Tancaruja

Recensioni:

Lucio Mazzi
ROXYNEWS dal sito
www.roxybar.it/roxynews/
Stanno arrivando dalla Sardegna cose di altissima qualità. Sull’isola si muovono decine di gruppi estremamente interessanti, innamorati e orgogliosi della loro terra e delle loro tradizioni, ma certo non fermi alla semplice riproposizione di un folklore da cartolina fine a sé stesso. Alcuni di questi gruppi riescono anche a mettere il naso fuori, altri li aspettiamo con ancia, come le straordianrie Balentes (v. archivio), gli Andira e gli Elora. tra quelli che si stanno facendo notare al di qua del Tirreno (e grazie all’acume e alla solerzia di etichette come la CNI) ci sono i Tancaruja, autori di un ottimo lavoro un anno fa e oggi di nuovo sul mercato con una formazione totalmente rinnovata a fianco del deus ex machina del progetto, Pino Martini. Completamente acustico, questo disco si muove con grande leggeressa e sapienza in territori sonori che sfiorano paesi, stili e atmosfere di tutto il Mediterraneo, spingendosi fino al Portogallo e al Senegal. Su tutto si muovono le splendide voci femminili (Valeria Martini degli Elora e Elena Nulchis delle Balentes, guarda un po’) in un continuo ricamo polifonico. Bisognerà lavorare parecchio di comunicazione perchè questa venga cosiderata "musica" e non riduttivamente "musica sarda", ma quando succederà, grandi gruppi come i Tancaruja godranno della popolarità che meritano ampiamente.
 


Francesco Pintore
L’Unione Sarda, luglio 2001
Sulle corde dei Tancaruja
Tante corde, tamburi e voci. Niente suoni campionati né manipolazioni elettroniche. per la seconda fatica discografica i Tancaruja hanno puntato sui suoni acustici con un grande schieramento di liuti, chitarre, bouzouki, bandurria. tanti tamburi e percussioni, ma spazio anche al basso elettrico di Pino Martini, deus ex machina della band.......
 


Pietro Simula
La Nuova sardegna, 6 settembre  2000
Tissi: i Tancaruja hanno aperto la 1° edizione del festival di musica  etnica

Con lo spettacolo dei "Tancaruja" Tissi ha tenuto a battesimo la  prima edizione del festival di musica etnica e world music. Protagonisti graditi  i "Tancaruja" hanno dato fondo al loro talento, mettendo a frutto i notevoli  risultati raggiunti dopo anni di sperimentazione.
Cos’è successo che,  davanti ad un pubblico attento, contenuto a fatica dalla bella piazza intitolata  al poeta locale Bartolomeo serra, vecchio e nuovo si sono incontrati, incantando  giovani e adulti. Nel loro concerto i "Tancaruja" hanno fuso poesia dei tenores,  ninnenanne logudoresi, antiche serenate, muttos con fremiti elettrici, danze  senegalesi e crescendo rock.
Musica sarda rivisitata in equilibrio fra  tradizione e innovazione, in cui la stessa cultura isolana diventa canto della  memoria. Tutti bravi e applauditissimi: in primo luogo Pino Martini, il leader  del gruppo, di Carbonia ma trapiantato a Milano dal 1975 (già  componente degli  Stormi Six) e rientrato in Sardegna per iniziare una nuova esperienza "in  limba".
Apprezzata la grinta di Gabriele Martini, bassista e voce cantante,  della cantante Valeria Martini e della corista Elena Nulchis; sorprendenti i  virtuosismi di Cristiano Martini (percussione e batteria) e di Claudio Corona  (fisarmoniche e tastiera); raffinati i suoni della chitarra di Massimo  Cossu.......

 


Francesco  Pintore
L'Unione Sarda, 14 settembre 2000
Dromos sotto il segno dei  Tancaruja
......Di sicuro i trionfatori della terza edizione di Dromos  sono i Tancaruja. Anzi i nuovi Tancaruja. Pino Martini, alchimista di suoni e  sperimentatore coraggioso, ha rivoltato come un calzino il vecchio progetto. Via  tutti i musicisti che avevano suonato nell'album "In terra e in chelu" e spazio  a una band di giovanotti con l'ingresso delle vocalist Valeria Martini e Elena  Nulchis. Pino Martini ha plasmato la sua band puntando molto sui suoni acustici.  E il risultato gli da ragione.....
 


Tiziano Toniutti
La Repubblica, Inserto Musica  1 luglio 1999
La Sardegna dei Tancaruja è una Sardegna tutta  particolare. La parte rock dell'isola è governata da altri gruppi, ma anche la  tradizione è altrove (anche se i Tancaruja cantano in sardo). Il gruppo riesce  a ottenere una sintesi asciutta di suoni acustici e lievi ombreggiature  elettroniche che porta lontano dai manuali di musica etnica.
Ne esce un disco  di canzoni lievi, di pop viscerale ma delicato (bellissima Poesia  traittora) che risplende di echi e colori naturali. E di sentimenti mai  costretti ad uscire con la forza. Un disco istintivo e intenso.
 


Felice Liperi
La Repubblica, Inserto  MUSICA, 18 marzo 1999
Dopo una lunghissima attività  in avventure  prestigiose fra cui spiccano quelle con Stormy Six e Salis'n  Salis, il pluristrumentista Pino Martini torna alle sue radici sarde con questo "In terra e in chelu", realizzato con il progetto Tancaruja. Un lavoro che  arriva come risultato di due anni di ricerche negli archivi etnomusicali e  un'attenta osservazione della tradizione letterale sarda. Così riesce a far  convivere muttos (Ballu e cantu) con pulsioni elettriche, tablas (Sona  Sonette) e cori a tenores, ninnananne (Goi e gai) e veementi ritmi  africani (Eni ca...). 

In Terra e in chelu non è solo l'approdo ad una  modernizzazione "controllata" della musica folk, ma è anche il segno che da  tempo stiamo assistendo ad una vera e propria rinascita della musica sarda.
 


Walter Porcedda
La Nuova Sardegna, 10 luglio  1998
Oltre mille copie vendute nel giro di pochi giorni. Quasi un  dato record per il mercato discografico isolano. Un successo che si spiega,  naturalmente, sia con la bontà del prodotto che per la bravura degli artisti.  Successo quasi annunciato quindi, all'uscita, qualche settimana fa, di "in Terra  e chelu", album d'esordio della nuova formazione Tancaruja. Una sigla dietro la  quale si nascondono nomi blasonati d'artisti di origine sarda, ma da tempo  residenti fuori dall'isola, che anzi, proprio fuori dall'isola hanno raccolto  riconoscimenti e successo.......
 


Cristiano Sanna
Unione Sarda, 19  giugno 1998
..."Dammi la mano, piseddu caro, che ti porto a cavallo di  una nuvola misteriosa fatta di argento e oro, così e cosà  riposa leggero nel tuo  ninnare" recita il testo di Goi e gai. E la poesia della tenerezza fra  padre e figlio si culla di chitarre a bordone e arpeggi mediterranei,  percussioni gioiose e una voce che osa metter insieme, senza forzature, la  lezione senza tempo di Leonardo Cabizza e i fraseggi di Stevie Wonder. In  apertura Sona sonette ed Eni Ca fondono danze senegalesi e  crescendo rock, attenti a non soffocare l'organetto che regge la delicata  armonia di Frore......
 


Giacomo  Serreli
Nel respiro avvolgente di Sona sonette l'impulso  ritmico delle percussioni, non schiaccia fisarmonica e chitarra che riconducono  alla fonte della tradizione dalla quale si attinge a piene mani per dare vita al  fluire di Frore. Ovunque è poi la meticolosità degli impasti vocali, la  cristallina intonazione di Beppe Dettori a dare un senso ancora più marcato a  questa forza comunicativa che trasuda dai brani; quasi volessero comunque  superare la dimensione sarda, darsi un'anima universale alla quale non sono  estranei umori africani, mediterranei.

Dagli approcci più disinvolti e meno  convenzionali di Ballade bois al grande ballo, tra terra e polvere, che  si disegna in Eni ca ti canto; dal sofferto lirismo di Poesia  traittora alla compiutezza di Ballu e cantu.

Qui idealmente il  cerchio si chiude: nell'esaltazione primigenia di voci antiche, in una struttura  apparentemente disadorna che racchiude una grande ricchezza.  La forza di essere  musica che salta gli steccati punta dritta al cuore, oltre ogni confine.