocazione è stata approvata in un referendum lo scorso mese di aprile. "Ciò che si sta qui prospettando è una lotta tra un gruppo che ha saccheggiato e derubato il popolo e quelli che, come noi, pretendono di trasformare questo schema", ha detto quindi Chávez che ha considerato il processo dall’inizio come "la battaglia della fine del secolo" e "una vera rivoluzione democratica".
I politici tradizionali e i loro alleati nel Consiglio Nazionale Elettorale hanno attaccato incessantemente i candidati del presidente. Anche ottenendo che venissero vietati i loro programmi radiofonici e televisivi.
Però tutto è stato invano. I nemici del nuovo Venezuela, incapaci di reagire di fronte alla sconfitta sofferta lo scorso 25 luglio, sono ammutoliti. Chávez ha avvisato che, per il bene della nazione, è meglio che "i nostri avversari accettino questo K.O. fulminante. Rispetteremo i vinti – ha aggiunto – ma a nome di tutto il popolo chiedo loro che accettino la sconfitta e stiano zitti".
Questi partiti praticamente sono entrati nella fase della dissoluzione, dopo che tutta la dirigenza di Copei e parte di quella di AD si è dimessa a seguito del trionfo del Polo Patriottico.
Secondo la AFP, il Presidente ha commentato che il suo collega cubano Fidel Castro, complimentandosi per telefono, gli ha detto che quella del 25 luglio è stata un’altra Battaglia di Carabobo (che ha segnato l’indipendenza del Venezuela dal dominio coloniale spagnolo). Uno degli obbiettivi centrali di Chávez è di avvicinare il Venezuela alle idee di Simón Bolívar, il liberatore dell’America.
Nelle dichiarazioni fatte nel corso del suo solito programma televisivo "All’assalto con il Presidente", il governante ha dichiarato che, nel primo articolo della sua bozza di Carta Magna, lo Stato viene definito come una repubblica bolivariana, libera, impegnata nella giustizia sociale e nella pace internazionale.
Il quotidiano del mattino ‘El Universal’ ha rilevato alcuni giorni fa l’alto livello accademico dei componenti della AC recentemente eletta, di cui il 40 % ha fatto studi universitari, il 5 % è costituito da tecnici e circa l’8 % ha completato l’educazione secondaria.
Il giornale segnala pure che la maggioranza dei componenti dell’assemblea proviene da ambienti medi e bassi, mentre solo un 6 % appartiene alla classe alta.
Chávez ha proposto di accelerare i lavori dell’Assemblea e ha suggerito il 7 novembre quale data per l’approvazione della nuova Costituzione in un referendum popolare e il 12 dicembre per indire le elezioni dei parlamentari e dei sindaci.
Davanti a decine di migliaia di venezuelani che lo acclamavano sventolando bandiere e palloncini multicolori in una piazza centrale di Caracas, il Presidente ha espresso la sua speranza che "il 1° gennaio del 2000, quando sorgerà il sole, starà nascendo il Venezuela nuovo, dei nostri figli, il Venezuela che desideriamo vivere".

Nuova diplomazia in funzione dell'integrazione
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luglio 1999 - "L'America Latina e i Caraibi sono gli scenari di maggiore importanza per la nostra politica estera", ha detto recentemente il Ministro degli Esteri José Vicente Rangel annunciando una nuova "diplomazia realista" e partecipativa, che ha come priorità immediata l'integrazione.
Rangel ha dichiarato a IPS che la politica estera del Venezuela deve avere un impatto nello sviluppo economico e sociale, cambiando il modello di una diplomazia che ha definito "semplicista" con una nuova strategia proiettata verso il futuro.
Uno dei primi passi sarà la formazione di una squadra di negoziatori internazionali, a partire dal prossimo agosto, che sarà sottoposta a una preparazione dato che il Governo di Hugo Chávez considera il suo prossimo grande impegno sul piano delle relazioni economiche internazionali: la cosiddetta "ronda del millennio", una nuova serie di negoziati che inizierà l’Organizzazione Mondiale del Commercio a partire dall'anno 2000.
Il Ministro ha precisato la necessità di "definire una posizione negoziatrice che faccia fronte alle sfide della globalizzazione", che ha definito come "lo scenario che sta dietro a tutti gli altri processi" nell'ambito mondiale. Sarà una politica estera "di tutti i venezuelani", ha detto spiegando che avrà una caratteristica partecipativa, con lo scopo di coinvolgere attori abitualmente marginali della politica internazionale della nazione a causa di una diplomazia che è risultata "escludente". Per questo ha assicurato che il nuovo schema implica una democratizzazione di questa politica.
Riguardo agli Stati Uniti, l'intenzione è quella di ottenere relazioni di mutuo rispetto "su un piano di assoluta dignità". Sull'Europa, Rangel ha espresso il proposito di favorire iniziative di associazione e ha menzionato l'Africa, l'Asia e l'Oceania come regioni con le quali "dobbiamo costruire scenari di crescente cooperazione e di interscambio".
La nuova strategia riserva un posto speciale all’integrazione con il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay), come pure con la Comunità Andina, alla quale appartiene il Venezuela assieme a Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù.

No agli aerei militari USA
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maggio 1999 - "Non possiamo accettare che nessun aereo militare straniero sorvoli il nostro territorio senza la nostra autorizzazione e non lo autorizzeremo."
In questo modo ha indicato la sua posizione il presidente Hugo Chávez, esprimendola al giornale di Caracas El Universal, circa una presunta richiesta degli Stati Uniti di utilizzare lo spazio aereo del Venezuela per voli antridroga nella regione, partendo dalle loro basi nel territorio dell’Ecuador e Curaçao.
Con queste incursioni Washington pretenderebbe di compensare il ritiro della sua forza aerea dalla base Howard, nel Panama, in virtù degli accordi Torrijos-Carter, secondo i quali deve abbandonare il territorio dell’istmo prima del 31 dicembre di quest’anno.
Chávez spera che il Governo nordamericano rispetti la sua decisione. "Noi abbiamo una flotta aerea in grado di sorvolare tutto il Mar Caribe e di passare sopra tutti i paesi del Centroamerica… La mettiamo agli ordini del mondo, non per la guerra, ma per la pace e per l’integrazione", ha detto.
Il Presidente ha insistito sul fatto che, con il sistema delle reciproche comunicazioni via radio per le forze aeree delle due nazioni, si potranno coordinare azioni per contrastare il narcotraffico. Però ogni paese agendo sovranamente all’interno del proprio territorio

La battaglia per la Costituente
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maggio 1999 - Gli oppositori di Hugo Chávez temono che i sostenitori del Presidente occupino la maggioranza dei seggi dell'Assemblea Costituente e che riescano a redigere una Magna Carta, che darebbe la preferenza agli interessi popolari e non a quelli delle minoranze.
A solo due giorni dall'approvazione, con il voto nel Referendum del 25 aprile, della convocazione di una Costituente per trasformare lo Stato e dare un nuovo ordinamento giuridico al paese, è già cominciata una vera corsa per uno dei suoi posti e gli aspiranti si affrettano ad accumulare le 20.000 firme che il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) esige per potersi candidare.
Quasi tutti i partiti hanno cominciato immediatamente la raccolta. L'oppositore COPEI ha reso noto i nomi dei suoi primi aspiranti, tra i quali vi sono vari legislatori che rinunceranno all'attuale posto nel Parlamento per potere partecipare all'Assemblea. Atri, come Azione Democratica, hanno dichiarato che non vi entreranno come forza organizzata, ma che appoggeranno le individualità che più gli converrà.
"Quella che si è iniziata è una lotta tra un gruppo che ha saccheggiato e rubato al popolo e quelli che pretendono trasformare questo schema ", ha dichiarato Chávez, per il quale il processo di riforme è "la battaglia di fine secolo" che implica "una rivoluzione su tutti i fronti, cominciando da quello morale, per evitare di sprofondare come abbiamo fatto negli ultimi venti anni", ha riportato EFE.
Se qualcosa nessuno può negare è che se non si pongono al primo posto gli interessi collettivi "saremo destinati a più drammatici e pericolosi fallimenti", in una nazione in cui l'80 % della popolazione vive nella povertà, la disoccupazione è circa del 15 % e quasi la metà della forza lavoro è impiegata in settori non produttivi.
Alla vigilia del 1° di maggio, il Presidente ha messo in guardia i lavoratori contro le strategie dei nemici della trasformazione e si è mostrato speranzoso perché "è molto difficile ingannare tanta gente".
Il "si" ha vinto con una percentuale di circa il 90 % dei venezuelani che intendono decidere sulla creazione della Costituente, a fronte di meno del 10 % dei "no". Ma l'alta astensione nella consultazione, circa il 70%, è servita all'opposizione come argomento per affermare che esistono cose più urgenti per il paese e che Chávez ha perso il suo potere di convocare l'Assemblea. Più che stare a discutere sulle cause dell'apatia popolare - tra cui alcuni segnalano una cattiva campagna d'informazione per un’eccessiva sicurezza nella vittoria - secondo Prensa Latina il presidente del Movimento per il Socialismo, Felipe Mujica, ha dichiarato che "è più proficuo riconoscere che vi è stato un successo politico con la vittoria del si".
Il CNE ha proposto di fissare la data delle elezioni per il 18 luglio, così che l'insediamento dell'Assemblea si potrebbe tenere il 24 di quel mese, giorno nel quale si festeggia la nascita di Simón Bolívar.
Frattanto, protetto da una legge approvata dal Parlamento che gli accorda poteri speciali, Chávez ha cominciato a realizzare un programma economico per approvare un'imposta sul debito bancario, che finanzierà un aumento salariale del 20% nel settore statale.
Dopo solo 88 giorni di governo, il Presidente assicura che il Venezuela necessita di dieci anni per rimettersi in piedi. Ha dichiarato "Avanziamo poco alla volta, ponendo i semi di un paese completamente nuovo".

In cammino il Progetto Bolívar 2000
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marzo 1999 - Da quando ha perso l’impiego come centralinista lo scorso ottobre, Solange Valleras non è tornata ad avere un lavoro. Ogni volta che si presenta in qualche ditta, lungi dall’accettare, stanno licenziando la gente.
Lei è una delle migliaia di venezuelani che nei giorni scorsi hanno fatto la fila per iscriversi in un piano civico-militare di emergenza sociale, nel quale si mescolano volontari e disoccupati che cercano di avere un posto.
Il presidente Hugo Chávez ha spiegato che il Progetto Bolívar 2000 avrà tre fasi. L’ultimo sabato di febbraio è iniziata la prima, chiamata Piano di Azione Immediata Sostenibile per seguire i bisogni più urgenti del 35 % della popolazione in stato di povertà critica e del 14 % di indigenti.
Solange è disposta a cooperare senz’altro compenso che i pasti e i costi di trasporto, sperando che poi, in cambio, le venga garantito un impiego. "Perché non ho risparmi e vivo sola con i miei figli".
Spiegando il piano, Chávez ha chiesto ai suoi concittadini un contributo a seconda delle disponibilità per creare un grande fondo sociale e finanziarlo. I mezzi iniziali ammontano a 26 milioni di dollari e verranno ampliati con partite di bilancio non utilizzate, con gli apporti del settore privato e con la collaborazione dei cittadini.
Molti vogliono essere compresi in una lista di disoccupati, poiché la creazione di posti di lavoro in fasi produttive costituisce la seconda parte del progetto. Altri, come Alfredo Galindo, guidatore di camion di grande portata, si offrono per collaborare nei fine settimana in quello che fa bisogno " dalla pulizia dei sentieri alla preparazione dei pasti". Galindo ha detto che "vogliamo aiutare il nostro comandante a risollevare questo paese e mi sto dando da fare per consegnare 30.000 bolívares (53 dollari).
Si sono associati perfino coloro che non hanno votato per il nuovo presidente nelle ultime elezioni. La famiglia Valente, classe media, pensa che il piano sia un’opportunità per "mettere il nostro granello di sabbia per il riscatto di questo paese".
Già tutti gli ospedali pubblici e i centri ambulatoriali indicono giornate speciali della salute, con massicci interventi chirurgici, cure di specialisti e altre misure che seguiranno nel lasso di tre mesi. I soldati hanno cominciato a riparare strade rurali e vie degli inerpicati quartieri poveri di Caracas, come pure circa 70 scuole, dispensari sanitari e spazi comunitari, come ha spiegato a IPS il generale Raúl Salazar, ministro della Difesa.
Hugo Chávez è deciso a cambiare un paese la cui ricchezza petrolifera è così in contrasto con lo stato di povertà dell’80 % dei suoi abitanti. Il compito è enorme e complicato, ma questa prima risposta dei venezuelani lascia spazio all’ottimismo.

Aumento di salari per il settore pubblico
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febbraio 1999 - "Non voglio vivere come un re, mentre ci sono bambini che si coprono con giornali. Non voglio beni imperiali". Con tali dichiarazioni il nuovo Presidente Hugo Chávez ha iniziato il suo piano per affrontare l’ "emergenza sociale" in Venezuela.
Tra le prime misure concrete, ha decretato un aumento generale del 20 % dei salari del settore pubblico, per il quale ha annunciato la creazione di un fondo finanziario, e ha detto che il 27 febbraio le brigate militari inizieranno lavori a sostegno delle comunità.
Negli ultimi giorni, Chávez ha ridotto il numero delle scorte e dei veicoli assegnati per la protezione di personalità politiche, dei telefoni interministeriali e della sua stessa scorta. Secondo le sue dichiarazioni, la residenza estiva per le vacanze dei presidenti venezuelani, vicino a Caracas sul litorale caraibico, sarà trasformata in un istituto di educazione per i bambini.
Il nuovo Governo sta affrontando una delicata congiuntura economica, un deficit fiscale di 9 miliardi di dollari come conseguenza della discesa dei prezzi del petrolio, principale prodotto di esportazione del Paese, e dovrà affrontare i pagamenti del suo debito estero che quest’anno supera i 4 miliardi di dollari.
Ma, coerente con le sue dichiarazioni che "io non ho la retromarcia" sulla riforma economica, politica, sociale e morale del Venezuela, Chávez sta persino "prendendo di mira" la residenza presidenziale situata in un’esclusiva zona di Caracas, "che non conosco ancora completamente, anche se so che ha una sala da biliardo, la piscina e persino un cinema".

Referendum e Assemblea Costituente
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gennaio 1999 - In Venezuela la controversia circa la decisione del Presidente eletto Hugo Chávez di convocare un’Assemblea Costituente sembra sia centrato più nell’interpretazione dell’attuale Magna Carta che sul fatto stesso della necessità di una nuova Costituzione.
Per Chávez, che ha ottenuto più del 56 % dei voti nelle elezioni del 6 dicembre scorso, la Costituente - come ha sostenuto in diverse occasioni - non è solo una nuova redazione, ma la forma per raggiungere quella che ha chiamato una nuova democrazia che dia al Paese nuove garanzie economiche e sociali.
Si tratta di ridisegnare la Costituzione approvata nel 1961, l’ultima delle 26 che ha avuto il Venezuela dalla sua indipendenza nel XIX secolo, dopo un ampio dibattito nazionale e senza condizionamenti preventivi.
I parlamentari del Polo Patriótico - coalizione di 13 partiti che appoggiano Chávez - patrocinano il processo verso l’Assemblea Costituente e, secondo i sondaggi, un 83.3 % di essi è d’accordo nell’arrivarci attraverso un referendum popolare.
Tuttavia, i rappresentanti dei partiti tradizionali Acción Democrática e il socialdemocratico COPEI - i grandi perdenti delle ultime elezioni - e il Proyecto Venezuela - partito di Henrique Salas, unico avversario di Chávez alle presidenziali - si sono trincerati dietro la necessità di una riforma dell’attuale Costituzione prima di convocare la Costituente considerando che questa figura non è prevista in essa.
Il Comando Patriótico, instaurato dallo stesso Chávez per condurre le azioni in favore della Costituente, ha precisato che la convocazione è basata sull’articolo 4 della Costituzione vigente, il quale spiega che la sovranità è del popolo e che, quindi, la risposta popolare al referendum sulla convocazione della Costituente sarebbe superiore al Parlamento.
Un sondaggio realizzato in Venezuela in questi mesi - e che cita IPS - rivela un 72 % di appoggio alla convocazione.
Si basano anche sulla legge elettorale che nel suo articolo 181 contempla proprio la convocazione al referendum che può essere fatta dal Presidente, dal Congresso o da un 10 % degli elettori iscritti nel registro permanente.
Il Presidente eletto, che entrerà in carica il 2 febbraio, ha dichiarato che convocherà il referendum per l’Assemblea Costituente se il parlamento insediato il 23 gennaio non lo farà entro il 15 febbraio.

Declino dei partiti tradizionali
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dicembre 1998 - L’angoscia e l’incertezza sono terminate per milioni di venezuelani, dopo grandi tensioni e ragionevoli timori Hugo Chávez Frías è stato eletto nuovo presidente della Repubblica del Venezuela.
Questo 6 dicembre ha dimostrato il declino inarrestabile dei partiti che hanno dominato la scena politica prima e dopo la caduta della dittatura di Marco Pérez Jiménez nel 1958.
L’atmosfera tra "calderistas", "copeyanos" e "adecos", sommata all’impatto negativo del neoliberismo nella società, ha prodotto in forma crescente uno scenario elettorale diretto verso un cambiamento, nel mezzo di una protesta popolare contro i partiti, impossibile da ridurre al silenzio.
Questi fattori hanno determinato il sorgere di quello che si è poi trasformato in un nuovo punto di riferimento politico: il movimento V Repubblica e la sua figura principale, Hugo Chávez, che ha incarnato questa protesta con il suo proclama di Assemblea Costituente eletta dal popolo.
La rapida conformazione del polo patriottico, l’alta votazione dell’8 novembre per le governative regionali e per il Parlamento, la grande capacità di mobilitazione dei suoi leaders, capaci di suscitare emozione e fiducia nel popolo, lo testimoniano.
Chávez, con i suoi interventi contro la menzogna, la corruzione e i corrotti, ha creato un ambiente nuovo, diverso dalla partitocrazia, a cui la gente non è rimasta indifferente.
Ha dimostrato che il venezuelano era più identificato con i problemi del paese e con il proprio dramma personale, che con i partiti che mai hanno dato risposte alle sue inquietudini e che si ricordavano di lui solamente in epoca elettorale.
L’ "adeco" non sarebbe morto "adeco", né il "copeyano" votava verde. Il modello di fare politica di uno o dell’altro era stato superato dalla vita senza che i loro dirigenti se ne accorgessero.
Il polo patriottico è diventato per il cittadino comune una realtà tangibile e non un fenomeno passeggero di mercato elettorale, e Chávez è diventato l’espressione che abbraccia ampi settori sociali che hanno spazzato i padrini politici delle vecchie strutture partitiche.
Azione Democratica, COPEI e lo stesso Caldera con la sua grande esperienza, si sono resi conto troppo tardi del terremoto che stava accadendo sotto i loro piedi, e quando hanno reagito Chávez era già salito talmente nelle preferenze elettorali che nessuno avrebbe potuto raggiungerlo in un processo elettorale normale e senza brogli.

Fidel Castro Iinvia felicitazioni a Hugo Chávez
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La Habana, ore 23:00 del 6 dicembre 1998
Stimato Hugo Chávez,
anche se ti hanno accusato incessantemente e ti hanno calunniato per il fatto coraggioso della tua visita a Cuba, pensando in tal modo di togliere forza e voti alla tua candidatura, la tua schiacciante vittoria dimostra che i popoli hanno imparato molto.
I cubani, che hanno seguito da vicino e in silenzio la tua epica campagna, condividono con i venezuelani il loro nobile e speranzoso trionfo.
Ti auguriamo successi nel difficile e immenso compito che hai davanti, in questo momento cruciale della storia della nostra America, in cui è arrivata l’ora dei sogni di Bolívar.
Fidel Castro
Verso la battaglia finale
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dicembre 1998 - La lotta per la presidenza del Venezuela avrà la sua battagli finale tra poche ore. La maggioranza dei sondaggi danno come favorito Hugo Chávez e la sua coalizione, Polo Patriottico.
I nomi dei giornalisti più importanti hanno tenuto conto di quella che è stata considerata "la grande inchiesta", le elezioni regionali e parlamentari effettuati lo scorso 8 novembre, nei quali quasi 11 milioni di elettori hanno scelto i governatori di 23 stati, più di 50 senatori, 200 deputati e 300 rappresentanti delle assemblee legislative regionali.
Queste sono state elezioni con un'alta partecipazione di votanti, favorita dalla nuova Legge Elettorale secondo la quale, per esempio, i seggi elettorali sono nelle mani della cosiddetta società civile e non, come avveniva prima, degli stessi partiti.
L'ampia coalizione che appoggia Chávez si è rivelata come la prima forza elettorale venezuelana, lasciando indietro i tradizionali partiti come Azione Democratica (AD) e il socialdemocratico COPEI.
Proprio questo voto popolare a favore di Chávez ha obbligato al confronto i due partiti per cercare un candidato di unione da contrapporre all'ex militare, ma gli stessi candidati presidenziali, Luis Alfaro, leader di AD, e Irene Saez, del COPEI, hanno considerato impossibile un accordo.
Vi è pure un altro candidato, l'imprenditore ed ex governatore di Carabobo, Henrique Salas che, appoggiato da una coalizione creata in vista delle elezioni, Progetto Venezuela, viene posizionato dai sondaggi sulle intenzioni di voto, dietro Chávez.
Gli analisti e la stampa apprezzano i risultati di novembre e l'interesse degli elettori per le inchieste sulle presidenziali per ottenere un cambio di direzione politica che propizi la soluzione di numerosi problemi che pesano sull'attuale società venezuelana, tra questi - secondo un commento della agenzia IPS - la corruzione, il collasso dei servizi, l'aumento della povertà e l'insicurezza.
Secondo dati non ufficiali, per esempio, la crisi economica ha portato l'80 % dei venezuelani a occupare un posto nella scala della povertà, e questo si è riflesso nel voto contrario al bipartitismo (AD-COPEI) che ha governato il paese negli ultimi 40 anni.
Manca adesso lo scrutinio dei voti depositati il 6 dicembre, per comprovare se a novembre c'è stata veramente un'espressione elettorale verso queste presidenziali e un'intenzione di arrivare a un cambiamento.